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Mozione d'ordine

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: Mozione d'ordine

Messaggioda flaviomob il 09/09/2010, 23:38

D'Alema non fu mandato dagl'Italiani a palazzo Chigi, non affrontò le elezioni politiche dichiarandosi preventivamente candidato del cs / Ulivo, come fecero Prodi e Rutelli (e in senso ristretto Veltroni, che si candidò comunque per una 'coalizione' avendo PD e IDV alle spalle).


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Re: Mozione d'ordine

Messaggioda flaviomob il 10/09/2010, 0:10

PIERO:
La risposta più immediata è che non esiste una vera e propria "selezione", o meglio non esiste più da molto tempo, non solo a sinistra ma in tutti i partiti, in tutta la politica italiana.
Esiste la cooptazione, nel migliore dei casi consapevole e responsabile, nel peggiore (cioè quasi sempre) una sorta di cooptazione "oggettiva", ossia un insieme di meccanismi per cui dalla base filtra per osmosi una serie di personaggi che "non possono" essere incoerenti con i vertici e con le loro inclinazioni.
Questa è la fenomenologia per così dire interna ai partiti.


FLAVIO
Tutto vero, però anche se il meccanismo consiste nel filtraggio osmotico che hai descritto è pur sempre una forma di selezione, che quindi ha una sua intenzionalità ed avviene con modalità diverse nelle differenti forze politiche. Ci si potrebbe chiedere se questo genere di selezione per cooptazione, che tu correttamente reputi conservativa (favorisce cioè chi è d'accordo col vertice del momento), sia degna - o per lo meno coerente - di un partito che si definisce progressista, sia che rinunci (come il PD) o meno (come DS e PDS) alle propri radici socialiste. Il partito azienda ha un capo carismatico (e mitologico: si è fatto da solo) che sceglie i quadri aziendali e si rivolge direttamente al popolo per ottenerne un plebiscito. Qualche micropartito nasce e si avviluppa attorno al suo fondatore, da cui pero' dipende a vita, a volte anche con un certo consenso (IDV, Lega), altri nascono e muoiono (Dini, Rutelli &c). AN forse era il partito che manteneva un radicamento "tradizionale" più simile ai PDS-DS-PD, ma in una posizione succube a Berlusconi (per il complesso di sdoganamento e legittimazione, che pure a sinistra è stato forte e ha operato danni enormi). UDC e UDEUR, giocoforza legate a meccanismi clientelari e qualche nostalgia della balena bianca... La Lega ha un rapporto con un delimitato territorio radicato, e in "piccolo" più democratico rispetto a FI-PDL, ma è molto più dipendente da un leader carismatico (o quel che ne resta...) rispetto ai partiti "tradizionali" (ex AN, che ora si sta ristrutturando, PD, UDC) e dalla continua necessità del capro espiatorio, nonché di una ricerca di radici attraverso una mitologia quasi inventata di sana pianta e funzionale a identificare dei confini ristretti e ad aumentare la paura (e il desiderio di depotenziare e svalutare fino ad annullare) del diverso.
Non saranno proprio dei meccanismi legati alla paura ad aver generato una modalità così conservativa, nel principale partito di sinistra, di selezione della classe dirigente? Paura inconscia di un'insicurezza sociale crescente, tanto da far ritenere che ogni cambiamento potesse essere foriero di un peggioramento, vista anche l'arroganza e l'aggressività della destra (e il dilagare della sua ideologia anche al di fuori dei suoi confini), seppure "razionalmente" si aderisse a tante "liberalizzazioni", talvolta acriticamente e per moda, all'interno subentrava la paura delle conseguenze di un'innovazione spinta o comunque indotta dall'esterno, generando una dinamica sostanzialmente conservativa (ed autoconservativa), per un bisogno inconscio di chiusura, fino a ricercare il leader-segretario più adatto a... salvaguardare l'orticello? Insomma, perché un Vendola non viene fuori da un PD, così come ne è venuto fuori un Obama negli USA?


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Re: Mozione d'ordine

Messaggioda franz il 10/09/2010, 8:03

flaviomob ha scritto:D'Alema non fu mandato dagl'Italiani a palazzo Chigi, non affrontò le elezioni politiche dichiarandosi preventivamente candidato del cs / Ulivo, come fecero Prodi e Rutelli (e in senso ristretto Veltroni, che si candidò comunque per una 'coalizione' avendo PD e IDV alle spalle).

Vero. Infatti dicevo che in "qualche modo" ci era arrivato.
Non so se ci sarebbe arrivato dichiarandosi candidato ad elezioni (lo dubito ma non esiste controprova oggettiva).
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Re: Mozione d'ordine

Messaggioda flaviomob il 10/09/2010, 14:09

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Re: Mozione d'ordine

Messaggioda pierodm il 10/09/2010, 15:54

Flavio - Ci si potrebbe chiedere se questo genere di selezione per cooptazione... sia degna - o per lo meno coerente - di un partito che si definisce progressista, sia che rinunci (come il PD) o meno (come DS e PDS) alle propri radici socialiste.

No, certamente non è degna, almeno non lo è secondo ciò che la gran parte di noi identifica con il socialismo e la democrazia.
In realtà sia i tanti partiti socialisti sparsi nel mondo, sia gli altri partiti sono degli organismi che spesso (anzi, quasi sempre) hanno un funzionamento interno che non ha un rapporto ben chiaro e diretto, e tanto meno coerente, con ciò che pretenderebbero di essere.
Per inquadrare il fenomeno bisognerebbe studiare i vari soggetti politici (ma non solo politici, anche aziendali) proprio nella loro veste che ho accennato: organismi, che obediscono alle leggi che presiedono qualunque struttura complessa nella quale si esercita un potere.

Non saranno proprio dei meccanismi legati alla paura ad aver generato una modalità così conservativa, nel principale partito di sinistra, di selezione della classe dirigente? Paura inconscia di un'insicurezza sociale crescente, tanto da far ritenere che ogni cambiamento potesse essere foriero di un peggioramento, vista anche l'arroganza e l'aggressività della destra

Volendo sintetizzare e trovare un'immagine, potremmo anche definirla paura, salvo specificare cosa ci mettiamo dentro a questo concetto.
Però io non credo che si tratti di paura, anche perché - come l'invidia - la paura la vedo come un atteggiamento individuale, o - se collettivo - più tipico di una folla in fuga, o di un sentimento popolare legato gl'istinti: insomma, assai poco adattabile ad un partito, a meno che per "partito" s'intenda la sua base elettorale, il che ci fa tornare agl'istinti popolari e alla psiclogia di massa.
Io credo che si tratti invece di un'omissione dalle radici piuttosto lunghe: una sinistra che ha mancato di prendere coscienza (come invece aveva fatto la sociologia e la filosofia politica) delle trasformazioni sociali degli ultimi trent'anni, e ha continuato a ritenersi proiettata nel futuro, nel progresso, insomma destinata a vincere quella che riteneva una battaglia di prima linea, quando in realtà si trattava della guerra precedente ormai finita.
Da qui l'impressione "conservatrice".
In realtà, io penso che le cose siano ancora più complicate, perché in questo conservatorismo c'è solo una parte assai modesta di fattori e valori realmenti obsoleti (o che meritano di essere considerati tali), mentre la gran parte sono valori che meritano di essere conservati e difesi.
Quindi, direi che l'omissione riguarda soprattutto una deficienza di rinnovamento, ossia l'incapacità o la trascuratezza nel ridefinire le nuove forme sia dei problemi, sia dei valori, sia dei soggetti della "vecchia politica" e della società.
In particolare, la sinistra - nonostante la grande quantità e qualità di studi e di approfondimenti sul tema, in tempi assolutamente utili - ha mancato di aggiornare la propria visione politica in relazione alla democrazia di massa, e la democrazia di massa l'ha fregata: quando, dopo tangentopoli, la sinistra si è ritenuta ad un passo dalla vittoria, ovvero ad un passo dal poter dimostrere tutto il proprio valore, si è scoperta afona e incapace di farsi ascoltare, e ha scoperto che tutto il tesoretto di valori che pensava di possedere era fuori corso.
La democrazia di massa e la società consumistica e della comunicazione globale erano un realtà assai diversa, e inconciliabile, con la politica umanistica che nel bene e nel male era propria dei vecchi partiti, del "vecchio" mondo uscito dalla seconda guerra mondiale.

Il problema è che il "nuovo" è costituito per la gran parte dai fenomeni e dai valori (o disvalori) della democrazia di massa, post-industriale e ormai anche post-consumistica.
Per una sinistra che non si è aggiornata a tempo debito, il compito sarebbe quello di dover fare non uno solo, ma due gradini evolutivi tutt'insieme.
Difficile anche per gente brava.
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Re: Mozione d'ordine

Messaggioda flaviomob il 11/09/2010, 15:26

LA gente brava i gradini poteva farli, uno per volta :)


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Re: Mozione d'ordine

Messaggioda pierodm il 11/09/2010, 15:52

Non ricordo quale giornalista esperto di tennis (mi sembra Clerici) disse una volta che, frequentando un qualunque buon circolo si vede gente bravissima, dritti e rovesci perfetti, volee entusiasmanti, e verrebbe facile chiedersi che cos'hanno in più i campioni, quelli che vincono la Davis o il grande slam.
E' la velocità, questa è la risposta. I campioni fanno le stesse cose, ma ad una velocità doppia o tripla, e anzi quelle cose le pensano ad una velocità doppia.
E poi sono i centimetri: sotto stress agonistico, un rovescio che va a buon fine è una questione di cinque centimetri e anche meno d'inclinazione del polso o della caviglia.

I gradini, per altro, qualcuno li ha fatti, o ha pensato di averli fatti a tempo debito.
Ma ci è solo inciampato sopra. O, ancora peggio, li ha fatti scendendo invece che salendo, ritenendo che bastasse che fossero scalini e che li avesse percorsi: queste sono le "riforme" (anche di se stessi) che invece di andare avanti tornano indietro.
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Re: Mozione d'ordine

Messaggioda flaviomob il 11/09/2010, 16:10

Anch'io condivido il fatto che questo apparente conservatorismo si rivolga a mantenere valori e pratiche buone e positive, ma qui si evidenzia ancor più l'ambivalenza che la sinistra (il centrosinistra) ha mostrato in questi 15 anni, ovvero le divisioni che al suo interno hanno impedito sia di conservare il buono, sia di inseguire un'innovazione che portasse il buono verso il meglio, mentre si è verificato il contrario.
Forse dopo i due scalini che citavi, c'è da prenderne in considerazione un terzo: il fallimento del liberismo, la crisi dei diritti indotta dalla globalizzazione turbo capitalista (anche se c'è chi si ostina a dire che stiamo sempre meglio: quando si arriva in cima alla montagna, si può anche cadere di sotto...).
Il tanto vituperato intervento pubblico è stato utilizzato in Gran Bretagna - in piena crisi - per nazionalizzare una banca nel 2008. Capitali pubblici a gogò per salvare imprese negli USA e in GB: i paesi pilastro del liberismo internazionale, dai tempi di Reagan e Thatcher (i bravi condottieri che hanno gettato le basi per la crisi globale di oggi). Questo vuol dire che i paradigmi ritenuti "vincenti" negli ultimi 30 anni vanno fortemente rimessi in discussione, per tornare a quei valori autenticamente di sinistra, popolari, democratici, che riportino alla speranza di un benessere più diffuso (benessere che non coincide con la crescita "generica", ma con la qualità della vita). Ciò che traspare dal linguaggio di un Vendola: perché non di un leader PD?


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