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D'Alema: "Al voto per salvare l'Italia

MessaggioInviato: 30/01/2011, 11:38
da ranvit
http://www.repubblica.it/politica/2011/ ... ef=HREC1-1



L'INTERVISTA
D'Alema: "Al voto per salvare l'Italia
Un'alleanza costituente manderà a casa il governo"
Poi, referendum sulle istituzioni. "Una consultazione potrebbe chiedere agli italiani di scegliere tra parlamentarismo e presidenzialismo". "La legittimazione maggioritaria usata contro il principio di legalità: questo il vero atto eversivo". "Siamo in una crisi democratica gravissima. Le opposizioni mettano da parte politicismi e interessi personali"
di MASSIMO GIANNINI

ROMA - "Il Paese attraversa una crisi democratica gravissima. Se Berlusconi non si dimette, l'unico modo di evitare l'impasse e il caos politico-istituzionale è andare alle elezioni anticipate. Chiedendo agli elettori di promuovere quel governo di responsabilità nazionale che è necessario al Paese, per uscire da una crisi così profonda. Lancio un appello alle forze politiche di questo potenziale schieramento: uniamoci, tutti insieme, per superare il berlusconismo". Massimo D'Alema rompe gli indugi. Di fronte alla "notte della Repubblica" in pieno corso, il presidente del Copasir apre per la prima volta al voto anticipato, e invita tutti, dal Terzo Polo all'Idv alla sinistra radicale, ad allearsi con il Pd in una sorta di "Union sacrè" elettorale.

Presidente D'Alema, siamo al punto di non ritorno: il Quirinale lancia un serio altolà contro la degenerazione politica, tanto da far ipotizzare ad alcuni ministri un ricorso all'articolo 88 della Costituzione, e quindi lo scioglimento delle Camere. Lei che ne pensa?
"Mi lasci essere prudente su iniziative che vengono attribuite al Capo dello Stato. Ma il solo fatto che circolino ipotesi di questo tipo dimostra quanto sia drammatica la situazione in cui ci troviamo. Ormai siamo in piena emergenza democratica. Non voglio parlare dello scenario morale, che pure è uno dei lasciti più devastanti del berlusconismo come disgregazione dei valori condivisi. Mi riferisco alla crisi politica e istituzionale, al conflitto tra i poteri dello Stato innescati da un premier che rifiuta la legge. Questo è il vero fatto eversivo: la legittimazione maggioritaria che si erge contro il principio di legalità. Una situazione insostenibile, che ci ha portato alla paralisi totale delle istituzioni, e persino all'idea pericolosa di fare appello alla piazza contro i magistrati, di cui stavolta tutto si può dire fuorché non abbiano agito sulla base di un'ipotesi accusatoria fondata. La vera anomalia è nel fatto che in tutti i paesi del mondo un leader nelle condizioni di Berlusconi si sarebbe dimesso già da tempo, o sarebbe stato già "dimesso" dal suo partito".

Qui non succede. Il premier si dichiara innocente, e dice che ad andarsene deve essere Fini, invischiato nella vicenda della casa di Montecarlo. Chi ha ragione?
"Trovo paradossale questa campagna contro Fini. Ciò che gli si imputa non ha alcuna rilevanza pubblica e non c'entra nulla con il modo con cui presiede la Camera dei deputati. In realtà le istituzioni sono state trasformate in un campo di battaglia e davvero non vedo, nella maggioranza, senso dello Stato".

Ma è con questa realtà che dovete fare i conti. Come se ne esce?
"Noi abbiamo dato la nostra disponibilità a lanciare una fase costituente con le forze che ci stanno, per aprire una crisi e proporre un governo alternativo. Ma a questo punto, se Berlusconi non prende atto dell'insostenibilità della sua posizione di premier, l'unica soluzione è quella delle elezioni anticipate".

Non avete più paura del voto?
"Non abbiamo mai avuto paura. Era doveroso esperire tutti i tentativi per impedire una fine traumatica della legislatura. Ma ora anche questa fase si sta consumando. Quando Bossi ripete che è ancora possibile fare il federalismo - al di là del merito assai discutibile dei decreti in esame, definiti con sconcertante solennità "federalismo" - esprime una pia illusione: non si accorge che proprio la paralisi creata da Berlusconi è il principale ostacolo per raggiungere lo scopo? Ora vedo che Casini parla di larghe intese come in Germania. E' bello questo riferimento, salvo che al posto della signora Merkel noi abbiamo il presidente Berlusconi, che non è esattamente la stessa cosa. In ogni caso, Casini aggiunge che se le larghe intese non fossero possibili, bisognerebbe andare alle elezioni anticipate. Lo giudico un fatto positivo, che rafforza il mio appello sul voto e sul governo di responsabilità nazionale. Non c'è altra strada. L'idea di ricomporre un centrodestra "europeo", rispettoso dei magistrati e dell'etica pubblica, non è più all'ordine del giorno. In quella metà campo c'è solo un blocco di potere, creato da Berlusconi, e una minoranza fanatica che lo segue sempre e comunque".

"Minoranza", dice lei? L'hanno votato milioni di italiani.
"Le confermo: minoranza. Oggi Pdl e Lega, insieme, sono al 40%. Le forze dell'opposizione rappresentano il restante 60%, cioè la maggioranza degli italiani".

Ma non rappresentano un'alternativa credibile, e dunque votabile. Lo dicono tutti i sondaggi.
"Questo è il punto. L'opposizione appare debole perché finora non ha saputo delineare un progetto alternativo, né contrastare il ricatto del premier che afferra il Paese per la gola e gli dice: o me o il nulla, non esiste alternativa possibile. Per questo propongo di rompere lo schema. Di fronte al conflitto istituzionale permanente e alla paralisi politica, le opposizioni sono chiamate a una forte assunzione di responsabilità. Qui c'è una vera e propria emergenza democratica. Se ne esce solo con un progetto di tipo costituente, che fa coincidere la conclusione del ciclo berlusconiano con la fine di una certa fase del bipolarismo e raduna il vasto schieramento di forze che si oppongono a Berlusconi: presentiamoci agli elettori e chiediamogli di sostenere un governo costituente che abbia tre obiettivi di fondo".

Ce li riassuma. Primo obiettivo?
"Primo obiettivo. Sciogliere il nodo della forma politico-istituzionale del bipolarismo italiano. Siamo in un sistema plebiscitario e populista, costruito intorno a Berlusconi. Dobbiamo finalmente costruire un bipolarismo democratico. Occorre stabilire un nuovo equilibrio. Quale forma di governo vogliamo? Non demonizzo l'ipotesi presidenzialista, sul modello francese. L'importante è ridefinire in un quadro organico il sistema delle garanzie, dei contrappesi, dei conflitti di interesse, dell'informazione. E a tutto questo occorre collegare un modello di legge elettorale coerente, che ci consenta di salvare il bipolarismo, ma rifondandolo su basi nuove. La scelta del modello istituzionale si potrebbe persino affidare ai cittadini. Si potrebbe pensare ad un referendum popolare di indirizzo, per far cominciare davvero la Seconda Repubblica, chiedendo agli italiani di esprimersi: repubblica presidenziale o repubblica parlamentare?".

Gli altri due obiettivi?
"Il secondo è un grande patto sociale per la crescita. Lo sperimentammo sull'euro, e fu il vero successo degli Anni Novanta. Oggi ce n'è altrettanto bisogno. Ma non può essere affidato solo alle parti sociali, nè può essere pagato solo da una delle parti. E questo mi sembra il vero limite dell'accordo Fiat: la modernizzazione solo sulle spalle degli operai. Il nuovo patto deve contenere un'impronta liberale, ma temperata da una forte carica di giustizia sociale e di lotta alle disuguaglianze. Il terzo obiettivo è il funzionamento dello Stato. Lo stesso federalismo, se non è collegato a una vera riforma della Pubblica Amministrazione (e quella di Brunetta non lo è) si riduce a semplice redistribuzione del potere tra le elite".

Ma perché questa idea del governo dell'emergenza dovrebbe funzionare ora, visto che se ne discutete inutilmente da mesi?
"Perché la situazione precipita. La crisi politico-istituzionale, l'accavallarsi delle vicende giudiziarie, la guerra tra i poteri dello Stato. Cos'altro deve succedere, per convincerci della necessità di una svolta?".

Chi è il candidato premier di questo Cln che si presenta alle elezioni anticipate? È vero che lei punta su Casini, per chiudere l'accordo con il Terzo Polo?
"Non punto su nessuno e non spetta a me questa indicazione. Se questa riflessione sarà condivisa, sarà il mio partito con il suo segretario e i suoi organismi dirigenti a compiere le scelte necessarie".

La scelta può cadere anche su un "papa straniero", tipo Draghi o Monti?
"Mi creda, questa è una partita troppo importante per essere giocata nel solito toto-nomi. L'importante è avere chiara la portata della posta in gioco".

Il Pdl è in pieno disfacimento, ma anche il Pd non sta messo bene. Che mi dice del disastro delle primarie a Napoli?
"Intanto a Napoli spero che venga accolto l'appello di Bersani a trovare una soluzione unitaria. Più in generale, mi auguro che questa vicenda ci aiuti a fare una discussione serena e non ideologica. L'ho detto un migliaio di volte, guadagnandomi sul campo l'accusa di "nemico del popolo": ci sarà pure un motivo se gli americani, che le primarie le hanno inventate, hanno un sistema che assicura il voto solo agli iscritti al partito, e non al primo che passa. Se avessimo adottato questo sistema anche noi, oggi sapremmo chi ha votato a Napoli, e non ci troveremmo in questo caos. La democrazia è fatta di regole, altrimenti è pura demagogia. Io non sono contro le primarie. Anzi, le voglio salvare. Ma per salvarle, so che dobbiamo regolarle in un altro modo".

(30 gennaio 2011)

Re: D'Alema: "Al voto per salvare l'Italia

MessaggioInviato: 30/01/2011, 11:53
da ranvit
Davvero interessante questa proposta Di Amato.

http://archiviostorico.corriere.it/2010 ... 2034.shtml

L' EX PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: UN TERZO DEGLI ITALIANI DIA 30 MILA EURO, MAGARI IN DUE ANNI, PER RIDURRE LA STROZZA DEL DEBITO PUBBLICO
Amato: finito un ciclo Il patto Pd-terzo polo può avere un futuro
«I giovani protestano contro la voracità dei vecchi. Gli imprenditori hanno una parte di responsabilità, come pure il sindacato La protesta giovanile è contro le generazioni che hanno mangiato il loro futuro C' è una persona discussa come poche e certo discutibile che ha segnato di sé 15 anni e ora è sul finire del suo percorso e non ha successori

Alla vigilia del 150° compleanno dell' Italia, Giuliano Amato, che presiede il comitato per la celebrazioni, confessa la sua «amarezza» per «un Paese che sta diventando preoccupante». «Questo continuo parlare del fatto che l' Italia non ha futuro finisce per dimostrare che rischia di non averlo. Questo tema del futuro aleggia come all' interno di un gigantesco laboratorio di analisi sociologica, molto efficace nel dipingere i mali, ma altrettanto incapace di porvi rimedio. Io non amo la parola declino; ma anche questo è un segno del declino. Mi ricorda Petronio, che cantava la fine dell' impero mentre Roma bruciava: un simbolo ormai quasi da operetta, tanto è stato banalizzato nella storia, ma nel quale c' è una profonda verità. Nei momenti di maggiore declino di un Paese, di una storia, la capacità di fare autoanalisi e di dimostrarlo a se stessi è in genere elevata; mentre è bassissima quella di uscirne». Amato parte dalla rivolta dei giovani. «Sono ormai pochi quelli che si rifiutano di capire che la protesta giovanile non è una protesta contro la riforma universitaria, ma contro una situazione generale nella quale le vecchie generazioni hanno mangiato il futuro delle nuove. E questa frase la diciamo quasi con la stessa voracità con la quale ci siamo mangiati il futuro di chi sta arrivando. Purtroppo sono pochi anche coloro che avanzano una concreta proposta per restituire il futuro. Ci hanno provato sul Corriere, e l' ho molto apprezzato, Di Vico e Ferrera, indicando tre campi: formazione, welfare, lavoro. Sento dire: i precari nei Paesi sviluppati ci sono sempre stati. Perbacco! Ero giovane quando negli Stati Uniti, in una fase di grande espansione, passare da un lavoro all' altro era più un divertimento che una condanna. Ma oggi tu ti attacchi all' unico lavoro precario che trovi come ti attacchi alla canna del gas, e non si profila altro. Sento chiedere: come si fa a prendersela con un governo, quando un Paese è in questa situazione? È vero, le ragioni sono tante. L' identificare queste tante ragioni dovrebbe portare a trovare delle soluzioni. Quanti sono i nostri imprenditori che hanno venduto l' impresa e si sono fatti la villa e lo yacht? Anche loro hanno una parte di responsabilità. Come l' ha il sindacato: che senso ha avuto difendere a spada tratta l' articolo 18, creando una distanza abissale tra il garantito e il non garantito? Non avrebbe avuto più senso creare prima quella rete di rapporti di lavoro garantiti e insieme flessibili che avrebbero evitato la spaccatura in due? E perché i contributi che si pagano sul lavoro dipendente trasparente sono così alti, quando i trattamenti pensionistici sono diventati così bassi? Che cosa pagano questi contributi? Li possiamo ridurre? Ecco, ciascuna di queste responsabilità dovrebbe indicare un pezzo della soluzione. Invece ci fermiamo agli elenchi. Facciamo sociologia, anziché fare riformismo». Amato una proposta l' avrebbe: «Se è vero che il debito pubblico è la strozza più soffocante sul collo dei nostri giovani, sarebbe responsabilità delle nostre generazioni che quel debito l' hanno creato non lasciarlo in eredità ai giovani, almeno non in questa devastante misura. Il debito è di 30 mila euro a italiano: liberarci di un terzo di esso già lo ricondurrebbe a dimensioni governabili, sotto l' 80%, quindi fuori dalla zona a rischio; significherebbe pagare 10 mila euro a italiano. Ma siccome gli italiani non sono tutti uguali, potremmo mettere la riduzione a carico di un terzo degli italiani. A quel punto sarebbero 30 mila euro per un terzo degli italiani, magari in due anni. Secondo me è sopportabile. Certo, al solo accennarne ho già ricevuto email nelle quali la definizione che si dà di me è irriferibile». Forse perché c' è il precedente impopolare del ' 92, quando lei era presidente del Consiglio... «Certo, è molto più popolare lasciare il debito addosso ai giovani che non invitare i vecchi a fare un sacrificio. Io sono un delinquente perché dico questo, non sono uno che richiama gli altri alle loro responsabilità. Se questo loro lo avvertono come un attentato di qualcuno che vuole mettere le mani nelle loro tasche, vuol dire che questo Paese si è profondamente degradato. E non solo in questo campo. Come diceva giustamente Tommaso Padoa-Schioppa, noi siamo vittime della vista corta, e con la vista corta non possiamo vedere e preparare il futuro: come Gurdulù, il personaggio di Calvino immerso in un piatto di minestra, siamo immersi nel nostro presente. Tutti avvertono il bisogno di più etica. Chi dovrebbe essere maestro d' etica si trova a fare i conti con se stesso in un' ulteriore difficoltà: io ho passato gli ultimi anni della mia vita a sottolineare l' importanza che ha la religione nel creare un senso di appartenenza a una comunità in cui gli altri hanno non meno diritti di me. Ciò ha segnato proprio la vita e il modo di lavorare di Padoa-Schioppa. E il Papa, che è uno che questo tema lo capisce molto meglio di tanti altri, si sente costretto a dire che la sua Chiesa è ricoperta di polvere». Nella politica spicciola, Amato non intende inoltrarsi. «Siamo arrivati alla fine di un ciclo, ma è chiaramente la fine di un ciclo in cui non vediamo i segni dell' alba del giorno dopo. C' è una persona discussa come poche e certo discutibile, che ha segnato di sé i trascorsi quindici anni e ora è sul finire del suo percorso e non ha successori dal suo lato; e c' è un centrosinistra che è ancora alla ricerca di un' anima, come sempre lasciando il dubbio che o ne abbia troppe o non ne abbia nessuna». L' alleanza tra il nascente terzo polo e il Partito democratico può avere un futuro? «Certo che può avere un futuro. Il futuro dipende da chi lo costruisce e quindi da come lo costruisce». E in vista del 150° anniversario dell' Unità, che succede? «Succede quel che ha detto molto bene il capo dello Stato, nel saluto di auguri al Quirinale, quando ha messo in evidenza la quantità e qualità di miriadi di iniziative, convegni, mostre, riscoperte di figure locali e di momenti importanti della vita di figure anche nazionali che verrà fuori il prossimo anno. Con una presenza di governo relativamente in ombra, le celebrazioni dei 150 anni stanno prendendo vita in tanti angoli di questa meravigliosa storia italiana fatta non da una capitale ma da tanti centri. Abbiamo comuni grandi e comuni piccoli, istituzioni culturali nazionali come la Treccani, i Lincei, la Crusca e istituzioni locali, tutte impegnate a fare qualcosa per riscoprire il senso dell' Unità italiana, a riscoprire quel che ci aiuta non a vivere questa vicenda negli stereotipi ma a conoscere come è stata. Ci sono stati momenti - con Cavour, con Giolitti, con De Gasperi - in cui l' Italia è riuscita a cambiare, a costruire il futuro. Oggi ne parliamo molto ma abbiamo perso questa capacità di costruirlo, il futuro. Per questo è così difficile stare insieme. Cosa crede che significhi l' espansione dei leghisti al Nord e dei neoborbonici al Sud? Non il postmoderno, ma il riaffiorare di antiche identità, per la fragilità che viene ad avere l' identità nazionale non vivificata dall' impegno per il futuro comune. Se l' impegno per il futuro comune è forte, il sentimento nazionale c' è; altrimenti cede, e vede riemergere quel che c' era prima. È quel che sta accadendo». Ma la protesta dei giovani è una fiammata? O rischia di essere duratura, come in passato? «I giovani sentono molto le ragioni di questa protesta. La percezione è che noi - con il debito che abbiamo costruito, con il mercato del lavoro che abbiamo costruito, con le pensioni che ci siamo dati e che ora neghiamo a loro - abbiamo preparato un bel piattino; e loro lo rifiutano. Sono fenomeni, com' è stato detto, dovuti a una rabbia che si diffonde e che può durare. Sta a noi fornire risposte, in modo da fare della rabbia il propellente non di altra rabbia ma di cambiamenti che in qualche modo servono a ridurla. Il ' 68 nacque dalla rabbia contro l' esistente. Si voleva liberare il mondo dalle gerarchie che lo stringevano ai fianchi. Fu una rivolta contro la famiglia e la scuola più che contro la politica. E i risultati arrivarono. Salvo la deriva ideologica, che il movimento prese quando follemente agganciò la rivolta contro il capitalismo, quel movimento pose fine al pesante patriarcato che dava al maschio ogni potere sulla vita famigliare. Quella fu una risposta che si trovò, e fu una risposta giusta. Oggi bisogna cha qualcuno dia risposte su altri terreni. È impressionante che da settimane sui terreni su cui oggi è più elevata la protesta - destinare di più alla formazione, agganciare di più i processi formativi al mercato del lavoro - si siano solo scritti articoli».
Aldo Cazzullo

Pagina 15
(22 dicembre 2010) - Corriere della Sera

Re: D'Alema: "Al voto per salvare l'Italia

MessaggioInviato: 30/01/2011, 13:53
da flaviomob
Condivido l'appello di Amato, ma credo che sarebbe più realistico proporre agli italiani dei buoni del tesoro di solidarietà sociale. Si potrebbe proporre, per senso civico, di acquistare titoli sul debito pubblico che non diano interessi, in modo che il loro acquisto permetta di ridurre il peso degli interessi, che ci costa una manovra finanziaria ogni anno. Inoltre contenere il debito all'interno dei confini nazionali ci eviterebbe di esporci ulteriormente alle speculazioni finanziarie globali, che ci costano manovre 'lacrime e sangue'. Bisognerebbe anche pensare se, dato che diversamente da Franza Germania e GB, siamo direttamente in concorrenza con le esportazioni cinesi, uscire dall'euro e svalutare la moneta sia un'ipotesi realistica.

Re: D'Alema: "Al voto per salvare l'Italia

MessaggioInviato: 30/01/2011, 23:24
da pianogrande
Da soli saremmo affondati già da tempo.
Non è con la carta (moneta) che si paga un debito ma con la ricchezza prodotta.
Se non avessimo l'euro, saremmo qua a scambiarci un cane da dieci miliardi con due gatti da cinque.

Re: D'Alema: "Al voto per salvare l'Italia

MessaggioInviato: 31/01/2011, 0:44
da cardif
I bot stanno già a meno dell'uno % netto; a meno chi li compra?
E la benzina costerebbe 5.000 lire, penso

Re: D'Alema: "Al voto per salvare l'Italia

MessaggioInviato: 31/01/2011, 14:02
da trilogy
Amato e D'Alema? "Un problema non può essere risolto con lo stesso tipo di pensiero che lo ha generato"

Re: D'Alema: "Al voto per salvare l'Italia

MessaggioInviato: 31/01/2011, 14:27
da pierodm
Sono d'accordo con Trilogy, in linea di massima, tanto per cominciare.

Re: D'Alema: "Al voto per salvare l'Italia

MessaggioInviato: 31/01/2011, 17:08
da ranvit
La proposta di Amato...l'ho definita "interessante" perchè conferma la tendenza della sinistra a mettere tasse.
Una delle ragioni per cui gli elettori "centrali" non ci amano molto.

Tra l'altro, per come vanno le cose in Italia, finiremmo per pagarla noialtri....non certo i ricchi!

Vittorio

Re: D'Alema: "Al voto per salvare l'Italia

MessaggioInviato: 01/02/2011, 0:02
da flaviomob
No, io infatto parlo di una azione da proporre ai risparmiatori intesi come cittadini responsabili. Un'azione al limite del volontariato. Acquistare pezzi di debito pubblico e rinunciare agli interessi, per puro amor patrio. Io perlomeno lo farei...

E in ogni caso non è molto indicato parlare di nuove tasse di fronte a una più che probabile imminente campagna elettorale... non facciamo altri regali all'Innominato!

Re: D'Alema: "Al voto per salvare l'Italia

MessaggioInviato: 01/02/2011, 1:21
da Iafran
flaviomob ha scritto:No, io infatto parlo di una azione da proporre ai risparmiatori intesi come cittadini responsabili. Un'azione al limite del volontariato. Acquistare pezzi di debito pubblico e rinunciare agli interessi, per puro amor patrio. Io perlomeno lo farei...

E in ogni caso non è molto indicato parlare di nuove tasse di fronte a una più che probabile imminente campagna elettorale... non facciamo altri regali all'Innominato!

I cittadini devono essere tanto "responsabili" da pagare per colpe non commesse!
I governanti, insomma, possono fare quello che vogliono tanto a rispondere dei loro ammanchi nelle finanze dello Stato sono sempre e solo i cittadini!
Ecco spiegati i tanti progetti di opere "faraoniche" o le realizzazioni di "cattedrali nel deserto": i compensi sono adeguate alla spesa e le "bustarelle" per i politici ... alle somme stanziate!
Certo che se si invocasse anche la responsabilità civile dei politici, si eccetterebbe forse meglio la volontà di "migliorare la produttività dei lavoratori".
Eppure, dai governanti dovrebbero venire solo esempi di azioni oculate e responsabili: quella di Amato non mi sembra una proposta azzeccata, né giusta!