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Obama day

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

Re: Obama Presidente

Messaggioda ranvit il 08/11/2008, 18:41

Paolo65 ha scritto:L'Iran ha già fatto sapere a Obama che sta sulla cattiva strada.

Sono convinto che anche Obama non esclude l'opzione militare(come ogni presidente americano) contro l'Iran in caso proseguisse nel nucleare.

Sono sucuro che molti a SX pensano ad un Obama in versione pacifista....e come al solito verranno delusi.

Paolo


In compenso mi risulta che sia per "zero rifiuti", che come obiettivo e senza velleitarismi condivido.

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
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Re: Obama Presidente

Messaggioda pierodm il 09/11/2008, 15:34

Come al solito, c'è una quota - un partitello, direi meglio - di questo forum che perde grandi occasioni per ragionare seriamente di qualunque cosa, evento, fenomeno, riducendo il proprio raggio d'azione mentale all'esclusivo esame di quello che dice e pensa "la sinistra" o, più personalisticamente, "i sinistri".
Vorrei notare - in via del tutto marginale, per chi ha a cuore il bon ton del forum - che si può essere insultanti anche senza dare a qualcuno del "nano" o alludere esplicitamente alle zone genitali del corpo umano. Ma va be', pazienza.

Vorrei rassicurare il còlto e l'ìnclita: raramente provo entusiasmo per un uomo politico, specialmente poi un politico che si trova a muoversi in un contesto maggioritario e bipolare, nel quale necessariamente deve dare un colpo al cerchio e uno alla botte, per mettere insieme il consenso di interessi e persone lontanissime tra loro sul piano sociale e politico.
E' evidente - o almeno, dovrebbe esserlo - che Obama viene dopo un triste personaggio come Bush: lo champagne possiamo non stapparlo, forse, ma un brinsisi col vino novello contadino ce lo possiamo concedere, bipartizan.
In secondo luogo - anche questo ovvio per chi non ha solo la voglia di essere pittimoso - Obama, a prescindere da ciò che "farà", intanto "è" qualcosa di preciso: il primo nero che diventa presidente, in un paese che fino a ieri non si vergognava di attuare in molti stati la segregazione razziale e un'estesa discriminazione sociale - oggi si vergogna ufficialmente, ma certi fenomeni non sono affatto scomparsi, nella minuteria oscura della vita quotidiana.

Che, nel seguito, la politica americana rimarrà sempre politica americana è un dato scontato: eventuali correzioni sostanziali di rotta, per un paese come gli USA, sono più lente di quelle di una petroliera a pieno carico, specialmente in politica estera.
In politica interna, basterebbe già che Obama si diversificasse da Bush e dai pasdaran del liberismo selvaggio, per avvicinarsi a qualcosa che può piacere alla logica europea: è un ragionamento complicato, che piace poco a molti, ma ha un certo significato che alcune posizioni preannunciate da Obama siano stete definite dalla Palin come "socialiste".
Ciò non significa affatto che lo siano davvero, tanto quanto non sono "comunisti" quelli che Berlusconi indica come tali, ma significa che (in Usa, in Italia e nel mondo) c'è una parte che usa aprire bocca a sproposito, per definire "socialista" ed estremista chiunque dica qualcosa che non gli piace e che echeggi sia pure alla lontana lo spauracchio della "giustizia sociale".

Tutto ciò, ovviamente, riguarda la sfera delle idee e dei pronuciamenti, perché ancora Obama presidente non lo è: una volta tanto possiamo e dobbiamo parlare di idee, a prescindere da quello che succederà nei fatti materiali e di governo.
Un esercizio utile, per non perdere l'abitudine.
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Re: Obama Presidente

Messaggioda franz il 09/11/2008, 16:11

«Un uomo che supera destra e sinistra. Globale come l’imperatore Adriano»

Il ministro Tremonti: Obama ha la sorte di concorrere a disegnare un nuovo
modello di civiltà

Ministro Tremonti, lei da che parte colloca il nuovo presidente degli Stati
Uniti?

«Molto semplicemente la risposta si trova nelle parole di Obama, che si
definisce post partisan. Oltre le parti, oltre la destra, oltre la sinistra.
Non basato sul passato, proiettato verso il futuro. Ed è giusto così. Non si
può entrare nel XXI secolo con le categorie del XX secolo».

Può davvero cambiare il mondo?
«La "cifra politica" prevalente nel nuovo presidente è quella della novità. Non
solo estetica e simbolica, l’età e la forza, e non solo dialettica, la perenne
sfida americana, ma anche la novità morale e culturale. È una "cifra" evidente
tanto nella forma, quella di un linguaggio religioso ispirato dal principio del
destino manifesto, quanto nella sostanza, oltre il liberismo radicale e
l’eclettismo di fine secolo».

Obama salverà l’impero americano?
«Sconfitto il comunismo, l’America ha prima spostato il suo asse portante
dall’Atlantico al Pacifico, e poi fatto un patto con l’Asia, un patto basato
sulla "divisione prima" del mondo: l’Asia produttrice di merci a basso costo,
l’America compratrice a debito. È così che per il default della Russia
sovietica, ed in absentia dell’Europa, attraverso la sua nuova proiezione
asiatica, l’America ha cominciato a configurarsi come un impero. Liberale e
benevolo, seduttivo e democratico. E tuttavia, quasi per sorte ripetitiva, ha
rischiato di seguire la stessa parabola dell’impero romano. Roma, conquistato
il Mediterraneo, ne fu a sua volta dominata: Graecia capta ferum victorem
cepit. Non solo l’America è entrata nella globalizzazione, ma la
globalizzazione è entrata in America con l’Asia in testa, avviando un processo
progressivo di relativizzazione, confusione, contaminazione tra usi, costumi,
valori, simboli. Ed è così, tra fusion
e new age, che si arriva all’eclettismo di fine secolo».

Cioè a Bill Clinton?
«Il dilemma dell’America è tra due modelli: Eliogabalo e Adriano. All’impero di
Eliogabalo l’America sarebbe arrivata proseguendo con Clinton sulla sua Terza
Via. Ciò che è bene per Wall Street è bene per l’America, cuore a sinistra e
portafoglio a destra. Non esistono valori assoluti, ma solo valori relativi, se
possibile da quotare in Borsa. Gli scandali fanno parte del paesaggio e così
via. Al secondo modello, ad Adriano, può corrispondere Obama, che si riporta
alla tradizione dei democratici Anni ’30, ai valori roosveltiani, e che ha la
sorte di concorrere a disegnare un nuovo modello di civiltà. La crisi è globale
e la soluzione può essere solo globale, non solo economica, ma politica, basata
su un New Deal globale».

Resta il fatto che Obama è stato catapultato alla Casa Bianca soprattutto dalla
crisi economica...

«Artefice o vittima del suo successo? Per avere successo, e Obama può averlo,
devi capire che cosa è successo ed è per questo che quella intellettuale è la
condizione delle condizioni. Prima le analisi sono mancate del tutto, e infatti
la crisi è arrivata improvvisa e imprevista. Adesso si stanno formando alcune
analisi, ma vedono gli effetti e non le cause della crisi. In questi termini
non sono sufficienti. Se vuoi uscire dalla crisi devi risalire alle sue cause.
La crisi è globale non tanto perché è estesa su scala globale, dall’America
all’Europa, dall’Asia all’America Latina, quanto perché è nella globalizzazione
stessa, fatta troppo presto e troppo a debito, che si radica e nella sua
meccanica costitutiva».

Non è una crisi finanziaria quella che stiamo vivendo?
«Crisi di questo tipo si sviluppano solo quando si aprono i grandi spazi. È
stato così secoli fa con la scoperta "geografica" dell’America, è così ora con
la scoperta "economica" dell’Asia. La crisi finanziaria è in realtà essa stessa
un "derivato" della globalizzazione, un effetto collaterale degli squilibri che
ha portato cambiando troppo di colpo la struttura e la velocità del mondo.
Tutto nasce nello scambio tra Asia e America, tra merci e capitali. L’America
compra le merci creando debito interno, a partire dai mutui ipotecari, e debito
esterno, attirando i capitali asiatici, frutto del commercio con l’America
stessa, sui titoli americani. È su questa piattaforma finanziaria, sviluppata
fuori da ogni giurisdizione nazionale e dunque fuori da ogni controllo, che si
è radicata, con la sua dinamica degenerativa, la moderna "tecnofinanza": dai
subprime ai nuovi bond, dagli hedge ed equity fund, ai derivati».

E la crisi si sta avvitando. Cosa dobbiamo aspettarci?
«È come essere dentro un videogame: arriva un mostro, lo batti, e mentre tiri
il respiro ne arriva un secondo, diverso. E poi un terzo, ancora più grande, e
un quarto. Il primo mostro sono stati i mutui, ed in qualche modo sono stati
gestiti. Ora sta arrivando il secondo, le carte di credito, che in America sono
carte di debito, e anche questo potrebbe essere gestito. Si sta avvicinando il
terzo mostro, i finanziamenti alle imprese, inclusi i corporate bond in
scadenza. E sullo sfondo si profila il supermostro, i "derivati"».

Che nessuno sa che forma abbia..
.
«Una massa abnorme. La catena di "creazione del valore" si basava su di una
tecnica speciale e su un principio fondamentale. La tecnica "speciale" era la
concessione di credito ad un fondo, la cessione del credito ad un terzo, la sua
trasformazione in un prodotto finanziario, la sua moltiplicazione iperbolica,
infine il suo collocamento sul "mercato", esteso dalle banche alle famiglie. Il
principio fondamentale era quello della catena di Sant’Antonio, modernamente
configurato sul presupposto dello sviluppo universale perpetuo».

Lei ha detto che il denaro non crea denaro. Secondo D’Alema citando Marx...
«A braccio non si fanno citazioni. Quella frase la usa in negativo anche Gordon
Gekko, l’eroe di Wall Street. Ragionando come D’Alema si dovrebbe comunque
concludere che, a sua volta, Marx ha copiato San Tommaso D’Aquino: Nummus non
parit nummos».

Torniamo a Sant’Antonio.
«Meglio. Come nelle catene di Sant’Antonio, la meccanica si è bloccata quando
qualcuno ha smesso di spedire le cartoline. Quando la sfiducia, causata
dall’eccesso di fiducia, ha bloccato la catena. Chi sapeva, e proprio perché
sapeva, ha cominciato a uscire, a vendere al meglio, e a organizzarsi il
soggiorno alle Cayman in attesa dell’Fbi. Meno folcloristicamente, sono i
banchieri che hanno cominciato a non fidarsi più dei banchieri, bloccando la
circolazione del sangue nel "corpus" della finanza».

È possibile rianimarlo?
«Tutto dipende dai tempi e dai metodi della politica, a partire dalla politica
che sarà fatta dal nuovo presidente. Molto dipende dai corsi azionari, e non
per caso sono le Borse gli indicatori più sensibili della crisi. Se il livello
di caduta si ferma, tutto si tiene, seppure con enormi sforzi data la
concentrazione sequenziale. Un conto è uno shock ogni tre anni, un conto è uno
ogni tre mesi, in sequenza parossistica».

Come spiega l’ottimismo del presidente del Consiglio?
«Berlusconi conosce benissimo la situazione. Tuttavia dice che non ha mai visto
un pessimista che ha successo, ed è difficile dargli torto. Va oltre
l’ostacolo, traguardando con speranza il futuro».

Molto dipenderà da Obama, ma quali sono le sue opzioni di gestione della crisi?
«Ha davanti due scenari. Uno ordinario, come è stato finora: colossali swap che
caricano i debiti privati sul debito pubblico e girano le perdite dal presente
alle generazioni future. Oppure Obama può essere alla fine costretto dalla
realtà ad andare verso uno scenario straordinario, a non ascoltare i templari
della finanza fallimentare, ad applicare pensiero laterale. Staccando la
finanza buona da quella cattiva, neutralizzando la massa dei derivati.
Ispirando questa politica alla logica positiva dello shabbat, l’anno della
remissione dei crediti e dei debiti, l’anno simbolico della ripartenza».

A Washington si incontreranno G8 e G20. La prima pietra del nuovo ordine?
«Sta prendendo forma una nuova architettura di governo del mondo basata su
principi simili a quelli del New Deal. L’idea del primato della politica
sull’economia, l’idea del mercato finanziario che non si autoregola. Puoi anche
scrivere un codice della strada di mille articoli, ma non funziona se non hai i
semafori, i vigili e le multe. Per questo si devono vietare i paradisi legali,
gli strumenti della tecnofinanza. È per questo che si deve utilizzare il Fondo
Monetario anche come struttura di controllo. E tuttavia regolare la finanza non
basta. Serve soprattutto un nuovo equilibrio nelle clausole commerciali,
sociali e ambientali. Nel primo G8 del 2001 avevo proposto fair trade. Nei
discorsi di Obama, non di altri, lei trova la parola fair trade».

Corriere della Sera
Marco Sensini
09 novembre 2008
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Re: Obama Presidente

Messaggioda Paolo65 il 10/11/2008, 10:20

Su Skytg24 ho ascoltato i discorsi di Obama da vincitore e di Mc Cain da perdente, ed il paragone con ciò che hanno detto Berlusconi e Veltroni a fine elezione e successivamente è sbalorditivo, in negativo per noi.

Quei 2 discorsi la stampa e le TV nostrane dovrebbero mandarle in onda tutti i giorni per 1 mese, per far capire agli italiani e soprattutto ai politici come ci si deve comportare ed essere.

Obama ha fatto un discorso ampio e non polemico con l'avversario, tipico dei democratici.

Mac Cain ha fatto un discorso dignitoso, molto ripettoso nei confronti di Obama, mettendo in evidenza il passaggio storico e rivoluzionario per gli USA di un nero alla Casa Bianca, ribadendo in ultima analisi che sarebbe stato per lui il suo presidente.

Da noi Berlusconi offende l'avversario e l'opposizione e Veltroni ormai rincorre Di Pietro nelle grida al regime, e in una manifestazione offende gli elettori di DX, anche se usa frasi morbide e forbite.

Il paragone è stato veramente avvilente.

Paolo
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Re: Obama Presidente

Messaggioda annalu il 10/11/2008, 12:35

Ricordate quando Berlusconi, nel marzo 2006, parlò davanti al Congresso USA?
Come potete immaginare, il TG4 riportò ampi brani del discorso, mostrando soprattutto gli applausi dei senatori.
Uno però non applaudiva ... indovinate chi?

Ovviamente il filmato è tornato in bella evidenza su YouTube, e si vede benissimo il comportamento di Obama, che non applaude mai e si mostra visibilmente annoiato: così si capiscono molte cose, sulle "carinerie" di Berlusconi!

Eccovi il link
http://www.youtube.com/watch?v=WiYppEt5QSY

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Re: Obama day

Messaggioda Doriana il 16/11/2008, 1:34

Il mio desiderio è che Barack Obama metta in un angolo il nostro capo del governo burletta e lo renda talmente ridicolo agli occhi del mondo da farlo diventare un batterio così piccolo che non lo si possa vedere nemmeno con un microscopio potentissimo. Spero che in questo modo gli Italiani si vergognino di lui e lo facciano sparire,che si torni a votare e che finalmente vinca una sinistra in grado di tenere il potere e di fare ciò che è necessario per darci una vita decorosa e serena.
:lol:
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Re: Obama day

Messaggioda franz il 21/11/2008, 14:56

In Italia si parlerebbe di inciucio; gli equivalenti locali degli intransigenti barricadieri nostrani chiederebbero la testa di chi osasse intavolare un dialogo con il "nemico". Certo che McCain non è Berlusconi ma noi cosi' il "change" ce lo scordiamo.
Franz



Usa, Obama incontra McCain
"Lavoriamo insieme per le riforme"


WASHINGTON - Dopo una campagna elettorale passata scambiandosi colpi durissimi, il neo presidente americano barak Obama e il suo ex rivale, il repubblicano John McCain si sono incontrati a Chicago per un dialogo su come "rimettere le cose a posto nel Paese" e per lanciare "una nuova era di riforme" che cambi il clima a Washington.

Uno accanto all'altro, sorridenti e rilassati, si sono scambiato una stretta di mano. Un gesto che Bush e John Kerry avevano invece evitato dopo la velenosa campagna di quattro anni fa. La mossa di Obama è l'ennesimo tassello della strategia del neopresidente che mira a coinvolgere gli ex rivali nel compito di gestire l'agenda smisurata che il successore di George W.Bush si appresta ad affrontare dal 20 gennaio.

Obama e McCain si sono fatti ritrarre nell'ufficio di Chicago del presidente eletto seduti su poltrone color crema con la bandiera a stelle e strisce in mezzo. Ai lati sedevano i 'secondi', il senatore Lindsey Graham per McCain, e il futuro capo dello staff della Casa Bianca, Rahm Emanuel.

Obama, ha commentato l'ex portavoce della Clinton Phil Singer, sembra seguire il consiglio di Mario Puzo e del suo 'Padrino': "Tieni gli amici vicini, e i tuoi nemici ancora più vicini". Il presidente eletto, nella prima intervista alla Cbs, ha preferito un paragone più 'elevato', sottolineando l'ammirazione per Abramo Lincoln, celebre per aver creato una squadra in cui si confrontavano forti personalità ed ex rivali.

La riunione, ha detto Obama, è stata concepita come "una buona conversazione su come possiamo lavorare insieme per mettere a posto le cose nel paese". In una dichiarazione congiunta alla fine dell'incontro, Obama e McCain si sono detti d'accordo sul bisogno "di lanciare una nuova era di riforme nella quale affrontare gli sprechi del governo e la dura divisione che esiste a Washington, per ristabilire la fiducia nel governo e riportare prosperità e opportunità a ogni famiglia americana che lavora duramente".

McCain si è detto disponibile ad aiutare l'amministrazione Obama. A partire dalla ricerca di una soluzione su Guantanamo, che il presidente eletto ha promesso di chiudere. Ma nel dialogo a porte chiuse a Chicago è probabile che l'ex candidato presidente abbia anche messo in guardia Obama dal non perseguire un ritiro troppo rapido delle truppe dall'Iraq, perchè in quel caso si troverebbe ad avere il repubblicano "come serio critico sulla politica estera".

Quanto alla Clinton, Obama ha detto alla Cbs di volere da lei "consiglio e consulenza". Le indiscrezioni indicano che si fa più concreta l'offerta all'ex First Lady di guidare la diplomazia americana. Un ostacolo ora possono essere le attività di Bill, su cui indaga un team di legali di Obama. La fondazione dell'ex presidente, i suoi rapporti con governi stranieri e multinazionali, potrebbero sollevare problemi di conflitto d'interesse se la moglie assumesse la guida del dipartimento di Stato.

(17 novembre 2008)
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Re: Obama day

Messaggioda franz il 07/12/2008, 11:04

Il presidente eletto: è il maggior investimento dagli anni Cinquanta
"E se i singoli Stati non parteciperanno, perderanno i fondi federali"

Obama annuncia il suo New Deal
"Maxipiano per le infrastrutture"

Pronto anche un progetto per la diffusione capillare della banda larga internet
Obama annuncia il suo New Deal "Maxipiano per le infrastrutture"

WASHINGTON - A poche ore dal suo precedente intervento, in cui ha ribadito che "la crisi sarà lunga", il presidente eletto degli Stati Uniti torna a parlare di economia. O, meglio, di ricette per uscire dall'attuale emergenza. Nel discorso radiofonico settimanale del partito democratico, annuncia infatti che metterà in atto un maxipiano di investimenti nelle infrastrutture americane.

Secondo Obama, milioni di posti di lavoro verranno dal "maggior singolo nuovo investimento nelle nostre infrastrutture nazionali, dalla creazione della rete federale delle autostrade negli anni Cinquanta". Sulla base di questo progetto, i singoli Stati perderanno i fondi federali se non agiranno rapidamente per costruire o riparare strade e ponti. Un vero e proprio New Deal, insomma. "Metteremo una regola semplice - spiega - usali o li perdi".

Il presidente eletto, che entrerà in carica il 20 gennaio, ha chiesto al suo staff un piano per creare almeno 2,5 milioni di nuovi posti di lavoro nel 2011: una necessità, visto che ieri il governo ha reso noto che in novembre sono stati tagliati 533 mila posti (la riduzione maggiore degli ultimi 34 anni). La recessione negli Stati Uniti ha già spinto il tasso di disoccupazione al 6,7% e potrebbe portarlo sopra l'8% alla fine del prossimo anno.

Sempre oggi, Obama manifesta anche l'impegno ad accrescere le possibilità di ingresso in internet grazie alla banda larga. "Rinnoveremo la nostra autostrada informatica - assicura - è inaccettabile che gli Stati Uniti siano solo al quindicesimo posto nell'adozione della banda larga. Ogni bambino dovrà avere la possibilità di accedervi". In generale, la modernizzazione della istruzione si baserà infatti su due essenziali punti, l'efficienza energetica e la installazione di computer in ogni aula scolastica.
(6 dicembre 2008)
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Re: Obama day

Messaggioda franz il 17/01/2009, 10:19

Bush ha definito "un momento di speranza e di orgoglio per la intera nazione" l'insediamento di Barack Obama: "Sulla scalinata del Campidoglio ci sarà un uomo la cui storia riflette la eterna promessa della nostra terra". (16 gennaio 2009)

OBAMA, BUSH E'"UN BUON UOMO" HA "PRESO DECISIONI GIUSTE"
Ora che e' tutto finito e' il momento degli scambi di cortesie. Dopo gli elogi di George W. Bush per il suo successore oggi e' stata la volta di Barack Obama che ha definito il presidente in carica "un buon uomo". "Voglio dire... penso che Bush personalmente sia un buon uomo che ama la sua famiglia e il suo Paese", ha dichiarato alla Cnn Obama aggiugendo che secondo lui Bush "ha preso le decisioni migliori che poteva in circostanze estremamente difficili".
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Diciamo che le "carinerie" di Obama sono di un'altra classe, rispetto a quelle di Berlusconi.
Tuttavia l'ultima frase suona come una assoluzione non solo umana ma anche politica verso il presidente piu' contestato degli stati uniti e che ha conosciuto i gradimenti piu alti e piu bassi nel cosrso dei suoi due mandati.
Da noi un simile fair play ce lo scordiamo.


Ciao,
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Re: Obama day

Messaggioda incrociatore il 17/01/2009, 16:52

franz ha scritto:...Diciamo che le "carinerie" di Obama sono di un'altra classe, rispetto a quelle di Berlusconi.
Tuttavia l'ultima frase suona come una assoluzione non solo umana ma anche politica verso il presidente piu' contestato degli stati uniti e che ha conosciuto i gradimenti piu alti e piu bassi nel cosrso dei suoi due mandati.


beh... ci vuol veramente poco... è facile come rubare la giostrina delle api che volano a un bimbo di un anno nella sua culla...

Quanto al significato delle parole di Obama... non so... a volte, non conoscendo l'inglese, mi viene il dubbio che le traduzioni che ci vengono proposte siano un po' affettate (proprio "affettate"... tagliate giù alla grande)

Vedo come sono tante le sfumature in italiano che danno un calore... a volte addirittura un senso diverso... a frasi lessicalmente apparentemente uguali... Per cui, ad esempio, avendo premesso quel "è un buon uomo" forse quel "ha preso le decisioni migliori che poteva" potrebbe suonare anche come: a lui non si poteva chiedere di più... che proprio una carineria non sarebbe.
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