Paoloborghi vede giusto: come siamo arrivati a questi discorsi?
Ci siamo arrivati perché ci arriviamo sempre, a prescindere dall'argomento originario.
Oltre tutto, ho l'impressione che ci arriviamo soprattutto quando uno degl'interlocutori è il sottoscritto: alcuni amici del forum, infatti, ritengono che qualunque critica, qualunque considerazione provenga da me sia dovuta al fatto che a loro avviso sono "comunista", e gli viene bene ricondurre il discorso su questa falsariga - o forse semplicemente hanno una lettura della storia, della società e della politica, nella quale tutto ruota intorno all'anti-comunismo.
Da questo deriva lo scivolamento di ogni dialogo sulla rievocazione dei decenni della prima repubblica, su antiche contrapposizioni, etc: probabilmente è anche una mia responsabilità, dato che avrei dovuto accettare e capire da tempo la situazione, e lasciar perdere di rispondere e ragionare in questi termini.
Il fatto, però, è che io non sono mai stato "comunista" nel senso che i nostri amici intendono, e che dunque le mie idee sono impossibili da ricondurre ai vizi veri o presunti di quel "comunismo".
Per esempio, le mie opinioni sulla crisi della democrazia e sul populismo, sul grado di ottusità e di qualunquismo di una certa maggioranza dell'elettorato, etc, non hanno alcuna ascendenza togliattiana o dottrinaria, e anzi sono rintracciabili in analisi critiche di matrice liberal di alcuni sociologi americani, con decenni di anticipo sui nostri tempi, ossia quando la società americana presentava alcuni fenomeni che solo oggi si manifestano pienamente in Italia.
Non è la prima volta che alludo a questo fatto, col rischio di apparire uno che cerca una legittimazione alle proprie idee, mentre lo faccio soltanto per offrire un motivo di sana riflessione ai nostri amici: inutilmente.
La voglia di recitare la solita giaculatoria sul comunismo, e sulla "puzza sotto al naso" che porta al disprezzo della plebe, etc etc, è irresistibile.
Il guaio vero, naturalmente, non riguarda me, ma la possibilità di impiantare una riflessione vera e utile sulle vicende attuali che ci riguardano: la crisi della democrazia è un fatto reale, e il ruolo di "popolo sovrano", informato e responsabile, appare quanto mai aleatorio.
La partita si gioca su questo genere di fenomeni - e sulla capacità di comprenderli fino in fondo e di trovare una risposta da parte della sinistra.