Il dovere di provarci
5 febbraio 2011 - 21:06 in News da Samuele Agostini Condividi40
Da quando ho avuto modo di conoscerlo, ho sempre pensato che Francesco Costa è uno dei “miei preferiti”, uno di quei pochi che, quando li leggi, pensi che abbiano scritto le cose che pensavi anche tu, però messe in ordine, pensate meglio.
Oggi non è così, e non mi lascerò sfuggire l’occasione di provare a convincerlo, come egli stesso chiede. E magari, con Francesco Costa, possiamo provare a convincere molti dei nostri dirigenti che sul tema delle alleanze mostrano una forte distonia con i militanti e la nostra gente.
Francesco, sul post, fa un ragionamento semplice: anche se le elezioni andranno bene, con tre poli, la maggioranza al Senato non l’avremo comunque, allora tanto vale fare subito la grande alleanza, così la sottoponiamo al consenso degli elettori, siamo più chiari.
Per me non è così. Ecco un po’ di perché:
1) E’ un errore politico, perché abbiamo il dovere di provarci. Abbiamo il dovere, di fronte al Paese, di fare un programma chiaro, un programma riformista, con i nostri alleati naturali, di avere un nostro candidato premier. Se e solo se non avremo la maggioranza sulla nostra proposta politica siamo legittimati a fare una grande alleanza, da Fini a Vendola (provo a spiegarlo meglio al punto 4).
2) E’ un errore tattico, perché con la grande alleanza mettiamo piombo nelle ali del centrosinistra, e piombo nelle ali del terzo polo. Molti elettori di centrodestra delusi da B., se costretti a scegliere tra stare ancora con un B. invecchiato male, o un Fini antiberlusconiano alleato di Vendola, sceglieranno a malincuore la prima opzione. E’ un errore tattico anche perché, oltre a favorire l’antipolitica e l’astensionismo, una grande alleanza indurrebbe in molti elettori di sinistra a votare l’Unionciona turandosi il naso e, tanto per far vedere che la sinistra c’è, scivolerebbero dal PD a SEL. Così, più di tutti, ci perderebbe proprio l’unico Partito serio e di governo che c’è oggi in Italia, che (nonostante tutto) è sicuramente il PD.
3) E’ sconveniente dal punto di vista numerico: allearsi prima vuol dire vanificare il premio di maggioranza alla Camera e (e in parte anche al Senato). Il risultato è che avremmo meno deputati e senatori che sostengono l’eventuale governo di grandi intese, e soprattutto che avremo meno parlamentari del centrosinistra; avremmo, comunque una destra molto forte in Parlamento e, un giorno dopo che B. si leva di mezzo, nessuno ci garantisce che i deputati del terzo polo, in parte eletti grazie al nostro premio di maggioranza, non tornebbero ad allearsi con un PDL post-B., ovvero con i loro alleati naturali.
4) Per me non ha senso dire che se vogliamo fare una grande alleanza, da Fini a Vendola, dobbiamo prima chiederlo agli elettori, perché una grande alleanza ha senso se e solo se siamo una condizione di emergenza democratica. L’emergenza democratica ci sarà se (e solo se) dopo le elezioni non avremo una maggioranza chiara e solo allora, secondo me, siamo legittimati a dire ai nostri elettori: riduciamo il programma, cambiamo le regole, sistemiamo un po’ i conti e tra un paio di anni vi diamo la possibilità di scegliere tra un centrosinistra riformista di governo, ed un centrodestra moderato e liberale di governo, anzichè tra una ammucchiatona e una destra populista-velinara.
5) Infine, se per quanto sopra fare l’unionciona pre-elettorale è già sbagliato alle condizioni di oggi, invito Francesco (e tutti noi) a valutare uno scenario possibile: B. è costretto a lasciare perché le condizioni politiche, giudiziare o di salute lo costringono a farsi da parte. A quel punto, la vittoria alle elezioni, con tre poli, ce la giochiamo noi e il “terzo polo”, e PDL e Lega sarebbero relegati in terza posizione, come sarebbe in ogni Paese normale. Vogliamo rischiare di regalar loro uno spazio politico immenso, di dar loro l’esclusiva dell’opposizione?
Insomma, credo che noi dobbiamo chiedere (e fare) più politica e meno tattica, più programmi e meno alleanze. E stavolta la buona politica è anche tatticamente conveniente. Dobbiamo sempre per forza scegliere l’opzione Tafazzi? Convinti?
Dal sito di Prossima Fermata Italia
http://www.prossimaitalia.it/news/721/i ... -provarci/-----------------
sabato, febbraio 05, 2011
Rientrando dall'assemblea nazionale del Pd
Si segnala un Bersani più moderno e innovativo del solito, che parla bene e diffusamente di innovazione, ricerca, cultura, economia verde, fisco, addirittura di costi della politica, con toni simili, tra l'altro, all'approccio di Prossima Italia e ai temi da noi affrontati alla Leopolda, ormai tre mesi fa (i famosi non-contenuti che ci rimproveravano).
Una sola eccezione: i diritti civili. Il Pd non è nelle condizioni di discuterne e lo ha dimostrato per l'ennesima volta. Non è pronto né al testamento biologico (tra qualche ora ricorderemo Eluana Englaro), né alle unioni civili (a parte quella con Casini, l'unionedicentro che rende ancora più problematico parlare di certi temi). Ed è un problema non secondario, come qualcuno si ostina a volerlo presentare.
Per quanto riguarda lo schema politico, si prosegue con la grande alleanza costituzionale e con il Cln della «santa alleanza» (vavavuma). Si parla di elezioni imminenti. Si dichiara una disponibilità verso tutte le forze di opposizione, anche se poi si precisa che non inseguiremo quelli che vogliono riorganizzare il centrodestra (Casini e Fini, tipo?). D'Alema, il vero teorico dell'operazione, nel suo intervento, spiega che in questa strategia si può coniugare la prospettiva di movimento con quella di governo. I Modem sono connessi (anche se Fini a Fioroni continua a non piacere) e tutto sommato d'accordo. Sarà.
Come sapete sono molto scettico (eufemismo) nei confronti di questa impostazione, anche perché le cose belle e urgenti che ha detto Bersani si conciliano male e molto poco con un'alleanza di quel tipo (sarebbero, di fatto, tutte rinviate, le cose belle e urgenti, quando potrebbero rappresentare un bel manifesto per cambiare il Paese fin da ora).
Pensare, come dice qualcuno, che noi si possa sostenere cose molto avanzate nel Pd e non poterle però portare al governo del Paese, perché l'alleanza non le capirebbe, è pericolosissimo. Quasi esiziale.
Ai motivi di preoccupazione, ne aggiungo un altro. E se poi, per disgrazia, non si andasse a votare, quanto reggeremmo lo schema di cui si è detto? Non vorrei che finisse come con l'epopea del governo tecnico (che è stata tirata troppo in lungo e non ha dato alcun risultato): con B che va avanti, nonostante tutto e nonostante tutti si fossero organizzati con l'obiettivo precipuo di mandarlo a casa. A cominciare da quel Terzo polo che ormai si è capito avere qualche consistenza solo nel 'terzo' rappresentato da Casini (essendo Rutelli ai decimali e Fini alle frazioni).
Lo scopriremo solo vivendo.
P.S.: da ultimo, non ho capito che cosa si intenda fare per uscire dal pantano napoletano.
postato da civati, 20:49 | link | commenti (20)
Le quattro righe sono diventate sei
Il nostro ordine del giorno sulle primarie ha avuto il merito di avviare una riflessione all'interno dell'assemblea nazionale del Pd: finalmente si inizia a discutere di primarie per scegliere i parlamentari e si impegna il partito, nelle sedi competenti (come si suol dire), a valutare le modalità con cui estendere la partecipazione sulla selezione delle candidature e a stabilire le norme per regolamentare la partecipazione degli elettori e degli iscritti.
Grazie alla nostra iniziativa, dagli appelli, per la prima volta, siamo passati agli impegni. E a una votazione dell'assemblea nazionale del Pd.
Una lunga mediazione con il testo presentato in serata dai segretari regionali (un documento che parlava di partecipazione ampia ma non esplicitamente di primarie) ha dimostrato che nostra intenzione non è dividere il Pd su questo tema, ma fare in modo che in tutto il partito maturi la consapevolezza che le primarie per il Porcellum siano una delle poche vie di salvezza per il nostro partito e per la politica italiana.
Da domani raccoglieremo quanto è stato fatto in Friuli, in Emilia, financo nei singoli circoli (a Trastevere, ad esempio) e cercheremo di delineare un percorso credibile e affidabile, da offrire al Pd e ai suoi elettori.
dal blog di Pippo Civati
http://civati.splinder.com/