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BEPPE GRILLO SI CANDIDA A SEGRETARIO DEL PD

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: BEPPE GRILLO SI CANDIDA A SEGRETARIO DEL PD

Messaggioda pianogrande il 15/07/2009, 13:54

Esperienza di lavoro e di vita.
Meno si è responsabili e più si è bravi a spararle grosse.
Più si sta all'opposizione estrema più .... come sopra.
Quanti sollevatori di popolo ho visto calmarsi di botto una volta investiti di una qualche responsabilità vera.
Forse è meglio così perché un estremista vero, se va al governo e rimane fedele a se stesso, mi diventa subito un dittatore.
Grillo sta, in questo ragionamento, all'estremo che tutti abbiamo capito.
Il PD, invece, si comporta un po' troppo come se avesse in mano il governo della galassia .
Se il PD si comportasse un po' più da oppositore, convincerebbe di più e la gente si leverebbe tanti "grilli" dalla testa.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: BEPPE GRILLO SI CANDIDA A SEGRETARIO DEL PD

Messaggioda pagheca il 15/07/2009, 15:28

su grillo non ho intenzione di spendere una parola in piu'. Ricordo invece che una volta per iscriverti a un Partito dovevi essere presentato da 3 persone, e la tua iscrizione era valutata, e non accettata automaticamente. Adesso uno puo' votare per il segretario e c'e' gente che addirittura non vede niente di strano che una persona che non ha mai partecipato alla vita di quel partito si candidi segretario. E' chiaro che abbiamo perso completmaente il senso della realta'.

Dato che parliamo sempre di paese anormale, non mi risulta accada altrove.

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Re: BEPPE GRILLO SI CANDIDA A SEGRETARIO DEL PD

Messaggioda pierodm il 15/07/2009, 23:37

Infatti, avevo ben specificato che non proponevo un paragone tra Pasolini e Grillo.

Ma anche in quest'occasione, varrebbe la pena non soffermarsi tanto sulla figura di Grillo, ma riflettere bene su quello che dice, indipendentemente dal fatto che sia più o meno facile sparare a zero senza troppi riguardi.
Anzi, in certi casi la facilità non indica tanto una sgradevole spregiudixatezza, ma semplicemente sta a significare che i problemi e le vergogne sono tanti, sono evidenti, sono insopportabili.
Il fatto che chiunque non sia o non si senta coinvolto nella responsabilità di aver gestito il partito si presenti alla ribalta con una bracciata di accuse e con una grande, evidente insofferenza, significa che questo partito ha ormai mancato troppe promesse, che appare deludente su tutti i fronti, che non dà minimante la sensazione di avere dentro di sé le risorse per riprendere (o prendere) lo slancio necessario.
Marino e Grillo sono due personaggi agli antipodi, ma in fondo non appaiono tanto dissimili, quanto a profondità e gravità delle accuse che portano all'attuale status del partito: solo il linguaggio di Marino, più contenuto, e la sua natura parzialmente "interna" (nel senso che non gli si può contestare niente a riguardo, formalmente) lo salvano da anatemi simili a quelli che investono Grillo. Ma la sua disomegeneità alla nomenklatura è evidente, così come il fastidio che provoca la sua candidatura.
Io - come molti di noi - provengo da un'esperienza che mi consente, quasi mi obbliga, ad avere comprensione per l'angoscia e l'irritazione della parte migliore di questa nomenklatura, che ha un concetto "alto" della politica che però non trova più il modo non solo di praticare, ma anche solo di rappresentare e raccontare tramite idee, linguaggio e concetti che suonano afoni alla platea stessa degli elettori di provata fede.
Certo, vedere che da una parte spunta un chirurgo, dall'altra un comico, dall'altra un ex poliziotto, che pretendono di dare lezione - e, ciascuno a suo modo, la danno - e che contendono il successo di voti o di opinione a chi proviene dal "grande partito di Gramsci, Togliatti, Longo e Berlinguer", o da quello di De Gasperi, Moro e Fanfani, trovarsi in questa situazione è penoso e frustrante.
Quando in questi anni dicevamo che si stava seminando vento - o chi per noi lo diceva, è stato trattato con sufficienza e con l'usuale fastidio. Ora è il momento del raccolto, e si accorgono che da ogni parte arriva tempesta, come testimonia il sospiro sconsolato di, mi pare, Fassino a proposito di Grillo: ...anche questa ci mancava.
Vorrei rispondere a Fassino: anche questo siete riusciti a non farci mancare.
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Re: BEPPE GRILLO SI CANDIDA A SEGRETARIO DEL PD

Messaggioda Loredana Poncini il 16/07/2009, 8:37

E se non fosse colpa di nessuno, ma grave incapacità di quasi tutti, di prender atto che i partiti, nell'era di tv e web, anzi di web che ingloba anche la tv, han fatto il loro tempo, e che il tesseramento è roba di vetero tempore, a cui ci adattiamo ma che ci va stretta ? Tra conservatori e progressisti, I DEMOCRATICI dove si muovono ?
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Re: Grillo

Messaggioda Robyn il 16/07/2009, 10:45

Paolo
In merito a Grillo si tratta di fasce popolari da inserire in un partito,non come canditato Ciao Robyn
Locke la democrazia è fatta di molte persone
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Re: BEPPE GRILLO SI CANDIDA A SEGRETARIO DEL PD

Messaggioda pierodm il 16/07/2009, 12:24

Loredana, spesso insisti su questo tema - il web, la nuova realtà della comunicazione politica, etc.
Le motivazioni che ti spingono sono giuste, ma c'è un problema, che non riguarda soltanto questo specifico aspetto della questione.
Il problema è che, se tutto questo è vero, ed è in gran parte vero, sarebbe necessario rivedere tutto intero il meccanismo della democrazia rappresentativa, non solo il funzionamento dei partiti più o meno "leggeri" o "on line".
Come vado dicendo ormai da anni - anche qui nel forum, più recentemente - la democrazia liberale, le sue istituzioni, sono state "inventate" in un'epoca profondamente diversa, sotto tutti gli aspetti: numero degli elettori aventi diritto di voto, classi rappresentate da questi elettori, possibilità d'informarsi e d'intervenire, dimensione dei fenomeni, tempi della comunicazione, estensione e velocità di propagazioni degli effetti di ogni azione politica, natura del capitalismo, etc.
Già da tempo - prima ancora della rivoluzione tecnologica di questi ultimi vent'anni - queste istituzioni sono entrate in una crisi evidente, senza che nessuno sia stato capace di rivederne i meccanismi.
Adesso il problema è arrivato ad uno stato quasi terminale, soprattutto chiaro in Italia, dove le istituzioni non funzionavano bene nemmeno al tempo dei tram a cavallo.

Ne dico una tra tante, la più semplice e schematica.
Quando un coglioncello qualsiasi, che dispone di un palcoscenico televisivo, è in grado di parlare a milioni e milioni di persone-elettori, in modo assolutamente e sproporzionatamente superiore a qualunque uomo politico, a qualunque partito, la politica è finita - o meglio, ovviamente, è finita la sua facoltà di indirizzare e d'interpretare, di proporre e di rappresentare.
Al posto del coglioncello mettiamoci la pubblicità e fenomeni equivalenti, e vediamo che il problema va molto al di là del già tanto che si è detto a proposito della "società consumistica".

Va be'.
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Re: BEPPE GRILLO SI CANDIDA A SEGRETARIO DEL PD

Messaggioda Paolo65 il 16/07/2009, 13:05

Anche io credo che il partito come lo si vedeva una volta è finito.

Forse era questo l'intendimento di Veltroni quando citava il partito liquido.

Un nocciolo duro ci dovrà sempre essere, come i circoli,ma per il resto si dovrà pensare ad un partito fluido e flessibile, nel quale conteranno più le cose che si vogliono fare piuttisto che una linea politica astratta, basata su vecchi concetti(socialismo, cattolico ecc).

Dopo aver buttato giù uno statuto e le linee guida di massima, il resto lo devono fare le persone ed i gruppi che con le loro idee si faranno spazio di volta in volta con le primarie.

Paolo
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Re: BEPPE GRILLO SI CANDIDA A SEGRETARIO DEL PD

Messaggioda ranvit il 16/07/2009, 13:10

Questo è il Grillo che mi piace!

Vittorio
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Dal corriere.it :

Grillo: che fastidio sentirmi definire ostile. Se non mi volete non mi iscrivo più
«Questo Pd è la polizza-vita del premier Ma al congresso vi farò una sorpresa»
Il comico respinto dal Pd: «Ho votato Di Pietro: è sempre stato con noi condividendo i nostri obiettivi»


«Se io fossi stato al posto loro...». Se fosse stato al posto loro? «Avrei detto: caro Grillo, lascia perdere, non possiamo tesserarti perché sono anni che ci prendi per il culo. Però se vieni al congresso sei un ospite gradito. Vieni e ci dici la tua. Sarebbe stata una risposta politica. Avrebbero fatto bella figura. Ma tirare in ballo il paragrafo tre dell'articolo nove! Quella non è una risposta politica: è burocrazia. Allora la politica non serve a niente. Basta un apparato con dei regolamenti. Boh...». Fallito l'assalto alla segreteria del Pd, Beppe Grillo affonda con appetito la forchetta in un piatto di gnocchetti sardi alla bottarga: «Perché ci ho provato? Perché mi fa rabbia vederli così...». «Glielo dico io perché», irrompe ridendo la moglie: «Beppe era in spiaggia, si annoiava, pensava e ripensava. Era una domenica. A un certo punto fa: quasi quasi mi candido a segretario dei democratici... Così è andata». Lui ride, e torna ad affondare la forchetta con l'allegria impiegata ad affondare il coltello nelle piaghe del Partito democratico.
Ma alle elezioni per chi ha votato?
«Domanda imbarazzante. Io sono un non votista. Vorrei che resettassimo un po' la nostra mente. Cos'è la destra, cos'è la sinistra? Parole. Cambiamole, queste parole».
L'ha votato mai, il Pd?
«Mai. Ma il punto non è questo. Di questa sceneggiata la cosa che mi ha dato più fastidio è sentire che io sarei a capo di un movimento ostile. "Ostile" è una brutta parola. Io non sono per niente "ostile" al Pd».
Il «Giornale» dice che ha lanciato addirittura un'Opa ostile per conto di Di Pietro.
«Io? Per conto di Tonino? Ma dai... Per dire che uno è ostile devi vedere il suo programma. Il mio programma qual è? L'acqua pubblica, le energie rinnovabili, la mobilità, il Wi-Fi gratuito, la raccolta differenziata... Questa, per loro, è l'ostilità. Perché il loro programma sono le discariche, il cemento, l'acqua privatizzata, gli inceneritori che fanno venire il cancro...».
Tornando alla candidatura...
«È nato tutto nel gennaio 2005, col mio blog. Adesso siamo tra i primi al mondo ma all'inizio non sapevo neanche che cosa fosse. Scrivevo una roba, cercavo di far parlare su questo argomento della gente... Ho cominciato a capire. La Rete è la grande trasformazione di questo secolo».
Eppure aveva cominciato spaccando il computer...
«E continuo a spaccarne. Ma perché mi fa rabbia quando non funzionano. I virus, i problemi... Non perché io sia un luddista. La Rete è fantastica. Sullo stesso argomento economico puoi far parlare un Nobel come Stiglitz e un operaio dell'Italsider. Da lì siamo partiti. Poi abbiamo deciso di calare le idee nel concreto. Renderle fisiche. Per attuare sul territorio le cose teorizzate sul blog. Parliamo di 560 gruppi. Circa 90mila ragazzi... Siamo in Australia, America, Giappone... Da lì è nato il V-Day. Voi dei giornali non ve siete neanche accorti».
Questa poi! Era su tutte le prime pagine...
«"Io" sono finito su tutte le prime pagine. E dopo, non prima: "dopo". Solo io e non il milione e mezzo di persone nelle piazze che hanno raccolto 350.000 firme per le nostre proposte di legge popolare: via i parlamentari condannati, non più di due legislature, voto di preferenza come base della democrazia. È stata la più grossa manifestazione degli ultimi trent'anni. E la sinistra, che cosa ha fatto?»
Vi ha dato dei qualunquisti.
«Esatto. Qualunquisti. Populisti. Demagoghi... Io non ho mica capito. Perché invece non ci ha abbracciato? Cosa c'era di sbagliato nelle nostre idee contro i pregiudicati, per una politica più pulita, per le preferenze, per una legge sul conflitto di interessi, per una riforma delle regole finanziarie? Un partito sveglio avrebbe dovuto capire. Purtroppo c'era Veltroni... Topo Gigio... Di politica non c'è più niente là dentro. Io ho cercato di riempire il nulla con un programma».
Cacciari dice che lei voleva solo sputtanare il Pd.
«Come fai a sputtanare una cosa che non esiste? Torniamo all'"ostile": come potrei essere ostile agli elettori del Pd? Il mio obiettivo era semplice: andare al congresso e parlare. Esporre il nostro programma. Dire: "Venite fuori, trentenni con le palle. Mandate via tutti quelli che non hanno più niente da dire"». E adesso? «Andiamo avanti. Facciamo le nostre primarie online invece che con la carta e la matita. Andiamo avanti con le nostre liste "cinque stelle". Dove i nostri sono entrati, prendendo dal 3 al 10%, hanno cambiato il modo di fare politica. Immagini solo cosa vuol dire trasmettere in diretta sul Web un consiglio comunale dove i cittadini vedono cosa dice Tizio, cosa vuole Caio... Questo è il controllo democratico. Se hai delle idee buone, sensate, a bassi costi, sono costretti a seguirti. Loro non hanno idee. Destra, sinistra... Non hanno più idee. Ma dicevo: io sono ostile a sei, sette, dieci persone».
Cioè?
«I soliti. D'Alema, Rutelli, Latorre, Fassino... I soliti che vediamo da anni. E che sono un tappo che frena le energie. Ci sono milioni di elettori nel Pd che condividono le nostre battaglie. Mi hanno votato in 270.000, sul Web».
Eppure anche la Serracchiani...
«All'inizio diceva d'essere d'accordo, poi deve aver avuto una telefonatina. Cosa vuole, è una suora in un bordello».
Non ha messo nell'elenco Bersani e Franceschini.
«Ma sì, anche loro... Come fai a votare Franceschini? Cosa vuole Franceschini? Qual è il programma di Franceschini? Non ce l'hanno, un programma. Io sono un comico ma un programma che l'ho. Degli obiettivi ce li ho».
Ma se lei voleva distruggere i partiti, perché tentare la scalata a una segreteria? Non è un'incoerenza?
«I partiti si sono distrutti da soli. Mica li ho distrutti io. Non hanno più senso. Nella democrazia della Rete, la democrazia dal basso, il partito non rappresenta più nessuno».
Anche Gheddafi dice che non è questa la democrazia, che è inutile eleggere un Parlamento...
«Lui è un despota. Dice che la democrazia non esiste: "La democrazia sono io". Io non dico questo. Dico che la democrazia rappresentativa è finita ed è cominciata la democrazia partecipativa. In Svizzera fanno dei referendum su ogni cosa, decidono i cittadini ed è fatta».
Sta teorizzando il rapporto diretto tra il leader e il popolo attraverso la rete senza l'ingombro del Parlamento? Un rischio mortale...
«No, no. Sulla Rete non puoi imbrogliare. Se non hai credibilità e reputazione ti massacrano. Ci vogliono le palle per reggere, in Rete. Parlo anche per me. Per questo Berlusconi non si sogna di affacciarsi online. Ci ha provato Clemente Mastella, a fare un blog contro di me. Ne è uscito con le ossa rotte. Lo hanno subito clonato con un blog quasi identico ma irresistibile: "Demente Mastella". Poveraccio...».
Fatto sta che questo rapporto diretto online tra il leader e il popolo...
«Cerchi di capirmi, Obama cosa fa? Prima di fare una legge la mette online per sentire cosa ne pensano i cittadini».
E sarebbe questa la nuova democrazia?
«Democrazia... Libertà... Parole. Sbandierate spesso da chi non ci crede più. Probabilmente la democrazia come la conosciamo è finita. Ci sarà qualche altra forma. Quando hanno messo in onda Annozero su YouTube la gente interveniva in diretta. Non puoi raccontare balle, online».
Oddio, magari ne puoi raccontare ancora di più...
«Ma vieni subito smascherato. Sta cambiando il mondo. E loro (loro) non l'hanno capito. Fanno ancora le primarie coi foglietti di carta. Fondano le televisioni coi soldi pubblici e non sanno cosa farne. Sono vecchi. Come è vecchio lo psico-nano».
Cioè Berlusconi?
«Murdoch, che è molto più bravo e ha dei figli più svegli, sta già investendo sulla rete. Compra "MySpace". Ha capito. Lo psico-nano insiste invece col digitale terrestre. Roba già morta prima ancora di essere diffusa. È come il Pd, il digitale terrestre. Ma lei ha visto cos'è successo alle Europee? Abbiamo eletto Sonia Alfano con 160.000 voti senza neanche un'apparizione televisiva. Fatto trionfare De Magistris. Raddoppiato i voti a Di Pietro...».
Perché dice «noi»?
«Perché Sonia Alfano appartiene un po' ai "grillini". Anche De Magistris ha ringraziato la Rete... Anche Di Pietro, quando con un po' di sforzo ha capito...».
E allora perché lei non ha investito sull'Italia dei valori, invece che sul Pd?
«Il partito di Di Pietro insiste sulla figura di Di Pietro...».
Insomma: lei ha votato lui?
«Sì. È sempre stato con noi, fin dalla nostra nascita, condividendo i nostri obiettivi».
Allora perché il Pd?
«È il secondo partito del Paese. Ma è guidato da fossili che non danno risposte su niente. Vogliono l'acqua pubblica o quella privatizzata? La raccolta differenziata o gli inceneritori? Il nucleare o l'energia rinnovabile? Rispondano. Io mi rivolgo ai giovani che sono dentro il Pd. Sono loro che devono impossessarsi del partito. Sono stato alla fiera di Verona del "solare", la più grande d'Europa dopo Monaco. Fantastica. Non c'era un politico. Erano tutti a inaugurare l'inceneritore di Acerra. Roba vecchia».
Fatto sta che la tessera non gliela danno. «Eh già...». Quindi non si iscrive più. «Non posso andare dove non mi vogliono. Prendo atto che per loro io sono un movimento ostile. Il fatto è che questi qui, quando tornano a casa, si tolgono i baffi, si tolgono i capelli e sono uguali a Berlusconi».
È quello che dicono i democratici: cosa viene a fare con noi se pensa che siamo tutti uguali?
«Allora lo ripeto: non ho detto che gli elettori del Pd e del Pdl sono uguali. Ho detto che sono uguali i dirigenti, la parte sinistrorsa del comitato d'affari nazionale. Io ce l'ho con quei dieci che guidano il partito, che le hanno perse tutte e sono la polizza-vita di Berlusconi. Il quale, finché ci sono loro, sta tranquillissimo. Io voglio non rinnovare più quella polizza. Sarebbe già morto, politicamente, con un'opposizione diversa. A partire da tutti gli errori di Veltroni. Un uomo solo aggettivi e sostantivi». Con Bersani sembra meno duro...
«Ma per carità... Ha fatto il ministro del tutto. Le farmacie... I tassisti... Basta. Non volete me? Benissimo. Ma pigliatevi dei giovani. Gio-va-ni. Basta con questa gente laureata trent'anni fa. Obama ha 46 anni e si circonda di ragazzi... Ci sono consiglieri delle banche online che hanno 15 anni! Quindici! Questi qui non hanno la sinapsi».
Prego?
«Sono lenti! Lenti! Lenti! Se non si libera di gente così, il Pd è morto. Pace. Noi andiamo avanti. Continueremo a presentare liste... A organizzare il terzo V-day per il 4 ottobre... A chiederci come fanno quelli del Pd a non capire».
Andrà lo stesso congresso?
«Ma no... Come fai ad andare dove non ti vogliono? Mi inserirò in contemporanea, online, mentre sta parlando Bersani...». Come un hacker? «Come un ologramma. Mah... Poveretti... Vorrei tanto consolarli. Offrire loro la mia spalla. Come si fa coi vecchi che non ci si raccapezzano più. Spiegargli con gentilezza: dai, non fare così, vieni via... È finita. Andiamo a casa...».

Gian Antonio Stella
16 luglio 2009
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: BEPPE GRILLO SI CANDIDA A SEGRETARIO DEL PD

Messaggioda Manuela il 16/07/2009, 15:53

Ho spesso pensato che Grillo dice spesso cose sensate, moderate, e, a volte, anche banali, (tipo che non si debbano eleggere pregiudicati, cosa ovvia dovunque tranne che in Italia...) e che solo un partito che non ha una politica può averne paura.

A parte Grillo, mi interessava molto la riflessione sul tipo di partito adeguato alle esigenze contemporanee. Sono in linea generale d'accordo con Paolo65; cadute le ideologie non si può pensare ad un partito cui si aderisce a tempo indeterminato, per scelta odeologica.
A mio parere la riflessione, prima di arrivare alla forma-partito, dovrebbe incominciare dalla domanda "un partito per fare cosa?". Perché sentiamo il bisogno di avere un partito, qual è lo scopo cui si tende?
In passato, un partito era un'unità strutturata che cercava di conquistare quante più persone possibile alla propria ideologia. La finalità ultima, proiettata in un tempo quasi astorico, o comunque molto lontano, era il cambiamento del sistema; nel breve periodo ci si accontentava di conquiste parziali, in una prospettiva riformista. Alla diffusione dell'ideologia sono funzionali strutture sviluppate con modalità piramidali, attraverso una serie di livelli (comunale, provinciale, regionale, nazionale), e una comunicazione dall'alto verso il basso. Il partito è un'entità chiusa in cui, in genere, si entra o si esce una volta sola, e i cui adepti si sentono un'avanguardia chiamata a diffondere la verità attraverso il proselitismo (quante volte si sente ancora dire: "dobbiamo spiegare.." oppure "non abbiamo spiegato bene..." per motivare le sconfitte?).
La fine delle ideologie comporta la "liberazione" dai vincoli di appartenenza; la diffusione della scolarità e delle informazioni comportano la liberazione da una modalità di comunicazione gestita dall'apparato; e poiché i partiti non evolovno, risultano gusci vuoti che perdono contemporaneamente capacità di attrazione (tesserati) e capacità di fare politiche incisive, trasformandosi a mano a mano in strumenti di conservazione del potere.

Allora, a che ci serve un partito? Io sistengo che ci serve per governare. A tutti i livelli, dal locale al nazionale. La politica è allora un progetto di governo attorno al quale si raccolgono i cittadini elettori che vi si riconoscono, e la classe dirigente del partito è quella scelta dagli elettori per governare o che, all'opposizone, si attrezza per vincere le elezioni future.

Il discorso potrebbe continuare... ma mi limito a lanciare questa provocazione e mi ferno, in attesa delle vostre reazioni.
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Re: BEPPE GRILLO SI CANDIDA A SEGRETARIO DEL PD

Messaggioda franz il 16/07/2009, 16:49

Manuela ha scritto:Ho spesso pensato che Grillo dice spesso cose sensate, moderate, e, a volte, anche banali, (tipo che non si debbano eleggere pregiudicati, cosa ovvia dovunque tranne che in Italia...) e che solo un partito che non ha una politica può averne paura.

Ciao,
in quiesto thread si discute di Grillo e della sua candidatura.
Argomento leggero e incazzoso (a seconda dei punti di vista) mentre le discussioni serie che giustamente chiedi a mio avviso vanno fatte in altro thread. Non fosse altro perché molti di coloro che cercano una discussione seria potrebbero essere tentati di saltare a piè pari questa.

Poi è ovvio che perfino Grillo dice ogni tanto delle cose serie. Anche se solo a livello generico, superficiale. Quel livello che serve per strappare un sorriso, per far dire "eh, si', ha ragione". Ma la politica è cosa molto piu' seria.
Che poi la serietà (e soprattutto la preparazione tecnica) manchino un po' ovunque nella classe politica italiana questo non rivaluta certo Grillo.

Ma facciamo un esempio. Non si devono eleggere pregiudicati. Dice. E tu gli dai ragione. Dicendo che è cosa sensata, moderata (forse intendendo che è il pensiero di certi benpensanti moderati?).

Io non sono d'accordo. Un pregiudicato è una persona che anni fa ha sbagliato ed è stato condannato (giudicato).
Ha scontato la pena inflitta. Questa è la definizione. Altrimenti è condannato in attesa di giudizio oppure un "prensunto colpevole" o indagato. Scontata la pena, estinto il reato. Cosa ti induce a pensare che un pregiudicato sia un essere inferiore? Cosa ti fa pensare di essere tu o io migliori di lui? Ma lo sai che Grillo è un pregiudicato? Condanna definitiva per omicidio colposo plurimo. Tre morti. Compreso un bambino di 8 anni. Non sarebbe eleggibile? Perché?
Di cosa dovremmo avere paura? Che ammazzi ancora? Non ti sembra che per quello che ha passato forse ora ci sta attento?
E lo stesso non vale per gli altri? Non sarebbe il caso di vedere caso per caso invece di fare di ogni erba un fascio?

Ciao,
Franz
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