La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

Renzi Vs Bersani: i due PD

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Renzi Vs Bersani: i due PD

Messaggioda ranvit il 23/10/2012, 19:56

http://www.corriere.it/politica/12_otto ... c6ac.shtml


L'identità del partito
Bersani e Renzi: scout contro Sessantotto
Le due Anime Pd a confronto
Non solo il duello sull'alta finanza: le diverse «sinistre» del segretario e del sindaco

MILANO - Anime. O correnti. Indipendentemente da come le si voglia chiamare, in questo momento nel Pd si stanno fronteggiando due diversi modi di intendere la sinistra che è e che verrà. Capirle non è complicato, anche perché a incarnarle sono Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi. Il segretario che non vuole farsi rottamare e il sindaco aspirante premier. E i loro sostenitori, renziani e bersaniani. Categorie politiche che raccontano lo scontro nel Pd: tra chi vuole rottamare anche un passato considerato ingombrante e chi invece proprio quella storia vuole difendere come valore. Divisi più o meno su tutto, dagli slogan fino al concetto di denaro: «La sinistra ha una strana idea di denaro» dice il sindaco di Firenze.
E pensare che se fosse solo per le tesi di laurea, qualcosa in comune i due sfidanti ce l'avrebbero: quella di Renzi in Giurisprudenza, sul «Sindaco Santo» di Firenze, il dc Giorgio La Pira. Quella di Bersani in Filosofia, su papa Gregorio Magno. Poi, però, le strade si separano: post ideologico versus ideologico. Matteo Renzi è uno che chiama tutti per nome, un ex segretario provinciale ppi che cita Blair e Miliband, che usa parole chiave come «adesso» e «rottamazione». Che dell'esperienza di Botteghe oscure vuol sapere poco, e alla fotografia di Enrico Berlinguer preferisce quella di Barack Obama. Pier Luigi Bersani invece si affida a termini più tradizionali come «coraggio», «Italia» e «legalità». Ricorda uno per uno i nomi dei volontari delle ex feste dell'Unità oggi del Pd, cita Reichlin, crede nell'uso della parola «compagni» e mostra con orgoglio l' Unità . Figlio di un benzinaio di Bettola, in provincia di Piacenza, racconta ancora oggi con orgoglio quando organizzò lo sciopero dei chierichetti contro il parroco per un'ingiusta suddivisione delle mance. Renzi invece, figlio di un ex consigliere comunale dc di Rignano sull'Arno, da scout si firmava Zac quando dirigeva la rivista nazionale Camminiamo insieme . Ed è cosa nota che ancora diciannovenne, nel 1994, per cinque puntate consecutive partecipò come concorrente a «La ruota della fortuna», vincendo 48 milioni di lire. Stile più da manager che da capo di partito, iperattivo e stakanovista ai limiti della sopportabilità, ha puntato sul restyling della sua immagine (passando da abiti dozzinali a Ermanno Scervino), su suggerimento del suo spin doctor, il produttore tv Giorgio Gori.
Guai invece a chiedere a Bersani del suo stilista preferito: «Se devo confrontarmi su queste cose, preferisco perdere...», o a parlargli di spin doctor. Il segretario non ha un vero staff per la comunicazione. Piuttosto un «Tortello magico» ( copyright Mario Adinolfi) nel quale gli uomini di punta sono quasi tutti «di sinistra», legati alla comune esperienza giovanile nella Fgci (Errani) e storici collaboratori (Di Traglia e Seghetti). A un brainstorming con gli scrittori di punta preferisce fare due chiacchiere con il consigliere regionale Miro Fiammenghi, vecchio amico di Ravenna, canale di collegamento in Emilia tra i bersaniani e i dalemiani, e mediatore con il mondo di piccoli e grandi poteri locali (da Hera, alle Coop, a Unipol).
Diverso invece l'universo finanziario di riferimento di Matteo Renzi. Del golden boy Davide Serra e del suo fondo di investimento Algebris (compresa la polemica sulle Cayman) in questi giorni si è scritto molto. Ma tra i finanziatori a lui vicini vanno ricordati almeno altri due nomi: Nerio Alessandri, patron di Technogym e sponsor dell'incontro (poi saltato) con Bill Clinton a Firenze, e Sebastiano Cossia Castiglioni, proprietario dell'Azienda Agricola Querciabella ma pure unico italiano nello Humane and Animal Rights Advisory Board della «Sea Sheperd»: la temuta flotta che protegge le balene. Insomma, l'obiettivo di Renzi sembra quello di cancellare la parola «comunista» dal Pd. Mentre Bersani non intende rinunciarci. Una decisione confermata dalla scelta di quella foto di famiglia accanto alla pompa di benzina del padre, simbolo di un'estetica operaista e malinconica. In pieno contrasto con le parole che sua madre Desolina, quando già lui muoveva i primi passi in politica, gli sussurrava: «Se vuoi essere comunista, almeno non raccontarlo in giro».

Angela Frenda
@angelafrenda23 ottobre 2012 | 13:45
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10669
Iscritto il: 23/05/2008, 15:46

Re: Renzi Vs Bersani: i due PD

Messaggioda Manuela il 24/10/2012, 11:45

Bello questo pezzo. Che però racconta (o dovrebbe raccontare) non tanto "Renzi vs Bersani", ma "Renzi dopo Bersani", perché quello che si legge è la storia dell'evoluzione del concetto di sinistra, dal XIX al XXI secolo. Se fossimo in un paese normale, il PD avrebbe già percorso questa strada, attraverso i suoi vari congressi, dove, invece, si è parlato tanto, è accaduto tutto, ma in fondo non è accaduto nulla (nemmeno la trasformazione del vecchio PCI in PD, dato che le persone e, spesso, anche i contenuti, sono rimasti gli stessi). Lo scontro Renzi-Bersani avviene oggi, con qualche decennio di ritardo...
Non so se era nelle intenzioni dell'autrice, ma questo è uno spottone per Renzi: anche i suoi finanziatori sono, nel loro campo, grandi innovatori, e parlano di futuro.
Se il punto di riferimento di Bersani è Fiammenghi (io lo conosco bene, mi ci sono anche scontrata nell'ultimo congresso), che è quanto di più grigio, informe e inconsistente sia stato prodotto dal funzionariato veterocomunista... beh, allora non ci dovrebbe essere gara. Ma se poi, come immagino, Bersani vincerà le primarie, il PD non entrerà ancora nel XXI secolo; e se poi vincesse le elezioni, è chiaro quale futuro si prospetta al nostro disgraziato paese.
Manuela
Manuela
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 415
Iscritto il: 18/11/2008, 9:31
Località: Ravenna

Re: Renzi Vs Bersani: i due PD

Messaggioda flaviomob il 24/10/2012, 11:53

Renzi forse rappresenta l'evoluzione del concetto di Democrazia Cristiana, con annessi Scout, CL e Opus Dei, non certo della sinistra del nuovo millennio... ;)


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: Renzi Vs Bersani: i due PD

Messaggioda ranvit il 24/10/2012, 12:14

Di quale sinistra parli? Quella morta e sepolta dal novecento? :roll:

Ma quella non potrà mai evolversi, troppo spocchiosa, ci vorrebbero 10 anni di campi di rieducazione mentale della Cina maoista di una volta :lol:
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10669
Iscritto il: 23/05/2008, 15:46

Re: Renzi Vs Bersani: i due PD

Messaggioda lodes il 24/10/2012, 14:58

L'articolo coglie un punto importante e di cui si parla poco e cioè il senso del punto vero di scontro tra Bersani e Renzi. Non dice, però, nulla di nuovo. Il PD è nato perchè i partiti avevano capito che unirsi in un nuovo partito era l'unica possibilità che restava loro di sopravvivere come personale politico. Ma la gestione veltroniana non risolto il problema della identità del nuovo partito. Nessuna vera discontinuità di cultura politica ma un "manifesto" che non faceva altro che affermare un nuovo "compromesso storico" tra le anime politiche che confluivano nel PD. Per non parlare della totale mancanza di discontinuità del personale politico. Il tentativo veltroniano che pure era portatore di parziali novità (partito maggioritario, leggero, aperto e fatto per governare) si è rapidamente infranto nelle sue stesse contraddizioni. Il congresso che ha portato Bersani al vertice è stata una operazione di vera e propria restaurazione, cioè di ricreare un partito di massa radicato nel territorio e portatore di una identità socialdemocratica ma senza avere le caratteristiche dei partiti socialdemocratici europei: un solo esempio il giudizio su Blair, per non parlare delle esperienze del sindacato tedesco. E' ovvio dunque che Renzi sia visto dai bersaniani come un "pugno in un occhio". Infatti Renzi mette in discussione tutto questo percorso e lo fa con proposte politiche che si possono identificare con quelle della sinistra liberale o liberal (PD americano) e che attraverso il termine "rottamazione" ha introdotto nell'agenda politica italiana il tema della contendibilità e della responsabilità l'esatto opposto della politica manovriera, fatta di tatticismi, di compromessi e della peggiore mediazione dove i politici non sono mai responsabili di nulla.Dunque una sx che supera finalmente il novecento e che vuole aggiornare le idee di welfare, di solidarietà rendendole adeguate al mondo di oggi e non a quello del novecento. La flexicurity verso un disegno indistinto che oscilla tra la difesa delle normative create trent'anni fa e non chiari cedimenti alla realtà (chi ha introdotto i contratti aticipi? In conclusione siamo di fronte a una scelta tra l'usato sicuro, cioè di chi propone l'uso di una automobile immatricolata nel secolo scorso e una automobile studiata e realizzata in linea con le moderne tecnologie.....in più chi ci vuol vendere l'usato sicuro è in ditta da oltre un trentennio e fa sempre più fatica a piazzare i suoi prodotti! :D
lodes
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 208
Iscritto il: 18/01/2011, 18:26

Re: Renzi Vs Bersani: i due PD

Messaggioda flaviomob il 25/10/2012, 0:28

Flexicurity è una bella parola, bisogna vedere come declinarla nel concreto in un paese che ipertassa il lavoro e l'impresa (e per la flexicurity servono nuove risorse) in cambio di un welfare da quarto mondo. Ciò detto, non mi pare che ne' Bersani ne' alcun esponente della sinistra siano contrari ad incrementare il welfare per lavoratori (ed ex lavoratori). Il piccolo problemino è trovare i soldi... Renzi potrebbe illuminarci su questo, magari in un bel confronto con gli altri candidati (che cosa si aspetta a farlo?), così come Vendola dovrebbe farci comprendere dove trovare i fondi per il Reddito minimo garantito.
Per il resto, non mi pare che il programma (i cento punti) di Renzi si caratterizzi per una particolare concretezza: l'obiettivo (punto 18) di portare il rapporto debito/pil al 100% in tre anni mi pare francamente irreale, infantile e velleitario. Non vedo poi cosa ci sia di americano, democratico e liberale nel proporre una imposta sui grandi patrimoni. Eh sì, è proprio una proposta di Renzi! Sempre al punto 18.

Il punto 29, liberalizzazione delle coperture assicurative oggi garantite dall'Inail, determinerebbe un incremento spropositato dei costi a carico del lavoro, oltre all'introduzione (ovvia) di franchigie ed esclusioni penalizzanti.

Altri punti del programma di Renzi sembrano lastricati di buone intenzioni ma sembrano piuttosto ingenui: bisogna anche declinarli alla realtà e non solo enunciarli. Ci sono ottimi spunti ma rischiano di rimanere un libro dei sogni nell'applicazione concreta. Ad esempio: meritocrazia nella scuola che cosa vuol dire? In base a quali parametri? Chi decide se un prof è produttivo? Che cosa deve produrre e come?


vedi --> http://www.ilpost.it/2011/10/31/le-100- ... teo-renzi/
-------
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=AbcEUR2E

I costi della flexicurity europea

Francesca Barbieri

Ventotto miliardi l'anno, l'equivalente di 13mila euro a disoccupato. È il conto dell'Italia per le politiche del lavoro. Mentre i tecnici del Governo stanno passando ai raggi X il bilancio dello Stato per trovare risorse adeguate a sostenere la nuova impalcatura di ammortizzatori sociali ideata dal ministro Fornero, da un'elaborazione del Centro studi Datagiovani sulle statistiche di Eurostat emerge che il nostro Paese spende in politiche per il welfare l'1,84% del Pil, rispetto a una media europea del 2,13 per cento.
Rapportando l'investimento al totale dei disoccupati, risulta che l'Italia ha una spesa in linea con la media Ue a 15 e con Stati a noi vicini (come Francia e Germania), ma ben al di sotto del livello raggiunto nel Nord Europa: in Danimarca, per esempio, modello di flexicurity a cui si ispira il processo di riforma in atto, la spesa supera i 36mila euro per disoccupato e in Olanda si arriva al record di 54.900 euro. Come dire, quasi il triplo e il quadruplo rispetto all'Italia. I due Stati investono, rispettivamente, il 3,37% e il 2,87% del Pil in interventi per il welfare, con un buon livello di efficacia, visto che il tasso di disoccupazione si mantiene sotto i livelli di guardia: in Danimarca al 7,6% e in Olanda al 4,4 per cento.
«Per raggiungere la Danimarca – osserva Luigi Campiglio, ordinario di politica economica al l'Università Cattolica – bisognerebbe investire un punto e mezzo di Pil in più sulle politiche del lavoro, oltre 20 miliardi». Secondo i calcoli della Uil la riforma costerebbe 2,2 miliardi allo Stato e 2,3 al sistema, alle imprese e ai lavoratori. Cifre considerevoli rispetto ai rigidissimi vincoli di bilancio che si è imposto il Governo.
In Europa il primato relativo della spesa va alla Spagna (3,9% del Pil) che ha tassi di senza lavoro alle stelle (oltre il 21%). «Nei modelli scandinavi – spiega Campiglio – è più bilanciato il mix tra sussidi monetari e politiche attive, mentre in Spagna e anche in Italia l'80% della spesa è destinato agli strumenti di integrazione del reddito. Ai disoccupati viene offerta una ciambella di salvataggio, ma non una bussola per orientarsi verso un nuovo lavoro». È proprio sul fronte delle politiche attive (corsi di riqualificazione e orientamento) che il nostro Paese è ancora arretrato: in valore assoluto investiamo circa 5,4 miliardi l'anno per le politiche attive e appena 447 milioni per i centri per l'impiego. In Francia sul primo fronte la spesa supera i 16 miliardi, mentre sul secondo è di 5,9. La Germania punta molto sui servizi per l'impiego, oltre 9 miliardi, e pure sulle politiche attive (14 miliardi).
In Italia, del resto, il sistema attualmente in vigore ha raddoppiato le uscite dal bilancio dell'Inps nell'arco di un triennio (dai 10 miliardi del 2008 ai 20 del 2010) e il livello sale a 22,5 miliardi (dati Eurostat 2010), considerando anche gli esborsi per i pensionamenti anticipati, e a oltre 28, includendo il conto di politiche attive e servizi per l'impiego. Per i soli ammortizzatori sociali lo Stato ha dovuto sborsare 30 miliardi dal 2008 a oggi per coprire il gap rispetto alle entrate da contributi di aziende e lavoratori.
Allo stato attuale sarà difficile, ovviamente, trovare nuove risorse. Dopo due mesi di incontri informali, plenari, passi avanti e brusche frenate, il confronto tra Governo e parti sociali sulla riforma del mercato del lavoro è tutt'altro che vicino al round finale. C'è attesa per il recupero – in settimana – del tavolo rinviato il 1° marzo, nel corso del quale il ministro Fornero dovrebbe svelare il piano complessivo sugli ammortizzatori sociali e soprattutto sciogliere il nodo delle risorse (l'obiettivo è recuperare 2 miliardi nelle pieghe del bilancio).
Nei progetti del Welfare c'è un deciso restyling della cassa integrazione (si veda lo schema a destra) e l'introduzione di un insieme universale di tutele per chi perde il posto legate in maniera più stretta alle politiche attive. Un sistema che dovrebbe andare a regime nel 2017, ma sul quale è aperto, appunto, il dilemma della "sostenibilità", visto che l'idea di partenza del ministro del Lavoro di far pagare i maggiori costi a lavoratori e imprese è stata respinta al mittente dalle parti sociali.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: Renzi Vs Bersani: i due PD

Messaggioda franz il 25/10/2012, 9:05

Flavio, l'imposta sui grandi patrimoni esiste in USA quindi è sicuramente americana, democratica e liberale. Anzi ricorderai che alcuni ricchi si erano opposti alla attenuazione di questa imposta, scrivendo una pagina sui maggiori quotidiani. Comunque è vero. Raggiungere il 100% in tre anni pare un po' troppo accellerato. Forse in 5 anni è piu' realistico. Ma è comunque possibile e sia FID sia Renzi su questo punto indicano come e dicono le stesse cose che possono essere dette, con buon senso, da tutti. Invece non è di buon senso (ma molto elettorale) dire come Fassina che non si deve ridurre la spesa pubblica).

http://www.ilpost.it/2011/10/31/le-100- ... teo-renzi/
https://www.fermareildeclino.it/10proposte
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Renzi Vs Bersani: i due PD

Messaggioda chango il 25/10/2012, 9:33

franz ha scritto:Flavio, l'imposta sui grandi patrimoni esiste in USA quindi è sicuramente americana, democratica e liberale. Anzi ricorderai che alcuni ricchi si erano opposti alla attenuazione di questa imposta, scrivendo una pagina sui maggiori quotidiani. Comunque è vero. Raggiungere il 100% in tre anni pare un po' troppo accellerato. Forse in 5 anni è piu' realistico. Ma è comunque possibile e sia FID sia Renzi su questo punto indicano come e dicono le stesse cose che possono essere dette, con buon senso, da tutti. Invece non è di buon senso (ma molto elettorale) dire come Fassina che non si deve ridurre la spesa pubblica).

http://www.ilpost.it/2011/10/31/le-100- ... teo-renzi/
https://www.fermareildeclino.it/10proposte


è veramente buon senso ritenere che per ridurre il rapporto debito/pil ci si debba concetrare sul debito?
faccio presente che è la logica della austerità imposta ai PIIGS e il rapporto è tutto tranne che migliorato.

è veramente buon senso affermare che è realistico ridurre il debito vendendo patrimonio pubblico per circa due punti di PIL all'anno (perchè a questo equivalgono 35 miliardi)?

é veramente buon senso affrontare la questione debito/pil come un puro approccio contabile?

è veramente buon senso impegnarsi a ridurre il debito al 100% in tre o cinque anni? se lo raggiungiamo che succede? vinciamo una bambolina? e se invece lo facciamo in 7-10 anni?
chango
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 656
Iscritto il: 30/12/2008, 13:06

Re: Renzi Vs Bersani: i due PD

Messaggioda Robyn il 25/10/2012, 9:51

La sinistra del XXI secolo non può fare riferimento al termine socialista o socialdemocratico perchè è più percepito come classista.La sinistra deve essere interclassista nel senso che pur mantenendo i suoi caratteri come la giustizia sociale e il welfare si apre ad altre classi e non si pone in contrasto con esse.In merito a SEL permangono ancora dei luoghi comuni come il comunismo.Adesso i luoghi comuni fanno parte della prima e della seconda repubblica.SEL non fà riferimento al comunismo,nel suo congresso fondativo considera leninismo,marxismo semplicemente memoria storica del passato.In tutta europa e nel labour party esistono componenti un pò più massimaliste anche perche le componenti meno intransigenti da sole potrebbero perdersi per strada.Mi pare di aver sentito la parola comunismo estremismo pronunciata da Casini e quindi Casini fà riferimento a luoghi comuni.Monti non esce di di scena è in parlamento nascosto pronto a dire la sua se le cose non dovessero andare per il verso giusto.Prima di pronunciare la parola estremismo comunismo bisogna vedere nelle azioni concrete SEL ciao robyn
Locke la democrazia è fatta di molte persone
Avatar utente
Robyn
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 11370
Iscritto il: 13/10/2008, 9:52

Re: Renzi Vs Bersani: i due PD

Messaggioda franz il 25/10/2012, 10:37

chango ha scritto:è veramente buon senso ritenere che per ridurre il rapporto debito/pil ci si debba concetrare sul debito?
faccio presente che è la logica della austerità imposta ai PIIGS e il rapporto è tutto tranne che migliorato.

Si, è giusto e di buon senso. Vedere la Svezia e altri paesi che (olanda, germania, svizzera) tra il 2000 ed il 2010 hanno fatto quello che si chiede a noi ora. A me pare invece che quello che ha fatto la grecia, dopo essere entrata nell'euro, è stato raddoppiare la sua spesa pubblica. E non ha funzionato. Ecco perché ora si chiede di stringere la cinghia.

Immagine

Vedere anche http://www.brunoleonimedia.it/public/Pa ... bblica.pdf

Concentrarsi sul debito è più facile per lo stato. Si allevia il fardello che ci portiamo sulle spalle, si puo' diminuire la spesa pubblica e le imposte. In questo modo di liberano risorse per la crescita (che spetta ai privati, se non vengono dissanguati in tasse) e non allo stato.
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Prossimo

Torna a Ulivo e PD: tra radici e futuro

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 9 ospiti

cron