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La partita del Pd per la premiership: spuntano i "montiani"

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: La partita del Pd per la premiership: spuntano i "montiani"

Messaggioda flaviomob il 24/02/2012, 22:01

Sì, è scritto che incrociando dati di sondaggi Ipsos di Ballarò si evincerebbe che... ma sto sondaggio sull'articolo 18 esiste o se l'è inventato Europa? :lol:


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Re: La partita del Pd per la premiership: spuntano i "montiani"

Messaggioda franz il 25/02/2012, 10:34

Piu' che incrociando, cumulando (usa questo termine).
La domanda sulla riforma del lavoro anche senza accordo con le parti sociali è qui (quesito N°5):
http://www.sondaggipoliticoelettorali.i ... aggio=5233
Il 44% è d'accordo, il 42% no. Il fortissimo appoggio degli elettori PD al governo monti era qualche sondaggio fa e non ho tempo per trovarlo. Non so che metodo abbia usato Europa per "cumulare" i dati.
Secondo me sarebbe meglio fare una domanda apposita e diretta.
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Re: La partita del Pd per la premiership: spuntano i "montiani"

Messaggioda matthelm il 25/02/2012, 19:23

Riporto l'articolo completo di Europa. Paolo Natale è un sondaggista che lì pubblica i suoi articoli. Quello che ho pubblicato l'ho ritenuto interessante. Probabilmente caro flavio non è attendibile come quelli pubblicati dal Fatto ma ognuno si abbevera alle sue fonti :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen: (per una volta utilizzo le faccine, danno tanta allegria...)

Quegli elettori non laburisti

Il governo Monti gode oggi di buona salute nel gradimento degli italiani, come dimostrano tutti i sondaggi. Nonostante alcune misure non del tutto popolari, malgrado non sia stato indicato espressamente dal popolo sovrano, nonostante qualche battuta di troppo.
Malgrado tutto ciò, l’appeal pare reggere abbastanza bene, trasversalmente tra tutti gli elettorati. Perfino tra i leghisti e i dipietrini, le uniche formazioni politiche attualmente all’opposizione ufficiale dell’esecutivo. I tassi di consenso si situano ormai da settimane intorno alla quota del 60 per cento, una percentuale che nessuno governo “normale” ha mai raggiunto, in nessuna parte del mondo, nemmeno nel periodo di iniziale luna di miele. Forse Obama, nelle sue prime settimane da presidente, ha sfiorato quella cifra.
Forse. E la stessa fiducia personale in Mario Monti è prossima a quelle cifre. Insomma, la fiducia nelle capacità di questo esecutivo tecnico di risolvere, in pochi mesi, quello che non è stato risolto quanto meno negli ultimi vent’anni di Seconda repubblica, appare particolarmente elevata. È di questo avviso la metà circa dell’elettorato della Lega, il 60 per cento di berlusconiani e dipietristi, il 65 di vendoliani, il 70 di seguaci di Casini e Fini. Ma chi si trova in testa a questa speciale gerarchia di gradimento? L’elettorato del Pd. Con oltre l’85 per cento di giudizi positivi sull’operato del governo Monti, il popolo dem manifesta il proprio consenso in maniera quasi plebiscitaria, e senza significativi tentennamenti, da circa due mesi a questa parte. Con l’unica piccola flessione all’indomani della presentazione della manovra, poi parzialmente corretta, i democrat permangono convinti dell’ottima scelta del proprio partito di riferimento, quella cioè di appoggiare, magari pungolandolo un po’, l’attuale esecutivo. L’unica scelta possibile.
Anche in termini di contenuti specifici, sia pur con molti distinguo, il consenso all’indirizzo governativo sui principali temi da affrontare e risolvere pare sufficientemente elevato. Perfino su uno dei nodi che in questi giorni si sta affrontando tra molto polemiche, smentite e contro-smentite: quello sul lavoro. Cumulando le indagini effettuate in particolare nelle ultime settimane da Ipsos (molte di queste presentate a Ballarò), è possibile evidenziare come provenga proprio dall’elettorato Pd la maggior apertura di credito nei confronti dell’approccio che il governo sta avendo su questo tema. L’idea ad esempio che il mito del posto fisso vada sfatato una volta per tutte, aprendo il cuore e la mente ai mutati rapporti di lavoro odierno, maggiormente e forzatamente più flessibile, è condivisa da ben due terzi (il 65 per cento) degli elettori Pd, contro una quota molto inferiore al 50 per cento del resto della popolazione italiana.
Da questo punto di vista, fa specie confrontare il pensiero dei cittadini “seguaci” di Vendola con i “seguaci” di Bersani. Un abisso separa le loro opinioni, dal momento che tra gli elettori di Sel soltanto il 23 per cento condivide l’idea che occorra abituarsi, nel prossimo futuro, a fare i conti con un mercato del lavoro più flessibile. Oltre 40 punti percentuali in meno degli elettori democratici! Addirittura, una risicata maggioranza di questi ultimi arrivano a dichiarare (certo esagerando nell’enfasi liberista) che la riforma del mercato del lavoro debba venir portata avanti anche senza il consenso delle parti sociali. Basta che si faccia in fretta, per consentire un primo piccolo decollo dell’economia e della ripresa occupazionale.
Su questo aspetto è poi interessante distinguere tra coloro che hanno votato Pd alle ultime elezioni regionali (e ora si dichiarano incerti) e quelli che hanno oggi intenzione di votarlo: i nuovi adepti sono quelli che maggiormente si dichiarano favorevoli alla riforma del mercato del lavoro, introducendo alcune opportune limitazioni all’articolo 18, giudicato non più al passo con i nuovi tempi e con i nuovi rapporti di lavoro. L’obiettivo per costoro è, in primis, l’incremento occupazionale, soprattutto per i giovani, anche a scapito della fine di qualche rigidità nei contratti.
Molto più dell’elettorato del Terzo polo, o di quello di centrodestra, è forse il nuovo elettore del Pd il vero prototipo di un inedito pensiero riformista-liberista, che coniuga da una parte equità e rigore, dall’altra il necessario incremento degli ammortizzatori sociali. Il nuovo che avanza?
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Re: La partita del Pd per la premiership: spuntano i "montiani"

Messaggioda flaviomob il 26/02/2012, 12:04

Introdurre limitazioni all'articolo 18 è differente da essere favorevole all'abrogazione dello stesso. In ogni caso i sindacati fanno una forte resistenza perché sono abituati a trattare e su un tema così importante (ricordiamoci quanti sindacalisti venivano fatti fuori dalla Fiat e dalle altre imprese prima dell'articolo 18, quante discriminazioni ingiuste e impunite si potevano compiere) e richiedono ovviamente una contropartita dato che non è affatto vero che togliere in toto questa norma di legge significa automaticamente favorire i giovani, anzi. Un giovane che ha fatto il precario per dieci anni e magari finalmente viene assunto a tempo indeterminato si iscrive al sindacato "sbagliato" e viene lasciato a casa... una prospettiva inquietante! :mrgreen:


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Re: La partita del Pd per la premiership: spuntano i "montiani"

Messaggioda franz il 26/02/2012, 12:09

Non so chi parli oggi di abrogazione. Mi sembra che ci sia un'ampia maggioranza d'accordo nel limitare l'art 18 ai soli casi di discriminazione. E mi sembra una buona idea, se si definisce bene cosa è discriminazione e si scrive la norma in modo che si possano evitare gli abusi.
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Re: La partita del Pd per la premiership: spuntano i "montiani"

Messaggioda flaviomob il 26/02/2012, 12:11

Sì ma in Europa esistono bel altre tutele per chi viene espulso dal mondo del lavoro e in questo periodo storico è un tema centrale per accettare una riforma dell'art. 18


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Re: La partita del Pd per la premiership: spuntano i "montiani"

Messaggioda franz il 26/02/2012, 12:58

Chiaro, le tutele costano e quindi occorre trovare le risorse economiche.
Ma anche Art 18 per come è adesso costa.
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Re: La partita del Pd per la premiership: spuntano i "montiani"

Messaggioda chango il 26/02/2012, 13:06

matthelm ha scritto:Riporto l'articolo completo di Europa. Paolo Natale è un sondaggista che lì pubblica i suoi articoli. Quello che ho pubblicato l'ho ritenuto interessante. Probabilmente caro flavio non è attendibile come quelli pubblicati dal Fatto ma ognuno si abbevera alle sue fonti :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen: (per una volta utilizzo le faccine, danno tanta allegria...)

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Il governo Monti gode oggi di buona salute nel gradimento degli italiani, come dimostrano tutti i sondaggi. Nonostante alcune misure non del tutto popolari, malgrado non sia stato indicato espressamente dal popolo sovrano, nonostante qualche battuta di troppo.
Malgrado tutto ciò, l’appeal pare reggere abbastanza bene, trasversalmente tra tutti gli elettorati. Perfino tra i leghisti e i dipietrini, le uniche formazioni politiche attualmente all’opposizione ufficiale dell’esecutivo. I tassi di consenso si situano ormai da settimane intorno alla quota del 60 per cento, una percentuale che nessuno governo “normale” ha mai raggiunto, in nessuna parte del mondo, nemmeno nel periodo di iniziale luna di miele. Forse Obama, nelle sue prime settimane da presidente, ha sfiorato quella cifra.
Forse. E la stessa fiducia personale in Mario Monti è prossima a quelle cifre. Insomma, la fiducia nelle capacità di questo esecutivo tecnico di risolvere, in pochi mesi, quello che non è stato risolto quanto meno negli ultimi vent’anni di Seconda repubblica, appare particolarmente elevata. È di questo avviso la metà circa dell’elettorato della Lega, il 60 per cento di berlusconiani e dipietristi, il 65 di vendoliani, il 70 di seguaci di Casini e Fini. Ma chi si trova in testa a questa speciale gerarchia di gradimento? L’elettorato del Pd. Con oltre l’85 per cento di giudizi positivi sull’operato del governo Monti, il popolo dem manifesta il proprio consenso in maniera quasi plebiscitaria, e senza significativi tentennamenti, da circa due mesi a questa parte. Con l’unica piccola flessione all’indomani della presentazione della manovra, poi parzialmente corretta, i democrat permangono convinti dell’ottima scelta del proprio partito di riferimento, quella cioè di appoggiare, magari pungolandolo un po’, l’attuale esecutivo. L’unica scelta possibile.
Anche in termini di contenuti specifici, sia pur con molti distinguo, il consenso all’indirizzo governativo sui principali temi da affrontare e risolvere pare sufficientemente elevato. Perfino su uno dei nodi che in questi giorni si sta affrontando tra molto polemiche, smentite e contro-smentite: quello sul lavoro. Cumulando le indagini effettuate in particolare nelle ultime settimane da Ipsos (molte di queste presentate a Ballarò), è possibile evidenziare come provenga proprio dall’elettorato Pd la maggior apertura di credito nei confronti dell’approccio che il governo sta avendo su questo tema. L’idea ad esempio che il mito del posto fisso vada sfatato una volta per tutte, aprendo il cuore e la mente ai mutati rapporti di lavoro odierno, maggiormente e forzatamente più flessibile, è condivisa da ben due terzi (il 65 per cento) degli elettori Pd, contro una quota molto inferiore al 50 per cento del resto della popolazione italiana.
Da questo punto di vista, fa specie confrontare il pensiero dei cittadini “seguaci” di Vendola con i “seguaci” di Bersani. Un abisso separa le loro opinioni, dal momento che tra gli elettori di Sel soltanto il 23 per cento condivide l’idea che occorra abituarsi, nel prossimo futuro, a fare i conti con un mercato del lavoro più flessibile. Oltre 40 punti percentuali in meno degli elettori democratici! Addirittura, una risicata maggioranza di questi ultimi arrivano a dichiarare (certo esagerando nell’enfasi liberista) che la riforma del mercato del lavoro debba venir portata avanti anche senza il consenso delle parti sociali. Basta che si faccia in fretta, per consentire un primo piccolo decollo dell’economia e della ripresa occupazionale.
Su questo aspetto è poi interessante distinguere tra coloro che hanno votato Pd alle ultime elezioni regionali (e ora si dichiarano incerti) e quelli che hanno oggi intenzione di votarlo: i nuovi adepti sono quelli che maggiormente si dichiarano favorevoli alla riforma del mercato del lavoro, introducendo alcune opportune limitazioni all’articolo 18, giudicato non più al passo con i nuovi tempi e con i nuovi rapporti di lavoro. L’obiettivo per costoro è, in primis, l’incremento occupazionale, soprattutto per i giovani, anche a scapito della fine di qualche rigidità nei contratti.
Molto più dell’elettorato del Terzo polo, o di quello di centrodestra, è forse il nuovo elettore del Pd il vero prototipo di un inedito pensiero riformista-liberista, che coniuga da una parte equità e rigore, dall’altra il necessario incremento degli ammortizzatori sociali. Il nuovo che avanza?
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il governo Monti è appoggiato da forze politiche che rappresentano il 75-80% dell'elettorato.
Queste forze politiche a parte qualche critica (legittima e in alcuni casi doverosa) sostengono lealmente il governo.
i principali mezzi di informazione sostengono il governo.
hanno detto ai cittadini che non c'è alternativa se non si vuol fare la fine della Grecia.

date queste condizioni, cosa c'è di interessante nel fatto che il governo abbia un livello di fiducia al 60% tra gli elettori in generale e all 85% tra quelli del PD?
Esiste un'alternativa?
è accettabile un giudizio diverso?

Certo il governo Monti qualche risultato l'ha portato a casa. Ma la portata dei suoi risultati e della sua fiducia quanto è determinato dal giudizio negativo che gravava sul precedente governo Berlusconi?

sul mercato del lavoro, sia il governo sia mezzi di informazione sia un'ampia maggioranza dei dirigenti del PD sostiene (spero vivamente che non lo credano) che l'art.18 è il problema della mancata crescita occupazionale e degli investimenti.
come potrebbe l'elettorato del PD esprimere un'opinione diversa?

per quanto riguarda il nuovo elettore riformista-liberista del PD, bisogna vedere quanto questo nuovo che avanza è consistente fuori dai sondaggi (soprattutto quando oltre il 40% non esprime un'intenzione di voto).
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Re: La partita del Pd per la premiership: spuntano i "montiani"

Messaggioda franz il 26/02/2012, 13:20

Mi sembra una strana linea argomentativa.
Siccome tutti, o quasi, dicono MONTI OK allora come sarebbe possibile pensare diversamente da parte dell'elettorato, anche nostro?
Ma allora per vincere sarebbe semplicissimo. Basta far dire che noi siamo OK e il 70-80% ci vota.

Come mai non funziona?
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Re: La partita del Pd per la premiership: spuntano i "montiani"

Messaggioda chango il 26/02/2012, 13:53

franz ha scritto:Mi sembra una strana linea argomentativa.
Siccome tutti, o quasi, dicono MONTI OK allora come sarebbe possibile pensare diversamente da parte dell'elettorato, anche nostro?
Ma allora per vincere sarebbe semplicissimo. Basta far dire che noi siamo OK e il 70-80% ci vota.

Come mai non funziona?



c'è un clima di conformismo politico, culturale, "comunicativo" molto forte a favore di Monti in questo momento.

se il PD sostanzialmente è a favore del governo Monti, perchè chi ha intenzione di votare PD dovrebbe avere un'opinione diversa se sia i suoi rappresentanti politici sia i principali mezzi d'informazione di centro-sinistra sostengono il governo?

se partiti politici che rappresentano il 70-80% dell'elettorato appoggiano il governo così come i principali mezzi di informazione perchè l'elettorato italiano dovrebbe avere un opinione diversa?

non esiste al momento una reale opposizione e un reale dibattito sulle politiche necessarie per risollevare il paese. chi non è d'accordo con l'impostazione del governo generalmente è descritto come conservatore, casta, lobby, ecc. Nella sostanza, una delegittimazione sistematica dell'interlocutore.
attualmente la situazione non è molto diversa dalla governo Berlusconi appena insediatosi nel 2008(ovviamente è diversa la qualità del governo).

perché non funziona per il centrosinistra? semplicemente perché non c'è mai stato un conformismo politico, culturale, "comunicativo" di questo tipo a suo favore.
almeno a livello nazionale.
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