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Tutte le sinistre d'Italia
Pubblicato: 01/08/2013 15:13
L'intervista di De Gregori al Corriere della Sera, non c'è dubbio, ha squarciato un velo. Le parole del "Generale" si sono abbattute come una clava sul grande corpaccione della sinistra, su tutti coloro che, a vario titolo, si riconoscono nei progressisti di questo Paese, quelli che non hanno mai votato Berlusconi; il popolo delle primarie, insomma, la moltitudine che, con le proprie peculiarità, si colloca appunto "a sinistra".
Nei commenti on e offline, nel giro di opinioni nei bar e nei circoli, sulla pagine Facebook e sotto l'ombrellone, quello stesso "popolo" si è - come al solito - diviso su quanto detto dall'autore di Rimmel e La storia siamo noi ("Ho votato Monti e Bersani"; "Rispetto Letta e Alfano"; "Oggi probabilmente non voterei", ma anche: "Oggi [la sinistra] si commuove per lo slow food e poi magari, en passant, strizza l'occhio ai No Tac per provare a fare scouting tra i grillini").
Tra chi lo osannava e chi lo metteva all'indice; chi ha gradito e chi no; chi "ecco cosa c'era tra le pagine chiare e le pagine scure" e chi denunciava: "Si è venduto"; tra chi "allora è di destra" e "macchisenefrega", si sono svelate, in maniera plastica, le diverse anime nascoste sotto lo stesso cappello della "sinistra". É un fenomeno diffuso da tempo, questo, di opinioni polverizzate su ogni questione, ogni passaggio politico, ogni possibile orizzonte da costruire, ogni maceria da portarsi dietro.
Quante sono allora queste "sinistre"? Tante. Soffermandomi un attimo ne ho appuntate alcune, conscio dell'impossibilità di elencarle tutte - con sottocorrenti e sottoculture annesse. Eccole.
Sinistra grillina
È nuova, ma in grande ascesa - senza di questa Grillo non sarebbe arrivato al 25 per cento. Va per la maggiore tra i giovani e si è "mangiata" gran parte di quella che era la sinistra "radicale". Ha un approccio profondamente etico alla politica; gli interessano più di tutto i simboli e le questioni di principio: moralità, onestà, morigeratezza, partecipazione. Vive il mito di una "sinistra che non c'è più" e che ha eletto Berlinguer a ultimo simbolo di una stagione ideale. Non è da confondere con i grillini tout-court che hanno meno a che vedere con i progressisti; ne fanno fanno parte invece tutti coloro che ritengono Grillo una "costola della sinistra" e che non riescono a capacitarsi che gli si possa dare del "fascista".
Sinistra civatian-puppatiana
È la sinistra dei blog e delle passioni, dell'ecologia e dei territori che si vogliono virtuosi. Meno "ortodossa" rispetto a quella grillina nel rimpiangere il tempo che fu, prova a tenersi su difficili equilibrismi tra movimento e partito. Spesso incanala passioni a 5 Stelle (vedi Rodotà, vedi malpancismi vari) ma, alla resa dei conti, si guarda sempre bene dal contarsi davvero (Civati però, ha annunciato finalmente la sua corsa alla segreteria Pd).
Sinistra oligarchica
È il gruppo di potere alla guida del partito. Sono attualmente i "pdinosauri", la nomenclatura che viene dalla Fgci. Scalzarono Occhetto ma ci non pensano nemmeno, oggi, a fare un passo indietro. Tutto, nella loro attività e visione politica - a partire dalla strenua difesa delle larghe intese -, sembra pensato e messo in atto per difendere le loro rendite di posizione. "Meglio perdere nel Paese che perdere il partito" potrebbe essere il loro motto. Vivono in simbiosi con la Cgil, si giovano delle sue capacità organizzative e ne pagano il pegno con un'agenda tutta dal sapore di vecchio patronato.
Sinistra di destra
Sono liberali e riformisti di sinistra che, alla lunga, messi all'angolo dalla sinistra oligarchica, hanno covato così tanto il loro livore da aver fatto "tutto il giro" ed essere quasi passati a destra (vedi Sansonetti). Spesso hanno spunti interessanti ma vivono, di fatto, da nemici interni della sinistra e come tali sono riconosciuti.
Sinistra vendoliana
È la sinistra dell'identità. Prova a destreggiarsi tra il mito di Cuba e la difesa di Yoani Sanchez, tra "Palestina libera - Palestina rossa" e la coscienza delle complessità geopolitiche in Medio Oriente. Vive di simboli, appunto, perfettamente riassunti nella retorica vendoliana: i beni comuni, i lavoratori, gli operai; sono gli unici, inoltre, che continuano a tenere il punto sulla dignità degli immigrati e a denunciare la ferocia della legge Bossi-Fini. È in fin dei conti un ibrido che rischia di scontentare tutti: sia i puri che i ragionevoli.
Sinistra travagliana
Nata anti-berlusconiana, è ora un melting-pot che mescola ogni tipo di livore utile ad alimentare una pars-destruens che colpisca chiunque si trovi a tiro. Caratteristica principale è la capacità di tenere insieme il diavolo e l'acqua santa, Massimo Fini e Maurizio Landini, Flores D'Arcais e Aldo Busi, Flavia Perina e Antonio Ingroia. Non ha un orizzonte politico chiaro e univoco ma è salda nel generare di continuo un racconto consolatorio che permetta a ciascuno di considerarsi migliore dei "potenti".
Sinistra democristiana
È la sinistra degli Enrico Letta e dei Dario Franceschini. Quarantenne e connessa, prova a fare i conti con la realtà dura che deve affrontare il Paese, eppure non ha un desiderio reale di rottura rispetto al passato. Con la sua realpolitik prova a vivere di buon senso ma si dà l'obiettivo, sempre e comunque, di difendere il fortino e di non rischiare mai troppo.
Sinistra rottamatrice
È la sinistra di Matteo Renzi - che qualcuno vuole "di destra". Anche questa parte dalla realpolitik ma non vuole gestire: vuole stravolgere, sovvertire, "cambiare il Paese". Nella guerra contro la sinistra oligarchica, chiaramente, si gioca una partita all'ultimo sangue: entro pochi mesi, dei due ne rimarrà solo uno. Sono le nuove leve con un gran numero 10 che fatica però a costruire una squadra da Champions, una squadra di eccellenze che possa tranquillizzare gli elettori. È in ascesa sulla ali della novità, ma è giustamente terrorizzata dal timore di morire in panchina e, in breve, di essere percepita come una versione più smart della sinistra democristiana.
Ebbene, ne abbiamo contate otto, di sinistre - e altre ce ne sarebbero, potete suggerirle voi stessi. Ma è singolare che tutte e otto siano unite da tratti comuni. Leggono Repubblica, guardano Santoro e Floris, hanno amato gli stessi libri e visto gli stessi film. Tutti, tra l'altro, ascoltano De Gregori: hanno ammazzato Pablo, Pablo è vivo; Nino non aver paura di tirare il calcio di rigore; Bella ciao, che fai? Partiamo; L'uomo che cammina sui pezzi di vetro e solo aghi di pino e silenzio e funghi, buoni da mangiare buoni da seccare.
E mentre una sentenza della Cassazione (e non una sconfitta politica) cambia comunque lo scacchiere politico del Paese, viene da chiedersi come possano queste sinistre esprimere una reale alternativa al governo delle destre. Sono state tante, le destre, ma sono sempre riuscite, per interesse, a mettersi d'accordo. Le sinistre, invece, che per loro natura distinguono, discutono, dibattono, finora non ce l'hanno mai fatta. Bisogna capire se "possono" farlo, se potranno un giorno - a breve - mettersi insieme e governare l'Italia. Forse sì. Forse. Forse no: il mio parere è che ormai le strade intraprese siano troppo divergenti e sia arrivato il momento di riconoscersi e scegliersi. Qualunque siano le opinioni in campo, comunque, questo il nodo da sciogliere. Altrimenti, per tutti, buonanotte Fiorellino.