franz ha scritto:Ecco da dove deriva l'italico "bastian contrario"
ma no, ma no, ma che dici? Pura coincidenza... Non lo sai che Wikipedia e' inaffidabile?
ciao
pagheca
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franz ha scritto:Ecco da dove deriva l'italico "bastian contrario"
franz ha scritto:Comunque ora nel sondaggio sul corriere marino è in ripresa.
Segno che i suoi sostenitori si sono organizzati.
Questi sondaggi forse dicono poco ma almeno dicono come certi riescono ad organizzarsi meglio di altri.
pierodm ha scritto:Per continuare nel mio solitario discorso - che, lo capisco, non ha lo stesso fascino dei sondaggi e dei grafici, ma prima o poi tornerà buono - riporto un breve articolo di Bruno Gravagnuolo (non so chi sia, ma forse è meglio così) pubblicato sull'Unità.
Ma davvero la «questione morale» è solo questione di «regole»? Sembra pensarlo fortemente Gianfranco Pasquino che, su Il fatto quotidiano di domenica, fa della mancanza di regole «il germe della questione morale» nel Pd. Esempi: conflitti di interesse, limite dei mandati, cariche usate per fare carriera, comportamenti inaccettabili, etc. Bene, ci permettiamo di dissentire dallo stimatissimo politologo. Vittima ci pare di una ricorrente malattia, tipica (ma non solo) dei politologi: la politomania, alias regolomania. L’idea cioè che una ben precisa ortopedia istituzionale, fatta di regole ben somministrate, possa guarire i vizi della politica. Non è così. È il rischio di tale impostazione è sempre quello delle grida manzoniane: inutili, infinite, aggirabili (dalla furbizia, e dalla realtà che si ribella). Chiedamoci allora, come mai il Pd s’è rivelato così permeabile da bande, clientele, comitati e correnti? Semplice: è stato un accrocco di notabilati, al vertice e alla base. Una federazione di gruppi, nicchie locali, interessi e tradizioni. Allestita per «regolato» calcolo politologico: un bipolarismo maggioritario e semplificato, bipartitco. Ovvio però che senza un baricentro di interessi e tradizioni prevalenti, il partito è uno nessuno e centomila. E hai voglia di fare regole, senza un’identità convissuta nel profondo! Identità che nasce da una «mission». La quale, per un partito di sinistra, non può che essere una: emancipazione dei subalterni e del lavoro, come criterio guida. Di lì scaturiscono l’ethos e gli anticorpi. In una con l’efficienza delle regole, applicabili perché sentite spontaneamente da capi e gregari. Altrimenti c’è il «bargaining»: la trattiva clientelare, su posti e potere.
ilincrociatore ha scritto:franz ha scritto:Comunque ora nel sondaggio sul corriere marino è in ripresa.
Segno che i suoi sostenitori si sono organizzati.
Questi sondaggi forse dicono poco ma almeno dicono come certi riescono ad organizzarsi meglio di altri.
non sono il solo, evidentemente, ad aver notato delle stranezze...
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http://www.striscialanotizia.mediaset.i ... rima21.flv
pierodm ha scritto:...non ti sembra che la proposta Scalfari sulle primarie del PD, indipendentemente delle “risposte” che ha suscitato, non vada per niente a risolvere il nostro malanno di fondo?
No, non lo risolve, e nemmeno ha lo scopo di risolvere nient'altro che la questione pura e semplice dell'elezione del segretario, semplificando una procedura inutilmente complicata e farraginosa.
E' evidente che i problemi sono altri - quelli seri - e vanno al di là del contingente, quale che sia il valore pratico e immediato della gestione del partito che pure dev'essere fisiologicamente perseguita: appunto, fisiologicamente, non come se ogni passo fosse un evento eccezionale - un sapore di eccezionalità che, temo, serve a rimepire un vuoto nelle questioni essenziali, quali quelle messe in luce nell'articolo.
D'altra parte, è comprensibile che i tempi della gestione fisiologica e quelli dei temi posti nell'articolo sono tempi diversi - di assai più lunga lena quelli esposti nell'articolo: una lunga lena che male si concilia con la necessità di vedere qualche risultato "maledetto e subito".
Se mi è concesso un paragone eretico, un fenomeno simile a quello di molte squadre di calcio, che "bruciano" giocatori mettendoli in campo per mezza partita ogni tanto, e scartandoli se in quei quarti d'ora non dimostrano di essere "decisivi": con questo criterio, ricordo, che uno come Zidane corse seriamente il rischio di essere tagliato via dopo un paio di mesi alla Juve, e il nostro valorosissimo Damiano Tommasi ebbe modo di mostrare quello che valeva solo per una serie di circostanze fortuite. Lo stesso sucecde con gli allenatori, che non hanno il tempo di costruire una squadra, ma devono ottenere risultati immediati: questo perché a monte (leggi: società e anche tifosi) c'è l'incalzante ossessione del massimo guadagno e della "vittoria" ottenuta con qualunque mezzo, che nel caso della politica equivale alla continua e decisiva prova del consenso elettorale - che con il sistema bipolare e maggioritario fa valere zero qualunque altra ragion d'essere o qualunque ruolo politico che non sia quello del "governo", ossia della vittoria. Indipendentemente dalla natura e dall'identità del soggetto che vince o governa.
Certamente, ad un certo punto, una botta di qua, una catastrofe di là, una bella idea di sopra, una cazzata di sotto, un partito finirà per essere costruito: ma senza un progetto, senza un'ideologia dietro, senza nemmeno un elettorato di solido riferimento.
temo che sarà come il vestito del Cellidoni - per chi ricorda la storiella di Walter Chiari: un uomo sano e normale, e un sarto sconclusionato, che per far quadrare il vestito sulla figura del cliente lo fa camminare storto, gobbo e sciancato.
"Poveraccio il Cellidoni - commentavano vedendolo passare - è proprio disgraziato, ma certo che ha un sarto davvero bravo".
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