http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... o-1.165448La Camera doveva votare oggi, al massimo domani: e invece sull’arresto di Francantonio Genovese, deputato Pd accusato dalla procura di Messina di associazione a delinquere e truffa, spira forte aria di rinvio.
Probabilmente a dopo le elezioni (dovrà deciderlo la prossima conferenza dei capigruppo). Risultato, Pd in grande imbarazzo, Cinque stelle che metaforicamente ballano sui tavoli per aver avuto in regalo un argomento da campagna elettorale così succulento e facile da drammatizzare. Il seguente: potersi prendere il merito del predicato slogan “fuori i ladri dal Parlamento”, e dare al Pd colpa di qualsiasi intoppo. “Genovese sarà salvato dal Soccorso Rosso che farà di tutto per evitare il voto chiesto dal M5S per sbatterlo fuori dalla Camera” dice infatti in video Beppe Grillo, prontissimo. Per poi lanciare un appello alla polizia: “Non lasciatelo fuggire”.
Formalmente, lo slittamento del voto sull’arresto si deve al lento progredire dell’esame in Aula del decreto Poletti sul lavoro, sommato alla necessità di affrontare i decreti in scadenza (dal Senato è arrivato il dl Lupi sulla casa, che scade il 27 maggio), sommato alla decisione di sospendere i lavori parlamentari la prossima settimana, quella che precede le elezioni.
Di fatto, invece, il probabile rinvio si deve a considerazioni di ordine politico. In breve, nel Pd sta facendo breccia l’idea che votare un arresto in piena campagna elettorale “non sta bene e non è bello” - per dirla con Battisti - in entrambi i casi. Se Genovese viene arrestato, perché si tratta comunque di un deputato del Pd. Se Genovese viene salvato, perché si dirà in ogni caso che è stato il Pd a salvarlo: anche se così non fosse.
In casa democratica, si solleva infatti il dubbio che i Cinque stelle possano tendere un tranello, votando contro l’arresto di Genovese nel segreto dell’urna per poi incolpare delle mancate manette il Pd. “Sento profumo di imbroglio”, scrive infatti il vicesegretario democratico Debora Serracchiani su twitter, riferendosi sia ai Cinque stelle che a Forza Italia (pronta a chiedere voto segreto, ma dichiaratamente contraria all’arresto).
Naturalmente, invece, i Cinque stelle chiedono voto palese, accusano il Pd di fare melina e, semmai, di non fidarsi di se stesso. Alessandro Di Battista scrive pure che a far gola sono i “20 mila voti che porta Genovese”. C’è da dire che i democratici, pur avendo votato compattamente per l’arresto di Genovese in Giunta per le autorizzazioni soltanto una settimana fa, non sembrano avere granché fiato per rivendicarlo. Anzi, avendo marciato sin qui senza defezioni (Speranza dichiarò subito il sì alla richiesta di magistrati), adesso sono come arretrati.
A parte Serracchiani, infatti, dichiarazioni ufficiali non ce ne sono. E nemmeno è chiaro il perché le resistenze e le valutazioni sulla “delicatezza” dell’arresto di Genovese siano arrivate solo adesso, e non due giorni fa quando la conferenza dei capigruppo (e dunque anche il Pd) ha deciso di mettere subito in calendario il voto dell’Aula sul caso Genovese.
Comunque sia, in Aula i Cinque stelle fanno un paio di mosse per dimostrare la tesi della “melina democratica”: la prima è smettere di fare ostruzionismo sul decreto Poletti, ritirando i propri ordini del giorno per velocizzare i lavori; la seconda è chiedere che il decreto venga rinviato ad altra seduta. Ma Sel resta a fare ostruzionismo, e soprattutto l’Aula boccia (per 122 voti di scarto) la richiesta di rinvio.
Certo, su Genovese alla fine si potrebbe votare “venerdì o anche sabato”, ipotizza un democratico. Ma sembra improbabile. Così, il Cinque Stelle Emanuele Cozzolino inaugura il nuovo hashtag: #genovesestaisereno.