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De Luca, tu quoque?

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

De Luca, tu quoque?

Messaggioda flaviomob il 20/07/2013, 23:42

Salerno, si allarga il buco di bilancio. E il sindaco De Luca pensa di lasciare

Di fronte alla "voragine" dei conti pubblici, il primo cittadino e vice ministro Pd sta valutando di lasciarsi decadere dalla prima carica. Per lasciare il cerino acceso in mano a chi verrà dopo. E poi, chissà, ripresentarsi tra un anno per salvare la patria. Eppure le cifre parlano chiaro: un debito complessivo di circa 365 milioni di euro
di Vincenzo Iurillo | 20 luglio 2013


La bolla sta per scoppiare. L’avvisaglia seria si è avuta ad aprile, quando per la prima volta gli stipendi dei dipendenti comunali sono stati pagati in ritardo, e l’emergenza è rientrata solo grazie al decreto 35 che ha consentito alla Tesoreria un’anticipazione di 70 milioni di euro di cassa. Ma a Salerno chi è del mestiere sa, e trema: il buco di bilancio si sta allargando. Sta diventando una voragine. Un pozzo senza fondo. Ecco perché il sindaco-vice ministro Pd Vincenzo De Luca, a dispetto di emendamenti ‘ad personam’ che sembrano fatti apposta per salvargli le due poltrone, sta pensando di lasciarsi comunque decadere da primo cittadino. Per lasciare il cerino acceso in mano a chi verrà dopo. Eppoi, chissà, ripresentarsi tra un anno – il mandato interrotto prima della metà non viene conteggiato – come il salvatore della patria. Dopo aver spogliato i panni di untore dei conti per indossare quelli di medico. Di una malattia che si manifesta con cifre da brividi per una città di 133.000 abitanti.

Un risultato di amministrazione precipitato dal più 1.500.000 euro del 2010 al meno 6.100.000 del 2012. Un debito complessivo di circa 365 milioni di euro di cui 110 per la spesa corrente (54 nelle sole società partecipate, tra le quali quella del trasporto pubblico ormai al collasso), 250 milioni per spese di investimento e 5 milioni per spese di altra natura. Un precario equilibrio contabile che si regge sul castello di carte di 368 milioni di residui attivi, crediti non riscossi, diversi dei quali risalenti anche a 20-25 anni or sono e sostanzialmente inesigibili. Mentre la Corte dei conti flagella l’amministrazione cittadina per spese di personale gonfiate e assunzioni inutili (e sbuca una spesa di 86.000 euro annui per portare il Gonfalone alle manifestazioni istituzionali), e il collegio dei revisori – sorteggiato e quindi ‘indipendente’ dalla politica – in una relazione di 57 pagine esprime critiche severe e preoccupazioni, rivelando altri 3 milioni di euro di debiti nelle municipalizzate che non trovano riscontri nel bilancio e uno “squilibrio tanto evidente che, al 31 dicembre scorso, non risulta restituita al tesoriere parte dell’anticipazione, ottenuta per l’anno 2012, per un ammontare pari ad € 18.486.847,92”. Uno scoperto mica da ridere. Risultato: per correre ai ripari il Comune mette all’asta i gioielli di famiglia, a cominciare dalla Centrale del Latte. La delibera è fresca di stampa: si spera di ricavarne 14-15 milioni di euro, ma è difficile spiegarlo a 50 dipendenti e a 600 tra allevatori e indotto che temeno di finire nelle incertezze della cessione ai privati. Eppoi perché alienare un’azienda che ha appena sfornato quasi 3 milioni di euro di utili?

Ma a Salerno il piatto piange e la finanza creativa messa in campo dall’amministrazione De Luca è un rammendo provvisorio di fragile tenuta. Si pensava di vendere ai privati tre piazze centrali della città, piazza Mazzini, piazza Vinciprova, piazza Cavour, “vuoti urbani che vanno riempiti” nelle intenzioni dei ‘venditori’ con annesso appello agli imprenditori edili interessati ai diritti edificatori, appello caduto nel vuoto per l’intervento del Tar che ha accolto un ricorso di Italia Nostra e ha sospeso le procedure, per l’esultanza dei Figli delle Chiancarelle, popolare network che raggruppa tra luoghi reali della città e luoghi virtuali di Internet l’opposizione a De Luca. Altra idea geniale: permutare immobili di pregio (tipo Palazzo San Marino e Convento di San Michele) in cambio di un po’ di manutenzione stradale e fognaria. L’atto è pronto, vedremo a chi interessa.

Due anni fa vennero gli ispettori del ministero delle Finanze e produssero pagine di fuoco. “Le risultanze contabili (…) paiono comunque già sufficienti per iniziare a delineare la realtà di una gestione finanziaria corrente piuttosto sofferente, che evidenzia una ormai cronica situazione di deficitarietà.” Per poi evidenziare un “grave squilibrio di cassa”. Parole che il governo cittadino sperava di acquattare, e che furono invece amplificate dai pochi consiglieri che fanno opposizione agguerrita, su tutti Roberto Celano (Fratelli d’Italia) e Raffaele Adinolfi (lista civica Principe Arechi). I due criticano le ‘spese correnti’: “Insostenibili per il Comune”. Il parlamentare M5S Mimmo Pisano ci va giù durissimo: “Gettati a mare milioni di euro in luci e lustrini buoni solo ad alimentare l’ego e la macchina della propaganda di De Luca”. Il riferimento è alle “Luci d’artista”, la monumentale parata di decorazioni natalizie che secondo alcuni rendiconti costerebbe circa 6 milioni di euro. Aggiungiamoci 5 milioni di perdite per il Teatro Verdi. Mettiamoci i 16 milioni reclamati dalla Corte dei conti. Ricordiamo che i magistrati contabili hanno congelato i beni di una vecchia giunta – ma non quelli di De Luca, assente alla delibera incriminata – che procedette alla stabilizzazione di alcuni contratti. Shakeriamo il tutto e voilà il cocktail De Luca: una città che arranca tra grandi incompiute infrastrutturali e consistenti difficoltà finanziarie”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07 ... re/660756/


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Re: De Luca, tu quoque?

Messaggioda franz il 21/07/2013, 9:43

Il problema credo sia ben piu' vasto della sola Salerno. Parma (190'000 abitanti) ha un debito di 800 milioni (qualcuno dice 1 miliardo) e Roma ha un debito di 9 miliardi. Mi pare di ricordare che nel 2006 fu Taranto arrivo' al fallimento (200'000 abitanti, mezzo miliardo di debito).
Naturalmente bisogna anche vedere se a fronte di quei debiti, fatti in parte per gestione corrente ed in parte per investimenti, sono state fatte cose utili per la città (per esempio la raccolta differenziata o altre cose che magari chi ci abita conosce). Un indebitamento di 2'700 euro ad abitante a causa del comune è poca cosa a fronte ai 35'000 euro a testa di debito pubblico nazionale. E pare che il debito comunale sia facilmente attribuibile ad una persona, mentre quello statale è piu' impalpabile e ... non è colpa di nessuno.

Bene che inizino a vendere i gioelli di famiglia (perché mai un comune nel 2000 dovrebbe possedere la centrale del latte?) e soprattutto quelli in attivo: quelli in passivo, chi li vuole?
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Re: De Luca, tu quoque?

Messaggioda flaviomob il 21/07/2013, 9:59

E' un'ottima idea vendere un'azienda pubblica sana e produttiva in attivo: in un colpo solo infatti si danneggia l'ente pubblico, che perde tre mln/anno di entrate (aumentando il deficit) e diminuisce il PIL locale appena viene accorpata a qualche azienda privata lontana dal territorio d'origine, perdendo posti di lavoro, indotto, eccetera.
Ah certo, si fa cassa nell'immediato: ma se un comune è spendaccione, quei soldi saranno presto comunque bruciati.
Della serie, vendiamoci i gioielli di famiglia: e poi che cosa ci resta?


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Re: De Luca, tu quoque?

Messaggioda franz il 21/07/2013, 10:21

flaviomob ha scritto:E' un'ottima idea vendere un'azienda pubblica sana e produttiva in attivo: in un colpo solo infatti si danneggia l'ente pubblico, che perde tre mln/anno di entrate (aumentando il deficit) e diminuisce il PIL locale appena viene accorpata a qualche azienda privata lontana dal territorio d'origine, perdendo posti di lavoro, indotto, eccetera.
Ah certo, si fa cassa nell'immediato: ma se un comune è spendaccione, quei soldi saranno presto comunque bruciati.
Della serie, vendiamoci i gioielli di famiglia: e poi che cosa ci resta?

Visto che si tratta di latte, che non sarà certo lavorato a Singapore, rimane la raccolta dalle fattorie locali e l'impiego di manodopera locale. Che il PIL poi figuri da qualche altra parte credo non importi nessuno. Non credo che qualcuno abbia tempo da perdere a calcolare il PIL comunale. ISTAT lo fa per le regioni ed unioncamere per le province. Il calcolo del livello comunale non ha alcun valore concreto. Ma se il ragionamento che lo stato deve possedere aziende produttive avesse un valore, allora tanto vale che possegga tutto, per assurdo. Invece no. Compito dello stato, nelle sue articolazioni, è fornire servizi (istruzione, formazione, difesa del cittadino, sanità, strade) e non gestire acciaio e/o latte.
Ma il vero vantaggio potrebbe essere quello del consumatore. Il latte delle centrale di Salerno costa infatti il doppio del latte prodotto al Nord e portato con le cisterne. circa 43 centesimi di € quello della Centrale, circa 23 centesimi quello "straniero" (che non è tedesco, ma prodotto al Nord) malgrado i costi di trasporto. [Sono i prezzi pagati agli allevatori, NDR]
Naturalmente i produttori locali si agitano e mettono dubbi sulla qualità del latte importato. Io invece insieme all'articolo che parle del latte "importato" ne ho trovato uno che mette un po' in dubbio la qualità del latte della Centrale.

http://lacittadisalerno.gelocal.it/rice ... =10&page=1
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