da pierodm il 15/02/2009, 12:59
Matt
Si usa dire che nei forum bisogna evitare di trasformare la discussione in un confronto personalistico, e di scadere nelle offese personali.
Io non sono così schizzinoso, soprattutto perché è difficile separare sempre i due livelli, quello personale e quello "intellettuale", e anche perché qualche ciancicamento del bon ton non ammazza nessuno: nemmeno quando la cosa è rivolta contro di me.
Però, come ha fatto notare qualcuno, il problema vero è la stupidità delle offese, più che le offese in se stesse.
In definitiva, autorizzo Matt a offendermi quanto vuole, a patto che spieghi perché lo fa, o meglio, quali siano le parole che meritano di essere lapidate e per quale ragione.
Con Franz siamo ad un caso che ormai ritengo disperato.
Sono anni che va avanti questo genere di diatribe nominalistiche, nobilitate dall'appellativo di "semantiche" e io confesso di non avere quasi più la forza di continuare a sostenerle. Del resto, ho sempre pensato che una delle virtù più grandi - che io non ho - sia quelal dell'ostinazione.
Stefano lo ringrazio per aver speso due parole in mia difesa, o forse solo in difesa dell'ovvietà.
E' infatti ovvio che "i cattolici" siano quei cattolici che parlano o agiscono, manifestando così le proprie idee e intenzioni del genere di quelle che stiamo discutendo. Questo, a livello di un'interpretazione lineare e immediata del contesto in cui ho scritto, ossia dell'argomento dibattuto.
In via più generale, tuttavia, il discorso non è molto diverso.
Dire "i cattolici" - come anche dire "i liberali" o "i fascisti" - fa riferimento non solo e non tanto alle "persone" dei liberali e dei fascisti, ma anche e soprattutto all'ideologia della quale sono portatori coloro che si dichiarano e che si presentano sulla scena come "cattolici", liberali o fascisti, e si contrappongono in questa veste ad altri punti di vista.
C'è in questo, naturalmente, un'implicita chiamata in correità di coloro che, cattolici silenziosi e praticanti, di fatto sostengono le posizioni e il potere della Chiesa e di coloro che invece fanno militanza attiva.
Infine, "i cattolici" sta a significare in senso proprio e diretto - direi storico e impersonale - la "comunità" cattolica, la sua posizione e la sua ideologia quale si evince dalla dottrina e dalla prassi, nel senso di cui si fannoportavoce proprio oggi su Repubblica sia Scalfari sia Rodotà.
E' ovvio e ben noto a tutti noi che dei venti, trenta, quaranta milioni di cattolici italiani, molti fanno parte della sinistra, o comunque di forze laiche, oche non seguono le direttive papaline, o si dissociano dalle affermazioni, dai vizi, dalle omissioni, dalle contraddizioni di coloro che amano presentarsi in veste ultimativa di "cattolici": proprio per questo motivo non meritano di essere classificati come "cattolici" e dunque non sono ricompresi in quel "i cattolici" che io ho usato come soggetto delle esecrabili azioni di cui si parlava.
In altre parole, dire "i cattolici" equivale a dire "il cattolicesimo", ufficiale e storico: poiché ovviamente anche il cattolicesimo, nonostante le sue fantasiose pretese, cammina sulle gambe degli uomini, la cosa assume inevitabilmente anche una dimensione personale, fatta dalla faccia di Formigoni, dal trotterellare paludato di Ratzinger, dal rossetto sadomaso della Pivetti, dai panino con la mortadella dei pasdaran davanti alla clinica La Quiete, dall'avvocato Taormina e tutti gli altri timorati-di-tutto-fuorché-di-dio, che in mezzo a tanto furore non hanno trovato il tempo per una parola di pietà, ritenendo forse che il loro sfoggio di cattolicesimo bastasse e avanzasse.
I nemici della religione non sono gli agnostici - come me -e gli atei ma questi che della religione fanno uno strumento di delegittimazione umana e di lotta politica. E che del cattolicesimo rivendicano tutto, meno la sua essenza principale, che è la pietà - forse perché la pietà non appartiene al repertorio cattolico, ma a quello più propriamente cristiano ed evangelico.