Merito e Bisogno

Da qualche giorno, alla discussione su merito e meritocrazia si è aggiunto il tema del bisogno.
Se si deve dare un compenso o riconoscimento esclusivamente al merito non si tiene più alcun conto del “bisogno”, e questo è liberismo sfrenato, è stato detto, e da lì sono nate varie discussioni e promesse di approfondimento.
Qui vorrei fare un po' il punto, aprendo un nuovo thread.
Partiamo dal dato di fatto: la società moderna è organizzata in un certo modo.
Giusto o sbagliato che sia, il compenso o il riconoscimento all'interno del mondo del lavoro è basato sul merito, sulle capacità. Ognuno è pagato perché sa fare qualche cosa e lo sa fare bene. Io non so fare trapianti cardiaci. Quindi non li faccio. E' giusto che sia cosi'. Se sapessi farli, li farei. Li farei forse meglio di altri e forse peggio di altri (non siamo tutti uguali) e la mia retribuzione sarebbe normalmente legata alle mia capacità. È lecito, etico o auspicabile pagare allo stesso modo chi lavora meglio di altri?
Secondo me NO. Forse penso così perché so di fare le cose bene ed in 30 anni di lavoro mi hanno sempre pagato bene per le cose che facevo. In fondo è una questione di mercato. Il maledetto mercato. Non pago una meravigliosa pesca allo stesso modo di una ammaccata, ammuffita e piena di vermi. La qualità ha il suo prezzo. Vale anche per il lavoro che un uomo fa. Un buon falegname, che fa mobili stupendi e di buon gusto, vale molto di piu' (merita di piu') di uno che lavora in qualche modo e fa cose traballanti e sghembe. I mobili prodotti dai due non avranno lo stesso prezzo. Il nosto lavoro è importante e la sua qualità è importantissima. La società moderna funziona bene se tutti fanno lavori di qualità. Questo costruisce organizzazioni in cui la valutazione della qualità del prodotto, del lavoro e del merito del lavoratore sono al centro. Sono al centro perché ogni cosa va costantemente migliorata.
E il bisogno dove va a finire?
Oggi non si paga un lavoratore "perché ha bisogno". Si discuteva a suo tempo del familismo amorale, di quel "tengo famiglia" o anche del "tengo otto figli", quasi che la dimensione del bisogno potesse prevalere sul merito. <Non sai fare nulla ma se hai otto figli allora ti pago in base al tuo bisogno>. In realtà è lo Stato (e secondo me giustamente) che interviene con assegni familiari e deduzioni per figli a carico. In Italia lo fa molto poco e dovrebbe fare di piu'. Ma la logica del lavoro, quella economica ed industriale, da un compenso unicamente sulla base delle capacità, del merito. Il bisogno non è contemplato.
Eppure viviamo in una società che a ben vedere è basata sulla soddisfazione dei bisogni. La nostra società è di una complesità mostruosa, com milioni di aziende e miliardi di consumatori, di lavoratori. In fondo tutto ruota attorno alla soddisfazione di bisogni individuali. Bisogni soddisfatti tramite il lavoro (di qualità) di milioni di persone. Poi si puo' discutere sulla reale necessità di certi bisogni (alcuni effimeri e forse inventati ) ma se abbamo bisogno di cure, andiamo dal medico o in ospedale, se abbiamo bisogno di cibo e vestiario, andiamo in negozi e centri comemrciali, se abbiamo bisogno di educazione, frequentiamo scuole, se abbiamo bisogno di cultura compriamo un libro, ascoltiamo musica, andiamo a teatro o e vedere un bel film, se abbiamo bisogno di protezione chiamiamo la polizia, se abbiamo bisogno di svago e di relax andiamo in vacanza o guardiamo la TV, se abbiamo bisogno di informarci leggiamo un giornale. Non tutte le persone possono vedere sempre soddisfatti tutti i bisogni (io sono andato in vacanza dopo tre anni che saltavo il turno) ma quello che vorrei far capire è che i bisogni dell'essere umano sono soddisfatti da una società operosa, che lavora. E se lavora bene e meglio, gli esseri umani sul pianeta aumentano. Come dico spesso, 1.5 miliardi alla fine del 1800, 6.7 miliardi oggi. Perché? Perché lavorando sempre meglio aumenta la produttività e si soddisfano piu' bisogni (cibo, sanità per primi). Lavorando bene e meglio sempre piu' persone vivono e vinono meglio. Non sono tutte reose e fiori, chiaramente. Ma è innegabile che viviamo tutti meglio di 100 anni fa perché sono cresciuti i nostri meriti e soddisfiamo piu' bisogni per sempre piu' persone.
Il bisogno è quindi soddisfatto non perché mi viene riconosciuto come parte dello stipendio meritato ma perché il mio lavoro mi permette poi di accedere, come contropartita monetaria, ai beni e servizi che altir simili producono, immettendoli nel mercato. Se lavoro bene avro' un reddito maggiore e potro' soddisfare piu' bisogni, per me e la famiglia.
Lo stato (dove lavora bene) gestisce il reddito minimo (e quindi i bisogni minimi) delle persone e garantisce, cosa assai piu' importante, le pari oppurtunità formative (sempre dove funziona bene). Che non vuol, dire pari condizioni di partenza (visto che una parte delle nostre attitudini è innata). Io francamente non posso gareggiare i 100 mt piani con Usain Bolt ma se ho pari opportunità allora entrambi possiamo fare gli stessi allenamenti, lo stesso percorso formativo. Poi è chiaro che uno dei due, per capacità ed impegno vincerà. Lui per la corsa ed io (forse) per la capacità di convincere i computer a far equello che voglio io e non quello che voglio loro. Ognuno dà il suo contributo alla società e facendolo soddisfa bisogni propri ed altrui. E anche lo stato, per funzionare bene (ed il nostro non funziona bene) deve mettere al centro la qualità delle prestazioni. Anche lo stato soddisfa bisogni ma se lo fa male (perché crazie diverse dal merito prendono piede) rovina tutta la società.
Ora io mi chedo se questo sia "liberismo sfrenato" oppure la descrizione normale della realtà come la vedono le persone normali.
Franz
Se si deve dare un compenso o riconoscimento esclusivamente al merito non si tiene più alcun conto del “bisogno”, e questo è liberismo sfrenato, è stato detto, e da lì sono nate varie discussioni e promesse di approfondimento.
Qui vorrei fare un po' il punto, aprendo un nuovo thread.
Partiamo dal dato di fatto: la società moderna è organizzata in un certo modo.
Giusto o sbagliato che sia, il compenso o il riconoscimento all'interno del mondo del lavoro è basato sul merito, sulle capacità. Ognuno è pagato perché sa fare qualche cosa e lo sa fare bene. Io non so fare trapianti cardiaci. Quindi non li faccio. E' giusto che sia cosi'. Se sapessi farli, li farei. Li farei forse meglio di altri e forse peggio di altri (non siamo tutti uguali) e la mia retribuzione sarebbe normalmente legata alle mia capacità. È lecito, etico o auspicabile pagare allo stesso modo chi lavora meglio di altri?
Secondo me NO. Forse penso così perché so di fare le cose bene ed in 30 anni di lavoro mi hanno sempre pagato bene per le cose che facevo. In fondo è una questione di mercato. Il maledetto mercato. Non pago una meravigliosa pesca allo stesso modo di una ammaccata, ammuffita e piena di vermi. La qualità ha il suo prezzo. Vale anche per il lavoro che un uomo fa. Un buon falegname, che fa mobili stupendi e di buon gusto, vale molto di piu' (merita di piu') di uno che lavora in qualche modo e fa cose traballanti e sghembe. I mobili prodotti dai due non avranno lo stesso prezzo. Il nosto lavoro è importante e la sua qualità è importantissima. La società moderna funziona bene se tutti fanno lavori di qualità. Questo costruisce organizzazioni in cui la valutazione della qualità del prodotto, del lavoro e del merito del lavoratore sono al centro. Sono al centro perché ogni cosa va costantemente migliorata.
E il bisogno dove va a finire?
Oggi non si paga un lavoratore "perché ha bisogno". Si discuteva a suo tempo del familismo amorale, di quel "tengo famiglia" o anche del "tengo otto figli", quasi che la dimensione del bisogno potesse prevalere sul merito. <Non sai fare nulla ma se hai otto figli allora ti pago in base al tuo bisogno>. In realtà è lo Stato (e secondo me giustamente) che interviene con assegni familiari e deduzioni per figli a carico. In Italia lo fa molto poco e dovrebbe fare di piu'. Ma la logica del lavoro, quella economica ed industriale, da un compenso unicamente sulla base delle capacità, del merito. Il bisogno non è contemplato.
Eppure viviamo in una società che a ben vedere è basata sulla soddisfazione dei bisogni. La nostra società è di una complesità mostruosa, com milioni di aziende e miliardi di consumatori, di lavoratori. In fondo tutto ruota attorno alla soddisfazione di bisogni individuali. Bisogni soddisfatti tramite il lavoro (di qualità) di milioni di persone. Poi si puo' discutere sulla reale necessità di certi bisogni (alcuni effimeri e forse inventati ) ma se abbamo bisogno di cure, andiamo dal medico o in ospedale, se abbiamo bisogno di cibo e vestiario, andiamo in negozi e centri comemrciali, se abbiamo bisogno di educazione, frequentiamo scuole, se abbiamo bisogno di cultura compriamo un libro, ascoltiamo musica, andiamo a teatro o e vedere un bel film, se abbiamo bisogno di protezione chiamiamo la polizia, se abbiamo bisogno di svago e di relax andiamo in vacanza o guardiamo la TV, se abbiamo bisogno di informarci leggiamo un giornale. Non tutte le persone possono vedere sempre soddisfatti tutti i bisogni (io sono andato in vacanza dopo tre anni che saltavo il turno) ma quello che vorrei far capire è che i bisogni dell'essere umano sono soddisfatti da una società operosa, che lavora. E se lavora bene e meglio, gli esseri umani sul pianeta aumentano. Come dico spesso, 1.5 miliardi alla fine del 1800, 6.7 miliardi oggi. Perché? Perché lavorando sempre meglio aumenta la produttività e si soddisfano piu' bisogni (cibo, sanità per primi). Lavorando bene e meglio sempre piu' persone vivono e vinono meglio. Non sono tutte reose e fiori, chiaramente. Ma è innegabile che viviamo tutti meglio di 100 anni fa perché sono cresciuti i nostri meriti e soddisfiamo piu' bisogni per sempre piu' persone.
Il bisogno è quindi soddisfatto non perché mi viene riconosciuto come parte dello stipendio meritato ma perché il mio lavoro mi permette poi di accedere, come contropartita monetaria, ai beni e servizi che altir simili producono, immettendoli nel mercato. Se lavoro bene avro' un reddito maggiore e potro' soddisfare piu' bisogni, per me e la famiglia.
Lo stato (dove lavora bene) gestisce il reddito minimo (e quindi i bisogni minimi) delle persone e garantisce, cosa assai piu' importante, le pari oppurtunità formative (sempre dove funziona bene). Che non vuol, dire pari condizioni di partenza (visto che una parte delle nostre attitudini è innata). Io francamente non posso gareggiare i 100 mt piani con Usain Bolt ma se ho pari opportunità allora entrambi possiamo fare gli stessi allenamenti, lo stesso percorso formativo. Poi è chiaro che uno dei due, per capacità ed impegno vincerà. Lui per la corsa ed io (forse) per la capacità di convincere i computer a far equello che voglio io e non quello che voglio loro. Ognuno dà il suo contributo alla società e facendolo soddisfa bisogni propri ed altrui. E anche lo stato, per funzionare bene (ed il nostro non funziona bene) deve mettere al centro la qualità delle prestazioni. Anche lo stato soddisfa bisogni ma se lo fa male (perché crazie diverse dal merito prendono piede) rovina tutta la società.
Ora io mi chedo se questo sia "liberismo sfrenato" oppure la descrizione normale della realtà come la vedono le persone normali.
Franz