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La fine di un solista

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: La fine di un solista

Messaggioda matthelm il 22/11/2008, 15:35

Luca, credo che tutto nasca dalla mai chiarita e condivisa da tutti linea politica del PD.
Le varie anime presenti, inutile nasconderlo, si prefiggono sbocchi diversi per questo partito sia a livello nazionale che europeo, quindi possono trovarsi alleati, per esempio, nella critica a Veltroni i parisiani con i red, altre volte i nostalgici dell’Unione con chi questa non la vuole a tutti i costi, chi sostiene il “deciso” Di Pietro chi lo osteggia, con le piazzate della Guzzanti e la facile demagogia del citato Di Pietro ecc. . Tutto fa brodo e tutto si sposa.

E’ un guazzabuglio che mette in evidenza i problemi irrisolti e che possono far deragliare il nuovo partito.

Veltroni, complice anche una sua gestione del partito non efficace e decisa, si trova perciò spesso sotto attacco. Il PD credo che, purtroppo, sia stato colpito dalla sindrome dei nostalgici e dei massimalisti di ogni specie.
.
C’è proprio bisogno di un profondo chiarimento o forse di un altro leader che non sia della mischia.

Come al solito noi italiani facciamo leggi ed enunciazioni di altissimo livello ma non siamo capaci di pagare il giusto “pedaggio” per applicarle sia che siamo vincitori che sconfitti e troviamo sempre un motivo per essere i più “furbi” . Il nostro attuale presidente del Consiglio di ciò ne è un campione e quindi è anche votato.

Siamo immaturi?
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Re: La fine di un solista

Messaggioda franz il 22/11/2008, 15:47

lucameni ha scritto:Potranno pure sfornare documenti a sfare ma se poi nei fatti troviamo timidezze, pasticci come quello su Villari, episodi mediatici come quello di Latorre, dirigenti che rivendicano impunemente scelte che nel 2006 hanno sputtanato la sinistra, di quale opposizione vogliamo parlare?

Nel caso concreto (commissione di vigilanza) io di timidezze non ne ho viste. Ok, pasticci si ma timidezze no, perché anzi ci si è impuntati a sostenere Orlando fino a quando siamo caduti.
Sull'episodio di Latorre io ne farei un triste caso umano, non politico. Nel senso che è palese che uno che si comporta cosi' davanti alle telecamere è un caso umano. Il caso politico - eventualmente - è chi lo ha messo in lista.
Sui dirigenti che rivendicano scelte etc etc, non capisco a chi ti riferisci (quali sono i dirigenti, cosa intendi per sinistra).
Se la risposta non ci porta OT e puoi darci ragguagli ....

Grazie,
Franz
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Re: La fine di un solista

Messaggioda lucameni il 22/11/2008, 16:26

tanto per dire Franceschini, la Finocchiaro su indulto e giustizia; il perenne oscillare dalemiano tra demonizzazione e legittimazione del Cav (da parte degli stessi che dicono tutto e il contrario di tutto nel giro di poche settimane).
E poi tutti a sera magari in qualche salotto bene a farsi su' spaghi.
La cronaca politica è lì, evidente, se si vuole leggerla.
Non vedo alcuna linea politica ma un vivacchiare tra un preteso fare british e polemicucce sul putinismo berlusconiano.
Oscillando.
Sempre.
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Re: La fine di un solista

Messaggioda lucameni il 22/11/2008, 16:28

matthelm ha scritto:Luca, credo che tutto nasca dalla mai chiarita e condivisa da tutti linea politica del PD.
Le varie anime presenti, inutile nasconderlo, si prefiggono sbocchi diversi per questo partito sia a livello nazionale che europeo, quindi possono trovarsi alleati, per esempio, nella critica a Veltroni i parisiani con i red, altre volte i nostalgici dell’Unione con chi questa non la vuole a tutti i costi, chi sostiene il “deciso” Di Pietro chi lo osteggia, con le piazzate della Guzzanti e la facile demagogia del citato Di Pietro ecc. . Tutto fa brodo e tutto si sposa.

E’ un guazzabuglio che mette in evidenza i problemi irrisolti e che possono far deragliare il nuovo partito.

Veltroni, complice anche una sua gestione del partito non efficace e decisa, si trova perciò spesso sotto attacco. Il PD credo che, purtroppo, sia stato colpito dalla sindrome dei nostalgici e dei massimalisti di ogni specie.
.
C’è proprio bisogno di un profondo chiarimento o forse di un altro leader che non sia della mischia.

Come al solito noi italiani facciamo leggi ed enunciazioni di altissimo livello ma non siamo capaci di pagare il giusto “pedaggio” per applicarle sia che siamo vincitori che sconfitti e troviamo sempre un motivo per essere i più “furbi” . Il nostro attuale presidente del Consiglio di ciò ne è un campione e quindi è anche votato.

Siamo immaturi?


Ma non era meglio una federazione di partiti?
Boh.
Comunque sia, al di là del pensarla diversamente su strategie e persone, non posso che fare mie queste osservazioni.
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Re: La fine di un solista

Messaggioda pinopic1 il 22/11/2008, 17:51

Ma cos'è una federazione di partiti? Che differenza c'è con una alleanza tra partiti? Se si tratta di lasciare che ogni partito faccia liberamente le sue scelte che bisogno c'è di una federazione?
Perché di questo si tratterebbe. Il PD è ancora formato da DS + Margherita con divisioni anche all'interno di DS e Margherita.
E sarà sempre così (a meno che non si torni a prima della fusione) se non si provvederà a liberare tutta l'energia delle primarie vere aperte a tutti ma proprio a tutti senza vantaggi per chi già occupa le posizioni di vertice.
Altrimenti avremo sempre queste beghe cervellotiche fondate sul fatto che ognuno è geloso custode della propria passata identità.
Esempio:
Si può decidere se stare o non stare nel gruppo socialista europeo. Ma il non starci non può dipendere dal fatto che Fioroni e altri non vogliono "morire socialisti". Che motivazione politica è? Quali incompatibilità programmatiche esprime? E lo stesso vale per chi vuole starci perché ci stava già prima. Prima era un altro partito.

Un partito interamente rinnovato valuterebbe le compatibilità politiche e programmatiche e poi deciderebbe che non è il caso, oppure che è il caso ma senza fare dipendere la decisione dalla vita politica precedente.
"Un governo così grande da darti tutto quello che vuoi è anche abbastanza grande da toglierti tutto quello che hai" (Chiunque l'abbia detto per primo)
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Re: La fine di un solista

Messaggioda pierodm il 22/11/2008, 20:09

Matthelm
Non capisco per quale ragione, ad un certo punto, in questo tipo di forum c'è qualcuno che non resiste a scivolare in allusioni, insinuazioni, pizzichi malignetti di tipo personale, impegnadosi in psicologismi da strapazzo.
Io in genere - Franz lo sa bene, visto che conviviamo, discutiamo e litighiamo serenemanete da anni - non ricorro mai alla protesta di "lesa maestà", o sul tipo "non sono disposto a tollerare che...", o roba del genere.
Quando mi trovo di fronte a chi sembra proprio non capire ciò legge, o provo a ripetere e ripetere fino allos finimento, quando ho la sensazione che ne valga la pena, o lascio perdere con una certa tristezza, quando mi acorgo che la chiusura è dolosa e irrecuperabile.
Quindi, lascio perdere, invitando - extrema ratio - Matthelm a rileggere quello che ho scritto, nella speranza che capisca, così almeno può non essere d'accordo con quello che ho veramente detto e non con le sue fantasie in merito.
Augh.
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Re: La fine di un solista

Messaggioda franz il 22/11/2008, 23:24

pierodm ha scritto:MatthelmIo in genere - Franz lo sa bene, visto che conviviamo, discutiamo e litighiamo serenemanete da anni - non ricorro mai alla protesta di "lesa maestà", o sul tipo "non sono disposto a tollerare che...", o roba del genere.

Confermo ma chiarisco che da quando Piero ed io ci conosciamo, siamo separati fisicamente come minimo da un migliaio di Km per cui quel "conviviamo" significa solo che abbiamo virtualmente condiviso, e continuamo a farlo, centinaia di ottime discussioni in Rete. :-) nessuno si faccia strane idee :o :lol: Piero non sta facendo outing e neppure io. ;)

Ciao,
Franz
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Re: La fine di un solista

Messaggioda pierodm il 23/11/2008, 11:52

b]Franz.[/b]
"Non esattamente. I problemi sociali rimangono ma il baratro indica la scomparsa di un certo tipo di soluzioni "

Era quello che intendevo: la scomparsa, il vuoto non riguarda i problemi, ma riguarda le soluzioni.
Le "soluzioni politiche", prima ancora che tecniche: la rappresentanza, o meglio ancora l'assunzione di un punto di vista, dal quale possono poi discendere soluzioni "tecniche" più o meno giuste o sbagliate.
Faccio un esempio, schematico e rudimentale, che non riguarda la sinistra in modo specifico: la piccola impresa e l'artigianato.
In Italia c'è sempre stata una "soluzione politica", nel senso che dicevo sopra, per la grande impresa, dalla Fiat all'ENI, etc.
che non si materializzava in un solo partito, ma aveva il suo spazio all'interno di quasi tutti i partiti, anche nel PCI e in altri della sinistra, per i quali la politica economica italiana s'identificava di fatto con i problemi della grande industria.
La piccola impresa e l'artigianato, invece, non hanno mai avuto una loro "soluzione", nel senso che non ci sono mai state forze politiche che abbiano guardato l'economia dal loro punto di vista.
Il lavoro dipendente, le classi povere, le categorie svantaggiate da un sistema sociale squilibrato, etc, nella prima repubblica e in generale nelle varie trasformazioni del secolo scorso avevano trovato varie "soluzioni politiche", non solo di sinistra (vedi una parte della DC, per esempio), ma certamente soprattutto nella sinistra: le soluzioni tecniche che ne sono derivate non sempre sono state corrette, e non sempre lungimiranti, ma ciò non toglie che il problema della giustizia sociale sia stato presente e che questa presenza abbia costituito nel suo insieme un elemento di progersso della democrazia.
Da alcuni anni non è più così: anche a sinistra sembra che sia stato cancellato questo "punto di vista", per ammassarsi in una visione che viene definita "liberale" ma che è in realtà semplicemente e soltanto capitalista, ossia una visione che sposa completamente il "punto di vista" del grande capitale e dei puri termini di "sviluppo economico", considerando la giustizia sociale un accessorio tutt'al più "compassionevole" o solidaristico.

C'è poi il tema, nient'affatto semplice, del "moderatismo".
Forse faccio prima a chiarire la mia definizione di moderatismo, dalla quale deriva la mia affermazione sul ruolo che questo assume nel quadro politico.
"Moderato" è quell'elettorato - o meglio, quella parte di elettorato, meglio ancora di popolo - che s'identifica col sistema o col regime in atto, in un dato periodo.
Questo vale in democrazia, così come in una monarchia assolutista o in qualunque altra conformazione della società.
Una parte di popolo che non desidera trasformazioni sostanziali, che spostino gli equilibri del potere o le gerarchie sociali, ma eventualmente solo aggiustamenti o la "restaurazione" di un non sempre ben chiaro stato di salute del sistema stesso.
Per questo dicevo che un simile tipo di elettorato non s'intercetta, ma tutt'al più si rappresenta, dato che c'è un'identificazione praticamente e ideologicamente "originaria" tra i moderati e certi partiti che fondano la propria ragion d'essere nel sistema vigente e nell'ordine sociale esistente - partiti che non definirei "conservatori" tout court, dato che tra loro o in alcuni di loro possono esserci spinte riformiste vòlte alla manutenzione e adeguamento del sistema, non per cambiarlo ma per mantenerne stebili gli equilibri.
Mettendo i piedi nel piatto, ci dobbiamo chiedere: il neonato PD desidera essere uno di questi partiti?
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Re: La fine di un solista

Messaggioda nuvola il 24/11/2008, 11:59

velltroni e sgretolato da berlusconi e il pd che va dietro a lui si sta perdendo, spero che l'ala di centro mantenga le sue origine di democrazia solidale contutti i cittadini senza essre arogante come sospetto dal pd..
non Ci aiuto NON ho risposte di quesTo pd di cose che interessano alla gente parlano sempre di salari
mai di penSioni di invlidata civile del 100/100 e di altri PONSIONI
e poi di SANITA' che puo' megliorare sensa sprechi ' basta dirlo ad uno ammalto per sapere come si vive in ospedale
loro del pd sono chiusi ed e una vergogna
SI CREDO DEI SUPER MEN
il PD HA BISOGNO DI TUTTI MA NON SI ACCOGONO CHE IL LORO IDOLO PERDE OGNI GIORNO DI PIU'?
CARO WLTER IO SO LA RICETTA PER TIRATI FUORI DELLA SECCHIA BELUSCONI TI TIENE AL PALO E TU LI RESTERAI ?
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Re: La fine di un solista (d'alema o veltroni?)

Messaggioda borghinolivorno il 24/11/2008, 22:35

Il dalemismo 2008 non salverà il PD

di Andrea Roman0


Difficile a credersi, ma nella sinistra italiana c’è qualcosa di peggio del veltronismo. È il dalemismo in versione 2008. Non più una corrente di partito né un orientamento di opinione, niente che sia tenuto insieme da interessi materiali o motivazioni ideali. Molto più di questo, il dalemismo dei nostri giorni è un abito antropologico che rifiuta la politica e sceglie la dissimulazione come modalità del proprio stare al mondo. Poco o niente a che fare con Massimo D’Alema, il quale si avvia ad essere per il nostro futuro quello che l’ultimo Andreotti è stato per il nostro presente: incarnazione innocua e persino divertente di una stagione conclusa ma dotata di forza evocativa, con i celebri tic verbali al posto della celebre gobba.

Oltre D’Alema e la sua storia personale di svolte e controsvolte, l’abito che si ispira a quell’eroe eponimo pervade lo spazio sempre più vasto di tutto ciò che nel PD non è veltroniano e lo costringe a mimetizzarsi nell’attesa che accada qualcosa. Qualunque cosa, a patto che non si tratti di uno scontro politico comprensibile da persone normali.

C’è per caso qualcuno che ha davvero capito dove passi oggi il confine politico che separa veltroniani e dalemiani? Naturalmente no, perché non è la politica ma l’appartenenza etnica a separare due tribù che hanno preso in ostaggio il Partito democratico concorrendo di comune accordo a consolidare il regno berlusconiano. Due tribù che si sono affrontate in campo aperto in un’unica occasione, nell’ormai lontanissimo 1994, scegliendo poi il metodo della reciproca e alternata investitura come regime di convivenza e convenienza. Fu un’investitura quella del 1998, quando D’Alema sistemò Veltroni alla guida dei DS dovendo temporaneamente occuparsi del governo. È stata un’investitura quella del 2007, con primarie fasulle che hanno visto i dalemiani benedire Veltroni come il miglior candidato possibile. Si prepara l’ultima (?) investitura di qui a pochi mesi, dopo elezioni europee che nelle intenzioni dei dalemiani dovranno vedere Veltroni sfiancato e ormai incapace di opporsi ad alcunché che non sia una soluzione concordata di successione. Nasce da qui il rifiuto di un congresso da tenersi al più presto, per quanto la giustificazione sia di nobilissimo profilo: perché è “ora di dire basta ai lanci di pietre” e perché “oggi la crisi può mettere in ginocchio l’Italia”, secondo quanto hanno dichiarato ieri Pierluigi Bersani e Gianni Cuperlo. E va da sé che l’Italia, impegnata nello sforzo di rimettersi in piedi, non può assolutamente essere distratta da qualcosa che somigli ad una discussione politica che restituisca forza e autorevolezza al principale partito di opposizione.

Non so se gli ottimi Cuperlo, Letta o Bersani si stiano davvero preparando a lanciare la propria candidatura alla guida del PD. Quello che so è che il primo passo di chiunque abbia l’ambizione di conquistare quella leadership politica – e non solo la titolarità di un ufficio vuoto – dovrebbe essere lo scrollarsi di dosso l’investitura di un fan club intitolato a chi ha smesso da anni di fare politica.

Una leadership, una politica. È questa la legge che tiene in piedi i partiti democratici nell’era della personalizzazione. Nel PD sequestrato dalle tribù uguali e contrarie di veltroniani e dalemiani la leadership è scomparsa da tempo e la politica viene nascosta con cura sotto il tappeto, anche mentre le pareti di casa stanno crollando. Facciano pure: in fondo è il metodo che hanno seguito nell’ultimo decennio. Ma almeno chi ha intenzione di rimettersi a costruire si liberi dall’abbraccio dei serafici distruttori.


dal Riformista del 23/11/2008
borghinolivorno
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