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Esercizi di disincanto

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Esercizi di disincanto

Messaggioda franz il 23/09/2010, 16:40

Nel suo ultimo libro, Luca Ricolfi ha raccolto una serie di contributi pubblicati in precedenza nella rubrica Fatti&Credenze, su Panorama. Se Tremonti, istruzioni per il disuso vi è piaciuto, questo libro non vi deluderà.

... il fatto che numerose credenze diffuse (e tante dichiarazioni ufficiali di fonti che dovrebbero essere autorevoli) siano in realtà Bullshit non è una novità. Dovrebbe pertanto risultare godibile la lettura dell'ultimo libro di Luca Ricolfi, nel quale una serie di mircrosaggi pubblicati su Panorama, vengono presentati con una breve introduzione sulla nostra disponibilità a credere.

Il punto di partenza è la distinzione tra le credenze che non sono empiricamente verificabili (la vita ultraterrena esiste) e i fatti, che invece lo sono (l'anno scorso la povertà in Italia è aumentata). Mentre per le prime è abbastanza ovvio e giusto che ciascuno scelga liberamente le proprie opinioni, per i secondi dovrebbe essere inequivoco che siano o veri o falsi. Invece, scorrendo la carrellata di verifiche quantitiative presentata nel libro, possiamo osservare come di frequente credenze false oppure indimostrate vengano largamente accettate mentre altre posizioni, vere alla prova dei fatti, siano rifiutate dai più come inaccettabili.

L'introduzione suggerisce brevemente una spiegazione a questo fenomeno. Si parte dalla teoria della dissonanza cognitiva dello psicologo Leon Festinger. L'idea è che la mente umana ricerca una rappresentazione rassicurante della realtà più che una rappresentazione veritiera e quindi preferisce rifiutarsi di conoscere evidenze spiacevoli (l'autore riporta l'esempio della canzone Non è Francesca). Posto che a volte preferiamo non sapere, la lezione dei grandi sociologi della cultura (Weber, Berger, Simmel, Lasch, eccetera) ci dice anche perché oggi lo facciamo più che in passato: l'uomo contemporaneo ha bisogno di rassicurazioni maggiori, e quindi di maggiore distanza dai fatti osservabili, perchè non essendo più interprete di un ruolo ricevuto alla nascita e determinato dalla propria posizione sociale, deve continuamente ridefinire la propria identità.

A complicare il rapporto tra fatti e credenze, tramontate le grandi ideologie, arriva il politicamente corretto, che talvolta spinge a negare l'evidenza dei fatti o a non investigare i fatti a fondo perché questi vengono percepiti in contraddizione con un determinato sistema di valori (esempio: l'ipotesi che gli immigrati delinquano più degli italiani). In altri casi spinge taluni esperti ad ergersi a "guardiani della correttezza" e ad operare con pregiudizi partendo dall'approccio di volere dimostrare che determinate tesi sgradite sono false. Infine, il "politicamente corretto" spinge alcuni individui od organizzazioni che si sentono investiti di una missione salvifica ad esagerare i mali contro i quali combattono per enfatizzare la propria posizione.

L'esercizio di sottoporre una serie di credenze diffuse a verifica empirica si presenta interessante e in qualche caso sorprendente. Ne riporto uno particolarmente significativo: l'opinione maggiormente diffusa è che la questione meridionale consista in un divario nord-sud esistente al momento dell'unificazione e mai risolto. Presentando dei dati di Paolo Malanina e Vittorio Daniele, Ricolfi ci mostra che il differenziale tra il PIL pro-capite del nord e del sud era in realtà pari a 0 nel 1861: il divario si sarebbe dunque sviluppato dopo l'unificazione. Il periodo peggiore, secondo questa analisi, va dal 1880 al 1951. Nel 1951, ad esempio, il PIL pro-capite del sud era sceso al 50% di quello del nord. A parte una temporanea inversione di tendenza nel ventennio dal '51 al '70 e nel decennio 1995-2005, il trend appare chiaramente verso il peggioramento (attualmente siamo intorno al 60%).

Indubbiamente un'interessante lettura per scienziati sociali, psicologi, e in generale tutti quelli che vogliono capire qualcosa della gente e del mondo.
http://www.noisefromamerika.org/index.p ... canto#body
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Re: Esercizi di disincanto

Messaggioda pierodm il 23/09/2010, 17:19

il differenziale tra il PIL pro-capite del nord e del sud era in realtà pari a 0 nel 1861: il divario si sarebbe dunque sviluppato dopo l'unificazione. Il periodo peggiore, secondo questa analisi, va dal 1880 al 1951. Nel 1951, ad esempio, il PIL pro-capite del sud era sceso al 50% di quello del nord

Il senso di Non è Francesca lo avevamo capito tutti anche senza letture edificanti e suggerimenti furbi.
Lo setsso vale - magari non proprio per tutti tutti - per ciò che riguarda il gp nord-sud: in questo caso parlerei di luoghi comuni e disinformazione, senza scomodare la psiche.
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Re: Esercizi di disincanto

Messaggioda Iafran il 23/09/2010, 18:05

franz ha scritto: Presentando dei dati di Paolo Malanina e Vittorio Daniele, Ricolfi ci mostra che il differenziale tra il PIL pro-capite del nord e del sud era in realtà pari a 0 nel 1861: il divario si sarebbe dunque sviluppato dopo l'unificazione.

Ho letto da qualche parte (forse su "Maledetti Savoia" di Lorenzo Del Boca, Ed. Piemme) che dopo l'Unità d'Italia, ci sarebbe stato un trasferimento di risorse (consistenti) dal Sud al Nord. E' da crederci, perchè ogni dominatore ha imposto sempre le sue leggi per il suo tornaconto. E il Savoia non poteva essere un'eccezione!
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Re: Esercizi di disincanto

Messaggioda franz il 23/09/2010, 22:21

Iafran ha scritto:
franz ha scritto: Presentando dei dati di Paolo Malanina e Vittorio Daniele, Ricolfi ci mostra che il differenziale tra il PIL pro-capite del nord e del sud era in realtà pari a 0 nel 1861: il divario si sarebbe dunque sviluppato dopo l'unificazione.

Ho letto da qualche parte (forse su "Maledetti Savoia" di Lorenzo Del Boca, Ed. Piemme) che dopo l'Unità d'Italia, ci sarebbe stato un trasferimento di risorse (consistenti) dal Sud al Nord. E' da crederci, perchè ogni dominatore ha imposto sempre le sue leggi per il suo tornaconto. E il Savoia non poteva essere un'eccezione!

Sicuramente dal dopoguerra il maggior trasferimento di risorse è stato quello della manodopera.
Anche in questo senso è evidente che il PIL si è trasferito dal sud al nord.
Due volte, come con il voto.
Ogni voto conquistato da un partito è perso da un altro.
Ogni lavoratore che si trasferisce al nord, produrrà reddito al Nord e non produrrà reddito al Sud.

Il senso della discussione (la luna) pero' non e questo. Questo è il dito.
Il problema è che oggi (sostiene il testo) preferiamo non sapere ... e oggi lo facciamo più che in passato.
Questo si congiunge al tema del sogno e della realtà?

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Re: Esercizi di disincanto

Messaggioda flaviomob il 24/09/2010, 0:59

Un'altra falsa credenza è che la mafia siciliana sia qualcosa di atavico, sia sempre esistita, o peggio che sia correlata con le caratteristiche "intrinseche" dell'essere siciliano, della personalità dei siciliani. In realtà anche la mafia siciliana nasce con l'Unità d'Italia e crea immediatamente una rete di relazioni "pericolose" con il potere politico locale e centrale che la identifica come un efficace mezzo di mantenimento dell'ordine e di una gerarchia rigida e conservativa; efficace in quanto ha successo nel terrorizzare la popolazione attraverso violenze ed omicidi rivolte a chi non si "adegua" per tempo... Andrebbe riconosciuta come un fenomeno squisitamente italiano, quindi, non siciliano nè meridionale, ma in relazione al rapporto tra potere centrale e poteri locali (ed internazionali, nel dopoguerra).


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Re: Esercizi di disincanto

Messaggioda franz il 24/09/2010, 8:32

flaviomob ha scritto:Un'altra falsa credenza è che la mafia siciliana sia qualcosa di atavico, sia sempre esistita, o peggio che sia correlata con le caratteristiche "intrinseche" dell'essere siciliano, della personalità dei siciliani. In realtà anche la mafia siciliana nasce con l'Unità d'Italia e crea immediatamente una rete di relazioni "pericolose" con il potere politico locale e centrale che la identifica come un efficace mezzo di mantenimento dell'ordine e di una gerarchia rigida e conservativa; efficace in quanto ha successo nel terrorizzare la popolazione attraverso violenze ed omicidi rivolte a chi non si "adegua" per tempo... Andrebbe riconosciuta come un fenomeno squisitamente italiano, quindi, non siciliano nè meridionale, ma in relazione al rapporto tra potere centrale e poteri locali (ed internazionali, nel dopoguerra).

Credo che non sia il caso di iniziare a discutere di storia della mafia e dei significati che poteva avere il temine prima dell'unità a palermo e dopo l'unità un po' in tutto il meridione, poi in USA ed ora in europa. Caso mai scopo di questo thread è chiedersi come nascano false credenze. Poi l'affermazione che la povertà sia aumentata o diminuita l'anno scorso è verificabile in modo oggettivo in mdo abbastanza rapido, mentre un'analisi storica ed economica della società siciliana del 1800 è già oggettivamente piu' difficile per carenza di documentazione. Qui potrebbero prevalere le opinioni, come nel caso di una discussione sulla vita ultraterrena. Poi non è detto che tutte le credenze antiche siano false, naturalmente. Troia fu trovata, ma tutti la davano per leggenda puramente inventata, frutto della tradizione orale immaginifica poi raccolta da Omero.

Mi pare che il libro, leggendo quella scheda, sostenga che si tende a credere ad alcune cose/storie che sembrano piu' verosimili rispetto ad una verità piu' complessa ed inverosimile. Non solo cose tipo la terra è piatta, per capirci. Quel discorso sul politicamente corretto, per esempio: esso puo' influire su come riteniamo essere l'intelligenza maschile e quella femminile. Il politicamente corretto ci impone (pare) di pensare che non ci debbano essere differenze (come anche nella famosa discusssione sull'intelligenza dei bianchi e dei neri) mentre sul piano scientifico oggettivo tesi diverse si confrontano liberamente (sia quelle che ritengono di trovare differenze sia quelle opposte) senza timori di risultare politicamente scorretti o ansie di risultare corretti. Gli scienziati tuttavia sono pochi, rispetto ai 6 miliardi e mezzo di abitanto. Il problema è come si formano le credenze (vero o false) nelle persone normali, come si formano i pregiudizi e come mai 1/3 degli italiani creda negli oroscopi ed il 40% degli ameriani creda che la terra, l'universo e l'uomo siano stati creati tutti in 7 giorni, 10'000 anni fa, come dice la Bibbia. Sembra inverosimile ma non crediate che la percentuale nel regno unito e in Italia sia molto piu' bassa.

Il fatto non è solo di pura curiosità accademica. Il sistema di credenze influenza il consumatore, inducendolo a comprare o non comprare determinati beni. Faccio un caso concreto, con l'avvertenza di guardare anche qui alla Luna e non al dito: gli OGM. False credenze poi possono influenzare le scelte partitiche degli elettori e quelle politiche degli eletti. È il caso di determinate palle ripetute piu' volte, tanto da diventare vere. Berlusconi insegna. L'elenco è lungo ma credo che la Luna sia stata sufficentemente inqadrata e non è il caso di aggiungere decine di dita.

Franz
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Re: Esercizi di disincanto

Messaggioda flaviomob il 24/09/2010, 10:03

Giusto: atteniamoci al tema del thread. Il rapporto tra verità e menzogne.
8-)
Le 10 Strategie di Manipolazione Mediatica

Mercoledi 22 Settembre 2010 22:22
Il linguista Noam Chomsky ha elaborato la lista delle "10 Strategie della
Manipolazione" attraverso i mass media.
http://www.megachipdue.info/tematiche/d ... atica.html

1-La strategia della distrazione
L'elemento primordiale del controllo sociale e la strategia della distrazione
che consiste nel deviare l'attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei
cambiamenti decisi dalle elites politiche ed economiche, attraverso la tecnica
del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni
insignificanti.
La strategia della distrazione e anche indispensabile per impedire al pubblico d'interessarsi
alle conoscenze essenziali, nell'area della scienza, l'economia, la psicologia,
la neurobiologia e la cibernetica. "Mantenere l'Attenzione del pubblico deviata
dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza. Mantenere
il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di
ritorno alla fattoria come gli altri animali (citato nel testo "Armi silenziose
per guerre tranquille").

2- Creare problemi e poi offrire le soluzioni.
Questo metodo e anche chiamato "problema- reazione- soluzione". Si crea un
problema, una "situazione" prevista per causare una certa reazione da parte del
pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano
far accettare. Ad esempio: lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza
urbana, o organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che il pubblico sia chi
richiede le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della liberta. O
anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la
retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.

3- La strategia della gradualita.
Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a
contagocce, per anni consecutivi. E' in questo modo che condizioni
socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i
decenni degli anni 80 e 90: Stato minimo, privatizzazioni, precarieta,
flessibilita, disoccupazione in massa, salari che non garantivano piu redditi
dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero
state applicate in una sola volta.


4- La strategia del differire.
Un altro modo per far accettare una decisione impopolare e quella di presentarla
come "dolorosa e necessaria", ottenendo l'accettazione pubblica, nel momento,
per un'applicazione futura. E' piu facile accettare un sacrificio futuro che un
sacrificio immediato. Prima, perche lo sforzo non e quello impiegato
immediatamente. Secondo, perche il pubblico, la massa, ha sempre la tendenza a
sperare ingenuamente che "tutto andra meglio domani" e che il sacrificio
richiesto potrebbe essere evitato. Questo da piu tempo al pubblico per abituarsi
all'idea del cambiamento e di accettarlo rassegnato quando arriva il momento.

5- Rivolgersi al pubblico come ai bambini.
La maggior parte della pubblicita diretta al gran pubblico, usa discorsi,
argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte
vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o
un deficiente mentale. Quando piu si cerca di ingannare lo spettatore piu si
tende ad usare un tono infantile. Perche? "Se qualcuno si rivolge ad una persona
come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilita, lei
tendera, con certa probabilita, ad una risposta o reazione anche sprovvista di
senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno (vedere "Armi
silenziosi per guerre tranquille").

6- Usare l'aspetto emotivo molto piu della riflessione.
Sfruttate l'emozione e una tecnica classica per provocare un corto circuito su
un'analisi razionale e, infine, il senso critico dell'individuo. Inoltre, l'uso
del registro emotivo permette aprire la porta d'accesso all'inconscio per
impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o indurre
comportamenti..

7- Mantenere il pubblico nell'ignoranza e nella mediocrita.
Far si che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie ed i metodi
usati per il suo controllo e la sua schiavitu.
* "La qualita dell'educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la
piu povera e mediocre possibile, in modo che la distanza dell'ignoranza che
pianifica tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga
impossibile da colmare dalle classi inferiori".
8- Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrita.
Spingere il pubblico a ritenere che e di moda essere stupidi, volgari e
ignoranti ...

9- Rafforzare l'auto-colpevolezza.
Far credere all'individuo che e soltanto lui il colpevole della sua disgrazia,
per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacita o dei suoi
sforzi. Cosi, invece di ribellarsi contro il sistema economico, l'individuo si
auto svaluta e s'incolpa, cosa che crea a sua volta uno stato depressivo, uno
dei cui effetti e l'inibizione della sua azione. E senza azione non c'e
rivoluzione!

10- Conoscere agli individui meglio di quanto loro stessi si conoscano.
Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno generato un divario
crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute e utilizzate dalle
elites dominanti. Grazie alla biologia, la neurobiologia, e la psicologia
applicata, il "sistema" ha goduto di una conoscenza avanzata dell'essere umano,
sia nella sua forma fisica che psichica. Il sistema e riuscito a conoscere
meglio l'individuo comune di quanto egli stesso si conosca. Questo significa
che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un controllo maggiore ed
un gran potere sugli individui, maggiore di quello che lo stesso individuo
esercita su se stesso.

Fonte: http://www.visionesalternativas.com.


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Re: Esercizi di disincanto

Messaggioda Iafran il 24/09/2010, 11:55

flaviomob ha scritto:Giusto: atteniamoci al tema del thread. Il rapporto tra verità e menzogne.
8-)
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Mercoledi 22 Settembre 2010 22:22
Il linguista Noam Chomsky ha elaborato la lista delle "10 Strategie della
Manipolazione" attraverso i mass media.

Pensi che i "b.ones" abbiano letto questo saggio per fare quello che vogliono in Italia?
I nostri non so se l'hanno letto.
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Re: Esercizi di disincanto

Messaggioda franz il 24/09/2010, 13:03

flaviomob ha scritto:Giusto: atteniamoci al tema del thread. Il rapporto tra verità e menzogne.
8-)
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Mercoledi 22 Settembre 2010 22:22
Il linguista Noam Chomsky ha elaborato la lista delle "10 Strategie della
Manipolazione" attraverso i mass media.
1-La strategia della distrazione
2- Creare problemi e poi offrire le soluzioni.
3- La strategia della gradualita.
4- La strategia del differire.
5- Rivolgersi al pubblico come ai bambini.
6- Usare l'aspetto emotivo molto piu della riflessione.
7- Mantenere il pubblico nell'ignoranza e nella mediocrita.
8- Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrita.
9- Rafforzare l'auto-colpevolezza.
10- Conoscere agli individui meglio di quanto loro stessi si conoscano.

Sono tesi gustosamente provocatorie ma il fatto che poi un certo pubblico (se posso dirlo: naturalmente di sinistra) legga, si riconosca, si entusiasmi, se le beva e se la goda, al limite dell'orgasmo, mi fa scattare il seguente campanello d'allarme.
In fondo, lui stesso potrebbe scrivere certe cose sapendo che un certo "suo pubblico" ci crederà. Quindi potrebbe essere anche questa una credenza costruita. Anche qui è un problema di mercato. Se ci sono creduloni che credono negli oroscopi, abbonderanno maghi, rubriche, libri. E giustamente ognuno fattura e prospera sul suo pubblico. Sarebbe interessante verificare se per caso Chomsky stesso usa nel suo decalogo ... il suo stesso decalogo. Sarebbe necessaria un'anailsi disicantata, dato che i lettori entusiasti (non ancora disincatati) non percepirebbero la situazione paradossale.

Franz
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Re: Esercizi di disincanto

Messaggioda ranvit il 24/09/2010, 15:09

Vorrei aggiungere che questo decalogo è vecchio come il cucco!

Non c'è capopopolo nella Storia che non l'abbia applicato.

Insomma niente di nuovo sotto il sole.

Il punto è sempre lo stesso : che si fa? Ci facciamo il solito pianto greco sopra o "spingiamo" i nostri dirigenti politici ad agire.....cominciando con il ritirarsi tutti a vita privata? E per quanto ci riguarda come elettori la smettiamo di volere la luna nel pozzo (chiedendo cose velleitarie) accontentandoci di ammirarla lassù li' dov'è (presa d'atto che fare un gradino per volta è molto piu' redditizio)?

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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