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Bersani, Franceschini o Marino?

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Chi preferite, oggi, tra i candidati del PD?

Sondaggio concluso il 26/06/2009, 17:30

Bersani
2
9%
Franceschini
4
18%
Marino
11
50%
Chi vorrei non è in questa lista
5
23%
 
Voti totali : 22

Re: Bersani, Franceschini o Marino?

Messaggioda Loredana Poncini il 25/08/2009, 8:19

Un contributo al tema di questo forum:
http://speciali.espresso.repubblica.it/ ... ttori.html
Loredana Poncini
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Re: Bersani, Franceschini o Marino?

Messaggioda pagheca il 25/08/2009, 12:09

Loredana Poncini ha scritto:Un contributo al tema di questo forum:
http://speciali.espresso.repubblica.it/ ... ttori.html


grazie per il link, Loredana. Straordinari i risultati del sondaggio che, nonostante non abbia valore statistico, data l'enorme numero di voti a favore di Marino, qualcosa vorra' dire. Finalmente un luogo su cui valutare le scelte dei 3 contenuti esposte in maniera chiara, schematica e concisa. Veramente un buon inizio nella giusta direzione.

Tra le altre cose (sto ancora leggendo) ho molto apprezzato una cosa, anche se non ha molto significato sul piano dei contenuti, la frase con cui Marino apre la sua dichiarazione "Stimo Franceschini e Bersani e penso che abbiamo buone idee in comune su come cambiare il Paese.". Puo' essere considerata una posa, ma anche le pose hanno a questo punto un enorme importanza se possono portare il PD ad un clima costruttivo all'interno del partito stesso e ad una sua compattazione.

A piero dico solo una cosa: non puoi scrivere "Non li capì allora, e non riuscì mai a capirli - e qui dovrei aggiungere qualcosa che evito di aggiungere, per quieto vivere." sperando di cavartela senza un terzo grado... :)

ciao,
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Re: Bersani, Franceschini o Marino?

Messaggioda mariok il 25/08/2009, 17:25

Mi sembra che i contenuti delle risposte siano, nel bene e nel male, non molto dissimili.

Bisogna quindi ritenere che il notevole divario, a favore di Marino, nei sondaggi sia dovuto piuttosto alla maggiore o minore credibilità personale dei candidati.

Ovviamente ciò vale per le poche centinaia di voti espressi su un sito particolare quale è quello dell'espresso.

Probabilmente la realtà sarà ben altra. Resta comunque confermata la mia opinione che il problema non sta tanto in quello che i candidati dicono, ma nella loro capacità di imprimere un forte elemento di discontinuità alle pratiche viste fin qui.

Il profondo cambiamento di cui c'è vitale bisogno, il vero e proprio shock a cui dovrebbero esser sottoposti il PD, il cs e l'intero paese richiedono leadership, visione, determinazione, capacità di motivare che non mi sembra appartengano a questi candidati in misura adeguata.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
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Re: Bersani, Franceschini o Marino?

Messaggioda pagheca il 25/08/2009, 17:40

mariok ha scritto:Mi sembra che i contenuti delle risposte siano, nel bene e nel male, non molto dissimili.

Bisogna quindi ritenere che il notevole divario, a favore di Marino, nei sondaggi sia dovuto piuttosto alla maggiore o minore credibilità personale dei candidati.

Ovviamente ciò vale per le poche centinaia di voti espressi su un sito particolare quale è quello dell'espresso.

Probabilmente la realtà sarà ben altra. Resta comunque confermata la mia opinione che il problema non sta tanto in quello che i candidati dicono, ma nella loro capacità di imprimere un forte elemento di discontinuità alle pratiche viste fin qui.

Il profondo cambiamento di cui c'è vitale bisogno, il vero e proprio shock a cui dovrebbero esser sottoposti il PD, il cs e l'intero paese richiedono leadership, visione, determinazione, capacità di motivare che non mi sembra appartengano a questi candidati in misura adeguata.


E' anche per il fatto di stare tutti dentro nello stesso partito che non ci potevano essere grandi differenze. Il nostro e' un piccolo paese ancora all'oscuro di queste pratiche di selezione "moderne". Anche un giornale come l'espresso e' ancora alle prime armi nel porsi sul piano delle domande a dei candidati per il ruolo di segretario di partito.

Quello che ho notato e' una certa mancanza di fantasia. Ma tra tutti e tre Marino emerge quasi sempre come il diverso, quello che vede le cose dalla prospettiva di chi ha vissuto una vita reale, non solo quella di partito. Non che io sia contrario alla politica dei professionisti. E' che ultimamente e' diventata piu' bottega che altro.

Un'altra cosa che conta secondo me e' di chi si circonderanno costoro. Penso sia fondamentale, forse piu' importante di tutto il resto, che siano in grado di usare gente competente e specializzata che sia in grado di dare consigli seri. Gente che viene dal mondo reale, che abbia vissuto veramente una vita ricca in Italia e possibilmente all'estero. Se vuoi fare una proposta per la scuola devi sapere non solo quali sono i problemi ma anche quali sono le soluzioni offerte altrove. Se te ne sei stato chiuso in una segreteria a intessere relazioni con oscuri delegati di partito non credo che puoi fare granche'...

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Re: Bersani, Franceschini o Marino?

Messaggioda mariok il 25/08/2009, 18:11

pagheca ha scritto:Un'altra cosa che conta secondo me e' di chi si circonderanno costoro. Penso sia fondamentale, forse piu' importante di tutto il resto, che siano in grado di usare gente competente e specializzata che sia in grado di dare consigli seri. Gente che viene dal mondo reale, che abbia vissuto veramente una vita ricca in Italia e possibilmente all'estero.


Non cedo che le speranze siano molte.

Accadeva appena 9 mesi fa':

Caro Walter, ti scrivo perché ho deciso di dimettermi dalla Direzione nazionale del Partito democratico. Una scelta non facile che nasce dall’esperienza di quest’ultimo anno e dai dubbi crescenti sulla capacità del Pd di proporsi come forza riformista e innovativa, come aveva annunciato di voler fare un anno fa.Il Pd aveva un obiettivo ambizioso al quale avevo aderito con entusiasmo e che ora faccio fatica a riconoscere in questo partito, in numerosi ambiti. Dalle posizioni ambigue su importanti temi etici e valoriali, alla gestione di processi politici locali e nazionali, ma soprattutto alle posizioni in quegli ambiti più cruciali per la crescita del Paese: istruzione, ricerca e innovazione. Era su questi temi che coltivavo le aspettative maggiori verso il Pd. Ero stata molto delusa dalle politiche del Governo Prodi, ma speravo che con il Pd si aprisse una stagione nuova, fatta di elaborazione di idee e proposte significative. Di fronte alle posizioni del Pd su questi fronti non posso che essere sconcertata. Non ho visto nessuna proposta incisiva, se non “andare contro” la Gelmini. Peraltro tra tutti gli argomenti che si potevano scegliere per incalzare il ministro sono stati scelti i più scontati e deboli. Il mantenimento dei maestri, le proteste contro i tagli, la retorica del precariato, tutte cose che perpetuano l’immagine della scuola come strumento occupazionale. È questa la linea nuova e riformista del Pd? Cavalcare l’Onda non basta. Serve una proposta davvero nuova, che ribalti le attuali logiche di funzionamento della scuola anziché difenderle. Ma non ho visto niente di tutto questo.La mia delusione è tanto più forte quando penso alla propaganda fatta un anno fa riguardo all’apertura a idee nuove, quando penso alle molte persone provenienti da ambiti professionali qualificati che si erano avvicinate al progetto del Pd e che avrebbero potuto portare un contributo in termini di idee e innovazione. Che fine hanno fatto queste persone? Quali nuove modalità di coinvolgimento e ricambio ha creato il Partito? Io stessa, che ero stata contattata (così mi era stato detto) per le mie competenze “tecniche”, in un anno di vita del Pd non sono stata consultata mai nemmeno per un parere. Questa emarginazione non ha certo offeso né me né, credo, le altre persone già molto impegnate fuori dalla politica. Mi chiedo però come mai, un anno fa, ci era stata chiesta una collaborazione con tanto apparente entusiasmo quando evidentemente di questa collaborazione non c’era bisogno. Mi chiedo se era necessario fare tanto rumore sul ricambio generazionale quando basta guardare chi sta ancora in cabina di regia per capire che, in fondo, non è cambiato niente.Inneggiare al cambiamento, all’idea di una società e di una politica nuove serve a poco se manca il coraggio di intraprendere fino in fondo le azioni necessarie a realizzare queste idee. Sartre diceva che noi siamo quello che facciamo. Sono le nostre azioni che ci definiscono, stare a discutere su ciò che ci piacerebbe essere serve a poco: la gente ci giudicherà per quello che abbiamo fatto. E di quello porteremo la responsabilità. Per quanto mi riguarda non voglio portare la responsabilità delle scelte che sta facendo questo partito che in larga parte non condivido e sulle quali non ho avuto e non ho possibilità di incidere in alcun modo. Per questo ho deciso di dimettermi.

Irene Tinagli

Irene Tinagli insegna alla Carnegie Mellon University di Pittsburgh. Allieva di Richard Florida, è esperta di politiche pubbliche per l'innovazione, la creatività e lo sviluppo economico. Lavora come consulente per il Dipartimento Affari Economici e Sociali dell'Onu e per la Commissione europea. Il suo ultimo libro è “Talento da svendere” (Einaudi 2008).


Ovviamente "Uolter" si guardò bene dal rispondere, almeno pubblicamente.

La cosa fu lasciata cadere nel silenzio quasi generale (tranne, a quanto mi risulta, una difesa d'ufficio del PD da parte di Giovanni Bachelet, per altro nota a pochi intimi).
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Re: Bersani, Franceschini o Marino?

Messaggioda pagheca il 25/08/2009, 18:23

ricordo bene quella lettera ma non sono in grado di giudicare (per quanto la solidarieta' vada istintivamente ad Irene), perche' non so bene cosa ci fosse dietro.

Pero' caro mariok non scadiamo nel facile populismo del sono tutti uguali. Quello era uolter. Qui stiamo parlando proprio del post-uolter. Se partiamo dicendo che non c'e' molta speranza chiudiamo baracca e burattini e andiamo a discuere di altro, no?

un saluto
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Re: Bersani, Franceschini o Marino?

Messaggioda mariok il 25/08/2009, 21:49

Il problema non è che "sono tutti uguali", ma che sono sempre gli stessi.

L'unica novità è costituita da Marino, che tuttavia ha ingaggiato (o si è fatto ingaggiare?) Goffredo Bettini, fino a ieri "eminenza grigia" di Veltroni, che oggi sembra più che altro intenzionato a vendicarsi dello sgarbo subito con la candidatura di Sassoli come capolista per il Centro alle europee.

Fino ad ora i "volti nuovi" si sono rivelati solo degli specchietti per le allodole. Qualcuno sa che fine ha fatto la Madia? E la candidatura Calearo ci ha fatto forse stabilire un nuovo rapporto con i piccoli imprenditori del nord-est?

Probabilmente la cooptazione della Serracchiani non finirà allo stesso modo?

Malgrado tutto ciò continuiamo ad essere in circa 12 milioni, momentaneamente meno i 4 che nell'ultima tornata sono andati in libera uscita, ma che sono convinto non chiedono altro di poter tornare, a dare fiducia a questo gruppo dirigente che di fregature in questi ultimi quindici anni ce ne ha date non poche.

Non ho dubbi: almeno nel caso del PD, l'elettorato è infinitamente migliore dei vertici.
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Re: Bersani, Franceschini o Marino?

Messaggioda pierodm il 26/08/2009, 23:40

Pagheca, non c'è bisogno del terzo grado - che per altro già è in programma domani mattina in un ambulatorio medico, dal quale uscirò probabilmente menomato per sempre da una di quelle pratiche endoscopiche che nemmeno ad Abu Graib ...

Dunque: Hitler non capì mai veramente gl'inglesi.
Non capì, per esempio, che Churchill era più fetente di lui.
Non capì che gl'inglesi non s'arrendevano perché ad arrendersi non ci guadagnavano niente.
Non capì che non s'arrendevano perché quella era pur sempre l'Isola, e fino a quando la questione principale si giocava sul continente c'era sempre da sperare nei tempi supplementari.
Ho anche il sospetto che Hitler non capì mai gl'inglesi perché, tutto sommato, non capì mai niente veramente, e nel caso degl'inglesi non c'era nemmeno niente da capire: un inglese combatte perché c'è una guerra, punto.

A proposito, comunque, delle "culture", vorrei suggerirti di rispolverare qualche romanzo poliziesco.
Nel classico racconto inglese, Miss Marple o Poirot, o Sherlock, fanno sicuramente una gran bella figura: "a che ora siete uscita da casa, per andare in spiaggia? - "avete detto d'aver impiegato quaranta minuti per tornare da casa di vostro cognato fino al vostro ufficio, ma abbiamo fatto la prova e ne bastano meno di venticinque" - "come mai avete regalato un mazzo di rose al compleanno di vostra cognata, mentre sappiamo che usate regalare sempre delle camelie?".

Domande di questo genere o sono improponibili da parte di un Maigret o di un Montalbano, o sono domande, nient'altro che domande, e non prove decisive che preludono allo svelamento del colpevole: è scontato che la gente in genere l'orologio non lo guarda, prima di uscire da casa per andare in spiaggia, anche se ha un appuntamento - andando o tornando da un qualunque posto, un italiano o un francese possono fare anche la strada più lunga invece che la più corta, e possono fermarsi a prendere un caffè, a chiacchierare col posteggiatore, a fumarsi una sigaretta sotto casa prima di scendere dalla macchina ... - le persone che usano fare sempre la stessa cosa in occasioni simili sono un'eccezione, stravagante, e non la regola.

Intendiamoci, secondo me anche gl'inglesi si fermano a farsi un goccio o non guardano sempre l'orologio, etc, ma quello che è significativo è la testimonianza letteraria, ossia la certificazione di un'idea: l'idea -scritta da un inglese per un pubblico generalmente inglese - che le cose vadano ragionevolmente in quel modo, e che siano verosimilmente fatte in quel modo.
Un'autrice americana - Elizabeth George - fa svolgere le sue storie in Inghilterra, ma essendo americana non ha quest'idea, e il suo "mondo inglese" è assai più impreciso e nient'affatto pragmatico: sia la donna poliziotto sia l'ispettore che l'accompagna sono fluttuanti ed elastici forse più di Salvo Montalbano di Camilleri, così come lo sono tutti i personaggi.

Infine, se vogliamo chiudere con un paio d'aforismi graziosi, possiamo dire che gl'inglesi sono bravissimi a trovare la soluzione, anche senza aver capito qual'è il problema, e forse senza nemmeno essersi accorti che c'è un problema.
Gl'italiani, i francesi, e i continentali in genere, sanno praticamente tutto del problema, quando è nato e quali implicazioni ha, e di soluzioni ne trovano un centinaio: ma hanno il problema di decidere quale sia la soluzione migliore.
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Re: Bersani, Franceschini o Marino?

Messaggioda Loredana Poncini il 27/08/2009, 7:58

Il problema è proprio decidersi, come ci ricorda Piero, e l'informazione veicolata dal web ci aiuta a farlo ?
www.scelgomarino.info pone 5 domande a Ezio Mauro per " MARINO IGNORATO DA REPUBBLICA" .
Queste domande annegheranno nel mare magnum di facebook ?
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Re: Bersani, Franceschini o Marino?

Messaggioda pagheca il 27/08/2009, 9:15

pierodm ha scritto:Pagheca, non c'è bisogno del terzo grado - che per altro già è in programma domani mattina in un ambulatorio medico, dal quale uscirò probabilmente menomato per sempre da una di quelle pratiche endoscopiche che nemmeno ad Abu Graib ...


scusa ma di quale terzo grado parli?
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