Manuela ha scritto:Anche se condivido buona parte di quello che affermi, non sono d'accordo con le conclusioni.
Prodi è stato forse l'unico uomo politico che, dopo il crollo del muro, ha saputo elaborare una proposta per portare il nostro paese nella modernità, superando steccati ideologici e logiche corporative e familistiche: una proposta che riguardava, fra l'altro, anche una profonda riforma della politica.
Purtroppo però Prodi è rimasto prigioniero proprio di quel ceto politico che si è tranquillamente traghettato dalla prima alla seconda repubblica (i D'Alema, i Marini, ecc.) e che ha fatto di tutto per snaturare quel progetto, fino ad affossarlo. Prodi non è solo una vittima, non è privo di responsabilità; pur avendo grandi meriti, condivide con questa classe politica la responsabilità di non essere riuscito a fare dell'Italia un paese occidentale.
Con molta più dignità di tutti gli altri, e dimostrando una maggiore statura, si è ritirato dalla scena politica.
E quello che potrebbe aiutare oggi il PD e l'Italia, non è il ritorno di Prodi (su quale progetto, poi? un'altra Unione? un altro governo che non durerebbe?), ma il rinnovamento radicale della classe politica: è necessario mandare a casa quelli che non hanno abbastanza dignità o statura per andarsene da soli. Solo una classe politica rinnovata, "innocente" (innocente degli errori del passato) e coraggiosa può avere la forza per rinnovare il PD e il paese.
E in questo senso trovo ingeneroso il tuo accomunare politici d'antan, i cui fallimenti stiamo pagando quotidianamente (Rutelli, D'Alema... la lista potrebbe allungarsi molto) con Marino, il quale, mentre quelli facevano guai, era impegnato in tutt'altro e che si sta dedicando da oggi alla politica, con spirito di servizio, e circondato da un gruppo di persone molte delle quali sono, appunto, "innocenti".
Io però sono più severo col Prodi politico e stratega.
La sua ostinazione per un bipolarismo ingessato e stile Unione secondo me ha provocato danni e ha dato una sponda utile al berlusconismo.
In questo senso sono perfettamente d'accordo con Sartori e il suo "Sultanato".
In merito mi permetto di estrarre un brano una mia recensione che riportano stralci del libro.
Qui Sartori sintetizza molto bene, sempre a mio modesto avviso:
........"Paradossale, almeno per chi ha della politica una visione rigorosamente geometrica di destra-sinistra, potrebbe altresì apparire l’accostamento tra i regimi dell’Est e il Cavaliere, baluardo dell’anticomunismo; a comunismo caduto.
Tant’è, come anticipato, le prime cento pagine riguardano gli editoriali scritti nel periodo in cui Prodi, da par suo, galleggiava pacioso mentre la sinistra si suicidava facendo opposizione a se stessa.
E’ qui che il Sartori politologo sguazza con gusto, polemizzando con i "nanetti" (i piccoli partiti) e non solo: «Il punto è che il bipolarismo all’italiana è una costruzione del tutto artificiale, artificiosa che si ascrive soprattutto alla formidabile ostinazione di Prodi» (pag. 67).
Sartori si spiega meglio in «Gli equivoci di un bipolarismo insensato»: «il bipolarismo è fisiologico in tutte le democrazie “normali” e che non dipende, come sostiene la vulgata, dal sistema elettorale» (pag. 87); «il bipolarismo inventato da Prodi – e lietamente sfruttato da Berlusconi – è un bipolarismo insensato. Il bipolarismo che funziona (e richiesto dal sistema parlamentare) deve essere flessibile e capace di autocorrezioni. Invece Prodi teorizza e pratica un bipolarismo rigido e cementificato, nel quale è poi doverosamente rimasto imbottigliato».
Questo intervento, peraltro di facile evidenza (ma in Italia l’ovvio non è mai tale), confesso che mi è molto piaciuto: da anni, polemizzando pesantemente con militanti di ogni colore, sostengo che questo bipolarismo interpretato come dogma è una delle ragioni dell’appecoronamento della sinistra nei confronti di Berlusconi (vedi quindici anni di impunità, le leggi ad personam mai abrogate).
Avversari politici, a volte nemici, quasi sempre compari, che avevano e hanno bisogno l’uno dell’altro per legittimare il proprio potere. "...............
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)