Franz:
devo annunciarti che gli OGM non sono sterili.
Non hanno motivo di esserlo se la modifica non tocca i cromosomi sessuali. Confondi forse con gli ibridi F1, che lo sono perché in natura gli ibridi sono sterili ma non sono una tecnica OGM. E gli OGM non sono di principio sterili. In alcuni casi si impone al produtture di OGM di fare in modo che il prodotto OGM sia sterile ma questa è un'ulteriore modifica genetica, introdotta per il famoso principio di precauzione e voluta proprio dagli ambientalisti. Ci sono molti OGM non sterili ed il contadino li puo' ripiantare quando vuole partendo dai semi.La sterilità di alcuni ceppi Ogm non è stata introdotta per assecondare gli ambientalisti e, tanto meno, per rispetto del principio di precauzione che, d'altra parte, attiene soprattutto agli effetti dell'immissione di prodotti transgenici nella catena alimentare animale ed umana. La sterilità del seme Gm serve principalmente ad impedire, invece, che gli agricoltori utilizzino sementi transgeniche prodotte direttamente dai propri raccolti imponendo loro di doverle riacquistare ogni volta dalle multinazionali produttrici. Cosa che sai dal momento che l'accenni in seguito.
In altre tipologie di sementi Gm sterili, i geni coinvolti sono semplicemente disattivati e la germinazione è possibile solo previo utilizzo di un attivatore chimico che (venduto dalla stessa multinazionale) sblocca la sintesi dei geni in questione. In realtà, quindi, non è la pianta Gm ad essere sterile: la pianta si riproduce e la sterilità attiene semmai ai semi che non possono germinare. E' vero, comunque, che le sementi sterili (altresì ribattezzate "terminator") non sono
ufficialmente commercializzate e che, quindi, gli effetti della diffusione di questa tecnologia nonchè il suo impatto sull'agricoltura tradizionale (in particolare, ma non solo, nei paesi in via di sviluppo) è ben lungi dall'essere conclamato.
Quanto agli Ogm in commercio, il cui seme può germinare, si distinguono le varietà in grado di ibridarsi da quelle che non lo sono. Al primo tipo appartengono molte specie che - come la soia, il mais e il cotone - possono incrociarsi: non solo con i cultivar tradizionali (non transgenici), ma anche con i corrispettivi "selvatici" da cui, attraverso selezione umana, sono originate le specie coltivate. Questo ha un doppio effetto: da una parte "inquina" le sementi prodotte dagli Ogm che, dopo qualche passaggio generazionale, perdono parte delle loro caratteristiche Ogm; dall'altra "inquina" le sementi non Ogm diffondendo i transgeni alle varietà parentali selvatiche o meno. Le conseguenze di una tale migrazione orizzontale di geni e transgeni sono facilmente intuibili, da una parte come dall'altra.
Franz:
Altro mito da sfatare è il legame OGM e multinazionali, tanto propagandato dagli anti imperialisti. Oggi i laboratori che possono produrre OGM hanno un costo modesto, alla portata di ditte di piccola e media dimensione (in cina sono un migliaio e in india sono centinaia). Altro che multinazionali. Naturalmente anche loro li fanno e sono i piu' famosi. I piccoli laboratori sono in grado di applicare la tecnologia del Dna ricombinante (per es. il microbombardamento, o il B. turungiensis) ma difficilmente hanno conoscenze scientifiche e tecnologie per creare nuovi Ogm da immettere sul mercato agroalimentare; tanto meno hanno abbastanza soldi per brevettare eventuali invenzioni ed effettuare i test di sicurezza necessari alla loro commercializzazione. Si limitano, quindi, a ricopiare tecnologie ormai ultrasperimentate e a produrre cultivar già esistenti sui quali pagano, eventualmente, i diritti di proprietà alle multinazionali proprietarie dei brevetti. Più spesso, i piccoli laboratori a basso costo di mano d'opera che producono semi transgenici, dipendono direttamente dalle multinazionali occidentali, nè più nè meno come altri settori industriali delocalizzano il lavoro secondo la logica della minima spesa e del massimo profitto.
E, adesso, alcuni dati presi dal massimo organo di propaganda no-global, il sole 24ore (1) : "l'industria degli Ogm e dei pesticidi per l'agricoltura continua a macinare utili, a dispetto della recessione. Il giro d'affari del settore (che, nel 2008, è stato di 7,5 miliardi di dollari secondo una stima del centro studi Cropnosis) è previsito in crescita e i bilanci di colossi del settore registrano vendite in netta crescita nel 2008 e prevedono stime positive per tutto il 2009. Monsanto, il numero uno del mercato globale (la sua quota è del 23% secondo una stima del centro studi canadese Etc Group), prevede per l'anno in corso una crescita dei ricavi del 20%. Il che significa una maggior disponibilità di cassa di circa 1,8 miliardi di dollari. Da oggi al 2012 stima una crescita del 60% del business delle sementi geneticamente modificate. Stesse ottimistiche previsioni anche per il secondo player globale: DuPont. La multinazionale americana, attiva in diversi comparti industriali (dall'energia ai trasporti, dalle costruzioni alla plastica) ha in mano quasi un sesto del mercato mondiale e prevede che i guadagni del comparto Agriculture e Nutrition crescano, nei prossimi cinque anni, ad un un tasso medio del 15%. Il terzo operatore è una società svizzera: la Syngenta. Il gruppo ha fatto registrare utili record nel 2008 e Credit Suisse ha recentemente confermato il suo giudizio sul titolo a «outperform» alzando il target price a 300 franchi svizzeri per azione. «L'ultimo trimestre del 2008 - si legge nel report del 9 febbraio - la crescita è rimasta robusta nonostante la stretta creditizia. E, stando i primi dati sulle vendite, il business di sementi e pesticidi non risentirà di alcuna contrazione nel 2009. Questo significa che per Syngenta ci sarà un forte cash flow e un probabile aumento del dividendo per gli azionisti di circa il 25%».
1)
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLi ... iew=LiberoFranz:
Priva di logica e con scarsa conoscenza dei fatti è la tua affermazione che un prodotto eventualmente sterile (che il contadino deve ricomprate ogni volta) non possa salvare il pianeta dalla fame. Perché gli ibridi F1 sono appunto sterili e sono stati introdotti circa dopo la guerra mondiale. La resa per ettaro di un ibrido F1 è stupefacente e dopo le prime resistenze i contadini hanno accettato di buon grado di dover ricomprare ogni volta le sementi avendo in cambio una resa per ettaro strepitosa. Ed ovviamente la resa per ettaro strepitosa significa (se non fosse chiaro) che dallo stesso ettaro produci piu' cibo (mais, grano, riso) per sfamare bocche. E questo ha portato all'esplosione demografica che ben conosciamo: si è passati da 1.5 miliardi alla fine del 1800 ai 6.872.272.000 attuali ma mentre nei primi 50 anni del 1900 l'aumento è stato di 870 milioni, nel secondo cinquantennio tra ibridi F1 e OGM è stato di altri 3 miliardi è mezzo. Nei 10 anni tra il 2000 ed il 2010 c'è stata una crescita demografica paragonabile a quella dei primi 50 anni del secolo scorso. Questi sono fatti, direi incontrovertibili.
Naturalmente se la modifica genetica viene fatta su un ibrido F1, in modo da sommare la produttività dell'ibrido alle caratteristiche introdotte con la modifica genetica (come la vitamina A, il ferro etc) allora sarà sterile tutto il prodotto finito. Ma lo era già prima della modifica genetica. Io, invece, credo che Franz non abbia chiara la differenza tra un ibrido F1 e un OGM. Un ibrido F1 è semplicemente il prodotto dell'incrocio tra varietà della stessa specie (nel qual caso è generalmente fertile) o di specie diverse ma molto affini tra loro (nel qual caso e, normalmente, sterile); un Ogm, invece, è un organismo vivente cui viene surrettiziamente inserita una sequenza di Dna attraverso la tecnologia del DNA ricombinante (ovvero previo isolamento, modifica e trasferimento di un pezzetto di DNA da un organismo ad un altro); là dove, per lo più, non esistono legami di parentela tra il donatore e il recettore. E, infatti, la maggior parte dei cultivar Ogm portano pezzi di Dna di organismi batterici che codificano sostanze totalmente estranee alla loro fisiologia, estremamente lontane in termini filogenetici. Inoltre, il Dna ricombinante viene introdotto nelle cellule staminali del vegetale in modo rozzo, chè il suo inserimento è random (nel caso della biolistica) ovvero legato a meccanismi propri ad una infezione (nel caso del Bacillus thuringiensis). Le cellule che sopravvivono al bombardamento, o all'infezione, hanno sequenze transegiche inserite in modo random nel genoma ospite. In altre parole, se queste cellule staminali sopravvivono, non solo il loro DNA dovrà adesso codificare proteine che non fanno affatto parte integrante della propria fisiologia naturale, ma lo devono fare con un intorno genico casuale. Ovvero, insieme alle proteine che vogliamo noi, rischiano di produrne altre codificate dal genoma dell'agente infettivo qualora la transgenesi avvenga attraverso un'infezione batterica o virale.
Ma resta un problema, al di là di tanti squisitamente scientifici: mi porti Francesco dei dati oggettivi - economici e sociali - che leghino, causalmente e incontrovertibilmente, la diffusione delle biotecnologie in ambito agroalimentare al benessere delle popolazioni che le hanno acquisite. Mentre a me pare chiaro quale tipo di benessere queste tecnologie, nè buone e nè cattive in sè, abbiano portato a chi le spaccia come panacea contro la fame nel mondo. Mi porti Francesco un dato che fosse uno, ma oggettivo e, magari, poi ne parliamo.
Ciao
Myos