guidoparietti ha scritto:Io non lo vedo il problema se i parlamentari europei del pd aderiscono a gruppi diversi. Non è affatto detto che le divisioni dei gruppi europei debbano corrispondere a quelle nazionali, anche se ci sono motivi per preferire che sia così non c'è nessun obbligo né alcuna armonia prestabilita. Non certificherebbe nessuna divisione, le divisioni esistono in tutti i partiti e non hanno bisogno di essere certificate, dentro al PSE ci sono partiti e personalità diversissime tra loro, anche molto più che non i nostri Veltroni e Rutelli, D'alema e Marini, Bersani e Franceschini e compagnia bella. Semplicemente le linee di confine europee non sempre corrispondono a quelle locali, d'altronde da noi come in quasi tutti i paesi europei c'è un sistema politico bipolare mentre il parlamento europeo è multipolare in modo sempre più spiccato, e non si vede quale sia il problema.
Io continuo a non vedere altro che feticci ideologici contrapposti (non voglio morire blablabla) a speculazioni in mala fede, ragioni vere ancora no. Se però qualcuno me ne fornisce almeno una sono pronto a ricredermi.
Condivido la posizione di Guido, e la ritengo di certo quanto meno il minore dei mali.
Condivido anche la sua perplessità rispetto ai discorsi del tipo "non voglio morire xy", sono discorsi da perone senza futuro, perché chi pensa al futuro vuole
vivere yz, perché yz garantisce migliori prospettive.
Però il Pd sta continuando a non scegliere, e non riesce nemmeno ad optare per una soluzione come quella prospettata da Guido, che sarebbe proprio una non-scelta.
Forse alla base del rifiuto di una soluzione del genere c'è il timore che la maggioranza dei parlamentari europei si iscriva ad un gruppo, evidenziando che di opinione diversa sono solo una minoranza.Ovviamente questa è solo un'ipotesi, ma è l'unica che mi appaia avere un minimo di senso.
Comunque un partito che in un momento di crisi del paese e del mondo, si arrocca su piccoli litigi di microgruppi, è un partito che
davvero ha perso la sua "spinta propulsiva" e non ha più nulla di vero da offrire.
Per me questo è motivo di grande malinconia: io nell'Ulivo ci avevo creduto, ed anche nel progetto Pd, ma di un Pd proiettato verso il futuro.
E allora, che fare?
Qui fra noi c'è qualche proposta concreta?
Personalmente devo dire che, benché ci siano molti punti sui quali potrei litigare a lungo con quasi ognuno dei forumisti, mi è parso di trovare anche sempre molti punti davvero unificanti.
Pagheca, del cui allontanamento non finirò mai di dispiacermi, diceva che nei paesi con democrazie sostanzialmente bipolari la convergenza delle idee di ognuno con a quelle del partito di riferimento non è e non può essere mai totale. Possiamo cercare quali sono i punti che ci accomunano, qui tra noi?
Sono sufficienti per riconoscerci nello stesso partito, o in subordine, in due partiti alleati?
Mi piacerebbe verificarlo.
annalu