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Rutelli

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Rutelli: sì, lascio il Pd. Questo non è il mio partito

Messaggioda franz il 31/10/2009, 10:10

L’intervista - Il fondatore della Margherita: questa forza non è mai nata. C’è il ceppo pds con molti indipendenti di centrosinistra. L’esito del congresso era chiaro da mesi
Rutelli: sì, lascio il Pd
Questo non è il mio partito
«Vado via subito, con dolore. Casini interlocutore essenziale»


ROMA — Francesco Rutelli, 55 anni, volta di nuovo pagina.

Lascia il Partito democratico?

«Sì».

Eppure lei è stato uno dei fondatori di que­sto partito, nato da pochissimo tempo. La cre­atura è ancora piccola e lei va già via di casa?

«Il Pd non è mai nato. Nonostante la passio­ne e la disponibilità di tanti cittadini, non è il nuovo partito per cui abbiamo sciolto la Mar­gherita e i Ds. Non ho nulla contro un partito democratico di sinistra, ma non può essere il mio partito».

Si è pentito di aver sciolto la Margherita?

«Vede, abbiamo posto tre condizioni, sospen­dendo l’attività della Margherita: niente appro­do nel socialismo europeo; ma siamo finiti lì. Basta collateralismo, basta vecchie cinghie di trasmissione tra politica, corpi sociali, interessi economici; ma le file organizzate di pensionati Cgil, alle primarie, dimostrano che non ne sia­mo fuori. Pluralismo politico; ma anziché crea­re un pensiero originale, si oscilla tra babele cul­turale e voglia di mettere all’angolo chi dissen­te. La promessa, dunque, non è mantenuta: non c’è un partito nuovo, ma il ceppo del Pds con molti indipendenti di centrosinistra».

La Margherita può rispuntare?

«No. Ma occorre riflettere su quelle tre condi­zioni politiche. Erano tassative. E non sono sta­te rispettate».

Perché aborre la socialdemocrazia?

«Non aborro assolutamente la socialdemo­crazia. Anzi: se fossimo nel 1982, le direi che la ammiro. Ma siamo nel 2009: è un’esperienza storica che non ha alcuna possibilità di parlare ai contemporanei. Non ci sono più le fabbriche, i sindacati, le strutture sociali del Novecento».

Quando va via ufficialmente?

«Subito, anche se con dolore. Il Pd è stato il sogno di molti anni. C’è però una cosa che mi angoscia: l’incomprensione della gravità assolu­ta della condizione del Paese. È possibile uscir­ne, è possibile, come dice il nostro Manifesto per il cambiamento e il buongoverno, trovare le soluzioni giuste per l’economia, il lavoro, le piccole imprese, la crescita e la coesione del Pae­se.

Ma se non cambia quest’offerta politica, tut­to è già scritto: vince una destra dominata dal patto Berlusconi-Lega».

Quali sono le prospettive politiche?

«Cambiare l’offerta politica significa unire forze democratiche, liberali, popolari. Contrap­porsi al populismo di destra, alla xenofobia, al radicalismo di sinistra, al giustizialismo. E defi­nire una proposta credibile. Io la mia decisione l’ho presa. La manterrei, anche se fossi solo. Ma non sarò solo. Vedo molte forze che erano in fuga dalla politica tornare in campo. Quindi, una crescita per tutti».

La meta è la fine del bipolarismo e la nasci­ta di un nuovo centro?

«L’alternanza, in democrazia, è indispensabi­le. Il Pd era concepito per riconquistare il cuo­re, il centro della società italiana. Il suo sposta­mento a sinistra impone che altri assolvano questo impegno fondamentale. Oggi, né la sini­stra, né il cosiddetto centrismo parlano ai giova­ni, alle partite Iva, alle persone sensibili all’am­biente. Occorrono progetti pragmatici, ed emo­zioni. Occorre un’onestà senza macchie. Una lai­cità senza intolleranza».

Quale sarà il nome del nuovo partito? Chi vi finanzia? E dove sarà la sede?

«È troppo presto per parlare di nomi, di fi­nanziamenti e di sedi. La scelta politica è fatta, per il resto c’è tempo».

Lei, come ha scritto Pierluigi Battista, ha al­le spalle una storia di partiti cambiati o ab­bandonati. I radicali, i Verdi, la Margherita. Ma è possibile, nel volgere di pochi lustri, par­lare di una sempre nuova offerta politica o, come disse una volta, di un nuovo conio, sen­za che si capisca mai bene il portato ideale di questi mutamenti?

«Sì, in trent’anni mi onoro di aver aderito ai radicali, ai Verdi, alla Margherita. E allora? Quanti ex fascisti non vengono interpellati allo stesso modo? Quanti ex rivoluzionari di sini­stra oggi siedono nel governo Berlusconi? Che vengano da destra o da sinistra, nel Pdl sanno che il loro potere non sopravvivrà nel dopo Ber­lusconi. Guardando a sinistra, ho ricordato che molti altri hanno avuto almeno tre partiti, pri­ma del Pd: Pci, Pds, Ds. La differenza è che in cuor loro si sentono in perfetta continuità. Ec­co: questa mancata discontinuità è uno dei maggiori problemi che avrà il Pd. Però gli augu­ro sinceramente il meglio, nell’interesse del Pa­ese e dell’alternativa al populismo di destra».

Come risponde alle accuse d'incoerenza o di opportunismo?

«Su di me si esercita una polemica che non finisce mai. Ricorda, ai tempi del Giubileo, 'l’ex-radicale che è diventato amico di Giovan­ni Paolo II'? Come se non si potesse essere cre­denti, secondo certi laicisti furiosi — come ha scritto Giancarlo Bosetti — senza stringere pat­ti di potere con le gerarchie vaticane! C’è una contraddizione di fondo, però, in queste pole­miche contro di me: essere un laico cristiano risponde a una scelta di opportunismo? Oppu­re è il contrario, visto che per difendere alcune convinzioni ho certamente pagato, e tuttora pa­go, un prezzo molto maggiore dei supposti be­nefici? » .

Se avesse vinto Dario Franceschini, sareb­be rimasto nel Pd? O aveva già deciso prima di conoscere l’esito delle primarie?

«Guardi, l’esito del congresso era chiaro da parecchi mesi. E l’ho anticipato nel mio libro, La svolta » .

Qual è il suo giudizio su Pier Luigi Bersani?

«Persona seria. Non so come intenda fare il suo lavoro d’inclusione nel partito che guida. A me, ad esempio, da quando si è candidato, non ha fatto neppure una telefonata. Ma non mi of­fendo certo: è politica».

Che cosa le ha detto Massimo D'Alema nel colloquio dell’altro giorno?

«Abbiamo parlato di economia, dell’incredi­bile caso Marrazzo, della sua candidatura — che giudico eccellente — per la guida della poli­tica estera europea. Quanto al Pd, mi ha garbata­mente detto che ci sarebbe spazio per me, ma gli ho spiegato che questo non è il Pd che avrei voluto far nascere. Potremo collaborare da po­stazioni diverse, e ho fiducia che questo amplie­rà le forze».

Chi l’ha chiamata in questi giorni? Chi ha cercato di frenarla e chi al contrario l’ha solle­citata a fare questa traumatica scelta?

«Ho ricevuto migliaia di messaggi d’incorag­giamento, adesioni, sostegni. Molti, prestigio­si. Tante email di critiche da elettori del Pd: cer­cherò, nei prossimi giorni, di rispondere a tut­ti. A frenarmi? Alcuni amici di lungo corso, co­me Paolo Gentiloni. Ma è stato più formale che altro. Sanno perfettamente, da anni, che non sa­rei mai entrato in un Pd post-Pci. Quanto a lo­ro, purtroppo, s’illudono».

Ha parlato con Silvio Berlusconi?

«No».

Qual è il suo stato d’animo?

«Determinazione, e desiderio di far crescere una squadra: assolutamente, non un 'partito di Rutelli'. Del resto, i nomi di Bruno Tabacci, Lo­renzo Dellai, Linda Lanzillotta, già dicono mol­to. Le firme al Manifesto indicano una potenzia­lità enorme, che può raggiungere anche settori moderati, e in sofferenza, del centrodestra».

Pier Ferdinando Casini sostiene che assie­me potreste prendere cinque milioni di voti. È il leader dell’Udc il suo alleato naturale?


«Casini è un interlocutore essenziale. Ed è giusto guardare lontano: con proposte serie, si può puntare a unire molte altre energie. Sino a creare, in alcuni anni, la prima forza del Paese».

Marco Cianca
31 ottobre 2009
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Re: Rutelli

Messaggioda ranvit il 31/10/2009, 10:59

Ribadisco che questa scelta di Rutelli è un apprezzabile fare chiarezza.
I motivi che lo spingono sono in parte da me condivisi "...vecchie cinghie di trasmissione tra politica, corpi sociali, interessi economici; ma le file organizzate di pensionati Cgil, alle primarie, dimostrano che non ne sia mo fuori. Pluralismo politico; ma anziché crea re un pensiero originale, si oscilla tra babele cul turale e voglia di mettere all’angolo chi dissente..".
Rutelli non mi è mai stato particolarmente simpatico (politicamente s'intende), ma apprezzo il tentativo di fare qualcosa per rendere il Pd piu' omogeneo (uscendone...) e soprattutto cercare strade per mettere in difficoltà l'attuale pericoloso centrodestra (un Cd europeo sarebbe benvenuto anche senza il mio voto).

Vedremo cosa esattamente farà.

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Rutelli

Messaggioda disallineato il 31/10/2009, 15:03

Apprendo la notizia di oggi che Rutelli finalmente ha deciso di lasciare il partito.
Non ho antipatie verso Rutelli, ma ritengo che questa sua uscita faccia del bene al partito e a lui stesso. Mi auguro che sia seguito dagli altri personaggi di ispirazione cattolica ed ex-democristiani. Il partito potrà finalmente avere una chiara marca più socialista come è logico che sia e l'anima cattolica può esprimersi con più libertà fuori dal PD.
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Re: Rutelli

Messaggioda mauri il 31/10/2009, 20:18

franz ha scritto:Rutelli: sì, lascio il Pd
Questo non è il mio partito
«Vado via subito, con dolore. Casini interlocutore essenziale»


lacrime di coccodrillo, pavido
ciao, mauri
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Re: Rutelli

Messaggioda disallineato il 31/10/2009, 22:27

mauri ha scritto:
franz ha scritto:Rutelli: sì, lascio il Pd
Questo non è il mio partito
«Vado via subito, con dolore. Casini interlocutore essenziale»


lacrime di coccodrillo, pavido
ciao, mauri


Personalmente aspettavo questo momento. Rutelli e l'anima cattolica mal si conciliano con la maggioranza del PD. Auspico che in fretta lo seguano anche altri, dopodiche si fa la conta e si riparte. Meglio essere in meno ma più convinti del progetto.
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Re: Rutelli

Messaggioda Robyn il 01/11/2009, 9:24

I liberali in Italia non ci sono tranne eccezioni.Non esistono in quelle forze che vanno dal centro verso la destra.Sono sempre esistiti all'interno della sinistra,ma il Pci li teneva in passato silenti.Quelli che a centro o a destra pronunciano la parola liberale o liberalismo non sanno neanche di cosa parlano.Si è liberali per natura,non si diventa liberali facendo la scuola.Come a dire,se uno nasce in un certo modo così muore.Se liberale non sei,e non lo sai essere,non lo sarai mai.Tutt'alpiù si può imparare qualcosa dai liberali di sinistra .Quindi è meglio che in materia economica per quel che riguarda alcuni aspetti il centro e la destra non tocchino niente per non fare danni Ciao Robyn
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Re: Rutelli

Messaggioda Robyn il 01/11/2009, 11:57

Al centro e la destra dovrebbe essere fatto espresso divieto di pronunciare la parola liberalismo o liberale dal momento che non hanno queste doti e dal momento che cercano di appropiarsene.Bisogna vietare anche la parola riformismo che cercano di far propria.La destra è conservatrice e basta Robyn
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Re: Rutelli

Messaggioda franz il 01/11/2009, 13:21

Robyn ha scritto:si è liberali per natura,non si diventa liberali facendo la scuola.

Divertente. :D magari anche comunisti, cattolici democratici, ortodossi, socialisti, fascisti, buddisti.
Si nasce, non si diventa.
Faremo allora l'analisi selettiva del DNA per poter avere, tra 20 o 30 anni, un paese piu' di destra o di sinistra?
Le famiglie andranno dal bio-ingengnere e chiederanno .... "alto", "occhi azzurri", "liberale" ...
Interessante.

Franz
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Re: Rutelli

Messaggioda lucameni il 01/11/2009, 13:31

"I liberali in Italia non ci sono tranne eccezioni.Non esistono in quelle forze che vanno dal centro verso la destra."

C****o! Ho una crisi di identità.
Ma io chi sono????
Un sinistro che non sa di esserlo? Un berlusconiano che non sa di esserlo e vota a sinistra come un sonnambulo? (la soluzione sicuramente preferita dai miei interlocutori appassionatamente di sinistra). Un marziano?
Si pure io dovrò farmi l'esame del DNA, poi forse conoscerò la mia vera identità.
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)
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Re: Rutelli

Messaggioda disallineato il 01/11/2009, 16:33

lucameni ha scritto:"I liberali in Italia non ci sono tranne eccezioni.Non esistono in quelle forze che vanno dal centro verso la destra."

C****o! Ho una crisi di identità.
Ma io chi sono????
Un sinistro che non sa di esserlo? Un berlusconiano che non sa di esserlo e vota a sinistra come un sonnambulo? (la soluzione sicuramente preferita dai miei interlocutori appassionatamente di sinistra). Un marziano?
Si pure io dovrò farmi l'esame del DNA, poi forse conoscerò la mia vera identità.


Caro amico Lucameni,
per capire se sei un liberale o meno occorre che tu esamini te stesso e le tue opinioni di front agli eventi. Se ti accorgi che la tua opinione è tale perchè l'ha espressa una parte politica, probabilmente sei un fan, un tifoso. Se ogni notizia ti suscita un libero pensiero, non condizionato da chi ha fatto un azione o ha espresso un giudizio o ha promosso una mozione e dopodichè la confronti con il pensiero delle varie parti politiche, probabilmente sei un liberale nello spirito. E probabilmente ti troverai bene che tu simpatizzi per una parte politica o per l'altra. Capitolo Rutelli: è un valore per tutti che abbia lasciato il PD. Le forze politiche meno sono annacquate, più se ne avantaggiano i cittadini. Auguro che sia seguito da altri di ispirazione cattolica
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