La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

Il Rosso e il Nero

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Il Rosso e il Nero

Messaggioda pierodm il 16/07/2008, 14:41

Qualche anno fa, leggendo la Certosa di Parma, tra le caratteristiche dell'epoca in cui era ambientato il romanzo, notai la facilità con la quale era possibile ad un uomo braccato cambiare stato e regione, dare una falsa identità. Essere insomma libero, in una società dominata da un potere dispotico e da una struttura ferocemente classista.
I giannizzeri del principe non potevano chiedere carte d'identità, non c'era la fotografia, non c'erano fax, carte elettroniche, telefoni e autopattuglie con la radio.

Da allora in poi la tecnologia ha fatto tutti i progressi che conosciamo bene, ma ad ogni tratto di questo progresso non ha corrisposto una maggiore libertà personale, ma al contrario una maggiore "tracciabilità" dei cittadini, un più stretto controllo sociale e in definitiva un potere sempre più vincolante delle autorità di polizia.
In questi ultimi anni, in particolare, sta emergendo un allarme generale che riguarda la privacy e la speculare facilità di ricostruire in tempi brevissimi tutti i dettagli dei movimenti e delle azioni di ogni singola persona, grazie a telecamere, carte di credito, acquisti on-line, banche, assicurazioni, servizi sanitari, bancomat, telepass, telefoni cellulari e mille altri meccanismi tecnologici.
Un allarme che preoccupa i liberal e la sinistra, laddove al contrario sembrano essere decisamente entusiasti coloro che vedono ogni problema come un fatto di "ordine pubblico" e come conseguenza di un "eccesso di libertà" - vale a dire la destra in tutte le sue sfumature.

Ebbene, a fronte di tutto questo, cosa succede adesso nel nostro paese?
Succede che la nostra destra - in omaggio alla sua antica vocazione, e perché in fondo non è capace d'altro - agita da mesi, se non da anni, una voluminosa schiuma sulla "sicurezza", e spara una mitraglia di ipotesi, progetti e disegni di legge imperniati su impronte digitali, pattugliamento dell'esercito, ronde di quartiere, insomma tutta l'armamentario poliziesco tenuto in caldo per decenni.
Conoscendo i nostri eroi padani ed post-missini, non c'era da aspettarsi niente di diverso: d'altra parte, come detto, non sono capaci d'altro.
Succede però che anche la sinistra - o meglio, il PD, unica cosa che somiglia alla sinistra in Parlamento - vota insieme con la destra la norma che stabilisce le impronte digitali sulla carta d'identità, dal 2010.
Una norma, discutibile in se stessa per le ragioni generali evocate all'inizio, ma che appare tanto più grave in quanto è chiaramente un espediente per aggirare le critiche scatenate dal proponimento di schedare selettivamente i rom: schediamo tutti, non solo i rom, così nessuno può parlare di razzismo o xenofobia.

Direi, allora, che - se non altro per suggestione di titolo - dalla Certosa siamo piuttosto indotti a trasmigrare all'altro grande romanzo di Stendhal.
pierodm
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1996
Iscritto il: 19/06/2008, 12:46

Re: Il Rosso e il Nero

Messaggioda ranvit il 16/07/2008, 17:30

Non sono d'accordo.
Il problema della sicurezza delle persone non è un'invenzione della destra. E' un problema reale che chiunque puo' verificare : dai lavavetri aggressivi, alle bande di zingarelli che ti attorniano, alle tante zone delle città divenute impraticabili, alle tantissime case isolate oggetto di "arancia meccanica" piu' o meno violente, etc
Non era cosi' fino a pochi anni fa! Almeno per intensità.

La sinistra ha commesso il gravissimo errore di sottovalutare il fenomeno.

Per quanto riguarda le impronte....anche io sono contrario : mi fa paura l'uso che se ne potrebbe fare.

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10669
Iscritto il: 23/05/2008, 15:46

Re: Il Rosso e il Nero

Messaggioda franz il 16/07/2008, 18:33

ranvit ha scritto:Non sono d'accordo.
Il problema della sicurezza delle persone non è un'invenzione della destra. E' un problema reale che chiunque puo' verificare : dai lavavetri aggressivi, alle bande di zingarelli che ti attorniano, alle tante zone delle città divenute impraticabili, alle tantissime case isolate oggetto di "arancia meccanica" piu' o meno violente, etc
Non era cosi' fino a pochi anni fa! Almeno per intensità.

La sinistra ha commesso il gravissimo errore di sottovalutare il fenomeno.

Ritengo che il problema non sia la sicurezza in se', che come dici è un problema reale, forso il piu' antico che le comunità umane hanno storicamente, ma le risposte a questo problema.
La destra si sa ha le sue, solitamente imperniate su legge ed ordine. Qui non ci sono grandi sorprese, salvo scoprire che la destra italiana è un po' strabica, perché ad esempio i tagli di bilancio alle forze di polizia vanno a deteriorare l'attività di pubblica sicurezza per cui loro dicono cose ma ne fanno altre. Diciamo che quindi sono misure steretipate e contraddittorie ma ci sono.
L'aspetto piu' ciritico è capire (e far capire) quali invece siano le politiche sulla sicurezza della sinistra. O delle sinistre.
Diciamo che qui c'è tutto ed il contrario di tutto e forse alla fine tirate le somme dei + e dei - la somma fa zero e non si trova nulla di concreto che rimanga impresso nel cittadino.

Ciao,
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Il Rosso e il Nero

Messaggioda franz il 16/07/2008, 18:42

pierodm ha scritto:Qualche anno fa, leggendo la Certosa di Parma, tra le caratteristiche dell'epoca in cui era ambientato il romanzo, notai la facilità con la quale era possibile ad un uomo braccato cambiare stato e regione, dare una falsa identità. Essere insomma libero, in una società dominata da un potere dispotico e da una struttura ferocemente classista.
I giannizzeri del principe non potevano chiedere carte d'identità, non c'era la fotografia, non c'erano fax, carte elettroniche, telefoni e autopattuglie con la radio.

Da allora in poi la tecnologia ha fatto tutti i progressi che conosciamo bene, ma ad ogni tratto di questo progresso non ha corrisposto una maggiore libertà personale, ma al contrario una maggiore "tracciabilità" dei cittadini, un più stretto controllo sociale e in definitiva un potere sempre più vincolante delle autorità di polizia.

Se questa è la premessa, permettimi di osservare che secondo me oggi siamo molto piu' liberi rispetto alle epoche passate.
Siamo piu' liberi da poteri dispotici, per esempio. Certo che fin tanto esiste il potere esiste anche una certa coercizione ma senza saremmo molto meno liberi. Ritengo che la libertà personale odierna sia superiore di molti ordini di grandezza a quella di 100 o 200 anni fa cosi' come sia meno dispotico oggi il potere rispetto al passato.
Siamo anche realtivamente piu' liberi da soprusi dei violenti e dei banditi, anche se non in tutte le zone d'Italia.
Si sa poi che i banditi sono appunto banditi, non stupidi, per cui utilizzano oggi tutte quelle tecnologie per sfuggire allo Stato che anni fa non esistevano; ragion per cui lo stato deve adeguarsi e combattere la criminalità organizzata (da non confondere con la figura romantica ed avventurosa dell'uomo braccato) con tutti i mezzi possibili ed in un contesto di comuni regole internazionali (interpol).
Tra cui in base a convenzioni internazionali ci sono i documenti di identità dotati di dati biometrici.

Ciao,
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Il Rosso e il Nero

Messaggioda pierodm il 17/07/2008, 23:58

E' vero. E' ovvio: la sicurezza non è un'invenzione della destra.
La sicurezza, per altro, è un problema fisiologico della convivenza, dell'organizzazione sociale.
Possiamo perfino definirla un'esigenza fondante della società, almeno in situazioni e in tempi nei quali le minacce venivano dalla solitudine del singolo.

Di destra sono semmai le soluzioni al problema, e più in generale una visione della società centrata su tali soluzioni, e più in generale sulla paura e sull'ostilità, e sulla mistica del "nemico", interno ed esterno.
E di destra è una politica - e una propaganda - che incentiva quelle paure, le alimenta, e che usa le sue soluzioni per diminuire la libertà dei cittadini a vantaggio di un crescente controllo dello stato.
Di destra è l'esigenza, la vocazione inesorabile a definire ciò che è bene e ciò che è male, chi è nemico del popolo e chi no, e in base a questa discriminazione giustificare ogni intervento d'autorità: lo stato paternalista, premessa e spesso maschera dello stato autoritario.
Per intenderci su questo argomento, non bisogna soffermarsi sui singoli aspetti - anche se alcuni sono decisamente inequivoci - perché l'esercizio d'autorità, un'etica condivisa, la paura, e insomma i chiaroscuri del potere e della condizione umana fanno parte di qualunque tipo di società, anche di quella democratica.
Bisogna invece vedere la saldatura, la somma di tutti questi aspetti, che definiscono la destra - ovviamente una destra come quella italiana, storicamente e culturalmente fascista, e non quella destra liberal-democratica che si vuole ad ogni costo vedere perché facilita di molto il disegno di un "paese normale": lo facilita negli editoriali e in qualche documento congressuale, naturalmente, salvo che poi i fatti s'incaricano sistematicamente di smontare queste illusioni.

Più specificamente, sul tema della libertà.
La riservatezza - la privacy - ovvero la disponibilità o meno di dati sulla propria persona, fa parte della libertà civile e politica.
Ragionando per estremi, è chiaro che una rigida schedatura e un controllo totale dei cittadini faciliterebbe enormemente il lavoro della polizia e dello stato, sia a fini di sicurezza, sia a fini di repressione, sia a semplici e innocenti fini di governo e di organizzazione.
L'equilibrio tra queste due opposte esigenze è una vecchia e vexata quaestio, verso la quale non si è mai trovata una risposta inconfutabile: diciamo che si tratta di un problema su cui si misura l'efficienza e la qualità di una democrazia, o - se vogliamo - si misurano i suoi limiti e le sue imperfezioni.
Posto in questi termini, in effetti, il problema riguarda tempi e situazioni antichi, almeno tanto quanto gli albori della società che succedeva all'ancien regime, ossia il momento in cui il valore della libertà politica doveva imparare a fare i conti con le necessità, e le tentazioni, del governo e del potere.
Da allora - da quando cioè sono state fondate le istituzioni dello stato liberale - molte cose sono cambiate: non sono cambiate soltanto per ciò che riguarda l'obsolescenza della lotta di classe o l'emergere delle "nuove forme di lavoro" , diciamo così, ma sono cambiate anche per un'assai diversa struttura della società post-industriale, e delle stesse istituzioni democratiche, nate per governare e rappresentare un realtà assai lontana dalla società di massa attuale.
La tecnologia fa parte di questa mutazione, che non è ovviamente solo quantitativa.
Per farla breve, diciamo che la tecnologia ha aumentato le facoltà del singolo cittadino, ma in misura molto inferiore di quanto abbia dilatato il potere delle istituzioni, dei governi e di chi dispone dei mezzi economici per sfruttarne in pieno le potenzialità.
Ciò non implica alcuna demonizzazione circa la tecnologia in se stessa, ma impone fortemente la necessità di ripensare alcuni concetti che hanno le proprie radici in un sistema istituzionale e ideologico ormai reso definitivamente obsoleto dalla nuova realtà tecnologica.
Del resto, mi sembra che la tracciabilità di ogni nostro movimento, grazie all'elettronica unita alla telematica, sia un problema assai avvertito, proprio perché rende archeologici i vecchi concetti di stato autoritario e totalitario, legati ai vopos e ai loro check point e alle loro perquisizioni, e la vecchia figura dei delatori che s'ispiravano al pedinamento o alla spiata dei compiti in classe degli studenti.
Oggi la GS Supermercati, o la TIM, o il Ministero delle Finanze sa su ciascuno di noi molto, molto di più di quanto ne sapessero i prefetti di polizia di Stalin sui cittadini sovietici, per non parlare degli scalcinati podestà dell'italietta fascista.
Il problema non è che cosa ne fanno, di questi dati. Il problema è che la nostra libertà consiste anche nel fatto che nessuno ne disponga. Che questi dati non si trovino catalogati in qualche posto.[i]
[/i]
pierodm
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1996
Iscritto il: 19/06/2008, 12:46

Re: Il Rosso e il Nero

Messaggioda franz il 20/07/2008, 9:45

pierodm ha scritto:Più specificamente, sul tema della libertà.
La riservatezza - la privacy - ovvero la disponibilità o meno di dati sulla propria persona, fa parte della libertà civile e politica.
Ragionando per estremi, è chiaro che una rigida schedatura e un controllo totale dei cittadini faciliterebbe enormemente il lavoro della polizia e dello stato, sia a fini di sicurezza, sia a fini di repressione, sia a semplici e innocenti fini di governo e di organizzazione.
L'equilibrio tra queste due opposte esigenze è una vecchia e vexata quaestio, verso la quale non si è mai trovata una risposta inconfutabile: diciamo che si tratta di un problema su cui si misura l'efficienza e la qualità di una democrazia, o - se vogliamo - si misurano i suoi limiti e le sue imperfezioni.

Risposte inconfutabili a mio avviso non esistono per nessun problema politico e sociale.
Un equilibrio è sempre provvisorio. Legato al posto (il Kenya non è la Svezia) ed al tempo; modificato dalla contingenza (quando ci sono attentati o incrementi della criminalità per esempio) ma modificato anche dalla costante ed imprevedibile innovazione tecnologica. La quale come tutte le cose frutto dell'attività umana posside due facce: ci dà da un lato ad esempio una medicina d'avanguardia e possibilità di comunicazione prima impensabili, dall'altra ci rende tracciabili e spiabili.
Questo essere spiabili non vuol dire essere spiati ma esprime una potenzialità, anche questa a due facce. A volte puo' salvarci. È possibile cercare di individuare un disperso tramite il GSM inserito nel suo telefono oppure scagionare un imputato perché il telefonino dimostra che era altrove. Oggi si ipotizzano modelli di controllo del traffico mediante la raccolta dei dati dei cellulari che sono in movimento nel flusso tra un ripetitore e l'altro.E quanto a spiare non ci sono solo governi o magistrati: a volte sono coniugi gelosi. Oppure ex fidanzati che mettono su Youtube filmati particolari dei loro ex. Per quanto riguarda la privacy mi pare che oggi sia piu' a richio per le grandi banche dati dei privati (supermercati, carte di credito) o dei singoli che per le attività dei governi. Qui mi pare che ovunque la soluzione comune sia quella della trasparenza di tali banche dati, se contengono dati sensibili. La possibilità quindi del soggetto (del dato o dell'immagine) di sapere cosa è custodito e di chiederne la rimozione.
Per quanto riguardalo Stato tuttavia c'è anche la complicazione dell'interesse nazionale o comune. Il quale non esiste solo quando si deve espropriare un terreno (espropriazione per pubblica utilità) ma anche quando c'è in ballo la difesa del cittadino.
Insomma la quaestio è proprio vexata e le soluzioni sono frutto di equilibri e portano a sfumature intermedie, non a colori netti e decisi.
Personalmente non sono turbato dal fatto che tante telecamere possono riprendermi mentre giro per il centro.
Io condivido chi sostiene che le persone per bene non hanno nulla da temere mentre sono invece i criminali a dover tempere maggiori controlli. Infatti vediamo chi si lamenta per le intercettazioni (qui il gioco delle parti si inverte e la destra, per i motivi che sappiamo, è contraria).

Il problema non è che cosa ne fanno, di questi dati. Il problema è che la nostra libertà consiste anche nel fatto che nessuno ne disponga. Che questi dati non si trovino catalogati in qualche posto.

No, io invece ritengo che in questo modo facciamo un bel regalo alla libertà dei criminali.
Il problema per me è sempre quello del controllo e di chi controlla i controllori.
Abusi possono sempre esserci ma se vietassimo ogni banca dati, ogni catalogazione, avremmo per assurdo che la criminalità organizzata, che se ne impippa delle regole, sarebbe ben pronta a colmare il vuoto (come fa con tutte le cose vietate) e noi saremmo sempre schedati e spiati, ma dalle mafie, nostrane ed internazionali.
Il tema delle libertà chiaramente è delicato ma sappiamo che non esiste alcuna libertà illimitata e che esistono dei confini e dei limiti che ci vengono imposti dal fatto di vivere insieme in una società organizzata in cui non si sono solo "angeli" ma ci sono anche delinquenti e terroristi, fidanzati delusi e mariti gelosi, governi spioni, aziende che spiano il lavoro dei concorrenti o dei dipendenti e tante altre "belle" cosuzze.
Esiste uno stato, esitono leggi da far rispettare e sevono controlli per verificare il rispetto della leggi e/o individuare i copevoli delle violazioni. Occorre trovare la via dei mezzo e questa è ben lontana dal vietare tutte le intercettazioni o dal vietare ogni raccolta di dati.

Ciao,
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Il Rosso e il Nero

Messaggioda pierodm il 20/07/2008, 19:01

Non c’è alcuna linea di demarcazione netta e precisa.
Non c’è nemmeno tra le “persone per bene” e i criminali, tra il lecito e l’illecito, e tra le azioni meritevoli di controllo e quelle che non lo sono – tanto più adesso, che non esiste un’etica condivisa e che in una società multi-centrica gl’interessi e i criteri si sono moltiplicati.
Gli anni più recenti – tra intercettazioni, pedinamenti, monitoraggi incrociati dei conti bancari, perfino di calciatori da parte della società di appartenenza – offrono una lunga serie di esempi, in ciascuno dei quali si manifesta tutta la difficoltà di arrivare ad un giudizio chiaro e inequivocabile. Per esempio (proprio nel caso del calcio) si sono sentiti molti tifosi – persone per bene, si presume – che sono assai poco interessate a “come” un giocatore sia mantenuto nei binari di un comportamento utile alla propria squadra: “a me basta che la domenica gioca bene,del resto non me ne frega niente”.
Del resto è tipico delle persone per bene usare il buon senso, per ciò che riguarda il cerchio ristretto del proprio interesse, e sfumare in un languido agnosticismo, per ciò che riguarda la vita degli altri, soprattutto se avvertiti come “diversi” da loro: non si tratta nemmeno, in molti casi, di un sentimento malevolo, ma semplicemente della difficoltà di avere una visione d’insieme, specialmente su argomenti sfaccettati, complessi, sfuggenti.

Ma – a parte tutto questo, che è discutibile, ma che diamo pure per buono – la visione che per capirci chiamiamo del “perbenismo” è sostanzialmente una visione della vita sociale, e del “controllo”, che sposa quella di un poliziotto: non è detto che sia nefasta, o basata necessariamente su cattive intenzioni, ma è comunque quella di un poliziotto. Non è quella di un cittadino.

Un cittadino non ha il dovere di essere una persona per bene, o almeno non ha il dovere di mostrarsi sempre, inequivocabilmente, platealmente “per bene”.
Un cittadino ha il diritto di essere spregevole, coltivare cattivi sentimenti e pessime abitudini, senza che nessuno lo sorvegli o lo classifichi in base a suoi personali criteri di perbenismo.
Un cittadino ha il diritto di ciondolare senza una meta precisa, e senza una ragione chiara, in qualsiasi posto, senza che qualcuno gli chieda i documenti, gli chieda perché sta lì o annoti su un brogliaccio la data e l’ora di quella presenza: il fatto che abbia dovuto esibire un documento o che la sua presenza sia stata annotata non toglie niente al venticello fresco che gli rendeva piacevole la passeggiata, o ai ricordi suscitati da quelle strade, direbbe il senso comune.
Ma è lo stesso senso comune che – nel caso quell’intromissione avvenisse da parte di altrettanto comuni cittadini – farebbere rispondere in malo modo. Come minimo: “fatti gli affaracci tuoi” – a Roma un po’ peggio, ma siamo gentaccia.

Lo stesso senso comune, per altro, che – proprio in quanto “comune” – faticherebbe a ricordare che un simile genere di intromissioni è stato tipico di regimi autoritari.
La libertà liberale e democratica ci apparve tanto più esemplare, rapportata a questi regimi o ai momenti neri della storia recente – nazismo, fascismo, stalinismo, maccartismo: inquisire, controllare la frequentazioni, la posta, i telefoni, i movimenti dei cittadini in nome de “l’interesse della collettività” è stato considerato per un lungo periodo un segno inequivocabile di autoritarismo, se non di fascismo in senso stretto. Farlo in nome di un ghiribizzo personale era segno di una repubblica delle banane, semplicemente.
Nell’ultimo volgere dei tempi le cose sono cambiate. La sensibilità verso il controllo sociale è crollata. Si concedono attenuanti che prima sarebbero state impensabili. Si è disposti a credere a una retorica dell’Interesse della Collettività che per lungo tempo sarebbe stata – è stata – presa a sberleffi, per la sua patente ipocrisia.
Tutto ciò è avvenuto a causa della tecnologia, che ha reso il fenomeno non solo al di fuori del controllo democratico, ma impalpabile, pervasivo e indolore.
In aggiunta a ciò, la tecnologia ha portato i suoi doni: ben poco di politicamente significativo, e molto di giocoso, di superfluo, di individualistico e consumistico.
In questo senso – e usata nel modo in cui è usata – la tecnologia è come la guardia civil della Spagna franchista: qualche eroico agente ha pure salvato bambini che stavano per annegare, o una vergine in procinto di essere violentata, ma senza cambiare di una virgola il giudizio politico e culturale sul franchismo e sull’uso che ha fatto del corpo di polizia.

Eppure, si vede benissimo che basterebbe poco, perché la tecnoogia fosse una risorsa straordinaria, sia per il benessere, sia per la libertà dei cittadini. Poco, ma evidentemente è un poco difficile da ottenere.
In un contesto di capitalismo globale e incontrastato, e di un dichiarato revival dell’imperialismo economico e politico, sarebbe interessante sapere chi sono davvero le “persone per bene”.
Nel frattempo, vale la pena guardare con l’occhio stretto chi “altera manu fert lapidem, panem ostentat altera”.
pierodm
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1996
Iscritto il: 19/06/2008, 12:46

Re: Il Rosso e il Nero

Messaggioda franz il 20/07/2008, 21:29

pierodm ha scritto:Non c’è alcuna linea di demarcazione netta e precisa.
Non c’è nemmeno tra le “persone per bene” e i criminali, tra il lecito e l’illecito, e tra le azioni meritevoli di controllo e quelle che non lo sono – tanto più adesso, che non esiste un’etica condivisa e che in una società multi-centrica gl’interessi e i criteri si sono moltiplicati.

Vero, ma comunque va cercata dato che esite uno stato di diritto, una legge, esistono giudici, esistono giudizi, esistono innocenti e colpevoli, misure detentive, pene e multe ed è una cosa utile per la società che ci siano separazioni tra persone per bene e criminali. Separazioni e misure tese a ricuperare i criminali ed evitare che persone per bene lo diventino.
Le line di demarcazione possono essere flessibili e malleabili o nette ed irriducibili, ma servono comunque.

pierodm ha scritto:Ma – a parte tutto questo, che è discutibile, ma che diamo pure per buono – la visione che per capirci chiamiamo del “perbenismo” è sostanzialmente una visione della vita sociale, e del “controllo”, che sposa quella di un poliziotto: non è detto che sia nefasta, o basata necessariamente su cattive intenzioni, ma è comunque quella di un poliziotto. Non è quella di un cittadino.

Non sono d'accordo. Diciamo che esistono persone "adattate" che risultano adattate alla società (le cosiddette persone per bene che studiano e lavorano per il bene comune) e persone non adattate (dette anche "disadattate") che assumono la posizione del bandito, del criminale, del fuori legge. Anche qui non ci sono linee nette di demarcazione ma esiste piuttosto un gradiente continuo (in mezzo ci sono i bordeline) ma cio' non toglie che ogni tanto si debba tracciare una linea netta. Un "border" esiste ed è bene che si sappia quando lo si sta superando.
Che poi in un paese di furbi (e di ladri, come dice la canzone) da noi la linea sia confusa ed indeterminata, e che questo diventi un alibi molto comodo per molti furbi o finti scemi ("ah, non lo sapevo ...") sono d'accordo.

pierodm ha scritto:Un cittadino non ha il dovere di essere una persona per bene, o almeno non ha il dovere di mostrarsi sempre, inequivocabilmente, platealmente “per bene”.
Un cittadino ha il diritto di essere spregevole, coltivare cattivi sentimenti e pessime abitudini, senza che nessuno lo sorvegli o lo classifichi in base a suoi personali criteri di perbenismo.

Tesi interessante ma visto che parliamo sempre dei diritti e mai dei doveri potrebbe essere illuminante cercare di capire quali sono i doveri dei cittadini. Che uno abbia diritto di ciondolare (ogni tanto) siamo d'accordo ma che questo si trasformi nel NON DOVERE di essere per bene (adattato) io non sono d'accordo. Secondo me è un dovere essere adattati e parte (non passiva) della società (contribuire con un ruolo) ma non possiamo pretendere che tutti ci riescano.
Non riuscirci è un diritto. Non un dovere. Il dovere della società è aiutare chi non ci riesce ma anche punire chi danneggia volutamente e ripetutamente gli altri, limitando la loro libertà.

Ciao,
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Il Rosso e il Nero

Messaggioda flaviomob il 31/07/2008, 22:07

Il tema dell'insicurezza sociale mi riporta alla mente un libro di Castel, che tra l'altro ho riassunto su http://materialiresistenti.blog.dada.ne ... ZA+SOCIALE

Un altro aspetto di questo tema è come la percezione dell'insicurezza venga appositamente spostata sull'incertezza derivante dal diverso e dallo straniero, piuttosto che sul punto focale della destrutturazione dello stato democratico (che dovrebbe preoccuparci molto di più, se pensiamo a quanti morti ha provocato il fascismo prima di crollare, o lo stesso terrorismo rosso - che pure ha fallito nel tentativo di rovesciare lo stato), per cui vi riporto l'intervista a Tabucchi.
ciao,
Flavio


intervista del settimanale francese Charlie Hebdo, ad Antonio Tabucchi, tradotta dal sito "Che dicono di Noi"

Il terrorismo non era riuscito a destrutturare lo Stato, ma Berlusconi s�

Incontro con Antonio Tabucchi

Dal 2000 al 2006, durante tutta la durata del mandato di Berlusconi, Antonio Tabucchi, scrittore, ha scritto diversi articoli sulla deriva fascista del suo paese (L'oca al passo. Notizie dal buio che stiamo attraversando, Feltrinelli) . Ha terminato quando Berlusconi ha lasciato la presidenza del Consiglio. Oggi, il Cavaliere �tornato, ed �riuscito a far votare una nuova legge che lo protegge dalla giustizia.


Charlie Hebdo : Com'�possibile che Berlusconi sia ritornato al potere ?

Antonio Tabucchi : Preferisco una destra onesta ad una sinistra corrotta. Il problema sta nel fatto che unire politica e affari �molto pericoloso. E questo �proprio quello che ha fatto Berlusconi. Il vero pericolo per la democrazia �proprio questo : qualcuno al capo dello Stato fa prevalere i suoi interessi privati sull'interesse generale. Questa situazione si era gi�prodotta con il craxismo. Craxi ha rubato dei milioni. Dei giudici lo scoprono, lo giudicano e lo condannano. Al posto di presentarsi davanti al tribunale, Craxi, che �un amico di Ben Ali, si rifugia in Tunisia. Si dichiara in esilio: in realt��in fuga. Dieci anni pi�tardi, la sinistra ex-comunista inizia a dire che, ad ogni modo, quest'uomo appartiene alla famiglia della sinistra. Quando una famiglia protegge un bandito, non la si chiama pi�famiglia, ma mafia! Da quel giorno tutto �diventato poco chiaro. Il centro sinistra �rimasto al governo per due anni e mezzo, ma non ha soppresso una sola legge fatta da Berlusconi, il quale �sempre proprietario di quattro televisioni e di un gruppo editoriale. Un conflitto di interessi come questo lo troviamo soltanto in Kazhakistan.


Ma Prodi non �della stessa sinistra..?

Prodi, poveraccio, �un uomo onesto, ma non �molto furbo. Una tra le dichiarazioni pi�patetiche che recentemente abbia avuto l'occasione di leggere nella stampa italiana �stata fatta proprio da lui. Quando il Papa ha ricevuto Berlusconi assicurandogli tutta la sua amicizia, Prodi ha detto ai giornalisti : "Ah, e dire che il Vaticano mi considera come un nemico, proprio io che sono un fervente cattolico!" Questi uomini politici di sinistra pensano di intercettare i voti dei cattolici, grazie al Vaticano. Piero Fassino, che arriva dal comunismo, ha trovato la sua via di Damasco. Massimo D'Alema si �recato alla beatificazione del franchista Balaguer, ecc. L'errore �precisamente quello di ricercare l'amicizia del Vaticano. Il Vaticano �ontologicamente fascista. Ecco come la sinistra italiana si suicida.

Dunque, di fronte a Berlusconi c'�un grande vuoto ?

Berlusconi �accusato di corruzione e rischia sei anni di prigione. I giudici sono pronti a condannarlo. L'ultimo e unico ostacolo che gli resta �la magistratura. Se finiscono di processarlo, �fregato. Allora cosa fa ? Tenta di far approvare una legge che instaura la prescrizione per tutti i reati commessi prima del 2002, con il pretesto di fluidificare il funzionamento dei tribunali. Ma questo non funziona. Dunque ritorna alla carica dicendo che le quattro pi�alte cariche dello Stato non possono essere giudicate, perch�questo destabilizzerebbe la democrazia. Infine insinua: la magistratura non ha alcuna autorit�su di me, perch�io sono stato eletto dal popolo. Utilizza un classico di tutti i regimi totalitari che non sono arrivati al potere con la forza: ingoia il sistema che ha permesso la sua elezione.
Il pericolo pi�grande che l'Italia ha attraversato dalla fine della seconda guerra mondiale �proprio quello che sta succedendo oggi. Il terrorismo non era riuscito a destrutturare lo Stato. Berlusconi s� La democrazia in Italia non �cos�solida come in Francia. Nessuno pu�dire come tutto questo andr�a finire.

Lei ha difeso attivisti come Adriano Sofri, Giorgio Pietrostefani o Ovidio Bonpressi. Prenderebbe le difese di Marina Petrella?

Li ho difesi perch�erano stati condannati sulla base di una sola testimonianza, quella di un pentito poco affidabile. Ma questi tre attivisti non hanno evitato la giustizia scappando in Francia! Marina Petrella s� Le risponder�con un'altra domanda: ci sono persone condannate per delitti commessi in Francia che, dopo essere passate per le tappe successive di un processo fino alla condanna, si sono rifugiate in Italia sotto il pretesto che la magistratura francese sarebbe incapace di un giudizio obbiettivo? Lei sa che �andata proprio cos� Si delegittima la magistratura italiana, come Berlusconi la delegittima dichiarando che i magistrati non sono altro che dei comunisti, delle "toghe rosse". Lo Stato italiano �ancora una democrazia, le sue istituzioni sono indipendenti e sovrane. Allora agiamo di conseguenza.

La dottrina Mitterrand rispondeva alle leggi speciali instaurate in quel periodo in Italia con una politica di amnistia. C'�la possibilit�di fare la pace con quest'epoca ?

Certo, ma dopo che tutti avranno pagato i loro debiti. Molti di quelli che hanno commesso atti terroristici sono, nel frattempo, stati liberati. Se ci deve essere un'amnistia, questa non riguarda che lo Stato italiano. Da un punto di vista politico, il terrorismo degli anni di piombo non �ancora tanto chiaro. Alcune persone hanno commesso degli atti terroristici in nome di ideali e in buona fede, mentre i loro finanziamenti avevano spesso un'origine oscura. E hanno veramente cercato di destabilizzare l'Italia. Io non sono un idealista : ho paura!


[intervista originale di Marianne Dautrey, pubblicata sul numero 840 di Charlie Hebdo]

dal blog: http://2piu2uguale5.go.ilcannocchiale.it/


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: Il Rosso e il Nero

Messaggioda lucameni il 31/07/2008, 23:46

certo non si va molto lontano affidandosi ad un Tabucchi (il quale peraltro si lancia come al solito in affermazioni quanto meno avventurose - e alcune indecenti e false come quelle sull'omicidio Calabresi- di cui la nostra destra trae linfa vitale).
Come se volessimo contrastare Berlusconi affindandoci alla politica archeologica di Ferrero e di Diliberto.
Siamo seri e pensiamo semmai a fare un'opposizione decente.
Queste quinte colonne del berlusconismo (stessa pasta intollerante e illiberale) lasciamole chiacchierare tra di loro.
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)
lucameni
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1679
Iscritto il: 22/06/2008, 1:36

Prossimo

Torna a Ulivo e PD: tra radici e futuro

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 6 ospiti

cron