La crisi del PD ha sicuramente radici ben più antiche della sua già tardiva fondazione e credere di eluderla con gli appelli o l’inseguimento delle piazze porta da poche parti, perché il punto decisivo non è rappresentato da quello che dicono le piazze, ma quello che i democratici dicono alle stesse, e dal fatto che anche quando le piazze si riempiono non è detto che si sappia poi bene cosa fare (come dopo la grande manifestazione del PD dell’autunno).
Ora è la volta delle piazze per la difesa della costituzione (e non certo delle piazze che entrano nel merito ai problemi su cui il PD è diviso!), delle piazze organizzate dalla CGIL (a cui numerosi del PD aderiscono senza nemmeno riflettere sui pasticci dell’isolamento della CGIL e della rottura tra i sindacati), addirittura delle piazze convocate dal nuovo candidato alla segreteria del partito.
Ed è perfino inutile ricordate delle piazze sarde di Soru……il quale se vince o perde non potrà sicuramente ringraziare quel PD che se lo voleva levare di torno e che ora non c’è più nemmeno.
Il rischio è che tra le proprie piazze e le piazze degli altri, si preferisca continuare nel vizio di sognare ad occhi aperti stagioni non più ripetibili o di consolarsi con unità sempre più deboli ed incerte, mentre il cavaliere se la ride con le sue sempre le pericolose esibizioni con cui rinsalda il proprio disegno sicuro di avere davanti una opposizione sempre più incerta e divisa nonostante l’incalzare della crisi.
Paolo borghi 14-02-2009 x http://www.libertaeguale.eu