franz ha scritto:Ma forse a ben vedere il problema della sinistra italiana (e non solo lei) è proprio l'influenza della cultura cattolica, mentre al di là delle Alpi prevale l'etica protestante. Grossi problemi anche dove prevale la cultura religiosa ortodossa (grecia, per esempio).
Tutto questo non è certo un congresso a poterlo risolvere ma discuterne sicuramente si deve fare.
Anche qui.
Se un congresso non può risolvere il problema, può certamente discutere del tipo di sinistra che si immagina per i prossimi lustri. Anche i socialdemocratici tedeschi, per esempio, lo stanno facendo in modo molto serio.
Io penso che le tentazioni pseudopauperistiche (
pseudo, dato che la povertà, quella vera, certi teorici non sanno di sicuro cos'è), i richiami anticonsumistici, le fascinazioni della decrescita e il prevalere di un egoismo arraffone e immorale, siano in fondo la faccia di una stessa medaglia. Diversi modi di esternarsi di una cultura reazionaria, che di sinistra ha ben poco.
Sia l’utilizzo di tutti i mezzi, leciti e illeciti, per arricchirsi, sia l’idea di un ritorno ad un ipotetico “stato di natura” attraverso la decrescita, presuppongono la non esistenza della
civitas (il primo va oltre, il secondo torna a prima).
Una delle parole chiave della sinistra, dovrebbe essere
civitas: lo stare insieme nella società (prima che mi sia contestato: civitas è per me molto di più del “bene comune”, concetto moralistico, non politico). La civitas fa emergere i più meritevoli, anzi, si fa guidare da loro, ma non lascia soli gli ultimi, anzi li sostiene. Scusate il linguaggio un po’ troppo poetico, ma la sinistra dovrebbe immaginarsi alfiere di questo concetto: una civitas dove l’uguaglianza è declinata in modo da non umiliare le eccellenze e da non emarginare chi ha difficoltà, come di fatto avviene nell’ideologia dell’egualitarismo.
Un’altra parola è
progresso. E’ una parola quasi commovente, perché ha fatto parte del lessico della sinistra socialista e comunista per decenni e decenni. “La plebe all’opra china” del primo novecento, sperava nel progresso sociale. Che voleva dire una giornata lavorativa di 8 ore, ma anche un salario decente. Progresso scientifico, progresso sociale, progresso economico dovevano andare di pari passo per costruire un luminoso futuro. Sappiamo com’è andata, e forse per questo la sinistra ha perso per strada l’idea di progresso: progredire significa andare avanti, mettere un piede davanti all’altro. Camminare. E si cammina “verso” qualcosa, guardando avanti. La sinistra, impaurita, ha smarrito questa capacità, e si guarda costantemente alle spalle, nostalgicamente, rimpiangendo un mondo che sta sparendo, e cercando di invertire la ruota del tempo. E’ diventata conservatrice… è ancora sinistra?
Forse sono un po’ uscita dal tema della ricchezza, ma non credo di essere off topic. Per finire una banalità: la querelle sui supermercati. Condensati di tutti i vizi consumistici, assassini dei negozi del centro, templi di una subcultura berlusconiana… o benedizione per le famiglie meno abbienti, santuari degli sconti e del 2x3, grandi elargitori di posti di lavoro e, in ultima analisi, abbozzo di welfare per gli extracomunitari che aiutano a scaricare la spesa in cambio dell’euro del carrello???