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Possiamo reagire e dobbiamo farlo

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: Possiamo reagire e dobbiamo farlo

Messaggioda franz il 22/02/2010, 9:30

Stefano'62 ha scritto:
pianogrande ha scritto:Strefano '62
Il lavoro nero non è né dipendente né autonomo.

Certo,il punto è appunto che il lavoro dipendente non può essere nero,perchè se sei a nero non sei ufficialmente dipendente di nessuno.
Se sei "dipendente" a nero,è il tuo capo a deciderlo (non tu che devi accettare l'uovo oggi),ed è sempre lui che si sfanga le tasse,tu lavori ma non esisti,e quello che "risparmi" di tasse lo perdi altrove.
Se sei dipendente paghi le tasse,sempre e tutte,non ci si scappa.

Molti anni fa (diciamo una trentina) c'erano dipendenti che prendevano (accettavano) una parte dello stipendio in busta ed una parte "fuori busta" (quindi in nero) e quindi questa commistione tra stipendio tassato e non tassato era possibile ed attuata. Ora non so se questo succede ancora. Dubito. Il rischio è alto. Meglio ricorrere (per le aziende) alle varie forme di lavoro precario ufficliale, le quali tuttavia non sono riuscite a erodere la quota di sommerso. Esso nel tempo ( a partire dagli anni 90) è diventato un fenomeno di routine, una caratteristica dell'economia nazionale che ci pone in vetta ad una classifica tutta negativa. Ma il problema non sono le "tasse" a cui si riferisce Stefano. Sono i contributi. Per fare avere 1000 euro netti al dipendente, l'azienda ne deve sborsarne, lordi, piu' di 2000. E questo fatto (noto anche come cuneo fiscale) ci pone ai vertici dell'altra classifica, quella del costo lordo del lavoro. Con l'aggravante che poi da noi non si hanno certi i servizi e le pensioni che si hanno in Svezia o Germania.
Il problema non solo le "tasse" perché queste sono progressive e sui bassi salari incidono pochissimo. Su un salario di 800 euro le imposte sono decisamente basse, troppo basse per rischiare l'evasione (sia da parte del dipendente sia da parte del datore di lavoro). Ma sui salari bassi i contributi sono la stessa percentuale degli alti. Quindi anche su un salario di 800 euro si fanno sentire (è un prelievo di circa il 42% dal lordo). Di fatto il salario netto è basso perché vengono prelevati contributi che sono tra i piu' alti del mondo. Ecco perché vi è una duplice convenienza, sia del datore di lavoro e sia del lavoratore, al lavoro nero. Di fatto dividendo la mole di sommerso per il numero di addetti stimato (dai vari studi internazionali) si ottiene un "nero pro capite" che è piu' elevato del normale reddito netto procapite italiano, stimato dalle statistiche. Come a dire: meglio 800 netti in busta alla luce del sole (per assicurare i quali il padrone dovrebbe spenderne 1600) oppure 1200 in nero? Purtroppo chi cade in questa trappola (quasi 11 milioni di persone, pare) non ha altre alternative (soprattutto al sud) ma qui a mio avviso è una duplice responsabilità dello stato: primo perché non ha mai risolto la questione meridionale (anzi l'ha aggravata con politiche assistenziali e clientelari) secondo perché ha imposto questi contributi elevati che strozzano l'economia e la inducno al rifugio nel sommerso.
Franz
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Re: Possiamo reagire e dobbiamo farlo

Messaggioda ranvit il 22/02/2010, 11:56

Franz,
una delle pratiche oggi più diffuse qui al sud è di contabilizzare una paga regolare (con l'inquadramento al livello piu' basso possibile), ma di farsi restituire dal dipendente una parte del netto. Esempio : assumo per tre anni un disoccupato per cui non pago i contributi, verso i suoi contributi e tasse ma di netto invece che 970 euro gliene dò 700. Risultato : sono in regola, non pago contributi, ho speso 1250 ma ho incassato 270 in nero.

Tra le ragioni del nero c'è sicuramente il fortissimo cuneo fiscale di cui tu parli spesso : chi dobbiamo ringraziare se non tutti i governi che si sono succeduti in 60 anni con la fattiva e determinante collaborazione dei sindacati e della sinistra?


Vittorio


Ps Cardif, per quanto riguarda De Luca nel 3d apposito ci sono tutte le notizie per smetterla di dire "due rinvii a giudizio per associazione per delinquere, truffa, concussione e falso".... Sta tranquillo dove vivi, ma se tu fossi un amministratore pubblico in Italia con la voglia di risolvere concretamente i problemi dei cittadini......la condizione di "indagato" sarebbe il minimo che ti puo' capitare!
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Possiamo reagire e dobbiamo farlo

Messaggioda Stefano'62 il 22/02/2010, 12:48

ranvit ha scritto:Tra le ragioni del nero c'è sicuramente il fortissimo cuneo fiscale di cui tu parli spesso : chi dobbiamo ringraziare se non tutti i governi che si sono succeduti in 60 anni con la fattiva e determinante collaborazione dei sindacati e della sinistra?

E di nuovo mi tocca essere d'accordo.
E io sono veramente stufo di ascoltare tutte le vuote dichiarazioni d'intenti,ma poi di aspettare inutilmente che alla prova dei fatti la sinistra si comporti finalmente da sinistra.
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Re: Possiamo reagire e dobbiamo farlo

Messaggioda Sandra Zampa il 24/02/2010, 18:38

Cari amici, anche se con un discreto ritardo (per motivi che vi lascio immaginare...) riprendo ora il dialogo con voi.

franz ha scritto:Grazie Sandra,
per averci resi partecipe delle tue riflessioni in questo nostro spazio di discussione.
A te rispondo con una domanda. Non facile.
L'Italia ha mille problemi. A volte secolari, come la questione meridionale. Se facciamo una elencazione di questi punti c'è quasi da disarmarsi di fronte alla mole dei compiti: giustizia, sanità, welfare, pensioni, scuola, innovazione, ricerca, territorio (che frana), riforme istituzionali, immigrazione, emigrazione, criminalità, moralità pubblica.
E mi fermo qui solo brevità, non per carità di patria.
Uno degli aspetti della politica è anche individuare le priorità, oppure una sorta di chiave di volta che una volta risolta rende più facile ed egevole risolvere il resto.
Se esiste questo nodo prioritario, secondo te quale è?
Grazie per ogni risposta, da te come da ogni forumulivista
Franz



pianogrande ha scritto:Ne lancio una.
Come funziona il rapporto della politica con il cittadino?
Come faccio a rivolgermi alla politica (esiste questo livello?) per far presente un problema mio o di tipo locale o più generale?
Un po' come il rapporto che si può (o si poteva) avere con un sindacato.
Secondo me, questo tipo di rapporto o di feedback non esiste.
Non tiratemi fuori i sondaggi o le petizioni perché sono, comunque, mezzi al disopra del singolo cittadino.
Qualcuno conosce una risposta concreta?



Rispondo insieme a queste vostre due osservazioni perché mi sembrano attinenti l'una all'altra.

Il nostro Paese ha mille problemi, ma io ne avverto uno su tutti, un po' il "problema dei problemi". I cittadini non intravvedono il ruolo della rappresentanza che gli eletti, nelle amministrazioni locali o nazionali, dovrebbero svolgere. La nostra legge elettorale, imposta dal centro destra, non facilita affatto il rapporto diretto tra cittadini elettori e cittadini eleggibili.
L'ho già detto più volte e lo ripeto: il "porcellum" non mantiene, anzi cancella, il rapporto con il territorio. Ma è anche una questione culturale di grande importanza. Grava in modo allarmante la ormai incrollabile convinzione che la politica non serva, che sia solo al servizio dei giochi di potere, che serva a mantenere una classe di "politicanti" favoriti dalla sorte. Ad alimentare questa idea concorrono anche le politiche, dalle quali scaturiscono le leggi "ad personam" che rappresentano la più evidente storpiatura del principio secondo il quale la politica è al servizio della collettività. Questa scollatura tra politica e società civile è uno dei grandi mali della nostra democrazia. Perché un sistema democratico si alimenta e si rende sempre più forte con il contributo, insostituibile, della partecipazione.

Gli spazi della politica, entro i quali far valere le ragioni dei cittadini, esistono, ma la politica ha prima di tutto bisogno di riconquistare il primato che le spetta, ossia di strumento al servizio del bene comune. Altrimenti i circoli, le sedi dei partiti e anche questo spazio sulla rete sono destinati a rimanere lettera morta. Ecco perché affermo che la questione della rappresentanza e del rapporto sul territorio sono questioni di primaria importanza.

Se poi devo indicare il problema "nodale", tra i tanti del nostro Paese, indicherei tra le priorità una seria ed efficace politica economica che restituisca all'Italia un ruolo di leadership in Europa e nel mondo, una politica che in questa difficile congiuntura di crisi non penalizzi le fasce a reddito basso e che intervenga in modo concreto sulla nostra produttività in drammatico calo. Poi ci sono i giovani, la Scuola e l'Università: penalizzati da riforme ispirate solo alla politica dei tagli della spesa, senza tener conto che, proprio nei periodi di crisi, si deve investire in cultura e opportunità per i giovani e non tagliare, ipotecando così il futuro più prossimo del Paese.

Grazie per la vostra attenzione,
Sandra
Ultima modifica di Sandra Zampa il 25/02/2010, 10:25, modificato 1 volta in totale.
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Re: Possiamo reagire e dobbiamo farlo

Messaggioda Sandra Zampa il 24/02/2010, 18:44

cardif ha scritto:Avevo letto e volevo aspettare 24 ore per leggere una eventuale risposta dall'alto, che, come mi aspettavo, non è arrivata.
E dico per prima cosa che parlo per esperienza, perché anche in altri siti qualcuno cala dall'alto una comunicazione del proprio 'verbo' e poi addio: riflettete voi su quanto vi ho comunicato, quello che dite non lo leggo nemmeno.
Anche in questo caso la procedura è la stessa: dovremmo arrabbattarci a discutere tra noi come in un pollaio, mentre in alto vi sono le aquile che volano.
...
cardif


Carissimo Cardif,
come vede, anche se in tempi più lunghi rispetto a quelli da lei vaticinati, ho risposto. Aspettavo di raccogliere alcune domande per proporre ragionamenti utili alla discussione.

Non ritengo affatto che questo dibattito sia da "pollaio" come lei sostiene e se davvero la pensa così mi chiedo, e le chiedo, perché lei vi prenda parte. Tanto meno mi sento un'aquila, ma solo una parlamentare alla quale una legge elettorale sbagliata ha impedito di essere eletta dai cittadini in modo diretto. Il mio tempo, proprio come quello di chiunque altro impegnato in un lavoro piuttosto pressante, non è moltissimo e non sempre posso garantire tempi veloci di reazione. Rispetto al fatto che io mi erga a maggior esperta di un cittadino elettore, che non è né piccolo né grande, mi permetta di farle notare che non è certo per sciorinare perle di saggezza che ho deciso di rivolgermi a voi, della comunità dell'Ulivo, come anche ad altri. Sento l'urgenza ed anche il bisogno di rendere conto del lavoro che svolgo ogni giorno alla Camera dove siedo grazie al voto di molti di voi e per corrispondere ad una richiesta che molti mi hanno rivolto. Se lei trova retorico un appello alla partecipazione e alla salvaguardia dei valori della democrazia e, invece, conosce un mezzo diverso, rispettoso delle regole democratiche, dal voto responsabile per dare più forza alla voce della minoranza ce lo dica. Ma se invece la questione è la fiducia nelle capacità di rappresentare le istanze della società civile in Parlamento che in lei vacilla, mi spieghi come possiamo ricostruire un dialogo e rimediare allo strappo tra cittadini e politica se non mettendosi in gioco in prima persona e portando avanti, con civiltà, le proprie ragioni e le proprie motivazioni.
Grazie per la sua attenzione e buon lavoro.

Sandra
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Re: Possiamo reagire e dobbiamo farlo

Messaggioda cardif il 24/02/2010, 20:59

Letto il messaggio (che non mi aspettavo) e letto il 'carissimo' ed il 'lei', (che pure non mi aspettavo), ma soprattutto visto che ci sono delle domande, mi pare doveroso rispondere.

Carissima On. Zampa, innanzitutto niente di personale, non c'è motivo.

Esattamente il 16/03/2009 ho scritto sul PDNetwork la frase che ho riportato sopra a proposito dell'aia che, secondo me, è quel sito, ma per un aspetto in particolare: il fatto che arrivavano messaggi dai piani alti, che venivano lasciati là, al commento degli iscritti. Questa impressione, quindi, l'ho avuta per altri interventi, non per il Suo in particolare.
Personalmente partecipo per altri aspetti: confrontare le mie opinioni con quelle di altri frequentatori e nient'altro.
Molti frequentatori del sito del PD hanno avvertito il bisogno di un maggior contatto con il vertice; e molte sono state le richieste, inascoltate, affinché si creasse una interfaccia, attraverso un referente, tra loro ed il vertice.
Chiarisco che ho usato 'aquile' nel senso che volano alto, che stanno lontano dalla base; e 'presunzione di superiorità' legata alla collocazione in alto nella 'scala politica', non con riferimento, né tantomeno ironia, alle capacità intellettive.
Chi frequenta questi siti, e questo in particolare, non è certo indifferente alla 'partecipazione e alla salvaguardia dei valori della democrazia', basta leggere qualcosa.
Lo so che di più non si può fare in un Parlamento imbrigliato come questo, sotto permanente scacco del voto di fiducia; in me, ma certamente saprà che non solo in me, vacilla la fiducia che i politici (loro, non io) trovino il modo di 'rimediare allo strappo tra cittadini e politica', percependo meglio gli umori della società civile (o della base, per i partiti).
Gli elettori, più che cambiare partito o non votare, altro non possono.
Lo so, e ovviamente non solo io, che l'eliminazione della preferenza è stato un duro colpo alla democrazia rappresentativa (fosse stata almeno compensata col voto segreto sempre, per sottrarre il parlamentare assunto per chiamata diretta al ricatto di chi lo sceglie).
Ma soprattutto voglio chiarire: so bene che il tono del mio precedente messaggio è amaro, ma lo è perché sono amareggiato dal non vedere un 'utile politico' maggiore nell'impegno dei rappresentanti del Cs, che certo c'è, ma evidentemente non è sufficiente, dal momento che i sondaggi oggi danno il PdL al 37% ed il PD al 27%, cosa che a me proprio non soddisfa per niente.
Grazie per l'eventuale attenzione, cardif
Ma mo' mi so' capito bene?
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Re: Possiamo reagire e dobbiamo farlo

Messaggioda Loredana Poncini il 25/02/2010, 19:23

Cardif esprime quello che una semplice cittadina come me spera avvenga attraverso un uso virtuoso del virtuale, e cioè di poter usufruire di un sito come questo per PARTECIPARE a un consenso informato su quanto viene deciso nella RES PUBLICA.
L'on. Sandra Zampa può dirci a che punto siamo sui Circoli PD Online ?
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Re: Possiamo reagire e dobbiamo farlo

Messaggioda annalu il 26/02/2010, 20:35

Cara Sandra, prima di tutto ti ringrazio anch'io per la tua partecipazione in questa nostra piccola piazza democratica.
Non ho avuto occasione di conoscerti personalmente, ma conosco la tua serietà ed il tuo impegno: proprio per questo mi permetto, invece di farti le solite domande, di farti anch'io le mie piccole critiche.
Nella tua risposta citi, come "problema dei problemi", il non riconoscimento del ruolo di rappresentanza degli eletti nelle pubbliche amministrazioni, e ne dai una responsabilità alla legge elettorale.
Ovviamente il porcellum non aiuta, ma forse il problema non è tanto la "visibilità" del ruolo di rappresentanza degli eletti, quanto l'opinione, ormai ampiamente diffusa, che questo ruolo di rappresentanza sia sottovalutato e spesso trascurato dagli eletti stessi.
Tu aggiungi:
Sandra Zampa ha scritto: Gli spazi della politica, entro i quali far valere le ragioni dei cittadini, esistono, ma la politica ha prima di tutto bisogno di riconquistare il primato che le spetta, ossia di strumento al servizio del bene comune.

Ecco, qui secondo me hai centrato il punto.
Ma come può la politica riconquistare il primato che le spetta, come può ridiventare "credibile" come strumento al servizio del bene comune, se esempi di corruzione palese, ma anche di piccolo intrallazzo, sono visibili in tutti i settori?
Noi lo sapiamo bene da che parte dominano la corruzione ed il malaffare, ma non si possono negare piccole crepe anche nelle nostre fila. E qui viene il problema: mentre i berluschini apprezzano i furbi, quindi possono permettersi di confondere la realtà e trasformare una prescrizione in una assoluzione (che poi è semplicemente il plauso a chi riesce a farla franca), da questa parte si pretende molto dai nostri politici, e se pure si comprende che tra le singole persone di ogni parte politica possano esserci persone "che sbagliano", non si accetta che la lotta alla corruzione subisca sospensioni.

Tu giustamente citi tra i problemi "nodali" del paese prima di tutto la politica economica, e come non essere d'accordo?
Però è proprio la gravità della situazione economica del paese a rendere ancor più insopportabili i livelli di spreco e malaffare che la politica sta esibendo in questo periodo storico.

E poi, vorrei tornare un attimo al problema della comunicazione in rete, verso la quale il Pd in genere ha dimostrato sempre una forte diffidenza.
Questo discorso vorrei rivolgerlo proprio a te, perché con la tua partecipazione dimostri un'attenzione inusuale verso la rete, attenzione non priva di coraggio, perché in rete il dialogo è molto diretto ed è più facile ricevere critiche che non lodi, soprattutto quando lo scontento è molto diffuso.
Ecco, molta della diffidenza dei politici verso la rete è proprio questo modo molto informale di comunicare, che però rappresenta anche una grande forza, un contatto diretto con gli "umori" delle persone, che riflettono in larga parte gli umori della popolazione, anche se chi partecipa direttamente è spesso (ma non sempre) relativamente più colto e scolarizzato della media della popolazione.
Ora, la comunicazione "calata dall'alto" è certamente perfetta per i berluschini che hanno un "capo" da seguire fideisticamente, ma non può andar bene per i "nostri" politici, che dovrebbero essere sempre presenti tra la gente ed in contatto quasi personale con i propri elettori. E se la legge elettorale non facilita la comunicazione diretta, tanto più i nostri politici dovrebbero sforzarsi di cercarla e trovarla ovunque questa esigenza venga espressa.

Spero di non essere stata troppo critica, ma se non ci ascolti tu che pure di tanto in tanto partecipi e rispondi, a chi potremmo rivolgerci?
Non prendere quindi questo mio discorso come una critica personale, anzi.
E tanti, tanti auguri di buon lavoro.

Annalu

PS. A proposito, leggendo in giro, ho l'impressione che il "consenso" a Berlusconi, tra chi frequenta la rete, sia abbastanza nettamente in calo, ma se il Pd non sarà in grado di dare un forte colpo di reni, il massimo successo possibile sarà un aumento dell'assenteismo alle elezioni. Perché molte persone anche decisamente non di sinistra (o anche decisamente di destra)sono esasperate dal malaffare e dalla falsificazione della realtà da parte delle "trombe berlusconiane" dell'informazione, ma ormai disperano che ci sia qualcuno in grado di reagire con efficacia.
E cosa ci può essere di peggio, e di più pericoloso per il paese, della perdita della speranza?
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Non c'è futuro se non quello che si prepara nel presente

Messaggioda Sandra Zampa il 16/03/2010, 14:17

"... E' questo il punto sostanzialmente eversivo e tecnicamente intollerabile del discorso berlusconiano sulla giustizia, indipendentemente dall'esito dei procedimenti in corso a suo carico: il sostenere - senza esibire prove e senza farne conseguire a sua volta azioni giudiziarie specifiche- che la magistratura (o parti di essa) avrebbe commesso e starebbe reiterando il più grave dei reati ad essa attribuibili, vale a dire agire non in applicazione delle leggi ma al fine di abbattere un legittimo potere dello stato. l'idea, propria di sostenitori di Berlusconi, che sia in corso un braccio di ferro tra poteri che va sciolto facendo prevalere quello dei due legittimato dal voto popolare, ossia appunto il capo della maggioranza e del governo, appare molto simile a un sofisma: l'investitura del voto non può autorizzare la pretesa del premier di agire 'legibus solutus' ed è questa pretesa a porsi in patente conflitto con lo stato di diritto. Benché simili comparazioni abbiano più che altro un valore didascalico va notata la somiglianza tra questo discorso berlusconiano sulla giustizia e quelli pronunciati da altri capi di governo in momenti cruciali della storia nazionale. Mi riferisco in particolare a quello di Mussolini del gennaio 1925 e a quello di Craxi del 1992. Nel gennaio del '25 non negò gli addebiti ma affermò nei fatti che la politica, in questo caso l'azione di governo, non poteva fermarsi: era il segnale che la costruzione del regime totalitario aveva la porta spalancata. Nel 1992 Craxi, in un memorabile discorso parlamentare, non negò affatto l'esistenza di tale sistema, anzi fece una chiamata di correo nei confronti di tutta la classe politica, ma affermò che proprio per questo era la politica stessa, non la magistratura, a dover risolvere il problema. Anche nel suo caso la pretesa era affermare la superiorità della politica rispetto al vincolo delle leggi, almeno in situazioni di emergenza. Nel caso di Berlusconi c'è però qualcosa di più: non solo la negazione di ogni tipo di responsabilità ma l'attribuzione del conflitto stesso con la magistratura a una macchinazione di quest'ultima".

In queste ore che fanno seguito alla manifestazione della sinistra a Roma, ho scelto di condividere con voi alcuni passaggi del volume "Berlusconi passato alla storia. L'Italia nell'era della democrazia autoritaria" di Antonio Gibelli, docente di storia contemporanea all'Università di Genova e membro del comitato scientifico dell'Historial de la Grande Guerre. Passaggi che colpiscono per l'attendibilità dell'analisi di una realtà che abbiamo visto compiersi anno dopo anno sotto i nostri occhi e alla quale abbiamo saputo rispondere innalzando un argine di resistenza, rappresentato dalla duplice vittoria del centrosinistra guidato da Prodi. Un argine sempre travolto prima del tempo per le nostre stesse incapacità. Ho scelto di citare quelle pagine e di richiamare alcuni passaggi della storia di questi quindici anni per due ragioni. La prima è che il voto del 27 e 28 marzo può aprire finalmente una piccola breccia nel muro di gomma della destra e lasciarci intravvedere un orizzonte. La seconda ha a che fare con la figura del Caimano, evocato nei giorni scorsi. E' mai scomparso il Caimano? A me non pare. Si è limitato a immergersi nei momenti in cui, non detenendo il potere, era più prudente e utile al suo disegno non avere troppa visibilità.

La testimonianza che indirettamente (editoriale di Scalfari di domenica 14 marzo) ci arriva dal Presidente Ciampi parla da sé. In queste settimane abbiamo assistito ad uno spettacolo avvilente allestito attorno al problema delle liste del Pdl della Lombardia e di Roma. Il primo caso si è risolto da sé. Il secondo non può risolversi perché la lista non è mai stata presentata. Chi ha combinato il pasticcio era probabilmente certo di potersela cavare. Chi si sarebbe assunto il rischio di fermarli?

A forza di pensare che Berlusconi non è tenuto a rispettare la legge, si corre il rischio di convincersi che il privilegio, per la proprietà transitiva, si estenda a tutti coloro che "lavorano" per lui. Ma le cose non sono andate così: perciò Berlusconi ha dovuto rinfrescare il repertorio noto e ha denunciato l'esistenza di un' associazione a delinquere che coinvolge anche magistrati. La Russa ha plasticamente reso la qualità della relazione che lega il capo e i suoi: occorre servirlo anche a costo di prendere fisicamente di petto chi gli si contrappone con domande insistenti e fastidiose. Ma in queste ore arriva anche la notizia (confermata nel momento in cui mi accingo a licenziare questo testo) di una nuova indagine a carico del premier, e con lui di Innocenzi e del direttore del TG1, Minzolini. Un fatto che richiama la nostra attenzione proprio sull'altra grande anomalia di questo premier.

Il problema del conflitto d'interessi e della patologica relazione di Berlusconi con il sistema dell'informazione. Che importa se un'azienda pubblica rischia di perdere il suo valore, perché il suo prodotto di punta, l'informazione, non è più attendibile? Sono stata incerta fino all'ultimo minuto se dedicare questa riflessione al "Berlusconi passato alla storia". Conosco, non fosse altro che in ragione della mia professione, la polemica sulla necessità di rimuovere persino il nome del "Cav" dai nostri discorsi, di evitare demonizzazioni della sua persona, e condivido assolutamente l'esigenza di parlare finalmente del Paese, dei suoi problemi e del suo futuro. Per ritrovare la fiducia della maggioranza degli italiani noi dobbiamo avere la certezza e farla apprezzare loro che un'altra Italia è possibile.

Ma non riesco a non farmi questa domanda. Se "Berlusconi ha imposto- come scrive ancora Gibelli- un nuovo senso comune e ha fatto di questo una sabbia mobile nella quale i suoi avversari rimangono regolarmente impigliati", qual è il nostro compito? Non abbiamo il dovere civico di denunciare ciò che sta accadendo sotto i nostri occhi? Non dobbiamo riscuotere l'opinione pubblica prima che la situazione sia irrimediabilmente logorata o compromessa? Sbaglia chi sostiene che parlare del futuro e di un'altra Italia non sia compatibile con la denuncia puntuale e spietata di un disegno di stravolgimento istituzionale e costituzionale.

Un disegno che è sempre più vicino alla sua realizzazione finale e che Berlusconi intende questa volta portare fino in fondo. Non ci si può tirare fuori sperando a destra di "farefuturo", o di stare al centro immobili perché c'è' sempre un'altra cosa più importante.

Non c'è futuro se non quello che si prepara nel presente.

Non c'è una cosa più importante del rispetto delle leggi se si vuole tutelare la democrazia.


On.le Sandra Zampa

Ultima modifica di Sandra Zampa il 24/03/2010, 21:21, modificato 1 volta in totale.
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Re: Possiamo reagire e dobbiamo farlo

Messaggioda pianogrande il 17/03/2010, 12:47

Certamente.
Non si può dire non parliamo sempre di Berlusconi ma parliamo dei problemi dell'Italia.
Berlusconi (e, sopratutto, quello che rappresenta) è il principale e più drammatico problema del nostro paese.
Quelo che sta succedendo in questi giorni (censura delle trasmissioni televisive sgradite e reazioni temporeggiatrici degli addetti ai lavori) è l'inizio di una dittatura.
Casini dice di parlare di sanità.
Chissà perché le due cose le mette in alternativa.
Nessuno gli vieta di parlare di sanità (almeno per il momento).
In questo momento in cui si sta rivelando tutta la tendenza dittatoriale del capo di questo governo, dove sta l'opposizione?
Le manifestazioni di piazza vanno benissimo ma il sorrisino post-dalemiano di Bersani senza azioni concrete a questi qua gli fa il solletico.
Fotti il sistema. Studia.
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