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Sul PD e il Riformismo - Riformisti in Italia e in Europa -

MessaggioInviato: 05/08/2008, 10:48
da Ful
Salve a tutti,

partendo da questa definizione di Riformismo su Wikipedia:

Il riformismo è una metodologia da applicare alle iniziative politiche, con l'intento di favorire un'evoluzione degli ordinamenti politici e sociali mediante la teorizzazione e l'attuazione di riforme.

Le riforme possono in certi casi essere graduali e progressive. In altri casi possono avere un contenuto più ampio ed introdurre dei cambiamenti consistenti all'interno della struttura pre-esistente. Il termine riformismo è il contrasto con quello di rivoluzione. Riformare si rifà all'idea di "riorganizzare" o di "ridisegnare" attraverso l'utilizzo di metodi democratici, in contrapposizione ai metodi autoritari spesso usati dai regimi prodotti dalle rivoluzioni.


provo a lanciare alcune discussioni tematiche.

Come fine sarebbe bello arrivare ad un punto condiviso, in ogni modo la discussione sarà interessante ed utile per tutti...

Cosa vuol dire essere Riformisti in Italia e in Europa?


Ful

Re: Sul PD e il Riformismo - Riformisti in Italia e in Europa -

MessaggioInviato: 05/08/2008, 12:26
da annalu
Direi che la tua idea di lanciare alcuni temi di discussione è ottima.
Però non mi convince un inizio basato solo sulla definizione di Wikipedia. Hai scelto alcune tematiche, tra tutte quelle possibili. Penso che su queste tu ti sia formato una tua opinione: perché non inizi con l'esporla?

Tra l'altro è ben noto che è molto più facile commentare e criticare le opinioni altrui, che non cominciare con l'esporre le proprie.
Se desideri davvero che il dibattito parta, prova a cominciare tu, poi si vedrà.

Ciao e buon lavoro
annalu

Re: Sul PD e il Riformismo - Riformisti in Italia e in Europa -

MessaggioInviato: 05/08/2008, 20:44
da pinopic1
Volete dare un'occhiata?
Può essere un contributo alla discussione.

http://it.youtube.com/watch?v=AowTgxkIGv0

Re: Sul PD e il Riformismo - Riformisti in Italia e in Europa -

MessaggioInviato: 05/08/2008, 22:16
da franz
Ful ha scritto:Salve a tutti,

partendo da questa definizione di Riformismo su Wikipedia:

Il riformismo è una metodologia da applicare alle iniziative politiche, con l'intento di favorire un'evoluzione degli ordinamenti politici e sociali mediante la teorizzazione e l'attuazione di riforme.

Le riforme possono in certi casi essere graduali e progressive. In altri casi possono avere un contenuto più ampio ed introdurre dei cambiamenti consistenti all'interno della struttura pre-esistente. Il termine riformismo è il contrasto con quello di rivoluzione. Riformare si rifà all'idea di "riorganizzare" o di "ridisegnare" attraverso l'utilizzo di metodi democratici, in contrapposizione ai metodi autoritari spesso usati dai regimi prodotti dalle rivoluzioni.



In pratica in democrazia siamo tutti per forza riformisti, anche quando abbiamo disegno diversi ed opposti.
Si parte dall'analisi di una realtà e delle cose che non vanno, per proporre piccoli e/o grandi progetti di cambiamentio.

Ma attenzione che la realtà poi cambia indipendentemente dalle nostre (o altrui) volontà riformiste.
E qui viene il bello.

Ciao,
Franz

Re: Sul PD e il Riformismo - Riformisti in Italia e in Europa -

MessaggioInviato: 05/08/2008, 22:26
da franz
pinopic1 ha scritto:Volete dare un'occhiata?
Può essere un contributo alla discussione.


Un'analisi breve della realtà del mondo del lavoro e soprattutto dei cambiamenti e del nostro essere impreparati.
S'ì è un'ottimo contributo. Penso anche alla frase che si vede apparire per pochi attimi dietro D'Alema che parla.
Il futuro entra in noi molto prima che accada.
Sarà vero ma noi ci facciamo sorprendere dopo decenni a contemplare una realtà mutata da tempo. Per conto suo.
In effetti noi siamo sempre in ritardo e la politica è sempre piu' lenta.
Questo è il problema del "grande riformismo".
Grandi progetti sono vecchi appea nati e non vanno mai in porto o nascono inadeguati.
Piccoli progetti hanno molta piu' possibilità di essere incisivi e portati a termine.

Grandi riforme degli anni 70 (penso allo statuto dei lavoratori e all'equo canone) che volevano avere effetti positivi, hanno in realtà avuto anche effeti negativi che paghiamo ancora oggi, con i due mercati (lavoro e casa) ingessati e bloccati.

Prima di parlare del riformismo futuro, facciamo un bilancio di quello passato?
Quanto di positivo e di negativo è dovuto al riformismo?
Quanto la società è cambiata di suo, indipendentemente dal riformismo?

Per esempio un fattore assolutamente imponderabile, imprevedibile e non frenabile è l'innovazione tecnologica.
Anche per questo è impossibile fare previsioni sulla società di domani.
Ma se impossibile fare previsioni, come possiamo fare piani sulla base di un progetto rifrmista?

Ciao,
Franz

Re: Sul PD e il Riformismo - Riformisti in Italia e in Europa -

MessaggioInviato: 06/08/2008, 8:38
da Paolo65
Il mio modo di essere riformista non si basa molto sulla teoria ma sulla realtà del nostro paese.

Se fossi convinto ,ad esempio, che il paese non necessiti di riforme costituzionali ed andasse bene quella vigente, sarei un conservatore convinto.

Se fossi convinto che gli ordini professionali rappresentano una ricchezza e non un ostacolo alla professione, li defenderei e quindi sarei un conservatore.

Non accetto il principio che uno debba essere conservatore o riformista a priori e sempre, perchè andrebbe contro un valore ancora più importante:la libertà di pensiero che deve ovviamente prevedere il cambiamento della propria posizione.

Il paradosso è che ho votato il PD perchè ho appoggiato il riformismo presente nel programma elettorale di Veltroni, ed oggi vedo il PD ostaggio di un modo di fare politica così conservatore e vecchio, da disperarsi.

Alla fine gli unici veri riformatori, nel senso più autentico del termine, restano i Radicali.

Paolo

Re: Sul PD e il Riformismo - Riformisti in Italia e in Europa -

MessaggioInviato: 06/08/2008, 11:56
da Ful
franz ha scritto:
In pratica in democrazia siamo tutti per forza riformisti, anche quando abbiamo disegno diversi ed opposti.
Si parte dall'analisi di una realtà e delle cose che non vanno, per proporre piccoli e/o grandi progetti di cambiamentio.



Sempre da wikipedia: Storia del termine quoto questa possibile "distinzione" dell'essere "Riformisti" che è stata coniata per distinguere la cultura di fondo di appartenenza.

Alcuni propongono perciò di usare il termine "riformatore" per la destra e quello "riformista" per la sinistra, laddove la prima è più radicale e la seconda più moderata e graduale, in vista della conservazione dello stato sociale. In questo senso i liberali progressisti e i cristiano-sociali vengono definiti "riformisti" perché sostenitori di riforme più graduali dei loro colleghi liberali (specialmente dei liberali conservatori) e dei liberisti e democristiani, tanto da portare i primi a forti convergenze con la socialdemocrazia, come è accaduto in Italia (DL alleata con i DS), Irlanda (Fine Gael alleata con i Laburisti) e Francia (convergenze tra UDF e PS), per fare solo tre esempi.

Questa distinzione la ritengo importante non tanto per il caso Italia, dove eredi di Craxi sono parte integrante della coalizzione di CD e sicuramente portano anche del rancore.., ma per un possibile ragionamento sul Riformismo in Europa che vada oltre il PSE e vede il PD protagonista nella ricerca d'innovazione nella proposizione di nuovi gruppi parlamentari a Strasburgo.

In Italia l'evoluzione politica vive un'anomalia, o meglio ha una sua peculiarità nell'evolversi del PCI PDS DS
Storicamente il riformismo è socialdemocratico ha una cultura con radici salde nella rivoluzione industriale e nella cultura Protestante, mentre in Italia ha radici che affondano nella scissione del 1921 dal PSI.



Ma attenzione che la realtà poi cambia indipendentemente dalle nostre (o altrui) volontà riformiste.
E qui viene il bello.

Ciao,
Franz


Sicuramene esiste l'imprevedibile, ma il prevedibile è molto pericoloso per tutta l'Umanità.
Per i prossimi anni, il prevedibile, sono la fame nel mondo, l'approvigionamento delle scorte energetiche residue, l'allarme sanitario e la gestione dei brevetti farmacologici.
Solo tre esempi su scala mondiale di un'azione riformista che una nuova forza riformista europea deve porsi.

Ful

Temi Riformisti

MessaggioInviato: 06/08/2008, 13:39
da franz
Ful ha scritto:Alcuni propongono perciò di usare il termine "riformatore" per la destra e quello "riformista" per la sinistra, ...

Spero che non ci perderemo in inutili questioni nominalistiche (mettere i nomi davanti alle cose) invece di affontare la realtà per quello che è o ci appare .... per poi darle un nome.
Ful ha scritto:Sicuramene esiste l'imprevedibile, ma il prevedibile è molto pericoloso per tutta l'Umanità.
Per i prossimi anni, il prevedibile, sono la fame nel mondo, l'approvigionamento delle scorte energetiche residue, l'allarme sanitario e la gestione dei brevetti farmacologici.
Solo tre esempi su scala mondiale di un'azione riformista che una nuova forza riformista europea deve porsi.

Ful

Tutto è pericoloso (anche il fuoco) ma calchiamo questo pianeta come homo sapiens da circa 200'000 anni perché abbiamo saputo accettare i rischi ed i pericoli e malgrado tutto siamo ancora vivi. Non è garanzia che questo sia per sempre vero ma una certa "natura" nel gestire pro e contro, rischi e benefici, ormai ci va riconosciuta.
Ovviamente si moriva di fame, di stenti, di guerre, di malattie molto di piu' 100'000 o 10'000 0 1'000 o anni fa (basta vedere quanto eravamo allora e quanto siamo oggi) per cui questo aspetto è quello in maggiore diminuzione.
Non tanto quanto vorremmo ma oggi si sta meglio di 20 anni fa.

Per le "scorte" oggi il problema è tecnologico. Trovarne di nuove, produrne di nuove. Non mi pare affatto un problema riformista ma piuttosto un problema di tecnologia produttiva (per il nuovo) e di mentalità di consumo e riciclaggio (per usare meglio l'attuale stock).
Per l'allarme sanitario, considerato che nel recente passato abbiamo debellato il vaiolo, che secondo alcune stime avrebbe fatto in 10'000 anni circa undici miliardi di morti sul pianeta, credo che tu dovresti essere piu' preciso.
Quali le nuove pandemie (vere, non inventate dai media per spaventare o distrarre i lettori)?
Per la gestione dei brevetti (farmacologici e non) non mi pare una emergenza.

Come emergenze riformiste io vedo tutto quello per la cui soluzione si esce dall'ambito temporale delle legislature ordinarie (4 o 5 anni a seconda dei paesi) e si passa a periodi di 50 o 100 anni.
Quindi il clima (per ovvi motivi) ed il welfare globale (perché ha tempi di 40 anni per registrare cambiamenti, miglioramenti, peggioramenti).

Ma forse la vera emergenza riformista è la riforma della politica stessa.
Il concetto di democrazia nasce ad atene, quando in 4 gatti (solo maschi) discutevano in piazza del piu' e del meno.
Oggi siamo sei miliardi e mezzo e la democrazia appare troppo lenta per gestire le emergenze planetarie.
Dovrebbe appaire evidente che il problema del rapporto tra gobale e locale (e relative scelte) è la vera emergenza di oggi.

Ciao,
Franz

Re: Temi Riformisti

MessaggioInviato: 06/08/2008, 17:39
da Ful
franz ha scritto:Spero che non ci perderemo in inutili questioni nominalistiche (mettere i nomi davanti alle cose) invece di affontare la realtà per quello che è o ci appare .... per poi darle un nome.


E' solo una precisazione. Usare l'aggettivo più consono aiuta a specificare meglio: scuro di colore non è solo nero... Se è assunto che riformista sta a SN e riformatore a DX è perchè evidentemente si ritiene, o almeno qualcuno ritiene, più utile riassumere nella giusta parole un termine che ha la sua storia.

Tutto è pericoloso (anche il fuoco) ma calchiamo questo pianeta come homo sapiens da circa 200'000 anni perché abbiamo saputo accettare i rischi ed i pericoli e malgrado tutto siamo ancora vivi. Non è garanzia che questo sia per sempre vero ma una certa "natura" nel gestire pro e contro, rischi e benefici, ormai ci va riconosciuta.
Ovviamente si moriva di fame, di stenti, di guerre, di malattie molto di piu' 100'000 o 10'000 0 1'000 o anni fa (basta vedere quanto eravamo allora e quanto siamo oggi) per cui questo aspetto è quello in maggiore diminuzione.
Non tanto quanto vorremmo ma oggi si sta meglio di 20 anni fa.

Per le "scorte" oggi il problema è tecnologico. Trovarne di nuove, produrne di nuove. Non mi pare affatto un problema riformista ma piuttosto un problema di tecnologia produttiva (per il nuovo) e di mentalità di consumo e riciclaggio (per usare meglio l'attuale stock).
Per l'allarme sanitario, considerato che nel recente passato abbiamo debellato il vaiolo, che secondo alcune stime avrebbe fatto in 10'000 anni circa undici miliardi di morti sul pianeta, credo che tu dovresti essere piu' preciso.
Quali le nuove pandemie (vere, non inventate dai media per spaventare o distrarre i lettori)?
Per la gestione dei brevetti (farmacologici e non) non mi pare una emergenza.

Come emergenze riformiste io vedo tutto quello per la cui soluzione si esce dall'ambito temporale delle legislature ordinarie (4 o 5 anni a seconda dei paesi) e si passa a periodi di 50 o 100 anni.
Quindi il clima (per ovvi motivi) ed il welfare globale (perché ha tempi di 40 anni per registrare cambiamenti, miglioramenti, peggioramenti).

Ma forse la vera emergenza riformista è la riforma della politica stessa.
Il concetto di democrazia nasce ad atene, quando in 4 gatti (solo maschi) discutevano in piazza del piu' e del meno.
Oggi siamo sei miliardi e mezzo e la democrazia appare troppo lenta per gestire le emergenze planetarie.
Dovrebbe appaire evidente che il problema del rapporto tra gobale e locale (e relative scelte) è la vera emergenza di oggi.

Ciao,
Franz


Da quattro gatti a oltre 700 di Strasburgo in rappresentanza di 500 e più milioni di persone.
E vero o no che l'Europa cerca di darsi un assetto istituzionale più incisivo nella politica mondiale? Possiamo fare qualcosa come europei nella gestione dei problemi planetari? Lasciamo che sia il progresso a fare il futuro?

Riformulo gli allarmi del futuro immediato in chiave diversa.

Può la politica, una politica europea aiutare la fame nel mondo? Trovare una mediazione e magari una via d'uscita, nelle aree contese da interessi stategici per lo stile di sviluppo predominante'? Trovare un'indirizzo nella gestione dei farmaci contro l'aids e le malattie in genere che colpiscono i paesi più poveri?

Può una forza europea farsi carico di ricercare un'innovazione nella gestione degli ogm e dei vaccini? Come sull'esempio della moratoria sulla pena di morte, non si può portare al primo ordine del giorno l'agenda della UE e dell'Onu? Dare una rilevanza mondiale a questi problemi di giustizia all'accesso dei beni fondamentali? Cibo, salute e guerra non spingono masse di donne e uomini a spostarsi in cerca di un futuro più vivibile, di una speranza?

Aspettiamo che lo faccia il PPE o magari la minoranza del parlamento europeo con in testa il PSE?
O sarebbe meglio riunire tutti i riformisti e dettare l'agenda dell'Europa?

Quante domante per dare una risposta ad una realtà che non cambia senza la nostra volontà.
Non esiste tecnologia per queste risposte, se non utilizzata giustamente ed indirizzata bene dalla politica, che cambi in meglio la realtà.

Ful

Re: Temi Riformisti

MessaggioInviato: 06/08/2008, 21:58
da franz
Ful ha scritto:E' solo una precisazione. Usare l'aggettivo più consono aiuta a specificare meglio: scuro di colore non è solo nero... Se è assunto che riformista sta a SN e riformatore a DX è perchè evidentemente si ritiene, o almeno qualcuno ritiene, più utile riassumere nella giusta parole un termine che ha la sua storia.

Comprendo, ma è una precisazione che precisa ben poco, salvo il fatto che mal si tollera che lo stesso termine (riformista) sia utilizzato sia per la sinistra che per la destra. Meglio dividere i temini e stare piu' tranquilli.
Ma abbiamo fatto passi avanti? Non credo. Mi sembra piu' un problema psicologico che riformistico.

Ful ha scritto:Da quattro gatti a oltre 700 di Strasburgo in rappresentanza di 500 e più milioni di persone.

Intendevo riferirmi alla democrazia diretta, paragonando l'antica ed esigua atene alla popolazione mondiale attuale.

Ful ha scritto:Riformulo gli allarmi del futuro immediato in chiave diversa.

Può la politica, una politica europea aiutare la fame nel mondo? Trovare una mediazione e magari una via d'uscita, nelle aree contese da interessi stategici per lo stile di sviluppo predominante'? Trovare un'indirizzo nella gestione dei farmaci contro l'aids e le malattie in genere che colpiscono i paesi più poveri?

Può una forza europea farsi carico di ricercare un'innovazione nella gestione degli ogm e dei vaccini? Come sull'esempio della moratoria sulla pena di morte, non si può portare al primo ordine del giorno l'agenda della UE e dell'Onu? Dare una rilevanza mondiale a questi problemi di giustizia all'accesso dei beni fondamentali? Cibo, salute e guerra non spingono masse di donne e uomini a spostarsi in cerca di un futuro più vivibile, di una speranza?

Aspettiamo che lo faccia il PPE o magari la minoranza del parlamento europeo con in testa il PSE?
O sarebbe meglio riunire tutti i riformisti e dettare l'agenda dell'Europa?

Quante domante per dare una risposta ad una realtà che non cambia senza la nostra volontà.
Non esiste tecnologia per queste risposte, se non utilizzata giustamente ed indirizzata bene dalla politica, che cambi in meglio la realtà.

Ful

Mi sembrano, scusa se oso, domande mal poste. Puo' una politica europea aiutare la fame nel mondo? Forse si, forse no.
Che ne sappiamo senza trasformare il genrico "una" in un articolo determinativo ed esaminare "la politica" nel concreto?
Le politiche in questione possono essere decine, centinaia, migliaia. Come possiamo dire se "una" puo' aiutare?
Beh, spero proprio di si'. Tra mille alcune aiuteranno di piu'. ma quali?
E per la fame nel mondo sarà anche la tecnologia ad aiutare perché se OGGI siamo sei miliardi e mezzo e non un miliardo e mezzo come 100 anni fa è per la tecnica (agricola, produttiva, medica) e non tanto per la politica.

Opinione personale, ovviamente.

Franz