da lucameni il 27/04/2009, 22:52
Purtroppo mi pare che si tenda troppo a confondere il piano dei principi, comunque da difendere, il piano della propria legittima posizione politica con quelli della ricerca storica.
Anche se i partigiani, o alcuni di loro, avessero combinato bastardate peggiori di quelle descritte nei phampleth di Pansa e C., non per questo verrebbe meno la considerazione che la Resistenza andava fatta.
Discutere come si siano realmente svolti certi fatti, in presenza di persone oneste con se stesse e con gli altri, non dovrebbe essere un problema.
E poi ho semplicemente voluto rimarcare che persistere negli anni a difendere l'indifendibile (vedi Foibe e Porzus, per citare i casi più eclatanti) è solo autolesionismo. Poi qualcuno, com'è scontato, viene a chiedere pegno e ci sta sia persona tutt'altro che degna, cme purtroppo è accaduto con la palese strumentalizzazione degli ex missini.
Anche un Montanelli, noto per le sue polemiche antiresistenziali nei confronti dei fuoriusciti e per il suo anti-antifascismo, ammetteva che nella Resistenza vi furono "pepite d'oro". Per dirlo lui...
Ovvero non si negava certo la necessità di essa, ma come fu fatta e come è stata raccontata.
Appunto per questo non vedo perchè non se ne possa discutere senza fare le barricate e senza essere accusati di revisionismo (di che tipo?).
Anzi proprio tirare fuori una volta per tutte gli scheletri nell'armadio dei cosidetti vincitori è il modo migliore per non dare il destro a palesi strumentalizzazioni che hanno poco di ricerca storica e molto di politico.
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)