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Il gioco della gherminella

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Il gioco della gherminella

Messaggioda flaviomob il 04/06/2011, 11:38

venerdì, giugno 03, 2011


Il gioco della gherminella

All'interessante articolo in cui mi si tirava in ballo questa mattina hanno già risposto altri (Pietro e Raffaele, per esempio).

Facciamo, però, il punto della situazione, circa le nostre sfide da un anno a questa parte (il 'noi' è perché siamo tanti, non per uno strano vezzo retorico, eh).

Nell'aprile del 2010, dopo una quasi sconfitta elettorale, chiedemmo di Andare Oltre, di immaginare un centrosinistra unito, al di là delle etichette e delle degli strateghi, che lavorasse sui temi del Nord (senza avere paura di confrontarsi - anche duramente - con il fenomeno della Lega), sui giovani (i giovani elettori, non i giovani dirigenti) e sulla possibilità di riscoprire il Sud (dove purtroppo le cose continuano ad andare molto male). Che non partisse dalle correnti e dai loro capi, che negasse addirittura l'uso del cognome, per spersonalizzare le idee e per mettersi a disposizione degli altri. Con coraggio, altruismo e fantasia, dicemmo allora.

Poi sconsigliammo, in ripetute prese di posizione lungo tutta l'estate, di credere nel governo tecnico e nelle manovre di Palazzo, ma di puntare sulla crisi strutturale della maggioranza, per rilanciare una proposta di governo che fosse prima di tutto nostra, dei nostri alleati e soprattutto dei nostri elettori. Non credevamo nella grande alleanza in Parlamento e ci sentivamo di dubitare della grande alleanza nel Paese, soprattutto perché il contributo del terzo polo, da molti considerato decisivo, era secondo il nostro umile avviso, molto sopravvalutato.

Invitammo tutti a una campagna d'estate, che per noi si tradusse in un lungo viaggio attraverso il Paese, alla ricerca delle ragioni dell'astensionismo e della sfiducia, proprio mentre in Parlamento si cercava una fiducia improbabile (e irresponsabile).

Chiedemmo al Pd di semplificare il quadro politico, di puntare sulle primarie (mentre tutti, segretario compreso, sembravano metterle in discussione) e sulla nostra capacità di leadership. Di non temerne il risultato, perché la partecipazione di tutti era più importante delle ossessioni di pochi.

Andammo a trovare il Movimento 5 Stelle a Cesena, girammo un documentario e aprimmo un dibattito, nella speranza che il Pd comprendesse alcune ragioni dei ragazzi che ne fanno parte (e che le prendesse sul serio).

Dal lavoro collettivo di cui abbiamo detto emerse un breve ma utilissimo dossier sulla Lega e sulle sue contraddizioni, uno sulla questione dell'immigrazione (delicata e però per la prima volta comprensibile), uno sulla Costituzione, in vista del 150°.

Poi organizzammo Prossima Italia, l'incontro politico più partecipato dell'anno, per parlare di quello che ci attende e della 'prossima' Italia, delle idee da mettere in gioco, in un format che ci hanno copiato quasi tutti. In quella bellissima sede, scegliemmo il vento (profondo) come parola e come movente della nostra iniziativa politica.

Nonostante fiumi di inchiostro farebbero pensare il contrario, si parlò poco (quasi nulla) di «rottamazione», in quella tre giorni, anche se si partiva da quelle due questioni statutarie di un qualche interesse che è il caso di riproporre: limite dei mandati e primarie per scegliere i parlamentari. La domanda che ci ponevamo e che ci poniamo è semplice: nella Terza Repubblica i protagonisti saranno quelli che provengono dalla Prima, o vogliamo immaginare qualcosa di diverso? La domanda è ancora attuale. Anzi, lo è di più.

In più, abbiamo continuato a parlare delle ragazze e dei ragazzi di questo Paese. Anzi, abbiamo cercato di parlare alle ragazze e ai ragazzi di questo Paese. Abbiamo chiesto che tutti si rivolgessero loro, e alla domanda di politica che esprimevano o che covava, sotto le ceneri di questi vent'anni. Parlammo di ventenni per superare il ventennio da cui proveniamo e scrivemmo anche un piccolo manifesto politico, in merito.

Tutti temi che sono stati (puntualmente) valorizzati nelle ultime settimane.

Come, ad esempio, la dura presa di posizione contro l'apertura del Pd alla Lega, di cui si è parlato molto nei giorni che precedevano il 17 marzo (perché a noi le cose difficili piacciono...).

In più, in questa campagna elettorale, oltre a sostenere il centrosinistra come abbiamo potuto e dove abbiamo potuto (praticamente dappertutto), siamo stati tra i primi (all'inizio in grande solitudine) a chiedere che il Pd credesse nella partita di Milano e di Napoli (altri, platealmente, dicevano che non ci sarebbe stata per noi alcuna possibilità) e, per entrare in alcuni dettagli di una qualche importanza, a suggerire che ci fosse comunque un'intesa con il nuovo sindaco di Napoli (proprio in occasione della nostra fermata partenopea) per una vittoria che tutti avrebbero escluso, fino a qualche mese fa.

Da ultimo, sui referendum qualcuno investe da un anno, altri proprio no. Qualcuno ha chiesto, nell'ultima direzione nazionale, di sostenere i 4 sì, senza troppi distinguo e senza troppe incertezze. Anche questo è successo, nelle ultime settimane. E meno male.

Al gioco della gherminella mi sottraggo. Ma non vorrei che l'eterogenesi dei fini (anche nel senso del leader politico omonimo) ci facesse pensare che chi sta oggi commentando la vittoria ci credesse davvero, nella possibilità di vincere così.

E chi pensa che ci sia solo Macerata, dove abbiamo candidato il vicepresidente dell'Udc contro il presidente del Pdl, forse non riesce a cogliere la complessità della situazione. O la nega, che è anche peggio.

Da ultimo, chi pensa che il più sia stato fatto, che il governo sia spacciato, che siamo già al punto d'arrivo, è da invitare a continuare nella 'giusta' direzione e a non perdersi. A sinistra, in questi anni, è capitato troppo spesso.

(Pippo Civati)

http://civati.splinder.com/post/24661414#24661414


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Re: Il gioco della gherminella

Messaggioda ranvit il 04/06/2011, 12:04

....tutto bene. Tutto fa brodo....

Ma restano i problemi:
1) Piu' che un'avanzata del Pd e delle sinistre c'è stato un harakiri del centrodestra.
2) Il gruppo dirigente del Pd è un aggregato di anime morte da rinnovare almeno all'80%.
3) Un'alleanza con Idv e Sel (lasciamo perdere gli altri) è possibile se e solo se si riesce a fare un programma comune....10 punti spiegati in una sola pagina....impresa quasi impossibile...

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Il gioco della gherminella

Messaggioda flaviomob il 05/06/2011, 15:06

1) Più che un'avanzata del Pd e degli altri partiti della coalizione, c'è stata una spinta dal basso e un forte successo di candidati che hanno cercato una comunicazione diretta con la base, pacata nei toni ma decisa nei contenuti, che ha permesso di vincere in una metropoli in cui il centrodestra era particolarmente consolidato (a Milano quasi da un... ventennio!) e a Napoli, in cui i partiti del centrosinistra erano in gran parte compromessi con il bassolinismo. In contesti molto più ostici rispetto a Bologna e Torino, i candidati esterni al PD hanno ottenuto consensi molto più alti della somma dei voti dei partiti che li sostenevano (Zedda compreso).
2) La dirigenza PD è stata a tratti dignitosa e ha evitato perlomeno di fare danni gravi (come fece in passato Veltroni, uno tsunami devastante che portò a continue sconfitte persino in ambiti locali impensabili: a Roma il cs fu sconfitto da un candidato di provenienza apertamente fascista come Alemanno, il quale ha dimostrato un livello di raccomandazioni inaudito ed è ancora al suo posto!), anzi distinguendosi con qualche positivo e propositivo elemento come Civati nel forte appoggio a Pisapia e in una logica di inclusione e partecipazione. Anche a Napoli, pur puntando sul candidato sbagliato, perlomeno il PD ha avuto la decenza di annullare primarie gravemente irregolari.
Se continuano a minimizzare i danni, meglio le anime morte che i caudillos alla "mai stato comunista", verginelle rifatte all'ultimo istante dalla credibilità sottozero.
3) I programmi comuni si possono fare e sono stati fatti sempre: si tratta poi di rispettarli. Se la libertà di coscienza va bene per i deputati omofobi ma fa cadere i governi guerrafondai, c'è una questione molto grossa da risolvere...


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