da ranvit il 23/02/2009, 11:25
Caro piero per risponderti ti riporto innanzi tutto una pate dell'editoriale di Scalfari di ieri :
>Non era affatto l'addio (nota mia : quello di Veltroni) di chi ripiega la bandiera e se ne va. Era un discorso di rilancio del partito, che forniva ai successori la piattaforma politica e programmatica dalla quale ripartire. Quella già indicata al Lingotto dell'ottobre 2007, allora accolta da tutti, dentro e fuori del Pd come una forte discontinuità rispetto al passato ed una suggestiva apertura verso il futuro.
Veltroni ha spiegato dal suo punto di vista perché quell'inizio così promettente è poi andato declinando giorno dopo giorno. Lasciamo pure da parte la guerriglia che si è quasi subito scatenata contro di lui e sulla quale lui stesso ha avuto il buongusto di non insistere. C'è stato un suo errore caratteriale da lui stesso ammesso: la mediazione per tenere insieme a qualunque costo le varie anime del partito. Forse è meglio dire i vari pezzi del partito: laici e cattolici, socialisti e moderati, tolleranti e intransigenti, puri e duri e pragmatici.
Veltroni ha impiegato gran parte del suo tempo a cercare punti di sintesi che erano piuttosto cuciture fatte col filo grosso, con la conseguenza che quei vari pezzi e quelle varie ispirazioni e provenienze sono rimaste in piedi senza dar vita ad una cultura nuova e unitaria. Con un'aggravante: nel Sud le classi dirigenti locali, fatte alcune rare eccezioni, hanno un basso livello etico e politico, non sono gattopardi ma volpi e faine. In tutti i partiti e in tutti i clan. A destra, al centro e a sinistra. Con frequenti mutamenti di casacche secondo le convenienze del momento e del luogo.
Questo è stato l'errore di Veltroni, ammesso da lui stesso. Francamente non saprei trovarne un altro, ma questo è certamente di notevole rilievo. Il programma c'era ed è adeguato alle contingenze attuali. La linea politica c'era e anch'essa è tuttora adeguata. Le critiche politiche e programmatiche formulate da D'Alema nella sua importante intervista rilasciata l'altro giorno al nostro giornale ci sembrano prive di consistenza. Quella che è mancata è stata la leadership. Gli era stata data da tre milioni e mezzo di elettori alle primarie di quell'ottobre, ma lui non l'ha usata.
Le dimissioni sono giunte inaspettate ma hanno avuto un effetto dirompente: hanno coinvolto l'intero gruppo dirigente, quello che dentro e fuori dal Pd è stato battezzato l'oligarchia, cioè il governo di pochi. Dopo aver impiegato sedici mesi per tenerla unita, in un colpo solo le dimissioni del segretario l'hanno delegittimata e spazzata via tutta insieme. Fuori lui e fuori tutti. Il partito c'è ancora, la necessità di una forza politica riformista di sinistra esiste più che mai, ma il gruppo dirigente non c'è più, non ha più legittimazione.
Ci sono singoli individui apprezzabili per la loro onestà intellettuale, il loro coraggio, la loro biografia, utilizzabili in quanto individui. Come personale di governo, se e quando l'eventualità di un governo di centrosinistra si materializzasse. Ma non più come gruppo politico dirigente. Veltroni si è dimesso e ha dimissionato l'oligarchia. Non so se ne sia stato consapevole ma questo è ciò che è accaduto.
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Dunque piero, dice Scalfari che se c'è stato un errore nell'amalgamare è stata la carenza di leadership non l'idea.
Capisco che per te è sbagliata già l'idea, ma non lo è per me e per tanti altri. Forse tu sei rimasto al secolo scorso : democristiani e comunisti...tanti altri, no.
I democristiani infatti, quantomeno il grosso di essi, ha scelto Berlusconi. I comunisti, alla prova del governo e dopo la caduta del muro di Berlino, si sono sparpagliati in mille rivoli : alcuni si sono arroccati nella difesa di una ideologia inciampata nell'applicazione reale, altri amanti dell'opposizione sempre e comunque abbinata ad un pregiudizio antiamericano si sono voltati verso un terzomondismo velleitario ed infantile, altri ancora semplicemente resisi conto che il comunismo era sbagliato hanno abbracciato un socialismo democratico all'europea.
Insomma, il mondo è cambiato e i "resti" di questo e di quello si sono ritrovati con un terreno comune di valori e idee che meritano un'amalgama.
Anche perchè in giro per il mondo (moderno) è già cosi'...
Purtroppo come dice Scalfari è mancata la leadership. Che è fondamentale costituendo la sintesi di una pluralità di sfaccettature.
Certo restano delle scorie, vedi i teodem. Ma in fin dei conti il processo è appena iniziato.
Potrebbe anche accadere che oltre ai teodem, altri cattolici nostalgici della Dc passino con Casini...ma queste sono scosse di assestamento.
Oggigiorno il mondo corre veloce e il bipolarismo è l'unica forma adeguata ai tempi di governo di un Paese.
Il proporzionale e il parlamentarismo esasperato, semmai con il bicameralismo perfetto, è arcaico e inadeguato.
Tu lo preferisci? Nessun problema. Altri non la pensano come te.
Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.