La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

L’impervia strada di Matteo

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

L’impervia strada di Matteo

Messaggioda franz il 14/12/2013, 16:23

Editoriali
13/12/2013
L’impervia strada di Matteo
luca ricolfi

Che Renzi abbia vinto le primarie del Pd e ne sia diventato il segretario è un fatto positivo. Renzi, infatti, è l’unico leader dal quale è ragionevole aspettarsi due risultati: primo, la fine della stagione immobilista del governo Letta, finora colpevolmente tollerata da Pd e Pdl; secondo, la rinuncia a percorrere scorciatoie anti-istituzionali, che sono invece la perenne tentazione di Berlusconi, Grillo e Lega, ossia di circa metà del Parlamento.

Questo è importante, perché ci toglie dal dilemma di questi otto mesi: meglio tenersi il timido Letta, o rischiare il ritorno alle urne senza una nuova offerta politica? Con Renzi chi vuole un vero cambiamento sa che potrebbe anche ottenerlo, perché il ragazzo è determinato. Ma sa anche che, se il cambiamento non si materializza, si può andare alle urne senza porcellum, e con qualche proposta politica nuova.

Fin qui tutto bene. Questa è la faccia migliore della luna. C’è anche una seconda faccia, tuttavia, e tanto vale parlarne subito: non è detto che Renzi abbia coraggio a sufficienza. E se Renzi si rivelasse un bluff, la luna della politica potrebbe riservarci il suo lato peggiore. Con effetti catastrofici, temo.

Vediamo perché.

Per capirlo occorre partire da due recentissime prese di posizione pubbliche, due specie di lettere aperte rivolte l’una a Enrico Letta (a firma Giavazzi e Alesina, sul Corriere della Sera), l’altra a Matteo Renzi (a firma Pietro Ichino, dal suo sito). L’elemento comune a questi due interventi è il perentorio, o accorato, invito a uscire dal generico. La richiesta di rispondere su una quindicina di punti fondamentali, su cui non solo il governo ma anche Renzi non hanno preso posizioni chiare o, nel caso di Letta, hanno fatto annunci senza passare dal dire al fare.

Il tratto distintivo dei punti toccati da Alesina, Giavazzi e Ichino, tuttavia, è la loro prosaicità. Pochi voli pindarici sull’obbrobrio del porcellum, sugli scandalosi stipendi dei manager, sulla politica ladra e corrotta, sulla necessità di «dare una speranza», ma una ben più corposa lista di decisioni da assumere sul deficit pubblico, sull’entità dei tagli di spesa, sulle assunzioni nella scuola, sulle imprese pubbliche decotte, sulle privatizzazioni, sul finanziamento pubblico dei partiti, sulla giustizia, sul mercato del lavoro (inclusa l’incandescente disciplina dei licenziamenti). Quasi tutti punti su cui non solo il prudente Letta ma anche lo scanzonato Renzi hanno finora detto ben poco, o per lo meno ben poco di preciso nei modi, nei tempi e nelle cifre.

Il perché della reticenza di Letta è chiaro. Democristianità a parte, è soprattutto l’assenza di un accordo programmatico ben definito (come quello Merkel-socialdemocratici) che lo costringe a prendere «impegni vaghi», un atteggiamento che giustamente Alesina e Giavazzi considerano una colpa, in quanto danneggia il paese. Il perché della reticenza di Renzi lo spiega benissimo Pietro Ichino quando nota (e dimostra) che il Pd «è il più conservatore fra i partiti italiani». Questa circostanza spiega perfettamente la metamorfosi di Renzi: audace e tutto sommato abbastanza chiaro fin che doveva sfidare Bersani (primarie dell’anno scorso), è diventato sempre più guardingo, sfuggente e astuto quando, in questi ultimi mesi, gli si è presentata la possibilità reale di conquistare la cittadella del Pd, l’unico vero apparato di partito rimasto sul terreno di gioco.

Renzi sa benissimo che, in qualsiasi sede, incontro, festival o grigliata democratica, Susanna Camusso prende più applausi di Pietro Ichino, e a questo dato di fatto ha deciso di attenersi, mettendo la sordina su tutti i temi, dal mercato del lavoro al rispetto degli elettori di Berlusconi, che lo avevano reso indigeribile al popolo di sinistra.

Una strategia comunicativa perseguita con coerenza e lucidità, e ingenuamente confessata da quello che pare essere divenuto il principale consulente di Renzi in materia economico-sociale, Yoram Gutgeld, di cui è appena uscito il libro-manifesto Più uguali, più ricchi (Rizzoli). Nelle pagine iniziali del libro, Gutgeld esalta l’equità e la meritocrazia (che creano sviluppo economico), e critica l’eguaglianza e l’egualitarismo (che frenano lo sviluppo), salvo poi spiegare che non se l’è sentita di intitolare il libro «Più equi, più ricchi», perché la parola «equità» e ancor più l’aggettivo «equo» sono termini «freddi». Meglio il titolo «Più uguali, più ricchi», che alimenta l’equivoco, fa credere l’esatto contrario di quel che si vuol dire, ma almeno scalda i cuori degli elettori di sinistra.

Ha fatto bene Renzi ad adottare una simile strategia di «dissimulazione onesta»?

Chi crede fermamente in lui, giura di sì. L’importante era ed è vincere, e per vincere le prossime elezioni bisognava dare al popolo quel che il popolo chiede: tanta polemica anti-casta, tanta voglia di facce nuove, tanta retorica del ricambio generazionale, il tutto condito con un pizzico di polemica con l’Europa e i suoi vincoli paralizzanti. Un ragionamento che, a quel che sento in giro, coinvolge anche i più riformisti fra i renziani: per fare le cose che Matteo predica, bisogna prima conquistare il Pd e il Governo, e solo poi preoccuparsi dei contenuti più difficili da far accettare all’elettorato di sinistra, e presumibilmente anche al resto del paese.

Questo ordine di pensieri, più o meno spregiudicati e machiavellici, sono certamente congeniali a una parte dell’elettorato di sinistra, e specialmente alla sua parte più anziana, spesso di matrice comunista, da sempre abituata alla doppia verità e convinta che il fine, quando è buono, giustifichi i mezzi, anche quelli cattivi. Ma proprio il fatto che la cultura comunista, le sue abitudini mentali, i suoi riflessi condizionati, siano ancora così radicati nell’elettorato di sinistra, dovrebbe forse suggerire anche un diverso genere di riflessione.

Se Renzi, come pensano i suoi detrattori, ambisce solo a sedersi sullo scranno di palazzo Chigi, nessun problema: potrebbe anche farcela. Se però, come molti di noi si augurano, il Davide della politica italiana, dopo aver vinto il gigante Golia dell’apparato di partito, nutrisse anche l’ambizione di provarci, a cambiare questo sciagurato paese, forse farebbe bene a non trascurare un altro tratto della cultura di sinistra, e non solo di essa: il gregarismo, il conformismo, l’attitudine a fiutare l’aria per poi correre tutti nella medesima direzione. Il plebiscito che ha sbalzato Bersani e incoronato Renzi è stato troppo repentino per non evocare altri cambiamenti di umore degli italiani, da fascisti ad antifascisti (nel 1943-45), da clientes dei partiti di governo a giustizialisti duri e puri (nel 1992-94).

La realtà è che Renzi, per ora, non ha affatto cambiato il Pd, come vent’anni fa aveva invece fatto Tony Blair con il Labour Party, attraverso una lunga battaglia a viso aperto. Semmai, è l’elettorato del Pd che ha cambiato Renzi, o lo ha indotto a crittare il suo messaggio originario. Si tratta ora di capire se sarà l’elettorato del Pd a usare Renzi per conquistare quella vittoria che Bersani non è stato capace di regalargli, o sarà Renzi a cominciare, pazientemente, quell’opera di trasformazione delle coscienze che è la premessa di ogni vero cambiamento.

http://www.lastampa.it/2013/12/13/cultu ... agina.html
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: L’impervia strada di Matteo

Messaggioda pianogrande il 14/12/2013, 20:37

Credo nell'ipotesi che, questa volta, sia stato l'elettorato del PD a creare Renzi.
Insomma, l'elettorato non è morto come il partito e ancora ragiona.
Questa potrebbe essere una garanzia per il futuro, al limite, anche prescindendo dallo stesso Renzi.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10610
Iscritto il: 23/05/2008, 23:52

Re: L’impervia strada di Matteo

Messaggioda flaviomob il 27/12/2013, 18:15

Chissà se questa fonte è affidabile, pare che l'articolo sia stato ripreso dal quotidiano "il Tempo"... mah!

===

L’INCHIESTA

Anche Renzi ha il suo Tulliani. Ecco tutti gli affari di «famiglia»

NON BASTA UNA PAROLA D’ORDINE NUOVA PER FARE UNA POLITICA NUOVA. LO DIMOSTRA QUELLO CHE ACCADE DA ANNI A FIRENZE, DOVE SEMBRA ESSERSI INSTAURATO IL GRANDUCATO DEI COGNATI


Non basta una parola d’ordine nuova per fare una politica nuova. Lo dimostra quello che accade da anni a Firenze, prima in Provincia e poi al Comune, dove sembra essersi instaurato un nuovo sistema politico e di potere: il Granducato dei cognati. Infatti, in un mondo pieno di start up, di ottimi comunicatori, di giovani capaci e volenterosi, di piccoli Steve Jobs che vivono nell’ombra, di facoltà che sfornano «scienziati della comunicazione» ogni sei mesi, il nuovissimo leader del Pd Matteo Renzi sembra aver scelto da molto tempo l’usato garantito. Una storia tutta italiana, che non ha nessuna connotazione illegale, che vive all’interno delle regole della correttezza formale, ma che dimostra quanto sia lontano il cambiamento dal nuovo Messia del Pd e di quanto il vecchio familismo (vedi Fini col cognato Tulliani) trovi cittadinanza anche in chi dice di «cambiare verso».

Come tutti i baroni rampanti che si rispettino, anche Matteo Renzi ha la sua agenzia di comunicazione che lo segue passo passo. Una sorta di grande mano che accompagna il caro leader da molti anni. La società si chiama Dot Media S.r.l. i cui soci sono: Alessandro Conticini (fratello del cognato di Matteo Renzi), Lilian Mammoliti (moglie di Patrizio Donnini, amministratore della società Web and Press), Davide Bacarella (promotore della Web and Press) e Matteo Spanò (presidente associazione Museo dei Ragazzi del Comune di Firenze nominato da Renzi).

La Dot Media Srl fino al 2008 fatturava 9 mila euro l’anno e, dopo aver curato la campagna elettorale del buon Matteo, vede schizzare i suoi fatturati alle stelle. Una riverniciata quindi al vecchio sistema di potere, ma che vive degli stessi riti e delle stesse gerarchie, nel Paese dove i cognati sembrano decidere il futuro. Nel deserto di opposizione, anche formale, che accompagna da sempre le nuove promesse della politica, in pochi sembrano contrastare il «renzismo», tra i pochi c’è un giovane fiorentino, Tommaso Grassi, classe 1985, di Sinistra Ecologia e Libertà, che in Consiglio Comunale è stato il primo a porre l’attenzione su questo nuovo «consociativismo 2.0» in salsa fiorentina.

«Dietro un velo di apparente innovazione e di rottura con gli schemi della vecchia politica – spiega – con Matteo Renzi in questi anni più che ad una inversione di rotta abbiamo assistito ad una lenta ma costante sostituzione di “cordata”: quella ex-Ds è stata sostituita prima in Provincia e poi in Comune con la rete del sistema di amici, famiglia e potere del Sindaco». «Sostituzione non solo nei nomi ma anche nelle modalità – racconta ancora – Adesso l’aspetto dei media, della comunicazione, della proiezione esterna che mira a far conoscere e magnificare le “gesta” del politico di turno assumono una centralità assoluta. Celebre per quanto riguarda Renzi la società, da lui creata come Presidente della Provincia, Florence Multimedia che mirava a costruire un canale televisivo ventiquattro ore su ventiquattro sul digitale terrestre, o adesso le connessioni tra Web&Press, società a cui si legano le intercettazioni e le fatture per la campagna elettorale di Renzi, pagate dall’ex tesoriere della Margherita, la società Eventi 6, ex Chil, azienda di comunicazione, di proprietà della famiglia Renzi e per la quale Renzi ha lavorato, ed infine la Dot Media, che ha curato l’immagine del candidato Renzi alle elezioni comunali e che poi, una volta eletto Sindaco, ha lavorato per il Comune e per le sue società partecipate».

Il consigliere di Sinistra e Libertà ha presentato un’interrogazione su tutta la vicenda insieme alla sua collega Ornella De Zordo. E la risposta ha «squarciato» qualche velo. «Ci è stato risposto – spiega – che ammontano a circa 215 mila euro le somme erogate da luglio 2009 al 2011 da alcune società partecipate del Comune di Firenze alla società Dot Media srl, la stessa che ha seguito la campagna elettorale del 2009 del sindaco Matteo Renzi e che dall’amministrazione precedente non avevano ricevuto “neanche un euro”». Ma ci sono anche altri aspetti interessanti. «Non abbiamo poi potuto non notare che Dot Media offre gli stessi servizi di Web&Press, ha sede proprio accanto a questa e che fino al 2009 aveva tra i suoi manager proprio Patrizio Donnini, attuale Ceo di Web&Press: il nome di quest’ultima, legato al presunto pagamento di una fattura, è emerso nell’ambito dello “scontro a distanza” tra il sindaco Renzi e l’ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi. Quello che fa riflettere sulla vicenda è che Renzi ha sempre negato ogni coinvolgimento personale nella vicenda Dot media. Invece vediamo che esiste una sorta di percorso incrociato tra la sua carriera politica e quella di questa società». E alla società di soldi ne sono arrivati parecchi. «Quello che possiamo constatare – racconta Tommaso Grassi – è proprio che dopo aver seguito la campagna elettorale del giovane candidato Sindaco Renzi, prima alle primarie del Pd e poi alle elezioni amministrative del 2009, la società Dot Media srl per campagne pubblicitarie ha ricevuto circa 99 mila euro dalla Centrale del Latte, 78 mila euro da Publiacqua, 21 mila euro da Firenze Parcheggi e quasi 16 mila euro da Ataf, oltre a quasi 20 mila euro direttamente dal Comune di Firenze: prima di questa data neppure un euro. Anche nel 2012 la stessa Dotmedia ha seguito la campagna elettorale di Matteo Renzi delle primarie per candidato Presidente del Consiglio del centrosinistra: difficile non essere colti dal pensiero che possa esistere una sorta di percorso incrociato tra la sua carriera politica e quella di questa società».

Al centro di questo intreccio di società c’è sempre la stessa persona. Andrea Conticini. «Il quale non è solo il marito di Matilde Renzi, socia e consigliere delegato della Eventi6, ma anche il fratello di Alessandro Conticini, socio sia della Dot Media sia della Eventi 6 con una quota del 20 per cento, acquistata da Patrizio Donnini, Amministratore della Web&Press. Alessandro Conticini, unico socio di Eventi6 a non essere parente del sindaco, è il legame che unisce le tre società tra di loro e poco importa al Sindaco se ognuna di esse ha contribuito alla sua ascesa in politica, e che Dot Media abbia ricevuto fondi pubblici, e che nelle loro compagini societarie ci siano parenti, amici e nominati. Di quest’ultima tipologia il più eclatante è Matteo Spanò, nominato da Renzi prima in Florence Multimedia e poi come Presidente dell’Associazione Museo dei Ragazzi del Comune di Firenze che organizza eventi e gestisce i percorsi museali di Palazzo Vecchio e che ha gratuitamente usufruito dei servizi della Dotmedia di cui lui stesso è socio al 20%».

Ma dalle informazioni emerge anche un ruolo centrale di un’altra società legato al sindaco, la Eventi6. «Abbiamo registrato allora ma è tuttora verificabile – sottolinea il consigliere comunale di Sel – che andando sul sito internet della società di famiglia Renzi, che si occupa di diffusione di giornali e comunicazione, è possibile leggere «powered by Dotmedia», ma i legami impliciti ed espliciti vanno ben oltre e sono rappresentati dai legami stretti tra coloro che detengono le quote, coloro che dirigono e coloro che ci lavorano nelle tre società: a partire dallo stesso Renzi che risulta essere dirigente in aspettativa dalla società di famiglia e che alla fine del mandato sarà costato ai fiorentini per i contributi pensionistici e i fondi pensione attivati dal sindaco, ben oltre 400 mila euro».

Massimiliano Coccia

http://bastacasta.altervista.org/p8072/#


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: L’impervia strada di Matteo

Messaggioda Robyn il 27/12/2013, 18:26

M Renzi fà bene a dire di semplificare la faraginosità delle regole del lavoro,ma questo và fatto sempre facendo attenzione alle tutele.Per esempio per quando riguarda l'art 14"ex 18"la lunghezza del processo del lavoro fra i diversi gradi di giudizio non è imputabile alla reintegrazione ma alla lentezza della giustizia civile,per cui è la riforma della giustizia civile da fare
Locke la democrazia è fatta di molte persone
Avatar utente
Robyn
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10928
Iscritto il: 13/10/2008, 9:52

Re: L’impervia strada di Matteo

Messaggioda pianogrande il 27/12/2013, 19:10

Renzi fa sempre meno bene a "dire".
E' arrivato il momento di "fare".
Adesso è dai fatti che dobbiamo giudicarlo.
Di più, dai risultati.
Finora, ha smosso qualcosa in parlamento e nel governo.
I suoi interventi hanno avuto qualche risultato concreto rispetto a decisioni piuttosto vili del governo come la storia delle slot.
Diamogli tempo (limitato) e fiducia (con riserva).
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10610
Iscritto il: 23/05/2008, 23:52

Re: L’impervia strada di Matteo

Messaggioda Robyn il 27/12/2013, 23:48

Lasciamolo lavorare in santa pace.In ultima analisi i due sindacati Cgil,Cisl,sono il contrario di quello che dovrebbero essere e cioè la Cgil più riformista anziche conservatrice,la Cisl più attenta alla dignità del lavoro e invece assistiamo al no al reddito minimo,a Fiat adesso se ne esce Baretta con la prova lunga.Non se ne parla,l'Oil respinge una prova che non sia di ragionevole durata per il lavoratore.In breve per poter avviare un processo unitario i due sindacati vanno rovesciati come un calzino.Ai sindacati bisogna saper dire dei si come bisogna saper dire dei no
Locke la democrazia è fatta di molte persone
Avatar utente
Robyn
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10928
Iscritto il: 13/10/2008, 9:52

Re: L’impervia strada di Matteo

Messaggioda pianogrande il 28/12/2013, 14:08

La CISL mi sembra abbia cambiato atteggiamento da quando è cambiata la maggioranza di governo.
Non è escluso che questo valga anche per la CGIL.
Potremmo supporre che Landini, di questo governo e di questo segretario del PD, si fidi un po' di più.
Tra l'altro lo sfondamento di Renzi a sinistra è notizia recente.
Ci sarebbe anche la UIL ma, da decenni, mi sono abituato a non considerarla o meglio a non attribuirle un pensiero vero e proprio.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10610
Iscritto il: 23/05/2008, 23:52

Intervista a Landini

Messaggioda Robyn il 28/12/2013, 15:08

Intervista a Landini,wikilabour quotidiano web 28/12/2013

Landini qual'è la sua riforma sul lavoro?

"La vera riforma da fare è abbandonare le antiche certezze,è questa la verita scomoda da far capire al PD"

In sintesi,..

"In sintesi significa che c'è una periodo massimo di anno identificabile in un contratto a termine in cui si inserisce una prova massima di sei mesi durante la quale le parti possono recedere e la parte restante dei sei è contratto a termine.Alla fine di questa prova di un'anno si viene assunti a tempo indeterminato,ma il lavoro si può perdere successivamente per cause varie" possono bastare tre warnings

Ma lei sà che c'è l'art 18

"L'art 18 non è più incisivo come un tempo"

Le sà che mi riferisco ai tempi lunghi e faragginosi del processo del lavoro

"La colpa non è dell'art 18 bisogna riformare il processo civile per un processo più breve e meno faraginoso semplificare di più le prassi e le procedure"

Il contratto unico cosa ne pensa?

"Il contratto unico già esiste è il CFL di due anni riservato alla fascia d'età fra i 16 e i 25 anni.Le altre formule della legge Biagi vanno standardizzate e fornite di tutti i diritti del lavoro subordinato"

In conclusione

"In conclusione ai datori di lavoro non rimane che assumere a tempo indeterminato"

Mi meraviglio di lei Landini che è dell'ala intransigente del sindacato
Locke la democrazia è fatta di molte persone
Avatar utente
Robyn
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10928
Iscritto il: 13/10/2008, 9:52

Re: L’impervia strada di Matteo

Messaggioda Robyn il 31/12/2013, 13:13

Locke la democrazia è fatta di molte persone
Avatar utente
Robyn
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10928
Iscritto il: 13/10/2008, 9:52

Re: L’impervia strada di Matteo

Messaggioda flaviomob il 31/01/2014, 17:45

Ovviamente sono solo pettegolezzi... però... col tempo vedremo.

http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... -71068.htm

1. IL VERO PATTO FRA RENZI, BERLUSCONI E VERDINI È UNO E SOLO UNO: PALAZZO CHIGI AL SINDACO IN CAMBIO DI GARANZIE PERSONALI PER IL FUTURO AL FIDANZATO DI FRANCESCA PASCALE. E’ QUESTO IL SENSO DELL’ACCORDO SULLA LEGGE ELETTORALE: FORZA ITALIA SI ACCONTENTA DI PERDERE PER SALVARE IL BOSS DI ARCORE E I FEDELISSIMI - 2. LE “EVOLUZIONI” GIUDIZIARIE IN ARRIVO SULL’ASSE NAPOLI/MILANO PER IL PADRONE DI FORZA ITALIA INFATTI SONO TANTE E I SUOI AVVOCATI GLI RICORDANO IL CASO PARMALAT DI CALISTO TANZI CHE, NONOSTANTE LA EX CIRIELLI, ANDÒ IN PRIGIONE E NON AI DOMICILIARI - 3. IL CAV. ESPLODE CON FITTO: COMANDO IO E INSEDIO TOTI, SE NON TI VA QUELLA È LA PORTA - 4. NEL TRANSATLANTICO TUTTI DANNO LA COLPA A DARIO FRANCESCHINI DEL PASTICCIO IMU-BANKITALIA: SE È VERO, LUI LO FA PER INCASINARE LE ACQUE A FAVORE DI RENZI - 5. BAGARRE IN COMMISSIONE SULLA LEGGE ELETTORALE, ALTRO CHE PERCORSO CONDIVISO -


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Prossimo

Torna a Ulivo e PD: tra radici e futuro

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 21 ospiti

cron