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Fine vita un rebus

Inviato:
14/09/2009, 9:47
da Robyn
Gli individui in stato vegetativo permanente sono individui vivi.Esistono solo metodi statistici e probabilistici per accertarne l'irreversibilità.La scienza non può asserire che questi ultimi non possano recuperare almeno in parte le funzioni celebrali
Nel nostro ordinamento non esiste l'obbligo dei trattamenti sanitari dal più semplice fino all'accanimento terapeutico
(F D'Agostino)
Quando per varie cause una persona entra in stato vegetativo permanente il primo compito del medico è fare tutto il possibile affinche ci sia il passaggio dallo stato di incoscienza a quello cosciente.Infatti il compito del medico non è quello di procurare la morte ma di salvare la vita.Dopo questa fase se qualsiasi tentativo di riportare allo stato cosciente non avviene allora il coma è irreversibile,e quindi si può decidere attraverso la verifica del dat della persona di non dare più alimentazione e idratazione.Infatti qualora ciò non fosse possibile,ci sarebbe cioè l'obbligo dei trattamenti sanitari,le cure si configurerebbero dopo un tempo non più accettabile come un'accanimento terapeutico senza dolore.Si insiste in alimentazione ed idratazione ma senza risultati Ciao Robyn
Re: Fine vita un rebus

Inviato:
14/09/2009, 12:10
da mariok
Proprio da queste considerazioni, che indicano la delicatezza del tema e della sua problematicità, fino a farlo definire un "rebus", discende la necessità di avere, dal punto di vista politico, la "mano leggera" in questo campo, guardandosi dalla pretesa di sostituirsi alla coscienza dell'interessato (finchè è in grado di esprimersi), dei familiari e del medico.
Credo che il legislatore dovrebbe occuparsi e preoccuparsi esclusivamente di due aspetti:
quello di impedire che si commettano "abusi" o veri e propri delitti da parte di eventuali eredi interessati per vari motivi ad accelerare la fine di un parente;
quello di garantire i servizi e l'assistenza necessari a gestire nel modo più umano e libero da condizionamenti anche economici scelte tanto difficili e drammatiche.
Nulla di tutto ciò mi sembra presente nell'attuale impostazione politica del problema.
Re: Fine vita un rebus

Inviato:
14/09/2009, 13:10
da Robyn
Quello che bisogna capire è che alimentazione e idratazione non sono accanimenti terapeutici ma la semplice somministrazione degli alimenti"mangiare e bere"e che quindi non possono essere definiti trattamenti sanitari
Il punto complesso è questo:alimentazione e idratazione sono determinanti ai fini della vita o del decesso?o sono determinanti le terapie mediche che si ricevono?Perche se alimentazione e idratazione non sono determinanti allora possono rimanere e di conseguenza si può rispettare un principio cristiano.A quel punto la discriminante è terapie mediche si terapie mediche no,in cui l'interessato si esprime in stato cosciente con il consenso informato
Il catechismo si esprime nel seguente modo
Qualora le terapie mediche fossero pericolose ,spericolate ed esagerate rispetto a quelle che sono le attese è lecità l'interruzione delle terapie che sono a tutti gli effetti accanimento terapeutico.Non si vuole procurare il decesso ma si accetta che esso è inevitabile.L'interruzione non comporta l'interruzione delle normali cure e la somministrazione di analgesici al fine di alleviare il dolore anche se questo può significare l'accellerazione del decesso
Ciao Robyn
Re: Fine vita un rebus

Inviato:
14/09/2009, 13:20
da pagheca
Robyn ha scritto:Gli individui in stato vegetativo permanente sono individui vivi.Esistono solo metodi statistici e probabilistici per accertarne l'irreversibilità.La scienza non può asserire che questi ultimi non possano recuperare almeno in parte le funzioni celebrali
Robyn,
puoi precisare per favore dove hai letto questa cosa che non si puo mai asserire che non si possono recuperare almeno in parte le funzioni celebrali?
pagheca
Re: Fine vita un rebus

Inviato:
14/09/2009, 13:25
da mariok
Robyn ha scritto:Il catechismo si esprime nel seguente modo
Qualora le terapie mediche fossero pericolose ,spericolate ed esagerate rispetto a quelle che sono le attese è lecità l'interruzione delle terapie che sono a tutti gli effetti accanimento terapeutico.Non si vuole procurare il decesso ma si accetta che esso è inevitabile.L'interruzione non comporta l'interruzione delle normali cure e la somministrazione di analgesici al fine di alleviare il dolore anche se questo può significare l'accellerazione del decesso
Ciao Robyn
Finchè continuiamo a mescolare il catechismo con la legislazione ed a non distinguerne i piani, temo che non ci capiremo mai.
Re: Fine vita un rebus

Inviato:
14/09/2009, 13:42
da chango
Robyn ha scritto:Quello che bisogna capire è che alimentazione e idratazione non sono accanimenti terapeutici ma la semplice somministrazione degli alimenti"mangiare e bere"e che quindi non possono essere definiti trattamenti sanitari
Il punto complesso è questo:alimentazione e idratazione sono determinanti ai fini della vita o del decesso?o sono determinanti le terapie mediche che si ricevono?Perche se alimentazione e idratazione non sono determinanti allora possono rimanere e di conseguenza si può rispettare un principio cristiano.A quel punto la discriminante è terapie mediche si terapie mediche no,in cui l'interessato si esprime in stato cosciente con il consenso informato
Il catechismo si esprime nel seguente modo
Qualora le terapie mediche fossero pericolose ,spericolate ed esagerate rispetto a quelle che sono le attese è lecità l'interruzione delle terapie che sono a tutti gli effetti accanimento terapeutico.Non si vuole procurare il decesso ma si accetta che esso è inevitabile.L'interruzione non comporta l'interruzione delle normali cure e la somministrazione di analgesici al fine di alleviare il dolore anche se questo può significare l'accellerazione del decesso
Ciao Robyn
quello che bisogna capire e che l'idratazione e l'alimentazione
artificiali necessitano un intervento medico e per questo non possono che essere considerati trattamenti sanitari.
certo che l'idratazione e il nutrimento sono determinanti per il prolungamento della vita in stato vegetativo. così come lo sono le terapie mediche che il paziente riceve. ovvio che il venir meno di alcune di esse accelera il decesso.
anche il nutrimento e l'idratazione
artificiale in casi di stato vegetativo permanente risultano esagerate rispetto alle attese. ne consegue che anche esse si configurano come accanimento terapeutico.
Re: Fine vita un rebus

Inviato:
14/09/2009, 15:11
da Robyn
Ecco,il venir meno delle due cose,terapie o alimentazione e idratazione accellera il decesso,ovviamente questo dopo che si è constatato che non c'è più niente da fare.Per Eluana come è avvenuto il decesso?Quando si è capito che non c'era più niente da fare,se si fossero interrote le terapie mediche senza l'interruzione di alimentazione e idratazione,Eluana sarebbe vissata 18 anni oppure 4 o 5 mesi?
Re: Fine vita un rebus

Inviato:
14/09/2009, 16:11
da Robyn
Nel caso che la somministrazione di alimentazione ed idratazione senza terapie determini uno stato vegetativo permanente si può decidere l'interruzione di queste ultime.Il primo motivo è che ci sarebbe un'accanimento terapeutico senza sofferenza e senza risultati,il secondo è che non interrompere idratazione e alimentazione potrebbe corrispondere al desiderio di realizzare la vita eterna su questa terra quando la vita eterna c'è nell'aldilà.La laicità da qualunque parte provenga deve stare sempre attenta al politicamente corretto perchè và ad incasinarsi Ciao Robyn
Re: Fine vita un rebus

Inviato:
14/09/2009, 17:43
da franz
Robyn ha scritto:Gli individui in stato vegetativo permanente sono individui vivi.
Come già discusso in passato, dipende dal significato che diamo alla vita.
Per una pianta, essere un vegetale, è normale.
Per un essere umano no. Non è vita.
Io la penso cosi' e devo poter decidere io (prima) su cosa fare se mi capitasse quella situazione .
Ciao,
Franz
Re: Fine vita un rebus

Inviato:
14/09/2009, 20:14
da Robyn
Franz
Alla fine la scelta di ricevere o meno alimentazione e idratazione ricade sull'interessato.In questo modo,con la libertà di scelta,non si mette a rischio la libertà di chi invece opta per ricevere alimentazione e idratazione.Invece rendendola obbligatoria se non si mette a rischio la libertà di chi opta per averla,si mette a rischio la libertà di chi non vuole ricevere alimentazione e idratazione.Dal momento valutate le diverse circostanze e che idratazione e alimentazione possono anche provocare il decesso per endemia polmonare bisogna capire se il gioco vale la candela.Probabilmente in parlamento serve una maggioranza trasversale.Non c'è nessun attacco alla vita queste sono posizioni strumentali dal momento che uno stato laico deve fare i conti con la realtà Ciao Robyn