Il progetto
Manovre per la «squadra dei 25»
Binetti e Lusi già pronti a seguirloL’ex sindaco di Roma lavora a un suo gruppo di parlamentariROMA — Ci sono gli entusiasti, i cauti e i «coperti» nella pattuglia che Rutelli medita di portar via al Pd di Bersani. «È una cosa seria — aderisce senza tentennamenti Paola
Binetti —. Se il Pd continuerà a marciare verso sinistra io ci sarò. Sì». Un nuovo gruppo parlamentare, venticinque tra deputati e senatori. È l’obiettivo che il presidente del Copasir ha confidato agli amici più fidati. Ma negli ultimi tempi la geografia dei fedelissimi è cambiata. Paolo Gentiloni si è avvicinato a Franceschini, Ermete Realacci è molto attivo nel partito e Roberto Giachetti prende distanze dai compagni di strada dell’ex sindaco di Roma: «
Non andrei mai da Casini e lui non verrebbe a cercarmi». Assai diversa la reazione di Andrea Sarubbi, giornalista e deputato cui sta stretta la definizione di «teodem», ma anche, un po’, il Pd: «Sto elaborando il lutto della vittoria di Bersani. Se tutti i nostri avversari festeggiano, c’è qualcosa che non va». Enzo Carra, che dei «teodem» è stato ben più di un portavoce, dice che non seguirà Rutelli, però la porta si cura di non chiuderla: «Sentirò quel che dirà Bersani, poi deciderò. Senza preavviso».
E cauto si mostra Luigi Bobba: «Non conosco il progetto, quindi non posso avere né interesse, né disinteresse». Preferisce restarsene comodo nel Pd, onorevole Bobba? «Comodo è troppo, non esageriamo». Marco Calgaro si è avvicinato a Enrico Letta e ha votato Bersani. Però resta a guardare: «
Il Pd si sta restringendo alla matrice socialista. Se il segretario invertirà la tendenza starò nel partito, altrimenti credo che tanti avranno dei problemi». Il cellulare di Linda Lanzillotta, che i rutelliani descrivono tentata dallo strappo, squilla a vuoto. Risponde invece Luigi Lusi, tesoriere della Margherita: «Seguirò Francesco se e quando ci sarà un motivo. Speriamo che Bersani non ce ne dia uno». Altrettanto esplicito Renzo Lusetti: «Io non ci vado, è tutto prematuro e senza senso». Che sia «prematuro» lo dice anche Gianni Vernetti, per quanto convinto che «il Pd sta diventando qualcosa di molto diverso da ciò che avevamo concepito ».
Il senatore Andrea Marcucci si aspetta che Bersani difenda l’«unità del partito ». Alle primarie era schierato con Franceschini, ma Dario ha perso e ora anche lui spera che il neo—segretario terrà aperte le porte. Altrimenti, senatore Marcucci? «
Ognuno trarrà le sue valutazioni». Il senatore ligure Claudio Gustavino aderisce di slancio: «Assolutamente sì... Guardo con interesse alle mosse di Rutelli ». Racconta di aver scritto una lettera a Franceschini per dirgli che
la vittoria di Bersani, che pure stima, «rischia di ridurre il Pd a una evoluzione dei Ds in una 'Cosa 4'». Se Rutelli fa la scissione lei lo segue, senatore Gustavino? «Non so se sarà una scissione, ma certo bisogna segnare un punto verso l’area moderata trascurata dal Pd». La stessa area da cui proviene Marco
Follini, che però non mostra fretta di tornarvi. «Comprendo la delusione di Rutelli e condivido alcune delle critiche che fa — motiva l’ex segretario dell’Udc —. Però scompaginare oggi il principale partito dell’opposizione rischia, involontariamente, di dare una mano alla maggioranza». Per dare nomi e volti alle intenzioni di Rutelli c’è chi guarda ai delusi illustri del Pd, come Massimo
Cacciari, e chi agli scontenti del Pdl. Si dice che il senatore Marcello Pera sia disponibile, ma lui smentisce: «Non mi risulta». Paolo
Guzzanti conferma il «progetto di un gruppo comune» e racconta: «Giorgio
La Malfa potrebbe entrarvi».
Monica Guerzoni
27 ottobre 2009
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