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Renzi dove vai?

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: Renzi dove vai?

Messaggioda flaviomob il 04/09/2012, 20:51

Renzi ha un problemino: lo statuto del PD. Se vuole candidarsi premier deve prima candidarsi segretario e ottenere i voti. Perché si rottamano magari le vecchie cariatidi, ma non certo le regole.
Vendola ne ha un altro: gli avvisi di garanzia.
Bersani è ambivalente, oscilla.
Siamo messi davvero male.
Secondo me bisogna spingere per le primarie di collegio o, se il sistema elettorale sarà inadatto a questo genere di consultazioni, comunque a una consultazione della base per decidere i candidati al parlamento. Il rinnovamento passerà da questa stretta via, se lo vogliamo veramente. Il resto mi sembra illusorio: se anche (per assurdo) un Renzi fosse il miglior pdc possibile, renderlo prigioniero di un parlamento in mano ai soliti noti significherebbe mettere il vino vecchio nel nuovo otre. E regalare milioni di voti a Grillo.


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Re: Renzi dove vai?

Messaggioda franz il 04/09/2012, 23:19

flaviomob ha scritto:Siamo messi davvero male.
Secondo me bisogna spingere per le primarie di collegio o, se il sistema elettorale sarà inadatto a questo genere di consultazioni, comunque a una consultazione della base per decidere i candidati al parlamento. Il rinnovamento passerà da questa stretta via, se lo vogliamo veramente. Il resto mi sembra illusorio: se anche (per assurdo) un Renzi fosse il miglior pdc possibile, renderlo prigioniero di un parlamento in mano ai soliti noti significherebbe mettere il vino vecchio nel nuovo otre. E regalare milioni di voti a Grillo.

Hai ragione e chiaramente oggi il destino delle legge lettorale nuova è in mano alla segreterie attuali (da rottamare) ed al Parlamento eletto come sappiamo. Siamo proprio messi male. Ma non vedo vie d'uscita. Il PD ha scelto la strada delle primarie. Scelta interna. Se vincerà Renzi sarà lui ad avere in mano il birillo nel PD. Se avremo una nuova legge elettorale saranno i cittadini a scegliere chi mandarci (c on le preferenze o le primarie) e se avremo ancora il porcellum (o una cosa molto simile) sarà Renzi a scegliere chi viene blindato nelle liste.
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Re: Renzi dove vai?

Messaggioda matthelm il 05/09/2012, 10:16

Scontro nel Pd:
la terra bruciata attorno a Renzi

Deve esserci qualche componente di indecifrabile autolesionismo nel coro di attacchi ad personam intonato dai dirigenti del Pd ostili alla sfida di Matteo Renzi. Quando Massimo D'Alema sostiene che Renzi è «inadatto» a governare l'Italia, trasmette il messaggio che anche Firenze sia guidata da un sindaco del Pd «inadatto» a governare, oltre che un Paese, una città. E se Beppe Fioroni chiede le dimissioni di Renzi da sindaco di Firenze nel caso in cui volesse insistere con la candidatura a premier, dimostra che c'è un malanimo speciale nei confronti di uno sfidante trattato come uno straniero in Patria, un «nemico interno», una figura molesta da mettere all'angolo.
Quella lanciata da Renzi è una sfida vera alla leadership di Bersani e scombina le geometrie che si stanno delineando in vista delle elezioni. E ovviamente sono legittimi i toni aspri di chi viene sfidato e non condivide la politica proposta dal sindaco di Firenze. Ma un martellamento così stizzito, peraltro non assecondato dallo stesso Bersani che ne dovrebbe essere il beneficiario, ha il sapore della reazione infastidita di un ceto dirigente che si crede inamovibile ed è anche controproducente. Sembra il ricompattamento della nomenclatura contro l'outsider e non è una buona politica se si considera il non proprio eccelso livello di popolarità che le nomenclature di partiti oggi patiscono nell'opinione pubblica. Il dato generazionale non sembra centrale in questa reazione auto difensiva. È piuttosto lo scompiglio che la figura di Renzi suscita a provocare un'ostilità emotiva così pronunciata nei D'Alema, nei Fioroni, nella Bindi e in tutta la seconda fila che oggi spara sul sindaco di Firenze dimenticando che nelle primarie per il sindaco fiorentino Renzi sfuggì alla logica della cooptazione e degli apparati onnipotenti. Come Vendola in Puglia: solo che Vendola è il leader di un «altro» partito, mentre il partito di Renzi resta il Pd.

Dunque è la percezione di una minaccia insidiosa, lo sbandamento che provoca una figura da delegittimare prima, come è accaduto, come un presunto emissario del Nemico (il famoso incontro ad Arcore), poi da neutralizzare trattandolo come un ragazzino incapace, un carrierista senza scrupoli, un giovanotto sfrontato che non vuole adeguarsi ai riti e alle liturgie lente dei tradizionali curricula della classe politica italiana, più fondati sul criterio della fedeltà che su quello dell'intraprendenza e della spregiudicatezza. Ovviamente il ceto dirigente del Pd può accusare legittimamente Renzi di aver usato per primo un'aggressività verbale («la rottamazione») da cui ha tratto ispirazione per una difesa anch'essa eccessiva.

E anche la critica politica alle posizioni di Renzi non deve essere ingabbiata in una pastoia di buone maniere che nascondono l'essenza di un conflitto esplicito. Ma se il coro si fonda sull'ossessione dell'«incapacità» del giovane Renzi, sostenuta con sospetta unanimità dentro e fuori il Pd, da D'Alema a Vendola, da Fioroni a Casini, da Rosy Bindi allo stesso Grillo, allora la critica politica diventa l'isolamento del reprobo, la terra bruciata attorno al grande rompiscatole. E da che pulpito, poi. Forse la vecchia ed esausta nomenclatura politica può emettere verdetti sulla presunta «incapacità» altrui senza un crudele esame di autocoscienza e di autovalutazione? Davvero pensano che sia un argomento formidabile contro Renzi e non, invece, un insperato regalo al sindaco fiorentino il quale, attaccato dai mandarini che sentono oltraggiata la loro presunta superiorità, assume agli occhi dell'opinione pubblica un ruolo di simpatico e baldanzoso scompaginatore degli apparati, della «casta», della vecchia politica abbarbicata alle proprie rendite di posizione? Fioroni chiede a Renzi di dimettersi da sindaco di Firenze se vuole presentare la propria candidatura alla premiership. Ma l'aveva chiesto al parlamentare Fassino quando si è presentato candidato sindaco di Torino? Ovviamente no. Allora è questa disparità di trattamento il vero problema. Perché Renzi è sentito come una minaccia, un esplosivo da disinnescare, a prescindere dai sondaggi e dalle previsioni. Un regalo più prezioso al sindaco di Firenze non si poteva immaginare.

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Re: Renzi dove vai?

Messaggioda flaviomob il 05/09/2012, 22:13

Renzi dovrebbe candidarsi in violazione dello statuto del PD e dopo una condanna, sia pure in primo grado, da parte della Corte dei conti. No, non mi garba, se il buongiorno si vede dal mattino, non ci siamo proprio. Magari per lui, come per Vendola, si risolverà tutto con una piena assoluzione ma secondo me, per principio, è meglio che nessuno dei due si candidi per non correre il rischio di avere presto un'"anatra zoppa" al comando...


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Le due mosse che svelano chi è Renzi

Messaggioda franz il 16/09/2012, 10:47

“Le due mosse che svelano chi è Renzi” di LUCA RICOLFI da La Stampa del 16 settembre 2012

A Matteo Renzi, ultimamente, vengono rimproverate un mucchio di cose, ma soprattutto una: la tendenza a glissare sui contenuti, sulle proposte programmatiche, sulle cose concrete che farebbe se diventasse presidente del Consiglio.

Pochi giorni fa, ad esempio, sul «Corriere della Sera» Antonio Polito lo ha invitato a prendere posizioni precise su nove punti, fra cui alcuni della massima importanza (ad esempio: come farà a ridurre il debito pubblico di 400 miliardi in soli 3 anni?). Renzi, nella risposta, svicola con un espediente retorico: «Se rispondo punto per punto mi accuseranno di essere rimasto fermo al tempo in cui partecipavo ai telequiz».

Anche nel discorso di Verona, in cui annuncia la sua candidatura a premier, liquida quasi con fastidio l’idea di doversi soffermare sui programmi, definiti un po’ spregiativamente come «lista della spesa». E rimanda gli appassionati di contenuti a una «bozza di programma on line», aperta alla discussione. Come dire: se proprio volete annoiarvi, trovate tutto lì.
Finora questa reticenza di Renzi aveva lasciato perplesso anche me. Poi però ho deciso di ascoltare tutto il suo discorso (disponibile su YouTube), dalla prima sillaba all’ultima, e vi devo confessare che mi sono ricreduto. Perché dentro un discorso ci possono essere passaggi che non incontrano il tuo gusto, o giri retorici che preferiresti non sentire, però alla fine – se chi parla sa parlare, e Renzi indubbiamente sa parlare – il senso generale del messaggio emerge. E il senso del messaggio di Renzi è chiaro, molto chiaro.

E’ chiaro sul piano politico, innanzitutto. Renzi sta occupando, con un coraggio e un’energia incommensurabilmente superiore ai suoi predecessori, lo slot che – a suo tempo – hanno provato ad occupare i rappresentanti delle correnti liberali e riformiste del Pd, i vari Veltroni, Morando, Ichino, Letta, Chiamparino, Rossi, lo stesso Bersani quando non giocava da segretario del Pd ma da ministro delle Liberalizzazioni, le famose «lenzuolate». Con la fondamentale differenza che Renzi ci prova, a sfidare la maggioranza del suo partito, mentre nessuno degli altri lo aveva fatto finora (Veltroni perché la segreteria del Pd gli è stata gentilmente offerta, gli altri per motivi che ignoro). La differenza di metodo è fondamentale, perché con Renzi la posta in gioco non è di conquistare o mantenere una piccola voce in capitolo nelle scelte del partito, ma di spostare il Pd su posizioni di sinistra liberale. Un’impresa meritoria, ma che a mio parere si scontra con un dato di fatto: finora la base del Pd è sempre stata più vicina a Vendola che ad Ichino, e lo stesso Bersani è decisamente meno radicale dei militanti che lo appoggiano.

Ma non c’è solo il posizionamento politico, che riprende quasi tutte le idee-chiave della sinistra liberale in campo economico: meritocrazia, meno tasse sui produttori, spending review, semplificazioni burocratiche. La novità fondamentale di Renzi sta, a mio parere, in due mosse che nemmeno la sinistra liberale ha finora compiuto fino in fondo. Due mosse che non stanno sul piano dei programmi e delle cose da fare, ma che vengono prima, e forse spiegano perché, in questa fase di stato nascente, il racconto, la narrazione, i temi identitari la facciano da padroni, e lascino i programmi un po’ sullo sfondo.

La prima mossa è nell’analisi della crisi in cui siamo tuttora immersi. Nel discorso di Verona sono del tutto assenti gli accenti vittimistici sulla questione giovanile, e c’è un’idea della crisi come fatto epocale, come «trasformazione definitiva del nostro modo di vivere», che ci invita anche a cambiare i nostri comportamenti, con una rivalutazione dei doveri, dell’impegno, del sacrificio. C’è la gratitudine alle generazioni passate per il benessere che hanno saputo costruire, ma c’è anche il sospetto che la «prospettiva di benessere» che le nuove generazioni hanno ereditato sia «forse persino eccessiva». Di qui la pulce nell’orecchio ai suoi coetanei: «Non vorrei che il troppo avere ci abbia fatto dimenticare il nostro essere».

Ma c’è anche una seconda mossa, che rende Renzi indigeribile non tanto alla base del suo partito, ma più in generale alla cultura di sinistra di matrice sessantottina. Qui, nonostante tutto, sopravvive ancora l’idea che la politica sia una missione etica, che la sinistra rappresenti la parte migliore del Paese, che chi vota a destra possa essere mosso solo dall’interesse o dall’ignoranza. Su questo la rottura del sindaco di Firenze è totale e senza alcuna incertezza. L’appello di Renzi agli elettori del Pdl, prima che una mossa politica, è la conseguenza logica della sua analisi della società italiana e del suo atteggiamento verso gli elettori. E’ perché non pensa che gli «altri», i cittadini di destra, siano «la parte peggiore del Paese» che Renzi può concludere il suo discorso descrivendo la politica con parole come «leggerezza», «sorriso sulle labbra», «Voglia di non parlare male degli altri». Per lui è naturale, perché vede l’elettore di destra come una persona a tutti gli effetti, e non come un’entità malsana, da neutralizzare, combattere, o tutt’al più rieducare.

E il fatto che, sul versante di Bersani, questo passaggio sia letto in chiave strettamente politica, come un’incapacità di Renzi di rompere senza ambiguità con il berlusconismo, mostra solo quanto lunga sia la strada che la sinistra deve compiere per superare il complesso di superiorità che ancora l’affligge. Per il militante di sinistra medio è semplicemente inconcepibile che una persona che ha votato per Berlusconi possa essere una persona per bene. Per questo non capisce come se ne possa chiedere il voto. Per questo Renzi gli risulta letteralmente incomprensibile. E per questo, temo, la strada di Renzi dentro il suo partito sarà molto in salita.

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Re: Renzi dove vai?

Messaggioda flaviomob il 16/09/2012, 11:13

Antonio Polito lo ha invitato a prendere posizioni precise su nove punti, fra cui alcuni della massima importanza (ad esempio: come farà a ridurre il debito pubblico di 400 miliardi in soli 3 anni?)


E' questo il nocciolo. Tutti i candidati, anche al parlamento, dovranno rispondere in maniera dettagliata su questo punto. Ne' Renzi ne' gli altri possono eluderlo con una battuta...

Intanto, una riflessione:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09 ... to/354023/

Primarie Pd: la rimozione mediatica di Laura Puppato
di Lidia Ravera | 16 settembre 2012


Vorrei parlare di Laura Puppato, e siccome non dedico mai due rubriche di fila allo stesso personaggio, chiedo umilmente perdono e spiego perché: perché sono rimasta affascinata dal procedimento di rimozione mediatica cui è stata sottoposta. Per chi non ha letto la puntata precedente, specifico che Puppato Laura di anni 55, si è proposta come candidata alle primarie, esercitando un suo diritto: appartiene al Pd, ha amministrato con successo un territorio in quota Pd, è una professionista della politica.
La notizia, come dicono i direttori, c’è: è Davide in gonnella contro Golia il vecchio e Golia il giovane, una donna a sparigliare un duello fra maschi, è un volto nuovo (ben più del già inflazionato Renzi), però nessuna testata, dai telegiornali Rai, Mediaset, Sky alla Gazzetta del Sud, nel corso dell’ininterrotto chiacchiericcio intorno alle primarie, l’ha mai nominata. Mai. Neppure una volta. Neppure per dire che non ha chance. O, come ha scritto Maria Teresa Meli su 27ora, per dire che è e resterà soltanto “una portatrice di voti e cappuccini” al capo, nel tipico rapporto ancillare cui sono relegate le femmine. La Meli e la De Gregorio hanno parlato. Tutto il resto è silenzio. Un silenzio bulgaro, totalitario, innaturale. Chi ha paura di Laura Puppato? Nessuno? Allora scusate: si tratta del consueto disprezzo.


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Re: Le due mosse che svelano chi è Renzi

Messaggioda matthelm il 16/09/2012, 14:22

franz ha scritto:Ma c’è anche una seconda mossa, che rende Renzi indigeribile non tanto alla base del suo partito, ma più in generale alla cultura di sinistra di matrice sessantottina. Qui, nonostante tutto, sopravvive ancora l’idea che la politica sia una missione etica, che la sinistra rappresenti la parte migliore del Paese, che chi vota a destra possa essere mosso solo dall’interesse o dall’ignoranza. Su questo la rottura del sindaco di Firenze è totale e senza alcuna incertezza. L’appello di Renzi agli elettori del Pdl, prima che una mossa politica, è la conseguenza logica della sua analisi della società italiana e del suo atteggiamento verso gli elettori. E’ perché non pensa che gli «altri», i cittadini di destra, siano «la parte peggiore del Paese» che Renzi può concludere il suo discorso descrivendo la politica con parole come «leggerezza», «sorriso sulle labbra», «Voglia di non parlare male degli altri». Per lui è naturale, perché vede l’elettore di destra come una persona a tutti gli effetti, e non come un’entità malsana, da neutralizzare, combattere, o tutt’al più rieducare.

E il fatto che, sul versante di Bersani, questo passaggio sia letto in chiave strettamente politica, come un’incapacità di Renzi di rompere senza ambiguità con il berlusconismo, mostra solo quanto lunga sia la strada che la sinistra deve compiere per superare il complesso di superiorità che ancora l’affligge. Per il militante di sinistra medio è semplicemente inconcepibile che una persona che ha votato per Berlusconi possa essere una persona per bene. Per questo non capisce come se ne possa chiedere il voto. Per questo Renzi gli risulta letteralmente incomprensibile. E per questo, temo, la strada di Renzi dentro il suo partito sarà molto in salita.


Riflessioni, tra le altre, che cercano per il dopo-Monti di portare alla normalità il confronto democratico. Certo è dura dopo anni e anni di cultura contro il "nemico", del traditore, del fascista ecc fare queste elementari considerazioni.
Ma la crescita culturale degli italiani dovrà passare necessariamente anche da lì.
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Re: Renzi dove vai?

Messaggioda pianogrande il 16/09/2012, 15:42

Ma la pari dignità tra gli elettori di destra e di sinistra sotto l'aspetto della considerazione dell'avversario c'è senz'altro.
Non saranno mica solo gli elettori di sinistra a considerare l'avversario come «la parte peggiore del Paese».
Anzi.
Se un personaggio più o meno di sinistra come Renzi fa questo appello non lo fa per certo per mettersi in pari con la destra.
Il messaggio è sicuramente condivisibile anche se non credo arriverà a contribuire a modificare i toni ammazzacomunisti della destra berlusconiana dalla quale, dire che non abbiamo molto da imparare quanto a raffinatezza di linguaggio è dire il minimo.

A prescindere da questo aspetto, il non parlare dei programmi sarà sicuramente una condotta che neanche tenta di nascondere la terribile minaccia di Renzi a tutto il paese.
Più o meno: se vi svelassi i miei segreti non sareste costretti ad eleggermi per risolvere (brillantemente of course) i vostri problemi.
Così come dice il nome stesso della celeberrima prostituta greca Mika Veladogratis.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Renzi dove vai?

Messaggioda flaviomob il 16/09/2012, 17:54

Per il militante di sinistra medio è semplicemente inconcepibile che una persona che ha votato per Berlusconi possa essere una persona per bene


Le analisi del voto ci hanno consegnato innumerevoli volte uno spaccato dell'elettorato berlusconiano (o meglio, del centrodestra). In occasione delle vittorie del Polo/Popolo delle libertà (o del Buongoverno), più o meno si è verificato che, considerando una stratificazione sociale divisa in cinque aree, in base al reddito, Berlusconi fosse votato dalle prime due fasce (le più ricche) e dalla fascia più povera.
E' chiaro che chi sta a sinistra non può giudicare allo stesso modo un elettore economicamente agiato, che vota per i propri interessi (e questo non ne fa, a prescindere, una cattiva persona) e un elettore "proletario" che viene evidentemente suggestionato da una forte campagna mediatica o comunque crede, ed è giocoforza molto sensibile, a messaggi fortemente indirizzati alla costituzione di nuovi posti di lavoro.
Chi sta a sinistra probabilmente ritiene che, nel caso degli elettori di fascia di reddito più bassa, e magari anche di grado di istruzione, ci sia stato un messaggio ingannevole e una promessa non mantenuta. E tante persone, non certo per cattiveria, ma "troppo" disposte a credere a queste promesse.
Chi sta a sinistra crede che il grosso inganno non sarebbe stato possibile, fin dall'inizio, se Berlusconi non avesse avuto a disposizione un'armata spregiudicata ed imponente, legata ai suoi media, capace di deformare completamente il legittimo gioco democratico. Poi personalmente io credo ancora nel libero arbitrio, quindi credo che votare una persona pericolosa come Berlusconi comporti, in maniera differenziata a seconda della consapevolezza di ciò, un grado di responsabilità individuale con cui ognuno dovrebbe (ma questo anche dalla nostra parte) fare seriamente e coscienziosamente i conti: in fondo il medico non lo ha ordinato a nessuno...

E in ogni caso bisogna riconoscere che per alcuni aspetti l'idea di "rottamare" la vecchia politica, che sta alla base degli slogan di Renzi, ha qualche analogia con il messaggio berlusconiano...


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Re: Renzi dove vai?

Messaggioda ranvit il 16/09/2012, 18:17

E in ogni caso bisogna riconoscere che per alcuni aspetti l'idea di "rottamare" la vecchia politica, che sta alla base degli slogan di Renzi, ha qualche analogia con il messaggio berlusconiano...


Mamma mia....ha propio detto bene Ricolfi 8-)
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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