Convenzione nazionale 2009 del PD

Democratici, oggi il congresso
Ma la vera partita sarà alle primarie
D’Alema: se vincesse Franceschini sarebbe paradossale, non so cosa farebbero gli iscritti
ROMA — Quanta gente ci sarà oggi all’hotel Marriott? Per ora è l’unica domanda che si pongono i dirigenti del Pd, rinviando a dopo gli interrogativi che riguardano la politica. La Convenzione nazionale del Partito democratico (si chiama così, che chiamarla congresso, visto che dura solo qualche ora, sembrava pretenzioso) sembra un evento già scritto. Già: tutto è stato deciso, parleranno solo i tre candidati, cioè Franceschini, Bersani e Marino, gli altri big non saliranno sul palco, la finalissima si gioca alle primarie del 25, e allora perché partecipare all’appuntamento di oggi?
La probabilità che i mille delegati del Pd non arrivino tutti è alta (non a caso è stata affittata la sala di un albergo e non quella di ben altre dimensioni della Fiera di Roma). E comunque diserteranno la convenzione personaggi come Romano Prodi (che si limiterà a un messaggio) e Walter Veltroni (che non farà campagna elettorale per Franceschini). Potrebbe essere assente anche Francesco Rutelli, mentre molti altri faranno una comparsata, tanto per farsi vedere. Tutti gli occhi sono dunque già puntati alle primarie.
Massimo D’Alema è convinto che in quelle consultazioni «Bersani avrà una percentuale maggiore di quella ottenuta nei congressi dei circoli» e al Riformista spiega che se invece vincesse Franceschini ci si troverebbe di fronte a «uno scenario paradossale», essendo queste le regole, aggiunge l’ex ministro degli Esteri, «certamente i dirigenti le rispetteranno. Gli iscritti non so. Ma adesso l’importante è che si impegnino a essere protagonisti anche delle primarie». Ed è su quel «gli iscritti non so», che si è aperto un nuovo fronte polemico nel Pd, dove il veltroniano Enrico Morando accusa D’Alema di volere la scissione.
E a D’Alema risponde anche Beppe Fioroni, che dice: «Non si possono cambiare gli elettori perché non fanno quel che vogliamo noi». Ma Fioroni in realtà non ha grande voglia di far polemiche con gli avversari interni. Anzi. L’ala ex ppi del Partito democratico sembra prepararsi a un’eventuale vittoria di Bersani e tenta di frenare Franceschini. Sull’antiberlusconismo, innanzitutto: «Se la nostra azione politica si limita a questo, rischiamo di produrre l’effetto inverso rispetto a quello voluto e di non conquistare quegli elettori che votano Pdl perché il premier racconta loro che fuori c’è l’orda rossa». Ma Fioroni invita Franceschini alla prudenza anche rispetto allo scontro interno: «Non esiste la storia del vecchio e del nuovo, o dei giovani e meno giovani. Ed è sbagliato alzare il tono del confronto perché il giorno dopo le primarie non ci dobbiamo dividere, anzi, deve esserci un segretario che si assuma la responsabilità di fare la sintesi di tutte le altre posizioni». Un messaggio indiretto a Bersani perché non metta ai margini del partito gli ex popolari.
M. T. M.
11 ottobre 2009
www.corriere.it
Ma la vera partita sarà alle primarie
D’Alema: se vincesse Franceschini sarebbe paradossale, non so cosa farebbero gli iscritti
ROMA — Quanta gente ci sarà oggi all’hotel Marriott? Per ora è l’unica domanda che si pongono i dirigenti del Pd, rinviando a dopo gli interrogativi che riguardano la politica. La Convenzione nazionale del Partito democratico (si chiama così, che chiamarla congresso, visto che dura solo qualche ora, sembrava pretenzioso) sembra un evento già scritto. Già: tutto è stato deciso, parleranno solo i tre candidati, cioè Franceschini, Bersani e Marino, gli altri big non saliranno sul palco, la finalissima si gioca alle primarie del 25, e allora perché partecipare all’appuntamento di oggi?
La probabilità che i mille delegati del Pd non arrivino tutti è alta (non a caso è stata affittata la sala di un albergo e non quella di ben altre dimensioni della Fiera di Roma). E comunque diserteranno la convenzione personaggi come Romano Prodi (che si limiterà a un messaggio) e Walter Veltroni (che non farà campagna elettorale per Franceschini). Potrebbe essere assente anche Francesco Rutelli, mentre molti altri faranno una comparsata, tanto per farsi vedere. Tutti gli occhi sono dunque già puntati alle primarie.
Massimo D’Alema è convinto che in quelle consultazioni «Bersani avrà una percentuale maggiore di quella ottenuta nei congressi dei circoli» e al Riformista spiega che se invece vincesse Franceschini ci si troverebbe di fronte a «uno scenario paradossale», essendo queste le regole, aggiunge l’ex ministro degli Esteri, «certamente i dirigenti le rispetteranno. Gli iscritti non so. Ma adesso l’importante è che si impegnino a essere protagonisti anche delle primarie». Ed è su quel «gli iscritti non so», che si è aperto un nuovo fronte polemico nel Pd, dove il veltroniano Enrico Morando accusa D’Alema di volere la scissione.
E a D’Alema risponde anche Beppe Fioroni, che dice: «Non si possono cambiare gli elettori perché non fanno quel che vogliamo noi». Ma Fioroni in realtà non ha grande voglia di far polemiche con gli avversari interni. Anzi. L’ala ex ppi del Partito democratico sembra prepararsi a un’eventuale vittoria di Bersani e tenta di frenare Franceschini. Sull’antiberlusconismo, innanzitutto: «Se la nostra azione politica si limita a questo, rischiamo di produrre l’effetto inverso rispetto a quello voluto e di non conquistare quegli elettori che votano Pdl perché il premier racconta loro che fuori c’è l’orda rossa». Ma Fioroni invita Franceschini alla prudenza anche rispetto allo scontro interno: «Non esiste la storia del vecchio e del nuovo, o dei giovani e meno giovani. Ed è sbagliato alzare il tono del confronto perché il giorno dopo le primarie non ci dobbiamo dividere, anzi, deve esserci un segretario che si assuma la responsabilità di fare la sintesi di tutte le altre posizioni». Un messaggio indiretto a Bersani perché non metta ai margini del partito gli ex popolari.
M. T. M.
11 ottobre 2009
www.corriere.it