Sindaci & burocrati è guerra nel Pd

Sindaci & burocrati
è guerra nel Pd
Dal Piemonte alla Campania, gli eletti sotto assedio
CARLO BERTINI
ROMA

Al piano nobile di largo del Nazareno, in pieno centro di una Roma battuta solo da grupponi di turisti, fervono i preparativi della prima festa del Pd che comincia sabato a Firenze, (e che domenica ospiterà un duetto tra Bossi e Chiamparino) ma dall’aria che tira nel partito in giro per l’Italia ad un anno dalla sua nascita, non sembra che ci sia molto da festeggiare.
Dal caso Torino allo shock dell’Abruzzo (dove si voterà a novembre e non si vede certo una corsa a candidarsi per la poltrona di governatore lasciata libera da Del Turco), dallo scontro sulle correnti alla polemica sul congresso, dal rebus alleanze fino allo strappo con Di Pietro e i girotondi, i primi mesi dopo la sconfitta non portano certo in dote un clima di entusiasmo.
E in molte realtà locali in vista delle amministrative del 2009 va in onda da mesi uno scontro ben poco sotterraneo che porta alla luce un conflitto spesso aspro tra apparati locali e sindaci o governatori eletti dal popolo. «In un partito che ha scelto le primarie come metodo per le candidature è fisiologico», si difendono gli uomini di Veltroni. Ma la confusione da nord a sud regna sovrana e anche ieri gli strascichi delle polemiche sul caso Chiamparino non sono mancati.
«Se ho una colpa da farmi perdonare - ha attaccato il sindaco - è che ho tardato a dire che i partiti devono stare al loro posto». Ma la realtà è che il partito al suo posto non ci vuole stare e la corsa alle poltrone è già cominciata. «Il Pd non è ancora costruito e questo crea tensioni - dice Mercedes Bresso - e ancora non c’è stato nemmeno un congresso. Quando si perdono le elezioni a qualunque livello si vivono momenti difficili, problemi che si risolveranno».
Sarà, ma intanto la corona di spine si allarga giorno dopo giorno e neanche è cominciata la fase del tesseramento che da settembre a fine anno impegnerà sul campo i vari potentati locali alle prese con un regolamento fatto apposta per evitare trucchetti: niente pacchetti di tessere casa per casa, ma solo iscrizioni nei circoli o nei gazebo, di persona e nei quartieri di residenza.
Intanto, dando uno sguardo alle querelle sparse in varie aree del paese, per i dirigenti nazionali del Pd non c’è da stare allegri. In Sardegna il segretario regionale Cabras si è dimesso a luglio perché non è riuscito a trovare un candidato alternativo a Soru per il 2009 e il dualismo tra i due è così forte che durante la campagna elettorale Veltroni faticava a far salire sullo stesso palco entrambi.
A Firenze Leonardo Domenici lascerà dopo il suo secondo mandato e già si profila uno scontro tra due candidature, l’assessore alla sicurezza, Cioni (che chiede le primarie ma non si è ancora scoperto) e una collega di giunta, l’assessore alla scuola, Lastri; con il presidente della provincia, il rutelliano Matteo Renzi che secondo alcune voci starebbe facendo un pensierino su Palazzo Vecchio, così come un altro ex Dl, Lapo Pistelli.
A Bologna, Cofferati affronterà le primarie e se la giocherà (per così dire) con un ex Margherita, il presidente del municipio Santo Stefano, Andrea Forlani. A Napoli bisognerà vedere come finirà la partita di Antonio Bassolino che ha annunciato di volersi dimettere l’anno prossimo da governatore della Campania; finora al primo voto interno per la segreteria provinciale del Pd, il veltroniano Luigi Nicolais ha battuto il bassoliniano Andrea Cozzolino.
A Genova il partito è diviso tra la veltroniana Marta Vincenzi e il dalemiano Burlando che chiede le primarie per decidere il candidato Pd alla Regione nel 2010; mentre la base, scossa dallo scandalo dell’autorità portuale, non ha ancora digerito la storica sconfitta alle politiche con il centrodestra che ha preso più voti in Liguria del centrosinistra.
Insomma, in questo quadro non esaltante si apre sabato la festa a Firenze e anche ieri non sono mancati gli attacchi al segretario: Cacciari, intervistato da Il Mattino, chiede un congresso per mozioni che elegga un gruppo dirigente «non fittizio ma reale» e Parisi ci mette il carico, commentando le ultime uscite del leader: «Veltroni così porterà gli elettori alla depressione. Il tempo del “ma anche” è scaduto. Ogni giorno che passa cresce il bisogno di quella ripartenza annunciata e da troppo tempo rinviata. Ci vuole un dibattito vero sulla sconfitta politica a partire da una risposta riconoscibile di Veltroni alle principali questioni in campo».
www.lastampa.it
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Dal Piemonte alla Campania, gli eletti sotto assedio
CARLO BERTINI
ROMA

Al piano nobile di largo del Nazareno, in pieno centro di una Roma battuta solo da grupponi di turisti, fervono i preparativi della prima festa del Pd che comincia sabato a Firenze, (e che domenica ospiterà un duetto tra Bossi e Chiamparino) ma dall’aria che tira nel partito in giro per l’Italia ad un anno dalla sua nascita, non sembra che ci sia molto da festeggiare.
Dal caso Torino allo shock dell’Abruzzo (dove si voterà a novembre e non si vede certo una corsa a candidarsi per la poltrona di governatore lasciata libera da Del Turco), dallo scontro sulle correnti alla polemica sul congresso, dal rebus alleanze fino allo strappo con Di Pietro e i girotondi, i primi mesi dopo la sconfitta non portano certo in dote un clima di entusiasmo.
E in molte realtà locali in vista delle amministrative del 2009 va in onda da mesi uno scontro ben poco sotterraneo che porta alla luce un conflitto spesso aspro tra apparati locali e sindaci o governatori eletti dal popolo. «In un partito che ha scelto le primarie come metodo per le candidature è fisiologico», si difendono gli uomini di Veltroni. Ma la confusione da nord a sud regna sovrana e anche ieri gli strascichi delle polemiche sul caso Chiamparino non sono mancati.
«Se ho una colpa da farmi perdonare - ha attaccato il sindaco - è che ho tardato a dire che i partiti devono stare al loro posto». Ma la realtà è che il partito al suo posto non ci vuole stare e la corsa alle poltrone è già cominciata. «Il Pd non è ancora costruito e questo crea tensioni - dice Mercedes Bresso - e ancora non c’è stato nemmeno un congresso. Quando si perdono le elezioni a qualunque livello si vivono momenti difficili, problemi che si risolveranno».
Sarà, ma intanto la corona di spine si allarga giorno dopo giorno e neanche è cominciata la fase del tesseramento che da settembre a fine anno impegnerà sul campo i vari potentati locali alle prese con un regolamento fatto apposta per evitare trucchetti: niente pacchetti di tessere casa per casa, ma solo iscrizioni nei circoli o nei gazebo, di persona e nei quartieri di residenza.
Intanto, dando uno sguardo alle querelle sparse in varie aree del paese, per i dirigenti nazionali del Pd non c’è da stare allegri. In Sardegna il segretario regionale Cabras si è dimesso a luglio perché non è riuscito a trovare un candidato alternativo a Soru per il 2009 e il dualismo tra i due è così forte che durante la campagna elettorale Veltroni faticava a far salire sullo stesso palco entrambi.
A Firenze Leonardo Domenici lascerà dopo il suo secondo mandato e già si profila uno scontro tra due candidature, l’assessore alla sicurezza, Cioni (che chiede le primarie ma non si è ancora scoperto) e una collega di giunta, l’assessore alla scuola, Lastri; con il presidente della provincia, il rutelliano Matteo Renzi che secondo alcune voci starebbe facendo un pensierino su Palazzo Vecchio, così come un altro ex Dl, Lapo Pistelli.
A Bologna, Cofferati affronterà le primarie e se la giocherà (per così dire) con un ex Margherita, il presidente del municipio Santo Stefano, Andrea Forlani. A Napoli bisognerà vedere come finirà la partita di Antonio Bassolino che ha annunciato di volersi dimettere l’anno prossimo da governatore della Campania; finora al primo voto interno per la segreteria provinciale del Pd, il veltroniano Luigi Nicolais ha battuto il bassoliniano Andrea Cozzolino.
A Genova il partito è diviso tra la veltroniana Marta Vincenzi e il dalemiano Burlando che chiede le primarie per decidere il candidato Pd alla Regione nel 2010; mentre la base, scossa dallo scandalo dell’autorità portuale, non ha ancora digerito la storica sconfitta alle politiche con il centrodestra che ha preso più voti in Liguria del centrosinistra.
Insomma, in questo quadro non esaltante si apre sabato la festa a Firenze e anche ieri non sono mancati gli attacchi al segretario: Cacciari, intervistato da Il Mattino, chiede un congresso per mozioni che elegga un gruppo dirigente «non fittizio ma reale» e Parisi ci mette il carico, commentando le ultime uscite del leader: «Veltroni così porterà gli elettori alla depressione. Il tempo del “ma anche” è scaduto. Ogni giorno che passa cresce il bisogno di quella ripartenza annunciata e da troppo tempo rinviata. Ci vuole un dibattito vero sulla sconfitta politica a partire da una risposta riconoscibile di Veltroni alle principali questioni in campo».
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