
forum.perlulivo.itIl forum libero per chi sostiene i valori dell'Ulivo |
|
flaviomob ha scritto:Allora, ripeto in breve le mie domande.
1 - Ha senso che gli occidentali, bravi belli buoni democratici e tolleranti vadano a produrre in paesi cattivi brutti sporchi ma soprattutto privi di democrazia, che applicano la censura e che critichiamo ogni 3x2... poi portiamo da loro tecnologia, produzione, capitali (e magari una buona fetta del debito pubblico USA) rendendo de facto la Cina prima potenza 'potenziale' mondiale?
2 - Se la logica liberista è che va bene produrre dove la manodopera costa meno, potenzialmente potremmo chiudere tutte le fabbriche italiane e importare tutto da Cina Sudafrica etc. E' un concetto limite, ma ci stiamo spostando verso questo limite. Finchè il nostro know how gli servirà, riusciremo a metterci sopra il marchio Fiat o Armani di spettanza, poi quando il know how se lo porteranno in casa, manco quello... Già da noi la ricerca è in crisi e le piccole medie imprese, peculiarità del sistema italiano, altrettanto in crisi...
1+2=... Crediamo veramente di mantenere i nostri 'diritti' facendo politiche del genere?
Non posso promettere una riposta altrettanto breve.
1) che abbia senso (da una prospettiva allargata che valuta le cose dall'alto) oppure non lo abbia, non ha alcuna importanza. Ogni singolo attore economico fa le sue scelte individuali. Se decine di migliaia di imprese lo fanno significa che trovano una immediata convenienza e se continuano a farlo significa che la convenienza perdura, quindi si estende anche al medio termine, non solo al breve.
2) No, la cina non puo' esportare tutto il producibile. Deve anche importare. Un po' come il bilancio di casa (dove entrate ed uscuite devono bilanciarsi, dove magari se risparmi è meglio ma se sei sempre in rosso non va affatto bene): Ora se la cina esportasse molto, dovrebbe anche importare altrettantto, per pareggiare la sua bilancia commerciale. Se non lo fa la sua valuta sale alle stelle (anche se questo fa fatica ad accadere se sono i governi e non il mercato a determinare artificialmente il tasso di cambio). Valuta a parte, bisogna importare tutto quello che non si ha (materie prime mancanti) i macchinari e molti beni che altri fanno meglio. La Cina per esempio esporta il 24% del suo PIL (piu' dell'Italia) ed importa il 19%.
Ricapitolando: per prima cosa, i nostri consumatori ottenendo risparmi dal commercio internazionale, hanno un surlpus (rispetto al loro casalingo vincolo di bilancio) che possono usare sul piano dei consumi interni. Per fare un esempio, se invece di pagare il TV LCD-LED italiano 2000, io ne trovo uno cinese a 800, ho in tasca 1200 che posso usare per un prodotto tutto italiano. Quindi è bene che i lavoratori italiani producano meno televisori e piu' di altre cose. Durante le crisi si cerca disperantamente di capire quali. Io non ho una risposta da darti su questo. Lo scopriremo dopo. Per seconda cosa i milioni di lavoratori cinesi, che ora guadagnano mentre prima facevano la fame nei campi, anche loro possono attingere al mercato interno ed a quello internazionale. Quindi idealmente usarenno il'80% del loro reddito per comprare prodotti interni ed il 20% per prodotti esteri. Anche italiani. Quindi tutti sotto a cercare di capire quali. Se ci riusciamo, non affondiamo. Non affondiamo sul piano economico e dei diritti. I diritti li possiamo manternere solo se abbiamo la forza economica di sostenerli
flaviomob ha scritto:Sul tema democrazia e diritti umaniFranz ha scritto:Non posso promettere una riposta altrettanto breve.
1) che abbia senso (da una prospettiva allargata che valuta le cose dall'alto) oppure non lo abbia, non ha alcuna importanza. Ogni singolo attore economico fa le sue scelte individuali. Se decine di migliaia di imprese lo fanno significa che trovano una immediata convenienza e se continuano a farlo significa che la convenienza perdura, quindi si estende anche al medio termine, non solo al breve.
Questa è esattamente la logica che ha reso il Terzo Reich una enorme potenza economica e - di conseguenza - militare, con le conseguenze che ben conosciamo. La convenienza. Il capitalismo, per chi non lo ha capito, non guarda in faccia nessuno.
flaviomob ha scritto:Ottima spiegazione, ti ringrazio. Ma per ogni fabbrica italiana che chiude, si perdono posti di lavoro retribuiti X. Per ogni fabbrica cinese che apre, si creano posti di lavoro - poniamo - retribuiti un terzo di X. A parità di produttività, e tolti i costi di trasporto, quello che avanza dei due terzi di X non contribuisce a creare posti di lavoro, ricchezza redistribuibile, ad alimentare i mercati, ma va a costituire un tipo di ricchezza che viene accumulato da pochi, che allarga la 'forbice' tra i primi e gli ultimi. Se per ogni posto di lavoro perso in occidente se ne creassero tre o quattro in paesi meno sviluppati, il sistema sarebbe in equilibrio e l'economia globale ne risentirebbe in positivo.
flaviomob ha scritto:Anche qui, tutto giusto. In uno stato che prevede una buona copertura sociale per chi perde il lavoro, quanto scrivi è certamente da considerare. Dove, invece, la perdita del lavoro si associa all'ingresso in una condizione di povertà estrema, è evidente che ci si asterrà da consumi di beni voluttuari come il televisore che tu citi, ma si cercherà di concentrarsi sui beni di prima necessità, che tra l'altro hanno avuto rincari esorbitanti negli ultimi dieci anni (anche grazie a speculazioni in seguito all'introduzione dell'euro). La crisi della domanda interna a sua volta deprimerà ulteriormente la produzione e metterà in crisi altre fabbriche, entrando in un circolo vizioso: in più la domanda di contenimento del bilancio pubblico sarà un altro fattore di depressione. Così si perde la forza economica e di conseguenza anche la possibilità, come scrivi tu stesso in conclusione, di mantenere i diritti. Non mi sembra che il centrosinistra abbia preso sufficientemente in considerazione queste dinamiche, ne' che abbia una proposta alternativa radicale, come oggi servirebbe senza se e senza ma... Parere personale, ovviamente.
Francamente non so dove tu (o qualche altro pensatore che saprai indicarmi, magari in un altro thread, per non andare off-topic qui) possa giungere ad una conclusione cosi' sconclusionata, aberrante e storicamente errata. Il fatto che il liberalismo, una teoria basta sulle libertà individuali, civili e economiche, conduca alla logica opposta (quella della dittatura statale nazional-socialista) non è una conseguenza logica ma solo una considerazione a prescindere dalla logica e dalla storia. Si potrebbe dire che allora il liberalismo (o il capitalismo) generano per via logica il comunismo. Lo sosteneva Marx, ma si sbagliava, come abbiamo visto. Si puo' dire tutto. Anche che il liberalismo provoca il diabete, il cancro, la sifilide ed il fuoco di sant'antonio. Ma servirebbe un bricciolo di prova.
flaviomob ha scritto:Beh, se io scrivo 'cavolo' e tu leggi 'carota', sicuramente le conclusioni saranno sconclusionate![]()
Se parli di un sistema globale in cui le imprese investono dove a loro conviene (rileggiti il tuo post precedente, a cui rispondevo facendo 'quote'), non stiamo parlando di una teoria basata sulle libertà individuali, civili ed economiche, ma di convenienza, appunto, opportunismo e pura ricerca dell'utile.
flaviomob ha scritto:Se una teoria basata sulle libertà individuali e la proprietà privata sancisce la libertà di investire in paesi che non conoscono le libertà individuali e in cui esistono proprietà collettive... è la ricchezza delle diversità, bellezza
Io non dico che non dobbiamo investire in Cina e favorire lo sviluppo di tutta l'umanità senza discriminazioni, però magari finché abbiamo un minimo di predominanza economica (forse dopo questa crisi sparirà anch'essa) potremmo porre qualche paletto in più invece che sbracarci completamente come stiamo facendo (noi, occidentali) da vent'anni... opinione personale naturalmente. D'altronde, si vede che è un paradosso del liberalismo, analogo a quanto succede in democrazia: se il partito antidemocratico prende più voti di tutti e va al governo, la democrazia è finita...
Torna a Ulivo e PD: tra radici e futuro
Visitano il forum: Nessuno e 2 ospiti