chango ha scritto:se il lavoro non è un diritto allora è un privilegio e come tale a assoggettato della totale discrezionalità di chi un lavoro lo può offrire.
non riconoscere come diritto fondamentale l'accesso al principale strumento di sopravvivenza e autonomia di una persona vuol dire minare le basi della democrazia stessa.
che valore hanno la libertà di parola o di religione, se poi il lavoro ti può essere tolto solo perchè la pensi diversamente o professi il credo "sbagliato" rispetto al "datore" di lavoro.
Se non fosse un diritto sarebbe comunque un bisogno, tuttavia non si deve confondere il diritto al lavoro con il posto di lavoro
Un datore di lavoro ha anche lui dei diritti e non ha certo sposato il dipendente.
Se c'è il divorzio tra coniugi non vedo perché debba essere indissolubile il rapporto di lavoro.
Quindi se un datore di lavoro vuole rescindere il contratto (perché ha trovato uno piu' bravo, perché non ha piu' bisogno) lo fa.
Al limite anche solo perché gli sta antipatico e ne ha trovato uno che gli sta simpatico e tiene pure alla sua squadra di calcio e vota come lui.
Diritto o non diritto, il lavoro non puo' essere garantito quando non c'è. Invece un reddito (di disoccupazione o di assistenza) quello una società avanzata puo' garantirlo, mettendo gli opportuni paletti anti-furbi.
Stranamente l'Italia, con quell'articolo costituzionale, ha prodotto milioni di emigrati nel mondo, verso paesi in cui quell'articolo non sta scritto ma il lavoro si trova, e parecchio. E ci sono an che ottimi sussidi di disoccupazione e aiuti veri agli indigenti (reddito minimo).
Noi siamo bravi a scrivere begli articoli ma non a creare lavoro. Altri paesi sono molto piu' pratici.
Ciao,
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)