La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

Veltroni: «Scrivo al mio Paese e vi dico cosa farei»

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Veltroni: «Scrivo al mio Paese e vi dico cosa farei»

Messaggioda franz il 24/08/2010, 8:45

La lettera di walter veltroni
«Scrivo al mio Paese e vi dico cosa farei»
Rischiamo che questa monarchia livida sia sostituita da una pura difesa dell'esistente. Si va incontro a suggestioni di democrazia autoritaria del sistema russo o cinese

Rischiamo che questa monarchia livida sia sostituita da una pura difesa dell'esistente. Si va incontro a suggestioni di democrazia autoritaria del sistema russo o cinese

Caro Direttore, scrivo al mio Paese. Scrivo agli italiani che tornano a casa, a quelli che non si sono mossi perché lavoravano o perché non possono lavorare. Scrivo agli imprenditori che fanno e rifanno i conti della loro azienda chiedendosi perché metà del loro lavoro di un anno debba andare a finanziare uno Stato che non riesce a finire da sempre la costruzione di un'autostrada come la Salerno-Reggio Calabria o che alimenta autentici colossi del malaffare come quelli emersi in questi mesi.

Scrivo ai lavoratori che sentono che si è aperto un tempo nuovo e difficile, in cui, per resistere alla pressione di una globalizzazione diseguale, dovranno rinegoziare e ritrovare un equilibrio nuovo tra diritti e lavoro. Scrivo ai nuovi poveri italiani, i ragazzi precari, che arrivano a metà della vita senza uno straccio di certezza, senza un euro per la pensione, senza un lavoro sicuro, senza una casa, senza la sicurezza di poter mettere al mondo dei figli. E senza che politica e sindacati si occupino di loro.
Mi permetto di scrivere agli italiani solo perché sento di avere un minimo di titolo per farlo. In fondo due anni fa, un secolo di questo tempo leggero e bulimico, quasi quattordici milioni di italiani fecero una croce sul simbolo che conteneva il mio nome come candidato alla presidenza del Consiglio. Se un milione e mezzo dei 38 milioni di votanti avesse scelto il centrosinistra riformista invece di Berlusconi ora saremmo noi a guidare il Paese.

Ma non è successo, per tanti motivi. Come cercherò altrove di approfondire, credo più per ragioni profonde e storiche che per limiti di quella campagna elettorale che si concluse con il risultato elettorale più importante della storia del riformismo italiano. Non è successo e dopo alcuni mesi io mi feci da parte. Forse è questo l'altro titolo per il quale sento di potermi rivolgere al mio Paese. Sono stato tra i pochi che si sono fatti da parte davvero (caricandomi responsabilità certo non solo mie). Non ho chiesto alcun incarico, non ho fatto polemiche, non ho alimentato veleni. Ho semmai taciuto e ingoiato fiele, anche di fronte a varie vigliaccherie.

Cosa sta succedendo a noi italiani? Abbiamo trascorso la più folle e orrenda estate politica che io ricordi. Una maggioranza deflagrata, un irriducibile odio personale e politico tra i suoi principali contraenti, toni e giudizi che si scambiano non tra alleati ma tra i peggiori nemici. E poi dossier, colpi bassi, una orrenda aria putrida di ricatti e intimidazioni che ha messo in un unico frullatore informazione, politica e forse poteri altri costruendo un mix che non può non preoccupare chi considera la democrazia come un insieme di regole, di valori, di confini. Il Paese assiste attonito allo sfarinarsi della maggioranza solida che era emersa dalle urne, a ministri che sembrano invocare freneticamente la fine della legislatura, nuovi voti, nuovi conflitti laceranti. Mentre stanno per essere messe in circolo emissioni consistenti di titoli pubblici per finanziare il nostro abnorme debito pubblico chi governa questo Paese sembra dominato dal desiderio della instabilità. E, tutto, senza una parola di autocritica. Chi ha vinto le elezioni e ne provoca altre neanche a metà delle legislatura vorrà almeno dichiarare il proprio fallimento politico?

L'alleanza di centrodestra sembra immersa nello scenario dei Dieci piccoli indiani di Agatha Christie. Prima l'abbandono di Casini, ora la irreversibile crisi con Fini. Le forze più moderate hanno abbandonato uno schieramento sempre più dominato dalla logica puramente personale degli interessi di Berlusconi e dallo spirito divisivo di una Lega che alimenta ogni forma di egoismo sociale con lo sguardo solo al tornaconto elettorale immediato. Con effetti che già registriamo nel sentire diffuso e nei comportamenti. Un Paese che smarrisce il suo senso di comunità, la sua anima solidale, la sua coscienza unitaria finisce con lo sfarinarsi violentemente.

Quella che stiamo vivendo è una profonda crisi del nostro sistema. Era la mia ossessione quando guidavo il Pd. Mi angoscia l'idea che la democrazia rischi sotto la pressione delle spinte populistiche e dei conservatorismi di varia natura. E la crisi di questi mesi rafforza una distanza siderale tra la vita politica e i reali bisogni dei cittadini e della nazione. Berlusconi forza costantemente e pericolosamente i confini immaginando di vivere in un regime che non esiste. Se ci fosse un semipresidenzialismo lui certo non potrebbe disporre, ciò che è già una insopportabile anomalia oggi, di giornali e tv con i quali promuovere se stesso e randellare i suoi avversari. Ma neanche quella che su questo giornale è stata giustamente definita la «repubblica acefala» può fare sentire al Paese che il sistema politico tempestivamente ascolta, comprende, decide. Indeterminatezza di tempi, modalità, sedi di decisione hanno accompagnato anche altre stagioni politiche.

Questo è il rischio che corriamo, l'alternativa tra una monarchia livida e una pura difesa dell'esistente. E tra i cittadini rischia di rafforzarsi l'idea che di fronte alla velocità del nostro tempo, dei suoi repentini mutamenti sociali e finanziari, a essere più «utile» sia un sistema che decide, qualsiasi esso sia. Il rischio è che si faccia strada, anche in Occidente, quella suggestione di «democrazia autoritaria» che è già una realtà in sistemi, come quello russo o, in forma diversa, in quello cinese, che stanno segnando il tempo della fine dei blocchi. La possibilità che la società globale porti con sé un principio di disunità e che questo reclami poteri centrali forti e semplificati è molto di più di un rischio. Rimando per una analisi più compiuta al volume di John Kampfner Libertà in vendita o al bellissimo lavoro di Alessandro Colombo La disunità del mondo. In una società globale una democrazia che non decide è destinata a soccombere. Ma in una società globale la suggestione autoritaria si scontra con una irrefrenabile esigenza di libertà, libertà di sapere, dire, pensare. Dunque l'unica strada che i veri democratici devono percorrere è quella di una repubblica forte e decidente. Ma questa comporta profonde e coraggiose innovazioni, nei regolamenti delle Camere, nell'equilibrio dei poteri tra governo e Parlamento, nelle leggi elettorali, nella riduzione dell'abnorme peso della politica, nella soppressione di istituzioni non essenziali. Bisogna semplificare e alleggerire, bisogna considerare il tempo delle decisioni come una variante non più secondaria. E, soprattutto, l'Italia, tutta, deve ingaggiare una lotta senza quartiere alla criminalità che succhia ogni anno 130 miliardi di euro alle risorse del Paese. Non basta che si arrestino i latitanti. La mafia è politica, è finanza. La mafia compra e condiziona. La mafia invade tutto il territorio e credo che ora, guardando le cronache di Milano o di Imperia, ci si accorga finalmente che non è un problema della Kalsa di Palermo o una invenzione di Roberto Saviano, ma una spaventosa realtà che altera il mercato, distorce la concorrenza, limita la libertà delle persone.

Le culture di progresso non possono declinare solo un verbo: difendere. Agli italiani non sembra di vivere in un Paese da conservare così come è. Un Paese che non ha una università tra le prime cento del mondo (dopo averle inventate), che ha una metà, meravigliosa, di sé sotto il condizionamento di poteri criminali, che ha evasione altissima e altissima pressione fiscale, che ha una amministrazione barocca e il primato dei condoni, che scarta come un cavallo l'ostacolo ogni volta che deve sfidare sondaggi e corporazioni. Un Paese fermo, che ha bisogno di correre. Che ha bisogno di politica alta, ispirata ai bisogni della nazione. Non è retorica. Parri, De Gasperi, Moro, Ciampi, Prodi e altri hanno dimostrato che si può stare a Palazzo Chigi per servire gli italiani. Bene o male, ma servire gli italiani. Non se stessi.

Spero che si concluda rapidamente l'era Berlusconi.
Ma forse con una visione opposta a quella di alcuni protagonisti della vita politica italiana. Spero che finisca questo tempo non per tornare a quello passato. Non per mettere la pietra al collo al bipolarismo e riportare l'orologio ai giorni in cui pochi leader decidevano vita e morte dei governi, quasi sessanta in cinquanta anni, come l'andamento del debito pubblico testimonia in modo agghiacciante. Anche perché quei partiti avevano storie grandi che affondavano nel Risorgimento o nelle lotte bracciantili e quei leader avevano fatto, insieme, la Resistenza o la Ricostruzione. Berlusconi è stato un limite drammatico per il bipolarismo, perché la sua anomalia (una delle tante, troppe della storia italiana) ha costretto dentro recinti innaturali, pro o contro, una dialettica politica che avrebbe potuto e dovuto esprimersi nelle forme tipiche della storia del moderno pensiero politico occidentale. Senza Berlusconi in Italia potremo finalmente avere un vero bipolarismo, schieramenti fondati sulla comunanza dei valori e dei progetti, capaci di riconoscersi e legittimarsi reciprocamente in un Paese con una politica più lieve e perciò più veloce ed efficiente nella capacità di decisione del suo sistema democratico. Solo così sarà possibile affrontare, in un clima civile, l'indifferibile esigenza di ammodernamento costituzionale per dare alla democrazia la capacità di guidare davvero la nuova società italiana. Se saremo invece tanto cinici da pensare che il declino di Berlusconi possa aprire la strada a un nuovo partitismo senza partiti e alla sottrazione ai cittadini del potere di decidere il governo, finiremo con l'allungare l'agonia del berlusconismo e l'autunno italiano.

In questa estate orrenda non per caso la frase più citata dai leader politici è stata «Mi alleo anche con il diavolo pur di...». Lo ha detto Calderoli parlando del Federalismo, lo hanno detto alcuni leader del centrosinistra parlando della necessità di una santa alleanza contro Berlusconi. Io rimango dell'idea che invece le uniche alleanze credibili, prima e dopo le elezioni, siano quelle fondate su una reale convergenza programmatica e politica. In fondo il repentino declino del centrodestra conferma proprio questo. È giusto semmai che, in caso di crisi di governo, si cerchino soluzioni capaci di fronteggiare per un breve periodo l'emergenza finanziaria e sociale e di riformare la legge elettorale dando forma, per esempio attraverso i collegi uninominali e le primarie per legge, a un moderno e maturo bipolarismo. Perché poi, alle elezioni prodotte dal dissolvimento della destra, si presenti uno schieramento alternativo capace di assicurare all'Italia quella stagione di vera innovazione riformista che questo nostro Paese non ha mai conosciuto. Perché questo Paese deve uscire dall'incubo dell'immobilità che perpetua rendite e povertà. Deve conoscere un tempo di radicale, profondo cambiamento. È questo, da decenni, il frutto dell'alternanza nei diversi Paesi europei.

Il nostro è un meraviglioso Paese. Amare l'Italia e gli italiani dovrebbe essere una precondizione per partecipare alla vita politica. Chiunque alzi gli occhi nella Cappella Palatina di Palermo o nella galleria di Diana di Venaria Reale non può non sentire tutto intero l'orgoglio di essere figlio di questo Paese e della sua straordinaria e travagliata storia. Lo stesso orgoglio che si prova pensando agli italiani che lavorano per la nazione, imprenditori od operai, insegnanti o poliziotti. Per questo il nostro Paese merita di più. Merita di più dei dossier e dei veleni. Di più della politica ridotta a interesse di un leader. Di più delle alleanze con il diavolo. Il nostro Paese deve smettere di vivere dominato solo da passioni tristi. È difficile. È possibile.
Walter Veltroni

Walter Veltroni
24 agosto 2010
http://www.corriere.it
Ultima modifica di franz il 24/08/2010, 8:57, modificato 1 volta in totale.
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Veltroni: «Scrivo al mio Paese e vi dico cosa farei»

Messaggioda franz il 24/08/2010, 8:57

Mi pare che con questo messaggio, che condivido ampiamente, Veltroni ponga dei temi seri che sono anche una rispsta alla candidatura di Vendola. Forse si prepara a riscendere in campo?
Beh, ha scritto cose giuste e lo voterei.
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Veltroni: «Scrivo al mio Paese e vi dico cosa farei»

Messaggioda ranvit il 24/08/2010, 10:42

Si, ha scritto cose condivisibilissime....

In ogni caso è l'unico del Pd a fare un'analisi a 360 gradi....vediamo le proposte operative...
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10669
Iscritto il: 23/05/2008, 15:46

Re: Veltroni: «Scrivo al mio Paese e vi dico cosa farei»

Messaggioda Manuela il 24/08/2010, 18:03

Io invece non lo voterei più. Non capisco come faccia Veltroni - la cui analisi è certamente condivisibile, ma anche un bel po' ovvia! - a non rendersi conto che non sono tanto le cose che dice, ma "chi" le dice a non renderle credibili. Come fa a non rendersi conto che lui fa parte di una classe dirigente che ha clamorosamente fallito, che ha affossato la possibilità di modernizzazione del paese, che ha sottovalutato il pericolo del berlusconismo e ci ha portato dritti dritti in questa situazione? Come fa a non vergognarsi di far parte di una classe dirigente che si è traghettata dalla prima alla seconda repubblica, senza cambiare o sottoporre a critica la propria cultura politica, e che ripropone compulsivamente lo stesso stile e gli stessi errori? E continua, il caro Walter, con questa solfa del parlare a suocera perché nuora intenda: finge di rivolgersi agli italiani perché l'establishment del PD capisca che si rimette in corsa?
Non so come si uscirà dalla palude in cui siamo finiti: ma sono certa che non sarà Veltroni (e nemmeno D'Alema, e nemmeno Bersani e nemmeno Vendola....) a farlo!
Manuela
Manuela
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 415
Iscritto il: 18/11/2008, 9:31
Località: Ravenna

Re: Veltroni: «Scrivo al mio Paese e vi dico cosa farei»

Messaggioda ranvit il 24/08/2010, 18:54

Manuela : > Non so come si uscirà dalla palude in cui siamo finiti: ma sono certa che non sarà Veltroni (e nemmeno D'Alema, e nemmeno Bersani e nemmeno Vendola....) a farlo!<

Infatti, lo penso e lo sto scrivendo anche io da tempo ormai.

Un passo avanti lo faremo quando chiariremo che nel Pd (o nell'Ulivo....inteso come originariamente voleva essere) non c'è posto per la sinistra "italiana".

Nel frattempo il centrodestra puo' tranquillamente divertirsi a litigare al proprio interno.

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10669
Iscritto il: 23/05/2008, 15:46

Re: Veltroni: «Scrivo al mio Paese e vi dico cosa farei»

Messaggioda pierodm il 24/08/2010, 19:51

Condivido ciò che ha detto Manuela: Veltroni dice un po' di tutto, e in gran parte ovvio, come al solito condivisible da chiunque. Tipico del buon Walter.
Ma non c'è una sola indicazione di politica concreta, una sola indicazione di riforma possibile che riguardi i cittadini.
Lui per primo non fa altro che "difendere" cose che già esistono, che da anni ha portato avanti , come l'orrendo bipolarismo che abbiamo.
Veltroni conferma di avere un talento lirico capace di accaparrarsi facili simpatie, ma - almeno in questo tentativo di rientro - ci poteva aspetatre assai di più: idee, programmi, scelte, obiettivi, ossia quello che lui chiede con accenti commossi, ma che ancora una volta non mostra di essere capace di dare.
pierodm
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1996
Iscritto il: 19/06/2008, 12:46

Re: Veltroni: «Scrivo al mio Paese e vi dico cosa farei»

Messaggioda franz il 24/08/2010, 20:14

pierodm ha scritto:Condivido ciò che ha detto Manuela: Veltroni dice un po' di tutto, e in gran parte ovvio, come al solito condivisible da chiunque. Tipico del buon Walter.
Ma non c'è una sola indicazione di politica concreta, una sola indicazione di riforma possibile che riguardi i cittadini.

Qualche giusta indicazione (almeno per me) c'è ma capisco che chi mi considera fuoi posto qui, non le sappia cogliere.

Ma questa comporta profonde e coraggiose innovazioni, nei regolamenti delle Camere, nell'equilibrio dei poteri tra governo e Parlamento, nelle leggi elettorali, nella riduzione dell'abnorme peso della politica, nella soppressione di istituzioni non essenziali. ...Bisogna semplificare e alleggerire, bisogna considerare il tempo delle decisioni come una variante non più secondaria. E, soprattutto, l'Italia, tutta, deve ingaggiare una lotta senza quartiere alla criminalità che succhia ogni anno 130 miliardi di euro alle risorse del Paese.

Si, a pensarci bene ha ragione Manuela, sono cose giuste ma dette da una personalità ormai compromessa e che ha fatto bene a cercare di dare spazio ai giovani (ma Bersani ha qualche annetto di piu' .... :-)
Ma l'importante è condividere sulle cose dette e poi vedere come e chi sa trasformarle in un progetto politico.

Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Veltroni: «Scrivo al mio Paese e vi dico cosa farei»

Messaggioda Manuela il 26/08/2010, 16:48

La penso proprio così Franz, che non basta dire cose giuste, bisogna anche essere credibili quando le si dice. Se poi la base del PD, invece di cogliere le poche occasioni di novità che le si sono presentate, ribadisce la sua fedeltà a Bersani & C., è un problema per il PD e per tutti.
Detto questo, dovrei fare ammenda: rispetto alla lettera di Bersani apparsa su Repubblica di oggi, quella di Veltroni è un capolavoro! :cry:
Manuela
Manuela
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 415
Iscritto il: 18/11/2008, 9:31
Località: Ravenna

Re: Veltroni: «Scrivo al mio Paese e vi dico cosa farei»

Messaggioda flaviomob il 08/09/2010, 13:12

franz ha scritto:
Mi permetto di scrivere agli italiani solo perché sento di avere un minimo di titolo per farlo. In fondo due anni fa, un secolo di questo tempo leggero e bulimico, quasi quattordici milioni di italiani fecero una croce sul simbolo che conteneva il mio nome come candidato alla presidenza del Consiglio. Se un milione e mezzo dei 38 milioni di votanti avesse scelto il centrosinistra riformista invece di Berlusconi ora saremmo noi a guidare il Paese.


Mi permetto di rispondere all'ex candidato alla presidenza del consiglio che se non avesse fatto saltare in aria gli equilibri del governo Prodi in ogni modo, per cercare una candidatura improbabile ed autoreferenziale facendo fuori anche gli alleati, forse Berlusconi non avrebbe ottenuto una maggioranza record di un centinaio di deputati... non doveva recarsi in Africa, carissimo? 8-)


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: Veltroni: «Scrivo al mio Paese e vi dico cosa farei»

Messaggioda ranvit il 08/09/2010, 15:19

Si, è un vero peccato che non sia andato in Africa.....semmai portandosi D'Alema, Fassino, Bersani etc ma anche Marini, Gentiloni, Fioroni etc.
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10669
Iscritto il: 23/05/2008, 15:46


Torna a Ulivo e PD: tra radici e futuro

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 16 ospiti