matthelm ha scritto:Tutti miriamo ad una società più giusta.
Sicuramente ognuno in modo individuale lo fa, ma rispetto al suo criterio di giustizia.
Il risultato finale, democratico, non è detto che sia giusto per ognuno, ma è comunque l'espressione, volente o nolente, della maggioranza.
Nel mio criterio personale di giustizia per esempio c'è che devo poter decidere io a che fine andare incontro, sul piano medico, se arrivassi ad una soglia nella qualità della vita che reputo inaccettabile.
Oppure delegare i miei cari se io fossi incapace di una decisione.
In nessun caso il mio criterio di giustizia prevede che terze persone, da me non delegate ed autorizzate, possano decidere in un senso o nell'altro di un accanimento terapeutico, sia per volontà attiva sia per inerzia in quanto obiettori.
L'obiezione infatti è gran cosa ma come tutti i concetti ha dei limiti. Se durante la seconda guerra mondiale il fronte antinazista fosse stato composto unicamente da obiettori, oggi saremo messi male, molto male. Ci sono diritti (come l'obiezione di coscienza) ma ci sono anche dei doveri. Peccato che come al solito in Italia si pensi solo ai diritti ed alla loro rivendicazione, per cui si stendono fiumi di parole e di dimentichino del tutto i doveri nei confronti della collettività.
Tra i doveri c'è il rispetto della volontà dei malati, dei familiari.
Questo rispetto viene prima delle proprie convinzioni idelogiche e religiose, come le diatribe con i testimoni di geova (trasfusioni e dintorni) ben ci insegnano.
Ciao,
Franz