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Vendola

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Vendola

Messaggioda ranvit il 23/10/2010, 17:55

Ho ascoltato, su Repubblica Tv, Vendola....parla bene, da' una sua interpretazione in gran parte condivisibile dei mali dell'Italia di oggi. Difficoltà economiche delle famiglie anche di quelle che sono considerate "ceti medi", del popolo delle partite Iva, precari della scuola licenziati, disoccupazione, etc; una politica scaduta a livelli plebei, cricche, affaristi, etc.

Ma non ho sentito soluzioni....

Vittorio
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Re: Vendola

Messaggioda franz il 23/10/2010, 21:15

ranvit ha scritto:Ho ascoltato, su Repubblica Tv, Vendola....parla bene, da' una sua interpretazione in gran parte condivisibile dei mali dell'Italia di oggi. Difficoltà economiche delle famiglie anche di quelle che sono considerate "ceti medi", del popolo delle partite Iva, precari della scuola licenziati, disoccupazione, etc; una politica scaduta a livelli plebei, cricche, affaristi, etc.

Ma non ho sentito soluzioni....

Vittorio

Io non ho ascoltato e francamernte se mancano le soluzioni ben difficilmente lo faro'.
"I filosofi hanno soltanto diversamente interpretato il mondo ma si tratta di trasformarlo.", diceva qualcuno un secolo e mezzo fa, ma non per questo ci ha azzeccato. Concretamente bisogna avere un metodo valido e sperimentato per cambiare il mondo, altimenti le soluzioni sono solo idee compate in aria, come tante. Credo che il problema sia questo. Non senti soluzioni da Vendola e compagnia (ma solo elenchi di problemi) perché non ne hanno e quele poche che hanno, o sono cosi generiche da dire tutto ed il contrario di tutto oppure sono rispolverate da un antico campionario e sono inaccettabli oggi, dai cittadini . E lo sanno, perché il voto non mente.

Il fatto drammatico è che pero' le accettabili sono pari a zero, a parte il "proviamo ad andare avanti così".

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Re: Vendola

Messaggioda flaviomob il 25/10/2010, 19:45

Bisognerebbe valutare Vendola in base alle politiche che ha messo in atto in Puglia, anche se non è sufficiente per dare un giudizio su un'eventuale programma di governo nazionale. Io penso che se vincerà Vendola o Bersani alle primarie, dopo non cambierà moltissimo se prevarrà il sistema di cooptazione degli eletti con l'attuale legge elettorale e in ogni caso la tradizione del cs è di mandare a palazzo Chigi leader già preventivamente azzoppati... Del resto, come sottolineava anche Report, è impossibile fare peggio di questo centrodestra. Sceglieremo il meno peggio, come sempre...


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Re: Vendola

Messaggioda ranvit il 25/10/2010, 19:54

Se Vendola vince le primarie io cambio partito/coalizione!
Per me l'obiettivo primario è mandare a casa Berlusconi.

Vittorio
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Re: Vendola

Messaggioda Iafran il 25/10/2010, 23:36

ranvit ha scritto:Se Vendola vince le primarie io cambio partito/coalizione!
Per me l'obiettivo primario è mandare a casa Berlusconi.

(ranvit, questa è per "stemperare" la discussione) :)

Non penso che ci siano altri partiti/coalizioni che possano battere il "Partito dell'amore"; mi sa che devi rinunciare con questo sistema elettorale ad essere vittorio...so. :)
Con il sistema di tipo proporzionale, il "Partito degli astenuti" (senza tutte le formalità istituzionali: firme, lista, rappresentanti di seggio, etc.) rischierebbe di risultare il più votato nelle future elezioni, senza vincerle, però!

Se, poi, si vuole vincere a tutti i costi ... "la montagna deve andare da Maometto": tutta Italia ad Arcore ... e vedere la faccia che fa, con i "rossi" fra i ... piedi! ;)
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Re: Vendola

Messaggioda ranvit il 26/10/2010, 9:54

Gli astenuti non contano....inutile lambiccarsi il cervello.

Vedremo cosa accadrà. Se ci sarà una coalizione con Vendola a capo con sondaggi favorevoli....io voto Vendola.Se invece, come è presumibile, dovesse essere vincente il terzo polo....votero' per questo.
Per me l'imperativo è liberarsi di Berlusconi....

Vittorio
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Re: Vendola

Messaggioda flaviomob il 26/10/2010, 15:50

Un doppio bacione da Firenze

Del congresso di Firenze di Sinistra Ecologia e Libertà che ha incoronato ieri mattina Nichi Vendola presidente due o tre cose che mi sono piaciute e altre due o tre che mi sono piaciute meno.

1- La più importante, certamente, è la scelta del campo di gioco. La riscrittura dei valori, il ritorno all’ascolto della società, per provare a vincere non più contro Berlusconi, ma anche senza Berlusconi, oltre Berlusconi. E oltre la sinistra: «La parola sinistra non basta senza la parola libertà», ha scandito il governatore pugliese, e non è poco. Da questo punto di vista gli attacchi di Vendola a Marchionne rappresentano un indizio: oggi, per paradosso, una critica ancora più dura nei confronti dell’uomo del maglioncino arriva dal versante opposto, da Gianfranco Fini, che già due giorni fa aveva rispolverato un’altra antica parola d’ordine della sinistra radicale, la tassazione delle rendite finanziarie. A dimostrazione di come tutto sia in rapido rimescolamento. Vincerà chi su questo terreno di gioco riuscirà a presentare la miscela più riuscita e più esplosiva. Ricette come quelle presentate da Enrico Letta in un lungo articolo sull’ “Unità” di ieri sembrano appartenere a un’altra epoca: si vince con le politiche, cioè con la buona amministrazione, non con la politica, cioè «la narrazione» di Vendola, pura astrazione, ha scritto il numero due del Pd. E invece non è così: i governi di Prodi amministravano bene, ma soprattutto nella fase dell’Unione avevano smarrito il filo del progetto. Uno, in particolare: quale modello istituzionale? L’Ulivo di Prodi, con le primarie, i comitati, la figura del leader, la società civile mobilitata, alludeva a un presidenzialismo “buono”, non putiniano, non berlusconiano, ma all’americana. E invece, dopo aver invocato un cambiamento così radicale, il centrosinistra si è ritrovato per anni raffigurato da un sinedrio di capipartito e dalle loro sottoquote. Il mondo è cambiato, deve cambiare anche il centrosinistra italiano.

2- Vendola ha rivendicato la sua identità religiosa: per lui il cattolicesimo non è un fatto privato, ma pubblico, e dunque politico. È una svolta rispetto a tanti leader della sinistra senz’anima che ormai non credono più a nulla e anche rispetto ai cattolici alla Prodi o alla Bindi, cresciuti alla scuola del Concilio, testimoni della possibilità di conciliare la fede con la laicità della politica, dare a Dio e dare a Cesare, fieri avversari di ogni integralismo nell’Europa delle guerre di religione, dell’alleanza trono-altare, del clerico-fascismo. Vendola anche in questo si atteggia a politico all’americana: per Obama, Martin Luther King, Bob Kennedy la fede in una trascendenza è un motore della storia, è un’ansia di liberazione. A sinistra si faranno molte ironie su questi toni profetici. Oggi sulla “Stampa” Riccardo Barenghi sfotte Santo Nichi: «sembra il Papa o addirittura Gesù». Sul “Giornale” un anonimo dirigente del Pd, citato da Vittorio Macioce, definisce Vendola «un cattocomunista berlusconiano». Roba da scappare a gambe levate, se così fosse, in effetti. Ma in tutto il resto del mondo la cultura religiosa ha piena cittadinanza a sinistra. Da noi, invece, la sinistra è anticlericale. E la destra berlusconiana è atea.

3- La presenza discreta del compagno di Vendola, il canadese Eddy. Qualcuno ha scritto che era nascosto sotto il palco. Errore: c’era, ma senza mettersi in prima fila, senza buttarsi nella mischia dei fotografi a rilasciare dichiarazioni e interviste. E se fosse invece questo il modello virtuoso che dovrebbero seguire anche le compagne (e i compagni) degli altri leader?

Tra le cose che non mi sono piaciute, invece, ci sono i toni di certe cronache, messianici. Certi paragoni fuoriposto. Un nascente culto della personalità che comincia a infastidire. Vendola farebbe bene a prenderne subito le distanze, con ironia e leggerezza. Come farebbe bene a prendere le distanze da Bertinotti e dai reduci del bertinottismo che lo avvolgono. Dovrebbe criticare anche quell’esperienza, fallimentare almeno quanto la sinistra riformista che il governatore attacca ogni santo giorno. «Non vogliamo più perdere bene, vogliamo vincere bene», ha gridato Nichi dal palco. Bellissimo slogan, però ora deve essere conseguente: lasci Bertinotti al suo narcisismo, alle sue future collaborazioni con il “Giornale”. E volti pagina.

Per voltare pagina sarà importante attendere un altro fine settimana in programma dal 5 al 7 novembre, alla stazione Leopolda, di nuovo a Firenze. A riunirsi saranno i giovani amministratori del Pd, convocati dal sindaco di Firenze Matteo Renzi e dal consigliere regionale lombardo Pippo Civati.

Li hanno definiti i Rottamatori, gli sfasciatutto. Ieri in tv Lucia Annunziata ha chiamato per tutta la sua trasmissione Renzi il «ragazzo», con una punta di sarcasmo. Dimenticando che nell’aprile 1997 i Tories inglesi avevano preparato un terroristico spot contro l’allora 44enne candidato laburista Tony Blair utilizzando l’argomento della giovane età: «Non affidate a un ragazzo il lavoro di un uomo». Si è visto com’è andata: il ragazzo, The Boy nella biografia di Andrea Romano, ha dominato la scena per più di dieci anni.

Nel Pd c’è un discreto terrore dei giovani rottamatori (ma non si potrebbero chiamare, semplicemente, innovatori?). Oggi la dalemiana Velina Rossa attacca Vendola e Renzi insieme, li definisce «i nuovi messia che si atteggiano a salvatori della patria». Il punto, però, è proprio questo: cosa succederebbe se Vendola e i boys più interessanti del Pd, Renzi, Zingaretti, Civati, trovassero il modo di darsi una mano anzichè ostacolarsi? Se Firenze uno e Firenze due si scoprissero a parlare un linguaggio comune, anzichè ricalcare schemi antichi, Vendola con Bersani a rifare il vecchio Pci, Renzi a copiare la giovanile arroganza del Rutelli dei tempi d’oro? Questa sì che sarebbe una rivoluzione democratica. Quando esattamente quarant’anni fa, nel 1970, Francois Mitterand diventò segretario dei socialisti francesi mettendo le basi della rivincita della gauche “Le Figaro” commentò: «Finalmente il partito ha trovato un leader e il leader ha trovato un partito». Anche oggi in Italia c’è un popolo che cerca leader e leader che cercano un popolo. Si ritroveranno a Firenze?

http://damilano.blogautore.espresso.rep ... a-firenze/


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Re: Vendola

Messaggioda trilogy il 28/10/2010, 9:45

flaviomob ha scritto:Un doppio bacione da Firenze

Del congresso di Firenze di Sinistra Ecologia e Libertà che ha incoronato ieri mattina Nichi Vendola presidente due o tre cose che mi sono piaciute e altre due o tre che mi sono piaciute meno.

http://damilano.blogautore.espresso.rep ... a-firenze/


(…)La più importante, certamente, è la scelta del campo di gioco. La riscrittura dei valori, il ritorno all’ascolto della società, per provare a vincere non più contro Berlusconi, ma anche senza Berlusconi, oltre Berlusconi. E oltre la sinistra: «La parola sinistra non basta senza la parola libertà», ha scandito il governatore pugliese, e non è poco. Da questo punto di vista gli attacchi di Vendola a Marchionne rappresentano un indizio(..)

Questo pezzo è interessante. L’ascolto è importante, bisognerebbe andare oltre, mettendosi nei panni dei dei normali cittadini condividendone ansie, paure, aspettative. Ad esempio sul tema dell'immigrazione la sinistra avrebbe dovuto prestare più ascolto alle paure e alle ansie dei cittadini.

(..)Da questo punto di vista gli attacchi di Vendola a Marchionne rappresentano un indizio: oggi, per paradosso, una critica ancora più dura nei confronti dell’uomo del maglioncino arriva dal versante opposto, da Gianfranco Fini, che già due giorni fa aveva rispolverato un’altra antica parola d’ordine della sinistra radicale, la tassazione delle rendite finanziarie(..)

Qua fanno vecchia politica sia Fini che Vendola. Dobbiamo scalare la montagna partendo dalla cima. Allora il problema non è quello che dice Marchionne ma la visione di società vogliamo realizzare. Dobbiamo rispondere a domande come: Nel 2015 dopo 5 anni di governo di centro sinistra la fiat c’è ancora in Italia? Produce profitti o perdite, è una azienda nazionalizzata, o privata? I lavoratori della fiat hanno condizioni di lavoro, stipendi come quelle dei lavoratori tedeschi e francesi o come quelle dei lavoratori cinesi? Quale politica industriale è necessaria per realizzare la visione che abbiamo?

(..) Ricette come quelle presentate da Enrico Letta in un lungo articolo sull’ “Unità” di ieri sembrano appartenere a un’altra epoca: si vince con le politiche, cioè con la buona amministrazione, non con la politica, cioè «la narrazione» di Vendola, pura astrazione, ha scritto il numero due del Pd. E invece non è così: i governi di Prodi amministravano bene, ma soprattutto nella fase dell’Unione avevano smarrito il filo del progetto.(..)

Critica corretta in parte. La politica non può essere ridotta all’amministrazione di un condominio. Se non c’è una visione, un progetto, le politiche si disperdono in un puzzle privo di logica. Però per realizzare un progetto servono politiche concrete e la capacità di attuarle. Quindi per fare innovazione sono necessari i visionari, gli ingegneri, i ragionieri ecc.
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Re: Vendola

Messaggioda ranvit il 28/10/2010, 10:23

trilogy ha scritto:Questo pezzo è interessante. L’ascolto è importante, bisognerebbe andare oltre, mettendosi nei panni dei dei normali cittadini condividendone ansie, paure, aspettative. Ad esempio sul tema dell'immigrazione la sinistra avrebbe dovuto prestare più ascolto alle paure e alle ansie dei cittadini.


Bene Trilogy, sono anni che lo dico.

trilogy ha scritto:Qua fanno vecchia politica sia Fini che Vendola. Dobbiamo scalare la montagna partendo dalla cima. Allora il problema non è quello che dice Marchionne ma la visione di società vogliamo realizzare. Dobbiamo rispondere a domande come: Nel 2015 dopo 5 anni di governo di centro sinistra la fiat c’è ancora in Italia? Produce profitti o perdite, è una azienda nazionalizzata, o privata? I lavoratori della fiat hanno condizioni di lavoro, stipendi come quelle dei lavoratori tedeschi e francesi o come quelle dei lavoratori cinesi? Quale politica industriale è necessaria per realizzare la visione che abbiamo?


Ti piace molto questa idea.....a me non sembra "razionale"...pero' si potrebbe anche discuterne, se ci fosse la volontà.


trilogy ha scritto:Critica corretta in parte. La politica non può essere ridotta all’amministrazione di un condominio. Se non c’è una visione, un progetto, le politiche si disperdono in un puzzle privo di logica. Però per realizzare un progetto servono politiche concrete e la capacità di attuarle. Quindi per fare innovazione sono necessari i visionari, gli ingegneri, i ragionieri ecc.


Assolutamente d'accordo, purchè sia chiaro che "i visionari" non siano confusi con "i velleitari ed infantili" :D

Vittorio
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Re: Vendola

Messaggioda pierodm il 29/10/2010, 17:22

Critica corretta in parte. La politica non può essere ridotta all’amministrazione di un condominio. Se non c’è una visione, un progetto, le politiche si disperdono in un puzzle privo di logica. Però per realizzare un progetto servono politiche concrete e la capacità di attuarle. Quindi per fare innovazione sono necessari i visionari, gli ingegneri, i ragionieri ecc.

Per realizzare un progetto credo che serva innanzi tutto un progetto...

Qual è la critica "corretta in parte": quella di Letta o quella dell'autore dell'articolo?
Mi sembra che tu ti riferisca all'articolo, che condividi in quanto difende la "narrazione", la politica e non le politiche, ma sottolinei che comunque per realizzare qualcosa servono tutta la varietà degli apporti possibili.

Io, a mia volta, definirei anche la tua posizione "corretta in parte": vero che servono tutti, ragionieri e visionari, ma non possiamo andare avanti a forza di colpi al cerchio e alla botte.
E' ovvio che servono tutti, ma nell'esaminare la fase fondativa di un partito si cerca di capire dove si sta mettendo l'accento, ossia qual è l'elemento, il soggetto, il punto di vista che in questa prospettiva fondante è ritenuto più importante: se ogni volta rispondiamo (o pensiamo, nel nostro intimo) che "sì va be', ma comunque servono tutti", dichiariamo la diversità d'idee e di punti di vista praticamente inutile, e peggio ancora che inutile ogni discussione sull'argomento.

Poi credo che sarebbe il caso - che ci vuoi fare, le parole secondo me sono importanti - di mettere da parte il termine e il concetto di "visionari", che mi sembra l'equivalente dei "fantasisti" quali sono diventati i numeri 10 del calcio: una volta erano i registi, i campioni che reggevano e qualificavano la squadra, e adesso sono considerati dei giullari che fanno il numeretto delle foche ammaestrate - la "fantasia" come talento marginale.
Anche perché si attribuisce questa definizione non a predicatori febbricitanti, che evocano paradisi e inferni, sabba demoniaci e palingenesi cosmiche, ma a persone che si limitano a qualche idea vagamente contro-corrente, o semplicemnte non allineata alla vulgata dominante, e che lo fanno con parole magari belle ma normalissime: parole che forse non si sentono abitualmente, ma questo giustificherebbe semmai un giudizio preoccupato sul conformismo della nostra comunicazione.

E poi, aggiungiamoci che la definizione di "visionari" consente al primo cretino che passa di sentirsi una persona non solo concreta, ma soprattutto organica alla cultura sociale prevalente - loro, i cretini, sono quelli che capiscono benissimo la gente e lo dicono in continuazione - e di guardare a chi offre un'immagine diversa, un punto di vista diverso e a chi usa un linguaggio diverso come se fosse un dropout che non fa testo, con il quale non serve confrontarsi, del quale si può fare tranquillamente a meno.

Troppe cose in una parola? Un po' tante, è vero, ma ce ne sarebbero ancora ...
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