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Einaudi: pensiero politico

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Einaudi: pensiero politico

Messaggioda franz il 12/09/2010, 8:38

Tra le confluenze verso il centrosinistra vi è parte del pensiero liberale.
Cosi' come molti socialisti sono confluiti nel centrodestra, i pochi liberali sono (quasi invisibili) equalmente divisi tra centrodestra e centosinistra.
Non è quindi fuori luogo discutere di liberalismo in un forum dell'Ulivo.

Mi sono imbattuto per caso nella scheda di wikipedia su Luigi Einaudi.
Mi pare che il suo pensiero politico fornisca molti spunti di discussione.


Esponente del pensiero liberista e federalista, Einaudi è convinto che il liberalismo deve svilupparsi concretamente in tutti gli aspetti della vita politica, sociale ed economica di un uomo.
Einaudi introduce alcune novità nella politica economica dei liberali italiani; a suo parere vi è una mutua implicazione tra liberalismo e liberismo, discostandosi in questo dalle teorie di Benedetto Croce, che preconizzava il liberalismo italiano come un affare innanzitutto morale: la parola liberismo, infatti, non esiste nella lingua inglese ed è creata appositamente da Benedetto Croce per differenziare libertà civili e libertà economiche.
Il liberismo non è semplice economicismo. Rifacendosi ai classici anglosassoni del pensiero liberale (John Stuart Mill e John Locke su tutti), Einaudi esalta l'individualità, la libertà d'iniziativa, il pragmatismo. Per Einaudi, le libertà civili sono inscindibili dalle libertà economiche. Einaudi le situa in un rapporto di interdipendenza: ciascuna libertà può emergere solo in presenza delle altre libertà. La libertà funziona solamente laddove è esplicata nella sua completezza: un liberale "completo" è anche "liberista", perché tenta di applicare una reale corrispondenza tra ideale di libertà e società concretamente libera.
Secondo Einaudi, in un regime statalista la vita sociale ed economica è destinata alla stagnazione: l'individuo si perfeziona solo se è libero di realizzarsi come meglio crede; il liberalismo educa gli uomini perché insegna loro ad autorealizzarsi. La meritocrazia risulta strettamente connessa a un'economia di mercato: l'individuo più competente o creativo può rendere migliore l'azienda e quindi viene assunto. L'autorealizzazione può portare allo scontro tra individui con interessi concorrenti. Questo genere di lotta è però una lotta di progresso: gli uomini sono così costretti ad assumersi la responsabilità (guadagni e fallimenti) delle proprie imprese economiche, senza gravare su altri individui, come invece accade in uno stato assistenziale. L'ideale liberale è un ideale in costante mutamento: può essere oggetto di critica perché nasce e si nutre di ideali concorrenti. Il liberalismo vive del contrasto.
Per Einaudi, con l'eccesso di statalismo si rischia di "impigrire" l'individuo. Portato a disinteressarsi e a non assumersi responsabilità, si lascerà "trasportare dalla corrente", accettando con fatalismo anche illegalità e cattivi servizi, percependoli come prassi. Il liberalismo, diversamente, è una pratica più dura, ma attraverso l'autorealizzazione riesce a responsabilizzare i cittadini. Una società libera ha bisogno di istituzioni minime e basate sulla trasparenza, in modo che siano più vicine al cittadino e da lui facilmente utilizzabili o contestabili: federalismo e decentramento rispondono bene a queste esigenze; Einaudi punta ad un federalismo europeo, con ciò a dire una sola politica economica, un forte esercito europeo in grado di tenere a bada le pressioni provenienti da oriente e in grado di confrontarsi paritariamente con gli USA. Einaudi non vuole la dissoluzione dei singoli stati ma auspica una federazione europea dotata di varie libertà, soprattutto economiche.
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Re: Einaudi: pensiero politico

Messaggioda pierodm il 12/09/2010, 12:57

Questa è la visione teorica (e astratta) di una società liberale, che necessariamente ignora tutto ciò che è avvenuto nei decenni - quasi un secolo a conti fatti - successivi, e in modo particolare l'avvento del turbo-capitalismo, della finanza globale, della democrazia di massa, del consumismo.
E ignora anche ciò che è avvenuto nel secolo e mezzo precedente, o ne minimizza alcuni aspetti.

"Spunti di riflessione" certamente li offre, ma non è che questi concetti li abbiamo scoperti dentro un'anfora babilonese che ci rivela i misteri mesopotamici, non sono un'improvvisa rivelazione: su queste cose ci riflettiamo da una vita, e ci discutiamo da una vita.
Dal liberalismo teorico alla realtà c'è un ampio spazio che anch'esso merita "spunti di riflessione", se non altro proprio in base a quel pragmatismo che lo stesso Einaudi insiste a celebrare: a meno che la storia, gli eventi, i fenomeni passino invano, senza scalfire le certezze che abbiamo deciso di adottare.

Tra le confluenze verso il centrosinistra vi è parte del pensiero liberale.
Cosi' come molti socialisti sono confluiti nel centrodestra, i pochi liberali sono (quasi invisibili) equalmente divisi tra centrodestra e centosinistra.
Non è quindi fuori luogo discutere di liberalismo in un forum dell'Ulivo.


Sono sessant'anni (anzi di più, aggiungiamoci il ventennio fascista) che il pensiero liberale e in modo speciale alcuni concetti sono "confluiti", e che se ne discute, sia per analizzarli, sia per sostenerli, sia per criticarne i limiti, nella sinistra italiana.
Nel centro-destra i liberali sono probabilmente invisibili perché non ci sono: come potrebbe un liberale regegre la coda a uno come Berlusconi?
Nel centro-sinistra i liberali ci sono, io credo più a sinistra che al centro.

Se proprio devo essere sincero, mi sembra che ancora una volta si agiti il labaro del liberalismo - andando a raccogliere qua e là tutto ciò che è possibile - al solo scopo di far passare il dogma del liberismo senza se e senza ma e farne un feticcio da idolatrare acriticamente.
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Re: Einaudi: pensiero politico

Messaggioda pianogrande il 13/09/2010, 1:02

Il primo equivoco (o il primo inganno) da sconfiggere è il parallelo tra statalismo e regole.
Il liberalismo reale vuole (molto ipocritamente) meno stato (traduzione: meno regole) ma non meno assistenzialismo.

Il secondo equivoco è l'ingannevole dicotomia regole - libertà.
La libertà (per tutti) può esistere solo in presenza di regole che tutti debbono rispettare.

Il rispetto delle regole, per essere realizzato, richiede uno stato forte e giusto.
Non ci può essere giustizia senza forza ma ci può essere forza senza giustizia e questo è il problema politico più grosso.
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Re: Einaudi: pensiero politico

Messaggioda franz il 13/09/2010, 8:28

pianogrande ha scritto:Il primo equivoco (o il primo inganno) da sconfiggere è il parallelo tra statalismo e regole.
Il liberalismo reale vuole (molto ipocritamente) meno stato (traduzione: meno regole) ma non meno assistenzialismo.

Non mi pare che l'assistenzialismo sia tra le cose che il liberalismo propugna. Assistenza ai casi individuali, non sussidi a pioggia. Non lo definirei quindi assistenzialismo ma la dovuta assistenza a chi, per vari motivi, è rimasto indietro e con l'obbiettivo preciso di farlo uscire al piu' presto dallo stato di bisogno.
pianogrande ha scritto:Il secondo equivoco è l'ingannevole dicotomia regole - libertà.
La libertà (per tutti) può esistere solo in presenza di regole che tutti debbono rispettare.

Il rispetto delle regole, per essere realizzato, richiede uno stato forte e giusto.
Non ci può essere giustizia senza forza ma ci può essere forza senza giustizia e questo è il problema politico più grosso.

Vero, ma non mi pare che il liberalismo chieda zero regole e/o zero stato e non si ponga il problema del rapporto tra individio e società, tra regole valide per tutti e problema dell'individuo (ognuni diverso) davanti alla rigidtà della norma.
Quindi per me non è affatto un "equivoco ingannevole". È caso mai un problema genenale delle società moderne: la dimensione ottimale dello stato rispetto ai suoi compiti. Se prendiamo il caso italiano, vediamo che lo stato ha assunto dimensioni eccessive, fornendo tra l'altro pessimi servizi.

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Re: Einaudi: pensiero politico

Messaggioda franz il 13/09/2010, 9:21

pierodm ha scritto:Questa è la visione teorica (e astratta) di una società liberale, che necessariamente ignora tutto ciò che è avvenuto nei decenni - quasi un secolo a conti fatti - successivi, e in modo particolare l'avvento del turbo-capitalismo, della finanza globale, della democrazia di massa, del consumismo.

Una visione riassunta in poche righe non puo' che essere astratta e tralasciare molte cose.
Quello che conta è che il movimento socialdemocratico che accetta pianamente l'economia di mercato e la democrazia parte sostanzialmente dalla accettazione di quelle idee di base. Non le nega. Parte da esse per sviluppare alcuni elementi particlari, all'interno di una società libera e mista, con elementi di libertà economiche e tutela sociale.
Non credo che la democrazia di massa, il turbo-capitalismo, la finanza globale, ma mettiamoci anche la rivoluzione informativa dell'era di internet e tante altre cose oltre al "consumismo", creino problemi per cui quelle idee di base vadano rigettate in toto o in parte. Tra le cose successe in questo secolo ad esempio c'è la quadruplicazione della popolazione mondiale (turbo anche questo) ed una costante e progressiva accellerazione della crescita, soprattutto nei paesi che prima erano lontani da queste idee e sono entrati recenteemtne nel novero delle economie di mercato. È questa accellerazione che eventualmente crea problemi ma vediamo che che quando c'è crisi (decellerazione) tutti si mettono le mani nei capelli.

Tuttavia se ho postato questi principi generali è perché ritengo che tutto sommato siano ancora latitanti nell'Italia fascio-corporativa, dominata da gilde e corporazioni, clientele, mafie, caste e parassitismi. Un'Italia che con questo mortifica il lavoro, i giovani, rallenta lo sviluppo e la crescita.
E perché ritengo che questa Italia arretrata contenga forti sacche di resistenza a quei principi (è un problema di sopravvivenza, per caste, corporazioni, furbetti del quartierino) e cerchi ogni alibi e scusa per rifiutarli.

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Re: Einaudi: pensiero politico

Messaggioda pianogrande il 13/09/2010, 10:29

Franz
Io mi riferivo a quello che ho definito "liberalismo reale".
Accettazione dello stato quando sovvenziona ma non quando detta regole.
Mi riferivo al concetto di libertà dei nostri "falsi liberali" (libertà per pochi a scapito di molti).
Lo stato (e quindi i cittadini) come mucca da mungere ma che non deve disturbare i potenti con le regole.
I potenti dell'Itaia di oggi, sputtanano il liberalismo così come Stalin ed affini hanno sputtanato il socialismo.
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Re: Einaudi: pensiero politico

Messaggioda franz il 13/09/2010, 12:01

pianogrande ha scritto:Franz
Io mi riferivo a quello che ho definito "liberalismo reale".
Accettazione dello stato quando sovvenziona ma non quando detta regole.
Mi riferivo al concetto di libertà dei nostri "falsi liberali" (libertà per pochi a scapito di molti).
Lo stato (e quindi i cittadini) come mucca da mungere ma che non deve disturbare i potenti con le regole.
I potenti dell'Itaia di oggi, sputtanano il liberalismo così come Stalin ed affini hanno sputtanato il socialismo.

Vorei che tu mi spiegassi il bisticcio tra i veri ed i finti liberali.
Definisci liberalismo reale quello dei falsi liberali (italiani).
Potrebbe quindi esistere un liberalismo reale fatto da veri liberali, in un altro paese.
Io sostengo che visto che l'Italia è una eccezzione (e di liberali veri se ne vedono pochi) forse il "liberalismo reale" è cosa diversa da quello che tu intendi. Inter nos, io ritengo che le idee del socialismo reale (scientifico) sono state veramente sputtanate da stalin e compagnia (mao) ma perché erano già di loro irrealizzabili e quindi per cercare di realizzarle sono stati violentati i popoli. Il liberalismo invece, anche se scarsamente realizzato in Italia (uno dei paesi meno liberali dell'arrea occidentale) è applicato in molti parti del mondo, sia pur mitigato dall'unione con quei movimenti socialdemocraciti che hanno accettato l'economia liberale e la democrazia (rifiutando marx e stalin in tempi non sospetti, visto che oggi è facile farlo).

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Re: Einaudi: pensiero politico

Messaggioda pierodm il 13/09/2010, 18:28

Franz - Non credo che la democrazia di massa, il turbo-capitalismo, la finanza globale, ma mettiamoci anche la rivoluzione informativa dell'era di internet e tante altre cose oltre al "consumismo", creino problemi per cui quelle idee di base

Bene: tu non lo credi.
Del resto, giustamente, che cosa vuoi che siano la democrazia di massa, il consumismo, la finanza globale, se non dettagli insignificanti?
E poi, chi ha detto che certe idee vanno rigettate?
Semmai, come accenna Pianogrande, il problema è che vengono tradite o aggirate o vanificate, in tutto o in parte, da soggetti, fenomeni, forze economiche e politiche che pure si rischiamano teoricamente (meglio, retoricamente) al liberalismo stesso.

Quello che tu, Franz, e altri come te, non volete capire, o fate finta di non ricordare è che non stiamo nel 1930, non stiamo in Russia: è inutile che continui a polemizzare con Baffone, quando si tratta di ragionare su ciò che non va qui e ora, in questo sistema, in questo tempo, in questo mondo.
E nessuno, benché critico verso le degenerazioni del capitalismo e le crisi della democrazia, e verso l'ipocrisia dei falsi liberali, addita come alternativa quella dei soviet: qualcuno qui ne ha per caso fatto cenno?
Quind sarebbe il caso di piantarla con le cantilene di questo genere, che mi sembrano solo un espediente per non accettare i discorsi più seri e più reali - un po' come gli eterni "comunisti" di Berlusconi o di Capezzone.

E già che ci siamo, sarebbe il caso anche di farla finita - di fronte ad ogni obiezione sul nostro mondo - di fare raffronti generalmente capziosi e privi di senso politico con la mortalità infantile all'età della pietra, con i lebbrosi del medioevo e l'assenza di fognature nella Londra del primo '800.
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Re: Einaudi: pensiero politico

Messaggioda pianogrande il 13/09/2010, 23:23

Franz
Adesso ci dobbiamo mettere a discutere se il socialismo reale era il socialismo vero mentre il liberalismo reale è il falso liberalismo?
Per me, il termine "reale" suona ironico in entrambi i casi ed è per questo che l'ho usato.
Ho sostenuto che ci sono stati periodi in cui l'idea socialista ha portato ad ottimi risultati.
Oggi ha, per noi privilegiati, anche dei contenuti anacronistici.
Se possiamo, però, aspirare ad una società di tipo liberaldemocratico lo dobbiamo a tutta una evoluzione nella quale l'idea socialista ha avuto un ruolo che non è quello di Stalin che ha contribuito solo a sputtanarla.
Nel nostro piccolo (paese) lo sputtanamento definitivo è stato realizzato da Bettino Craxi.
Tornando ad oggi, al qui ed adesso di Pierodm, dovremmo, piuttosto discutere, con riferimenti più possibile attuali, dei concetti di giustizia e di libertà e ce ne sarebbe più che abbastanza.
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Re: Einaudi: pensiero politico

Messaggioda pierodm il 14/09/2010, 0:44

Piano - dovremmo, piuttosto discutere, con riferimenti più possibile attuali, dei concetti di giustizia e di libertà e ce ne sarebbe più che abbastanza

Non è possibile. Non si può.
Non appena alcuni sentono le parole "giustizia" (sociale), progresso, povertà, diritti, etc, è come se fossero presi dalle convulsioni: all'armi, arrivano i cosacchi per abbeverare i cavalli alla borsa di Milano, per tagliare la testa ai capitani coraggiosi dell'imprenditoria !
La cosa triste (a dire poco) è che alcuni di questi alcuni albergano anche in quello che dovrebbe essere il centro-sinistra, o perfino nelle file di quelli che si definiscono come una sorta di evoluzione del socialismo, e non si accorgono nmmeno di fare peggio di certi repubblicani alla Sara Palin.
Certo, è comprensibile, d'altra parte, che quando ci si vuole rinnovare senza avere idee nuove, alla fine per forza si finisce per dover prendere a prestito la prima cosa che ci si trova sottomano.

So di apparire nervoso e poco accomodante, ma ho apepna finito di assitere all'Infedele di Lerner, con la presenza di Borghezio e un tizio leghista che fa il sindaco.
Ho quindi raggiunto il bonus di sopportazione verso le cazzate, per oggi.
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