Atto di indirizzo del dicastero del Welfare che rende illegale per le strutture del SSN
staccare il sondino che idrata e alimenta la donna, in stato vegetativo da 16 anni
Eluana, interviene il ministero
"Vietato interrompere la nutrizione"
Legale della famiglia Englaro: "Atto non vale niente". Il neurologo Delfanti: "Esterrefatto"
ROMA - Interrompere nutrizione e idratazione delle persone in stato vegetativo persistente non è legale per le strutture pubbliche e private del servizio sanitario nazionale. A stabilirlo è un atto di indirizzo che il ministero del Welfare ha inviato a tutte le Regioni. E il suo effetto immediato vuole essere un blocco delle procedure che, dopo anni di battaglie legali, hanno portato la famiglia di Eluana Englaro ad ottenere lo stop dell'alimentazione e dell'idratazione che tengono la donna in stato vegetativo da 16 anni.
Immediata arriva la risposta del legale della famiglia Englaro, Vittorio Angiolini, secondo cui l'atto del ministero "non vale niente, perché la legge non la fa Sacconi'". "Mi lascia letteralmente esterrefatto": sono invece le prime parole di Carlo Alberto Defanti, il neurologo ed ex-primario del Niguarda di Milano che dal 1995 ha in cura Eluana. Defanti osserva che, in base a questo atto, "non si fa quel che bisognerebbe fare: applicare una sentenza del tribunale della Repubblica Italiana".
"Ho firmato questo atto - ha spiegato il ministro Sacconi, illustrando il provvedimento insieme ai sottosegretari Martini e Roccella - perché lo ritengo doveroso, affinché tutto il servizio sanitario nazionale, si uniformi al dovere di garantire a qualunque persona diversamente abile il diritto alla nutrizione e all'idratazione".
Nel concreto questo significa che, se una struttura del Ssn eseguisse la sentenza della Cassazione che autorizza il distacco del sondino per Eluana, "questa struttura opererebbe contro la legge".
Il documento riporta il parere del 30 settembre 2005 del Comitato nazionale per la bioetica, secondo cui la sospensione della nutrizione "va valutata come una forma particolarmente crudele di abbandono del malato". L'atto rinvia anche alla Convenzione sui diritti delle persone disabili approvata dall'Onu il 13 dicembre 2008, che impone agli stati di "prevenire il rifiuto discriminatorio di assistenza medica o di prestazione di cure e servizi sanitari o di cibo e liquidi in ragione della disabilità".
Il legale degli Englaro però non la pensa nello stesso modo: "Mi sembra una cosa abnorme - ha detto Angiolini - il parere del Comitato nazionale di bioetica e la convenzione dell'Onu sui diritti dei disabili non c'entrano assolutamente niente con la nostra normativa".
Repubblica.it, 16 dicembre 2008