PD diviso e rischio scissione per il 57%. E in vista del congresso, la rete tifa Civati più che Renzi
di Voices from the Blogs
Il deludente risultato delle elezioni politiche ha aperto le danze all’interno del Partito Democratico, accendendo lo scontro tra le correnti che, in vista del congresso programmato per l’autunno, non perdono occasione per contrapporsi dandosi battaglia. L’esempio più eclatante è stata sicuramente la “faida” svoltasi durante l’elezione del Presidente della Repubblica, in cui i franchi tiratori delle diverse correnti si sono coalizzati per affondare i candidati ufficiali proposti dalla segreteria del partito, ossia Franco Marini prima e Romano Prodi poi. Ma in questi mesi il PD si è diviso praticamente su (quasi) tutto. Dagli F35 all’ineleggibilità di Berlusconi, dalle riforme istituzionali alla decisione di sospendere l’attività legislativa in relazione alle vicende del processo Mediaset, il PD non ha perso occasione per mostrare le sue spaccature. Il caso più recente è rappresentato dalla mozione di sfiducia al ministro Alfano relativa al caso Shalabayeva. I Renziani chiedevano un atto di censura nei confronti del ministro ma la linea ufficiale proposta dal segretario Epifani e dalle correnti di maggioranza è quella di votare contro la mozione di sfiducia per evitare il rischio di una crisi di governo. L’eccessiva frammentazione e litigiosità ha fatto evocare all’ex segretario Franceschini, e non solo a lui, il “rischio scissione”. Uno scenario che è ritenuto tutt’altro che trascurabile dalla rete, la cui opinione è spesso tenuta in grande considerazione proprio da diversi rappresentanti del PD. Su infatti quasi 70 mila tweet pubblicati nelle ultime 2 settimane, una chiara maggioranza dei commenti (il 57,8%) considera alto il rischio di una scissione. Ma in questi giorni il giudizio della rete più in generale riguardo a tutta l’azione politica del PD appare impietoso. Il 27,7% sottolinea che il PD è diviso e autolesionista. Il 17,3% ritiene che il partito debba occuparsi di legiferare anziché pensare ad altro. Un percentuale analoga (17,2%) invita il PD a dire basta agli “inciuci” e a rompere l’alleanza col PDL, mentre solo il 12% ritiene che il Partito Democratico sia un esempio di “buongoverno”. E se l’8,8% continua a considerarlo il partito degli onesti, il 10,6% lo ritiene troppo autoreferenziale e chiuso in se stesso e il 6,4% si spinge a dire che, così com’è, non vincerà mai.
Una analisi scientifica recentemente apparsa sul blog della London School of Economics and Political Science sostiene d’altra parte che la probabilità di scissioni all’interno del PD dipenderà molto dall’esito del futuro congresso e da come, in particolare, il nuovo segretario deciderà di comportarsi, dialogando con tutte le correnti per cercare di volta in volta un compromesso oppure facendo scelte nette che stabiliscano una linea chiara anche a costo di rompere l’unità del partito. Il prossimo congresso potrebbe quindi essere un momento decisivo per superare le divisioni e cambiare il volto del partito. Ma quale leader, tra gli aspiranti candidati alla poltrona di segretario, riesce ad accendere la passione sul web? Al primo posto, un po’ a sorpresa, troviamo Pippo Civati, che raccoglie un 65% di giudizi positivi: una percentuale decisamente rilevante che non è spiegabile dal solo pur forte attivismo di Civati in rete. Al secondo posto ecco l’ex ministro Barca (57,5%) che sembra così candidarsi a rivestire un ruolo importante nel futuro del partito. A seguire Debora Serracchiani (57,1%), che si è rilanciata dopo la vittoria elettorale in Friuli. Anche Matteo Renzi, che in una recente intervistato da La7 ha annunciato di volersi candidare se ci saranno primarie aperte, fa il pieno di consensi e gode di un 52,4% di commenti positivi staccando nettamente il premier Letta (42,3%, in leggera crescita rispetto a un mese fa). La rete punisce invece tutti quei leader che hanno guidato il partito negli ultimi mesi, identificati, a torto o a ragione, come i responsabili dell’attuale stallo. L’ex segretario Bersani ottiene solo un 31,2% di giudizi positivi, ma l’attuale segretario Epifani fa anche peggio fermandosi al 23,9%. Chiude la classifica il vice-ministro Fassina col 18,6%. Un po’ più su troviamo invece Gianni Cuperlo, altro candidato alla segreteria, che parte da un 36,2%. Poche speranze per lui di vincere il congresso? Non è detto. Sicuramente per un candidato riuscire ad ottenere oggi un discreto numero di giudizi positivi (anche in rete) equivale a partire con il piede giusto. Ma per fornire previsioni accurate sul vincitore del congresso c’è ancora tempo.
http://sentimeter.corriere.it/