Innanzitutto complimenti a Franz e agli altri per questo forum. Avevo già espresso un apprezzamento sul forum della Margherita, ma con la nuova veste grafica vi siete superati. Eh, quanto mi mancavano quel celeste che sbiadisce nel bianco e quel verde smeraldo...
Veniamo a noi. Parisi non si è inventato da un giorno all'altro di chiedere la testa di Veltroni. E' da due mesi che chiede due cose:
a) l'ammissione della sconfitta (anzi, della triplice sconfitta, in uno scivolamento verso il basso, dal 25/30% delle nazionali in Sicilia al 12,5% delle amministrative!);
b) un cambio di linea.
Ora, sul primo punto credo e spero che tutti siano d'accordo che Veltroni abbia sorvolato (da qui il paragone, azzeccato, con Totò) sull'ammissione senza se e senza ma della debacle. Anche perché Veltroni tante volte ondeggia per rimanere in sella. Cito due esempi: si è passati dall'autosufficienza alla rincorsa delle dalemiani posizioni del dialogo con l'Udc e la sinistra; si è passati dalla convinzione di vincere le elezioni al "ma tanto si sapeva che perdevamo - colpa di Prodi - , era solo il punto di partenza per vincere la prossima volta". Ora, io non chiedo la testa di Veltroni, se, e solo se, non si cambia linea. E arriviamo al secondo punto, su cui si può essere d'accordo o meno con la proposta di Parisi. Personalmente il cambiamneto di linea non è la configurazione delle alleanze (troppo presto per parlarne e definirle a livello nazionale, per il 2013 c'è ampio tempo) ma la configurazione del partito e delle proposte del partito.
Per quanto riguarda il partito, bisogna agevolare la più ampia democrazia interna. Veltroni ha vinto le Primarie, ma questo non gli dà diritto ad andare avanti con i paraocchi senza dar conto a nessuno. E qui mi viene in mente una cosa di venerdì: nello Statuto si parla di assemblea nazionale e di coordinamento nazionale. Ebbene, venerdì è stata abolita l'assemblea in favore del coordinamento, modificando lo Statuto (appena dopo poco tempo averlo redatto, per giunta) senza discussioni, senza che l'assemblea fosse riunita neanche con metà dei rappresentanti (si parla di 500 o 800 delegati su 2.800). Mi pare chiaro che Veltroni abbia violato il patto di lealtà e di vincolo che lo legava a quell'assemblea (e soprattutto ai delegati che avevano supportato le sue liste) che pure aveva acclamato e ratificato la sua elezione a segretario. E' come se il presidente del Consiglio avesse sciolto per un suo personale capriccio il Parlamento che pure gli vota la fiducia.
Per quanto riguarda le proposte del partito, oggi Morando e altri ammettono che il Pd viaggia su più linee. Non parlo delle linee interne, ma di quelle programmatiche. E qui mi ricordo un caso di poco tempo fa: c'è stato un contrasto tra Treu e Ichino (che siedono in Senato tutti e due) sull'articolo 18; e Damiano che se ne esce con la frase "sul lavoro non abbiamo ancora una linea comune". Beh? E questo sarebbe un partito candidabile al governo? Dovremmo dire grazie agli elettori che ci hnno mandato all'opposizione allora? Ecco, di fronte alla proposte non proprio eccelse di Berlusconi, il Pd sembra aver dimenticato di aver redatto un programma, ("finalmente costruito seza bilancini e mediazioni" si era gioiosamente propagandato) che conteneva delle proposte utili (contrattazione di secondo livello, salario minimo garantito, ecc...). Invece di incalzare il governo su questi temi e su queste proposte, deleghiamo tutto alle iniziative altrui e non sappiamo far altro che farci dettare l'agenda dalla destra, già famosa di per sè per essere maestra nella comunicazione.