L'inconciliabilità tra sinistra e capacità di governo pare una costante sotto tutte le latitudini
Tsipras, ora la partita è tutta interna. I tre possibili risultatiANALISI. Davanti al leader di Syriza si aprono tre porte: il partito si convince dell'accordo; la minoranza estremista si mette di traverso e serve un referendum con l'accordo di parte dell'opposizione; il dissidio è troppo grande e servono nuove elezioni
dal nostro inviato ETTORE LIVINI
23 giugno 2015
ATENE - La partita in trasferta (a Bruxelles) sembra ormai quasi in discesa. Il problema di Alexis Tsipras adesso è un altro: quella in casa. Se è riuscito a convincere Angela Merkel e Wolfgang Schaeuble, dice chi non conosce la Grecia, non dovrebbe avere difficoltà a far passare le sue proposte in Parlamento. Non è detto. Syriza è un partito strano, fatto di tante teste e fazioni quante le mille anime della sinistra che l’hanno formato. E l’ala più radicale fatica a digerire il compromesso raggiunto con la Troika. "Così com’è non passerà in aula", ha detto tranchant stamane Alexis Mitropoulos, speaker del Parlamento e parlamentare di Syriza. La battaglia interna è iniziata. E ha tre possibili esiti. Eccoli
TISPRAS CONVINCE SYRIZA, OK IN AULA. E’ lo scenario che sogna il premier. Già in queste ore il suo cerchio magico ha iniziato il pressing: l’accordo raggiunto è molto migliore di quello firmato da Samaras. Il peso della crisi si sposta dal ceto medio e dai poveri a ricchi e oligarchi. Il target per l’avanzo primario è stato ridotto, garantendoci soldi per la crescita e le misure umanitarie. Le pensioni non saranno tagliate e sul debito alla fine la Troika si impegnerà a ridurlo. Si resta nell’euro, in sostanza, con più giustizia sociale. La base di Syriza si convince. Il leader di Anel e partner di governo Panos Kammenos si arrende all’ipotesi dell’addio alle agevolazioni fiscali delle isole dell’Egeo, per lui un “casus belli”, ha detto ieri. Il Parlamento vota l’intesa, Tsipras trionfa e il governo resta saldamente in sella.
RIVOLTA DI SYRIZA E SIRENE DELL’OPPOSIZIONE. I ribelli di Syriza si mettono di traverso e non votano. In Parlamento mancano i numeri. L’ala radicale ha 30 voti circa, la maggioranza del Governo è di 162 su 300. Tsipras ha due alternative: o convoca un referendum chiedendo ai greci se accettano o no il compromesso e forte del successo (il 70% dei suoi concittadini vuole rimanere nell’euro) piega le resistenze interne. Oppure va a caccia in aula dei voti necessari. Li avrebbe, perché l’opposizione si è impegnata a garantirli, da To Potami fino al Pasok e persino a Nea Demokratia. A quel punto però il governo di Syriza si sfalderebbe e nascerebbe una sorta di governo di unità nazionale destinato a stare in vita il tempo necessario per varare le intese previste dall’accordo prima di andare a nuove elezioni.
RIVOLTA DI SYRIZA, ELEZIONI SUBITO. I ribelli di Syriza si mettono di traverso e non votano l’intesa. Tsipras non accetta i voti dell’opposizione. A quel punto l’unico percorso sono le elezioni immediate. Con forte rischio di caos nel paese e la certezza dell’imposizione di controlli di capitali. Le norme della democrazia interna consentirebbero però al premier di scegliere i candidati per le elezioni, puntando così su persone più vicine alla sua linea. Nei sondaggi Syriza è ancora largamente in testa. Lo spariglio, in teoria, potrebbe aver successo per il premier. Ma il rischio di incidenti di percorso e di tensioni sociali sarebbe altissimo.
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