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Merito e Bisogno

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: Merito e Bisogno

Messaggioda flaviomob il 07/10/2010, 0:38

Ah una 'chiosa' sulla scuola austriaca di Wikipedia... sullo stesso portale c'è una pagina dedicata alla Sardegna, o meglio alla sua lingua (o dialetto)... in cui s'accampa l'ipotesi che sia il latino a derivare dal sardo antico, invece che il contrario... Insomma, se si fanno ipotesi su tutto, sganciate da qualsiasi logica... :)


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Re: Merito e Bisogno

Messaggioda franz il 07/10/2010, 9:56

flaviomob ha scritto:Allora, ripeto in breve le mie domande.
1 - Ha senso che gli occidentali, bravi belli buoni democratici e tolleranti vadano a produrre in paesi cattivi brutti sporchi ma soprattutto privi di democrazia, che applicano la censura e che critichiamo ogni 3x2... poi portiamo da loro tecnologia, produzione, capitali (e magari una buona fetta del debito pubblico USA) rendendo de facto la Cina prima potenza 'potenziale' mondiale?
2 - Se la logica liberista è che va bene produrre dove la manodopera costa meno, potenzialmente potremmo chiudere tutte le fabbriche italiane e importare tutto da Cina Sudafrica etc. E' un concetto limite, ma ci stiamo spostando verso questo limite. Finchè il nostro know how gli servirà, riusciremo a metterci sopra il marchio Fiat o Armani di spettanza, poi quando il know how se lo porteranno in casa, manco quello... Già da noi la ricerca è in crisi e le piccole medie imprese, peculiarità del sistema italiano, altrettanto in crisi...

1+2=... Crediamo veramente di mantenere i nostri 'diritti' facendo politiche del genere?

Non posso promettere una riposta altrettanto breve.
1) che abbia senso (da una prospettiva allargata che valuta le cose dall'alto) oppure non lo abbia, non ha alcuna importanza. Ogni singolo attore economico fa le sue scelte individuali. Se decine di migliaia di imprese lo fanno significa che trovano una immediata convenienza e se continuano a farlo significa che la convenienza perdura, quindi si estende anche al medio termine, non solo al breve. La convenienza è riversata sui consumatori, che possono avere prodotti piu' economici (poi ognuno valuta la qualità soggettivamente). Il consumatore ora ha un bene (cinese) che ha pagato meno ed ha quindi risparmiato rispetto al bene ... diciamo italiano. Il lavoratore italiano che produce il bene soppiantato dal bene cinese, ci perde. Il lavoratore cinese che produce il bene in cina, ci guadagana. Sul piano del lavoro quindi c'è parita (e spero nessuno faccia differenza tra lavoratori di altri paesi). Ci guadagnano i consumatori ma il risparmio ottenuto lo possono riversare in altri acquisti. Inoltre anche i lavoratori cinesi ora possono fare acquisti (magari anche italiani, ma su questo arrivo dopo). Non voglio dilungarmi in lunghi calcoli ma facendo le somme, esiste un vantaggio generale. Quindi osservando il tutto da una prospettiva macroeconomica si scopre che quello che sta avvenendo ha un senso.

2) No, non potremmo chiudere potenzialmente tutte le fabbriche italiane e importare tutto da Cina Sudafrica etc. Il motivo l'ho già spiegato tempo fa, rispondendo mi pare ad una tua sollecitazione, e la spiegazione (il concetto di "vincolo di bilancio") deve essere finito nel dimeticatoio. Nulla di grave. Si rinfresca in un attimo.
No, la cina non puo' esportare tutto il producibile. Deve anche importare. Un po' come il bilancio di casa (dove entrate ed uscuite devono bilanciarsi, dove magari se risparmi è meglio ma se sei sempre in rosso non va affatto bene): Ora se la cina esportasse molto, dovrebbe anche importare altrettantto, per pareggiare la sua bilancia commerciale. Se non lo fa la sua valuta sale alle stelle (anche se questo fa fatica ad accadere se sono i governi e non il mercato a determinare artificialmente il tasso di cambio). Valuta a parte, bisogna importare tutto quello che non si ha (materie prime mancanti) i macchinari e molti beni che altri fanno meglio. La Cina per esempio esporta il 24% del suo PIL (piu' dell'Italia) ed importa il 19%. La bilancia non è in pari e questo richiederebbe una rivalutazione della sua valuta di scambio, naturalmente. Il vincolo di bilancio, da parte italiana, è che se anche noi importaimo tanto dalla Cina, dovremmo esportare un volume economico pari o quasi. Quindi c'è sempre qualche cosa di italiano da produrre e vendere. Sempre che riusciamo meglio dei tedeschi, i quali già esportano tantissimo (il 35%) e quindi devono anche importare altrettanto. I tedeschi non possono esagerare ... quindi c'è spazio anche per l'Italia, se sa fare bene le cose. Ecco il significato (prima spiegato) di crisi: riallocazione. Bisogna smettere di fare quelle cose che fanno meglio in cina (e a buon mercato) e vedere di fare altro, che possiamo vendere alla Cina. Le PMI hanno quindi la grande opportunità (l'altro elemento ideogrammatico della crisi) di spetterla di lamentarsi e di lavorare bene e sodo per competere con le altre nazioni. (Nota: ovviamente loro si lamentano che le condizioni economiche in Italia sono, a causa di uno Stato male organizzato e di migliaia di leggi e un carico fiscale eprevidenziale oneroso, un ostacolo al loro lavoro. E fanno bene).

1+2) se lo si fa bene (incamerare i guadagni dovuti ad 1 e saper competere al punto 2) la risposta è si.
Ricapitolando: per prima cosa, i nostri consumatori ottenendo risparmi dal commercio internazionale, hanno un surlpus (rispetto al loro casalingo vincolo di bilancio) che possono usare sul piano dei consumi interni. Per fare un esempio, se invece di pagare il TV LCD-LED italiano 2000, io ne trovo uno cinese a 800, ho in tasca 1200 che posso usare per un prodotto tutto italiano. Quindi è bene che i lavoratori italiani producano meno televisori e piu' di altre cose. Durante le crisi si cerca disperantamente di capire quali. Io non ho una risposta da darti su questo. Lo scopriremo dopo. Per seconda cosa i milioni di lavoratori cinesi, che ora guadagnano mentre prima facevano la fame nei campi, anche loro possono attingere al mercato interno ed a quello internazionale. Quindi idealmente usarenno il'80% del loro reddito per comprare prodotti interni ed il 20% per prodotti esteri. Anche italiani. Quindi tutti sotto a cercare di capire quali. Se ci riusciamo, non affondiamo. Non affondiamo sul piano economico e dei diritti. I diritti li possiamo manternere solo se abbiamo la forza economica di sostenerli.

3) aggiungerei allora un terzo punto: cosa deve fare lo stato italiano (50% del PIL) per aiutare o almeno non ostacolare tutto questo?

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Re: Merito e Bisogno

Messaggioda flaviomob il 08/10/2010, 18:13

Risposta breve: 50% del PIL viene chiesto a lavoratori dipendenti e alle aziende che pagano tutti i contributi e le tasse. Rimangono fuori milioni di evasori. Rimane fuori la corruzione, che in Italia è molto più diffusa rispetto al resto d'Europa (e non solo). La corruzione tra privati non viene neppure considerata reato in Italia (eppure premiare un'azienda che fa forniture più care perché corrompe un funzionario dell'azienda acquirente appesantisce i bilanci di quest'ultima, generando una distorsione grave).

Risposta lunga... a breve :)


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Re: Merito e Bisogno

Messaggioda flaviomob il 08/10/2010, 18:34

Sul tema democrazia e diritti umani
Non posso promettere una riposta altrettanto breve.
1) che abbia senso (da una prospettiva allargata che valuta le cose dall'alto) oppure non lo abbia, non ha alcuna importanza. Ogni singolo attore economico fa le sue scelte individuali. Se decine di migliaia di imprese lo fanno significa che trovano una immediata convenienza e se continuano a farlo significa che la convenienza perdura, quindi si estende anche al medio termine, non solo al breve.


Questa è esattamente la logica che ha reso il Terzo Reich una enorme potenza economica e - di conseguenza - militare, con le conseguenze che ben conosciamo. La convenienza. Il capitalismo, per chi non lo ha capito, non guarda in faccia nessuno. Questo pezzo deve farlo la società, la democrazia, ma la globalizzazione ha messo in crisi la democrazia, perché non esiste un governo democratico del sistema pianeta ne' dei rappresentanti democraticamente eletti in grado di imporre regole (leggi) alle imprese multinazionali. Non siamo nemmeno in grado di controllare i 'paradisi fiscali' che sono l'epicentro di diverse tipologie di illegalità (criminalità organizzata che traffica in armi, droga, rifiuti tossici; corruzione di governi, di funzionari pubblici, di istituzioni di controllo pubbliche; accumulo di beni di dittatori spietati) o di impedire alla finanza di immettere nei mercati i famosi 'prodotti tossici' che hanno distrutto le nostre economie.


2) No, la cina non puo' esportare tutto il producibile. Deve anche importare. Un po' come il bilancio di casa (dove entrate ed uscuite devono bilanciarsi, dove magari se risparmi è meglio ma se sei sempre in rosso non va affatto bene): Ora se la cina esportasse molto, dovrebbe anche importare altrettantto, per pareggiare la sua bilancia commerciale. Se non lo fa la sua valuta sale alle stelle (anche se questo fa fatica ad accadere se sono i governi e non il mercato a determinare artificialmente il tasso di cambio). Valuta a parte, bisogna importare tutto quello che non si ha (materie prime mancanti) i macchinari e molti beni che altri fanno meglio. La Cina per esempio esporta il 24% del suo PIL (piu' dell'Italia) ed importa il 19%.


Ottima spiegazione, ti ringrazio. Ma per ogni fabbrica italiana che chiude, si perdono posti di lavoro retribuiti X. Per ogni fabbrica cinese che apre, si creano posti di lavoro - poniamo - retribuiti un terzo di X. A parità di produttività, e tolti i costi di trasporto, quello che avanza dei due terzi di X non contribuisce a creare posti di lavoro, ricchezza redistribuibile, ad alimentare i mercati, ma va a costituire un tipo di ricchezza che viene accumulato da pochi, che allarga la 'forbice' tra i primi e gli ultimi. Se per ogni posto di lavoro perso in occidente se ne creassero tre o quattro in paesi meno sviluppati, il sistema sarebbe in equilibrio e l'economia globale ne risentirebbe in positivo. Se invece si alimenta un maggior sfruttamento, un maggior utile e non si ha redistribuzione, il sistema soffre. Inoltre il PIL è un numero che non rappresenta nulla, perché se un paese ha un'esplosione demografica sicuramente avrà più probabilità di incrementare il proprio PIL, ma forse la ricchezza pro-capite sarà inferiore a prima. Inoltre va considerato un altro fattore: è possibile che venga distrutto un posto di lavoro che garantisce un certo livello di qualità del lavoro al lavoratore e in cambio ne venga creato un altro ad un livello molto basso (magari anche a pari livello di produttività), a condizioni molto vicine alla schiavitù: tutto questo non viene preso in minima considerazione, nella tua analisi.

Ricapitolando: per prima cosa, i nostri consumatori ottenendo risparmi dal commercio internazionale, hanno un surlpus (rispetto al loro casalingo vincolo di bilancio) che possono usare sul piano dei consumi interni. Per fare un esempio, se invece di pagare il TV LCD-LED italiano 2000, io ne trovo uno cinese a 800, ho in tasca 1200 che posso usare per un prodotto tutto italiano. Quindi è bene che i lavoratori italiani producano meno televisori e piu' di altre cose. Durante le crisi si cerca disperantamente di capire quali. Io non ho una risposta da darti su questo. Lo scopriremo dopo. Per seconda cosa i milioni di lavoratori cinesi, che ora guadagnano mentre prima facevano la fame nei campi, anche loro possono attingere al mercato interno ed a quello internazionale. Quindi idealmente usarenno il'80% del loro reddito per comprare prodotti interni ed il 20% per prodotti esteri. Anche italiani. Quindi tutti sotto a cercare di capire quali. Se ci riusciamo, non affondiamo. Non affondiamo sul piano economico e dei diritti. I diritti li possiamo manternere solo se abbiamo la forza economica di sostenerli


Anche qui, tutto giusto. In uno stato che prevede una buona copertura sociale per chi perde il lavoro, quanto scrivi è certamente da considerare. Dove, invece, la perdita del lavoro si associa all'ingresso in una condizione di povertà estrema, è evidente che ci si asterrà da consumi di beni voluttuari come il televisore che tu citi, ma si cercherà di concentrarsi sui beni di prima necessità, che tra l'altro hanno avuto rincari esorbitanti negli ultimi dieci anni (anche grazie a speculazioni in seguito all'introduzione dell'euro). La crisi della domanda interna a sua volta deprimerà ulteriormente la produzione e metterà in crisi altre fabbriche, entrando in un circolo vizioso: in più la domanda di contenimento del bilancio pubblico sarà un altro fattore di depressione. Così si perde la forza economica e di conseguenza anche la possibilità, come scrivi tu stesso in conclusione, di mantenere i diritti. Non mi sembra che il centrosinistra abbia preso sufficientemente in considerazione queste dinamiche, ne' che abbia una proposta alternativa radicale, come oggi servirebbe senza se e senza ma... Parere personale, ovviamente.


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Re: Merito e Bisogno

Messaggioda franz il 09/10/2010, 8:29

flaviomob ha scritto:Sul tema democrazia e diritti umani
Franz ha scritto:Non posso promettere una riposta altrettanto breve.
1) che abbia senso (da una prospettiva allargata che valuta le cose dall'alto) oppure non lo abbia, non ha alcuna importanza. Ogni singolo attore economico fa le sue scelte individuali. Se decine di migliaia di imprese lo fanno significa che trovano una immediata convenienza e se continuano a farlo significa che la convenienza perdura, quindi si estende anche al medio termine, non solo al breve.

Questa è esattamente la logica che ha reso il Terzo Reich una enorme potenza economica e - di conseguenza - militare, con le conseguenze che ben conosciamo. La convenienza. Il capitalismo, per chi non lo ha capito, non guarda in faccia nessuno.

Francamente non so dove tu (o qualche altro pensatore che saprai indicarmi, magari in un altro thread, per non andare off-topic qui) possa giungere ad una conclusione cosi' sconclusionata, aberrante e storicamente errata. Il fatto che il liberalismo, una teoria basta sulle libertà individuali, civili e economiche, conduca alla logica opposta (quella della dittatura statale nazional-socialista) non è una conseguenza logica ma solo una considerazione a prescindere dalla logica e dalla storia. Si potrebbe dire che allora il liberalismo (o il capitalismo) generano per via logica il comunismo. Lo sosteneva Marx, ma si sbagliava, come abbiamo visto. Si puo' dire tutto. Anche che il liberalismo provoca il diabete, il cancro, la sifilide ed il fuoco di sant'antonio. Ma servirebbe un bricciolo di prova.
Di fatto invece le nazioni in cui le idee di libertà erano piu' solide (su entrambi i lati dell'oceano) sono risultate immuni dai tumori e dalle metastasi delle ideologie totalitare, dogmatiche ed autoritarie. Questo è un pericolo sempre presente ma non è logica conseguenza del liberalismo, quanto piuttosto di condizioni particolari come quelle che c'erano tra le due guerre in Germania, Italia, Russia e Giaappone. Stendiamo quindi un velo pietoso e torniamo alla parte seria della discussione.
flaviomob ha scritto:Ottima spiegazione, ti ringrazio. Ma per ogni fabbrica italiana che chiude, si perdono posti di lavoro retribuiti X. Per ogni fabbrica cinese che apre, si creano posti di lavoro - poniamo - retribuiti un terzo di X. A parità di produttività, e tolti i costi di trasporto, quello che avanza dei due terzi di X non contribuisce a creare posti di lavoro, ricchezza redistribuibile, ad alimentare i mercati, ma va a costituire un tipo di ricchezza che viene accumulato da pochi, che allarga la 'forbice' tra i primi e gli ultimi. Se per ogni posto di lavoro perso in occidente se ne creassero tre o quattro in paesi meno sviluppati, il sistema sarebbe in equilibrio e l'economia globale ne risentirebbe in positivo.

A livello nominale hai ragione. Lo stipendio nostro è X e quello cinese o indiano è 1/3 o anche meno. A partità di potere d'acquisto (quindi prendendo in considerazione invece il costo locale della vita) le cose cambiano molto e si riequilibrano assai. A parità di produttività il salario tende ad essere lo stesso. Parlo del salario del lavoratore dell'industria, non del reddito cinese pro capite, che è basso perché influenzato da un 40% di lavoro agricolo. Ora non so quanti posti di lavoro si creano là per ogni posto perso qua ma sappiamo quanti sono oggi i lavoratori qui da noi (22~24 milioni) e quanti sono in Cina: 813 milioni e mezzo. Sono 467 milioni in India.
La cina cresce del 9~10% all'anno da piu' di un decennio, l'india del 6~7%
Immagine

flaviomob ha scritto:Anche qui, tutto giusto. In uno stato che prevede una buona copertura sociale per chi perde il lavoro, quanto scrivi è certamente da considerare. Dove, invece, la perdita del lavoro si associa all'ingresso in una condizione di povertà estrema, è evidente che ci si asterrà da consumi di beni voluttuari come il televisore che tu citi, ma si cercherà di concentrarsi sui beni di prima necessità, che tra l'altro hanno avuto rincari esorbitanti negli ultimi dieci anni (anche grazie a speculazioni in seguito all'introduzione dell'euro). La crisi della domanda interna a sua volta deprimerà ulteriormente la produzione e metterà in crisi altre fabbriche, entrando in un circolo vizioso: in più la domanda di contenimento del bilancio pubblico sarà un altro fattore di depressione. Così si perde la forza economica e di conseguenza anche la possibilità, come scrivi tu stesso in conclusione, di mantenere i diritti. Non mi sembra che il centrosinistra abbia preso sufficientemente in considerazione queste dinamiche, ne' che abbia una proposta alternativa radicale, come oggi servirebbe senza se e senza ma... Parere personale, ovviamente.

Non ho dati diretti sulla cina ma so ragionare sui pochi che trovo.
Se il PIL cinese è dovuto al 24% da esportazioni, va da sé che per 3/4 è dovuto a consumi interni. Da noi le esportazioni sono il 20% (quindi 80% di consumi interni). Nessun dramma, quindi, per ora. Anche perché la Cina cresce e quindi crescono sia le esportazioni che la domanda interna. Il dramma è da noi, perché non si cresce e la produttività ristagna da 15 anni (mentre continua ad aumentare in germania, UK e Francia). Da noi quindi calano sia le esportazioni (il nostro made in Italy é in crisi) sia i consumi interni. La causa va trovata. Non è la crisi in sé (da cui altri sono già usciti). Ma la nostra debolezza strutturale di sempre, che ovviamente durante le crisi presenta un conto sempre più duro.
I nostri problemi sono tanti e non ho alcuna intenzione di sostenere che alla radice di tuttti i mali italiani ci sia la carenza di meritocrazia. Comunque la logica del merito aiuterebbe ad essere piu' produttivi e ad uscire dal pantano e dal fango in cui siamo finiti.

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Re: Merito e Bisogno

Messaggioda flaviomob il 11/10/2010, 16:07

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Francamente non so dove tu (o qualche altro pensatore che saprai indicarmi, magari in un altro thread, per non andare off-topic qui) possa giungere ad una conclusione cosi' sconclusionata, aberrante e storicamente errata. Il fatto che il liberalismo, una teoria basta sulle libertà individuali, civili e economiche, conduca alla logica opposta (quella della dittatura statale nazional-socialista) non è una conseguenza logica ma solo una considerazione a prescindere dalla logica e dalla storia. Si potrebbe dire che allora il liberalismo (o il capitalismo) generano per via logica il comunismo. Lo sosteneva Marx, ma si sbagliava, come abbiamo visto. Si puo' dire tutto. Anche che il liberalismo provoca il diabete, il cancro, la sifilide ed il fuoco di sant'antonio. Ma servirebbe un bricciolo di prova.


Beh, se io scrivo 'cavolo' e tu leggi 'carota', sicuramente le conclusioni saranno sconclusionate :lol:
Se parli di un sistema globale in cui le imprese investono dove a loro conviene (rileggiti il tuo post precedente, a cui rispondevo facendo 'quote'), non stiamo parlando di una teoria basata sulle libertà individuali, civili ed economiche, ma di convenienza, appunto, opportunismo e pura ricerca dell'utile. Durante il regime nazista la finanza internazionale non si interessava certo a questioni 'etiche', anzi il nazismo riscuoteva un certo consenso in alcuni 'salotti buoni' britannici, che ammiravano apertamente anche un certo Mussolini...
Un po' come facciamo oggi con paesi privi di democrazia, ma piuttosto 'produttivi'.


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Re: Merito e Bisogno

Messaggioda franz il 11/10/2010, 17:43

flaviomob ha scritto:Beh, se io scrivo 'cavolo' e tu leggi 'carota', sicuramente le conclusioni saranno sconclusionate :lol:
Se parli di un sistema globale in cui le imprese investono dove a loro conviene (rileggiti il tuo post precedente, a cui rispondevo facendo 'quote'), non stiamo parlando di una teoria basata sulle libertà individuali, civili ed economiche, ma di convenienza, appunto, opportunismo e pura ricerca dell'utile.

Certo, ma questo sarebbe vero anche se le imprese potessero decidere liberamente di investire a palermo, trieste, cuneo o prato. Parliamo appunto di una teoria basata sulle libertà individuali di scelta dei singoli investitori. Opportunità. Che sia Enna, Varsavia o Pechino, sono opportunità. Che l'ambito sia italiano, europeo o mondiale, sempre libertà sono. Poi lavorare in Cina, a Mosca o a Palermo puo' comportare molti rischi (anzi soprattuto in Russia, dove c'è una mafia ancora piu' agguerrita e prepotente) ed ognuno facendo i conti bilancia tutti gli aspetti sia di vantaggio che di svantaggio. Oggi la Cina e la Russia sono forse al livello dell'Italia del ventennio fascista quanto a diritti civili e democrazia ma almeno stanno meglio sul piano economico. Ho sempre sostenuto, e sono ancora convinto, che lo sviluppo economico nei paesi dittatoriali come la Cina o di democrazia limitata coma la Russia porterà abbastanza rapidamente anche allo svilupo dei diritti civili e della democrazia. Quindi la convenienza porta a rimorchio anche tutto il resto. Lo porta gradualmente dove non ci sono grandi resistenze, lo porterà con degli strappi violenti e rivoluzionari ogni volta che una cricca al potere cerca di impedire che cio' avvenga. Poi che nei "salotti buoni" si trovino molto spesso persone che non hanno un cazzo da fare tutto il giorno salvo sparare cazzate, lo sappiamo. Il mondo è bello perché è vario. A proposito di Cina, ho saputo oggi che l'anno scorso la cricca al potere ha compiuto una formidabile riforma. Le scuole elementari, prima a pagamento, ora saranno gratuite. I Cinesi, confrontati ad una totale assenza di welfare (alla faccia del comunismo politico) sono costretti a risparmi enormi. Risparmiano il 50% di quello che guadagnano, per poter pagare quello che serve in casi di bisogno (sanità, scuola). Ora potranno consumare di piu' e questo contribuirà ad aumentare i consumi interni, e forse un po' di importazioni. Bene per noi, che esportiamo. Diciamo che per tutto il lavoro che fanno i cinesi, questa riforma se la sono meritata. Vedremo quando la cricca al potere concederà un po' di libertà o se saranno costretti dal precipitare degli eventi. Voi cosa pensate? Sarà una caduta soft o rovinosa?

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Re: Merito e Bisogno

Messaggioda flaviomob il 11/10/2010, 22:17

Se una teoria basata sulle libertà individuali e la proprietà privata sancisce la libertà di investire in paesi che non conoscono le libertà individuali e in cui esistono proprietà collettive... è la ricchezza delle diversità, bellezza :)
Io non dico che non dobbiamo investire in Cina e favorire lo sviluppo di tutta l'umanità senza discriminazioni, però magari finché abbiamo un minimo di predominanza economica (forse dopo questa crisi sparirà anch'essa) potremmo porre qualche paletto in più invece che sbracarci completamente come stiamo facendo (noi, occidentali) da vent'anni... opinione personale naturalmente. D'altronde, si vede che è un paradosso del liberalismo, analogo a quanto succede in democrazia: se il partito antidemocratico prende più voti di tutti e va al governo, la democrazia è finita...


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Re: Merito e Bisogno

Messaggioda franz il 12/10/2010, 7:29

flaviomob ha scritto:Se una teoria basata sulle libertà individuali e la proprietà privata sancisce la libertà di investire in paesi che non conoscono le libertà individuali e in cui esistono proprietà collettive... è la ricchezza delle diversità, bellezza :)
Io non dico che non dobbiamo investire in Cina e favorire lo sviluppo di tutta l'umanità senza discriminazioni, però magari finché abbiamo un minimo di predominanza economica (forse dopo questa crisi sparirà anch'essa) potremmo porre qualche paletto in più invece che sbracarci completamente come stiamo facendo (noi, occidentali) da vent'anni... opinione personale naturalmente. D'altronde, si vede che è un paradosso del liberalismo, analogo a quanto succede in democrazia: se il partito antidemocratico prende più voti di tutti e va al governo, la democrazia è finita...

E ti accorgi adesso che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora? (onore a Winston Churchill, naturalmente).
Un sistema basato sulle libertà dell'uomo (civili, politche, econonomiche) non puo' che essere imperfetto, visto che gli uomini sono quelli che sono. Perché se lasci l'uomo libero, qualcuno sarà virtuoso ma una parte non lo sarà. Pare che un sistema basato sull'imposizione (che quindi priva le libertà) sia molto peggio. Il problema della Cina è che un imprenditore europeo non tratta con il goveno cinese ma con un altro impreditore che sta di là. Se trovano un accordo vantaggioso, lo è per entrambi. Quindi lo fanno. Caso mai sono i governi che, sul piano bilaterale, dovrebbero porre i paletti di cui parli. Ma lo possono fare proprio se intanto l'economia di entrambi i fronti spinge per crescere. Poi come sai una cosa è dire le cose, una cosa è riuscire a farle. Vige il sano pricipio che ogni nazione è sovrana in casa sua e le ingerenze non sono ammesse. Soprattutto quelle occidentali! 8-)
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Re: Merito e Bisogno

Messaggioda flaviomob il 12/10/2010, 18:56

Una democrazia che in economia pretende di sostenere le dittature effettivamente è un pessimo sistema di governo, soprattutto poco lungimirante... :lol: E con pochissima memoria storica! 8-)

PS Ma allora perché l'embargo a Cuba sì e alla Cina no?


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