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Processo alla meritocrazia

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: Processo alla meritocrazia

Messaggioda chango il 10/10/2010, 11:41

franz ha scritto:Questo è vero. Infatti dipende anche dal merito degli altri, del gruppo, dei dirigenti. Il merito, appunto.
Variabili esterne possono essere considerate ma valgono per tutti.
Chi valuta ha tutto l'interesse a considerarle. A fare la tara.

Se poi un'azienda è costretta a delocalizzare, malgrado l'impegno dei suoi dipendenti, questo va pobabilmente a demerito di chi non ha fatto il suo dovere a livello politico e non ha predisposto le giuste condizioni quadro.
Oppure a maggior merito di chi ha fatto bene e meglio il suo lavoro in un altro paese.


le variabili esterne devono essere considerate, valgono per tutti ma incidono in modo diverso, non solo a livello di singola persona, ma anche considerando i diversi lavori che le persone svolgono.

se un'azienda delocalizza non lo fa solo perchè costretta, ma anche perchè i margini di profitto sono più alti.
la delocalizzazione non ha colpito solo l'Italia ma anche i paesi più "free", quelli che dovrebbero, secondo te, presi come modello.
demerito della politica o semplice scelta dell'impresa?

Al lavoratore che perde il posto di lavoro a causa della delocalizzazione nonostante si sia impegnato nel proprio lavoro che gli dici?
che valore e importanza pensi attribuisca al merito, se vede che quello che fa non è mai abbastanza?


franz ha scritto:Uno paga la segretaria per quello che sa fare. Se lo sa fare bene, la paga meglio, se non lo sa fare bene, difficile chiedere aumenti. L'unico potere di contrattazione è il merito. Se non merito, non ho potere. Se merito ne ho.
Se non mi riconoscono il merito cambio lavoro. Con me ha funzionato per 32 anni. In Italia come all'estero.
Franz



per te la meritcorazia ha funzionato per 32 anni probabilmente perchè hai una professionalità che puoi spendere tanto alle dipendenze che in un'attività autonoma. delle competenze elevate e specifiche che, combinate con un lunga esperienza, ti permettono di avere una forza contrattuale con il tuo datore di lavoro o cliente.

per molti non è così.
se il tuo posto può essere preso da una qualsiasi altra persona che è disponibile a lavorare a condizioni peggiori di quelle che tu sei disposto ad accettare, il potere contrattuale che hai è minimo, per quanto tu sia bravo nel lavoro che fai.
se poi il contratto è a scedenza il potere contrattuale è ancora meno.
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Re: Processo alla meritocrazia

Messaggioda franz il 10/10/2010, 19:11

chango ha scritto:se un'azienda delocalizza non lo fa solo perchè costretta, ma anche perchè i margini di profitto sono più alti.
la delocalizzazione non ha colpito solo l'Italia ma anche i paesi più "free", quelli che dovrebbero, secondo te, presi come modello.
demerito della politica o semplice scelta dell'impresa?
...
Al lavoratore che perde il posto di lavoro a causa della delocalizzazione nonostante si sia impegnato nel proprio lavoro che gli dici?
che valore e importanza pensi attribuisca al merito, se vede che quello che fa non è mai abbastanza?

A mio avviso continui a mischiare cose che non vanno mischiate.
La valutazione del merito dei lavoratori è normalmente fatta sulla base delle variabili interne all'azienda.
Quello che succede esternamente ha poco influsso. Magari un'azienda si trasferise da Bologna in Molise solo perché ottiene dei finanziamenti statali oppure dalla Sicilia a Milano solo perché li' la situazione logistica (trasporti) è migliore.
Il merito dei lavoratori qui c'entra poco ma di solito l'azienda tende a chiedere ai migliori di trasferirsi anche loro. E moltissimi si trasferiscono. Anche all'estero. Forse sarà difficille trasferisi in Cina o Romania ma sono milioni gli italiani in Germania, Francia, Regno Unito, Belgio, Svizzera, al seguito dell'azienda. Quanto ai paesi piu' free basta vedere il volume del loro export per capire che se anche qualche delocalizzazione c'è stata, fatte le somme sono stati in grado di reagire positivamente alla crisi. E sono moltissime le aziende italiane che si trasferiscono non solo in Cina, Polonia o Romania, ma in Francia, in Germania, in Svizzera. Segno che comunque non siamo un modello e che i paesi piu' free lo sono di piu'. Poi ormai a parte il regno unito, che è forse il paese piu' liberalizzato, tutti gli altri lo sono anche loro a livelli medi, tanto che si trovano punte di eccellenza (sul piano free) anche in Svezia, in Spagna, in Irlanda. Il problema non è questo. Il problema è l'Italia.
chango ha scritto:per te la meritcorazia ha funzionato per 32 anni probabilmente perchè hai una professionalità che puoi spendere tanto alle dipendenze che in un'attività autonoma. delle competenze elevate e specifiche che, combinate con un lunga esperienza, ti permettono di avere una forza contrattuale con il tuo datore di lavoro o cliente.

per molti non è così.
se il tuo posto può essere preso da una qualsiasi altra persona che è disponibile a lavorare a condizioni peggiori di quelle che tu sei disposto ad accettare, il potere contrattuale che hai è minimo, per quanto tu sia bravo nel lavoro che fai.
se poi il contratto è a scedenza il potere contrattuale è ancora meno.

Certo, sul primo paragrafo hai perfettamente ragione. Ma se 30 anni fa forse potevo essere una eccezzione, oggi in europa persone come me sono la regola. Oggi non è piu' possibile fare alcun lavoro senza un'elevata professionalità, un aggiornamento costante. Anche l'operaio, anche il meccanico d'auto. Anche il falegname ha computer, plotter, un sito internet, macchine a controllo numenrico. Non c'è quasi piu' la figura dell'operaio stile chaplin che stringe i bulloni. Quelle figure le troviamo in romania, in cina. Oppure da noi sno coperte dall'immigrazione afrcana.

Non possiamo pero' cullarci nell'idea che nei paesi emergenti si facciano solo lavorazioni a basso valore aggiunto ed alta intesità di manodopera scarsamente qualificata. Pechino infatti sforna ogni anno 100'000 ingegneri, mentre noi continuamo con i laureati in giurisprudenza, scienza della comunicazione ed altre fabbriche di disoccupati. Certo che se la nostra manodopera è sostanzialmente dequalificata, è difficile per noi competere con la Cina. Tuttavia anche nella nostra forza lavoro, anche se la metà ha finito solo la III media, ci sono moltissime persone in gamba, con talento e che si impegano. Come farle crescere ed emergere in un contesto che non è meritocratico? Non è possibile. Ed allora se ne vanno. Come i tanti cervelli in fuga. I nostri emigranti non sono piu' i contadini e gli operai con la valigia di cartone: perdiamo i migliori tecnici, perché in europa c'è bisogno di queste figure.
Scappano scienziati, medici, ingegneri, periti. Scappano le aziende. Scappa chi puo'.
In una organizzazione meritocratica avere potere contrattuale è superfluo (credo che questo serva in Italia, come sostituto alla meritocrazia). In una organizzazione meritocratica io non devo contrattare nulla. Semplicemente mi devo impegnare per raggiungere gli obiettivi che sono stati fissati (con il mio consenso) da chi è piu 'in alto di me nella scala gerarchica. Gli obbiettivi sono sempre discussi in apoositi colloqui, concordati ed oggettivi. la contrattazione caso mai è nel livello di definizione delgi obbiettivi. E questo ogni tre mesi.

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Re: Processo alla meritocrazia

Messaggioda chango il 10/10/2010, 20:54

franz ha scritto:A mio avviso continui a mischiare cose che non vanno mischiate.
La valutazione del merito dei lavoratori è normalmente fatta sulla base delle variabili interne all'azienda.
Quello che succede esternamente ha poco influsso. Magari un'azienda si trasferise da Bologna in Molise solo perché ottiene dei finanziamenti statali oppure dalla Sicilia a Milano solo perché li' la situazione logistica (trasporti) è migliore.
Il merito dei lavoratori qui c'entra poco ma di solito l'azienda tende a chiedere ai migliori di trasferirsi anche loro. E moltissimi si trasferiscono. Anche all'estero. Forse sarà difficille trasferisi in Cina o Romania ma sono milioni gli italiani in Germania, Francia, Regno Unito, Belgio, Svizzera, al seguito dell'azienda. Quanto ai paesi piu' free basta vedere il volume del loro export per capire che se anche qualche delocalizzazione c'è stata, fatte le somme sono stati in grado di reagire positivamente alla crisi. E sono moltissime le aziende italiane che si trasferiscono non solo in Cina, Polonia o Romania, ma in Francia, in Germania, in Svizzera. Segno che comunque non siamo un modello e che i paesi piu' free lo sono di piu'. Poi ormai a parte il regno unito, che è forse il paese piu' liberalizzato, tutti gli altri lo sono anche loro a livelli medi, tanto che si trovano punte di eccellenza (sul piano free) anche in Svezia, in Spagna, in Irlanda. Il problema non è questo. Il problema è l'Italia.



la valutazione del merito del lavoratore è fatta sulla convenienza dell'azienda, non sull'effettivo risultato prodotto dal lavoratore.
è una valutazione legittima, ma che può anche prescindere da qualsiasi logica meritocratica (es. delocalizzare perchè così si ottiene un margine di profitto maggiore).

per quanto riguarda i milioni di italiani all'estero, soltanto una piccolissima parte ha seguito l'azienda.

non ho mai sostenuto che l'Italia sia un modello da seguire.
mi limito a mettere in dubbio l'effettivo peso e portata delle meritocrazia.
per come la intendi tu.

franz ha scritto:Certo, sul primo paragrafo hai perfettamente ragione. Ma se 30 anni fa forse potevo essere una eccezzione, oggi in europa persone come me sono la regola. Oggi non è piu' possibile fare alcun lavoro senza un'elevata professionalità, un aggiornamento costante. Anche l'operaio, anche il meccanico d'auto. Anche il falegname ha computer, plotter, un sito internet, macchine a controllo numenrico. Non c'è quasi piu' la figura dell'operaio stile chaplin che stringe i bulloni. Quelle figure le troviamo in romania, in cina. Oppure da noi sno coperte dall'immigrazione afrcana.

Non possiamo pero' cullarci nell'idea che nei paesi emergenti si facciano solo lavorazioni a basso valore aggiunto ed alta intesità di manodopera scarsamente qualificata. Pechino infatti sforna ogni anno 100'000 ingegneri, mentre noi continuamo con i laureati in giurisprudenza, scienza della comunicazione ed altre fabbriche di disoccupati. Certo che se la nostra manodopera è sostanzialmente dequalificata, è difficile per noi competere con la Cina. Tuttavia anche nella nostra forza lavoro, anche se la metà ha finito solo la III media, ci sono moltissime persone in gamba, con talento e che si impegano. Come farle crescere ed emergere in un contesto che non è meritocratico? Non è possibile. Ed allora se ne vanno. Come i tanti cervelli in fuga. I nostri emigranti non sono piu' i contadini e gli operai con la valigia di cartone: perdiamo i migliori tecnici, perché in europa c'è bisogno di queste figure.
Scappano scienziati, medici, ingegneri, periti. Scappano le aziende. Scappa chi puo'.
In una organizzazione meritocratica avere potere contrattuale è superfluo (credo che questo serva in Italia, come sostituto alla meritocrazia). In una organizzazione meritocratica io non devo contrattare nulla. Semplicemente mi devo impegnare per raggiungere gli obiettivi che sono stati fissati (con il mio consenso) da chi è piu 'in alto di me nella scala gerarchica. Gli obbiettivi sono sempre discussi in apoositi colloqui, concordati ed oggettivi. la contrattazione caso mai è nel livello di definizione delgi obbiettivi. E questo ogni tre mesi.

Franz



un'organizzazione meritocratica come la descrvi tu funziona soltanto nei casi di alta professionalità e dove esiste un rapporto diretto tra lavoratore e datore di lavoro.

ti faccio notare che per contrattare la definizione degli obiettivi (ma immagino che contratterai anche il compenso) e arrivare ad una loro determinazione in modo consensuale richiede che tu abbia un potere di contrattazione.
contrattare la definzione degli obiettivi non direi che è contrattare nulla.
è contrattare l'essenziale.
chango
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Re: Processo alla meritocrazia

Messaggioda franz il 10/10/2010, 21:11

chango ha scritto:la valutazione del merito del lavoratore è fatta sulla convenienza dell'azienda, non sull'effettivo risultato prodotto dal lavoratore.

Forse in Italia, dove appunto la meritocrazia scarseggia.
Io all'estero sono sempre stato valutato sul mio risultato e cosi' i miei colleghi, in 13 anni di esperienza.
chango ha scritto:un'organizzazione meritocratica come la descrvi tu funziona soltanto nei casi di alta professionalità e dove esiste un rapporto diretto tra lavoratore e datore di lavoro.

un'organizzazione meritocratica come la descrvo io, crea (contribuisce a creare) un sistema di alta professionalità.
chango ha scritto:ti faccio notare che per contrattare la definizione degli obiettivi (ma immagino che contratterai anche il compenso) e arrivare ad una loro determinazione in modo consensuale richiede che tu abbia un potere di contrattazione.
contrattare la definzione degli obiettivi non direi che è contrattare nulla.
è contrattare l'essenziale.

La retribuzione è automaticamente definita come percentuale di raggingmento delgi obbiettivi. Direi che non conosci i l sisteme e quallo che tu hai conosciuto è antidiluviano. Ho potere di contrattazione se ho meriti da mettere sul tavolo.
Se la mia valutazione differisce da quella dell'azienda, cambio azienda.

Ciao
Francesco
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Re: Processo alla meritocrazia

Messaggioda chango il 11/10/2010, 11:14

franz ha scritto:Forse in Italia, dove appunto la meritocrazia scarseggia.
Io all'estero sono sempre stato valutato sul mio risultato e cosi' i miei colleghi, in 13 anni di esperienza.


direi che funziona così in qualunque azienda.
oppure ciò che conviene all'azienda non è la prima variabile interna che un'azienda guarda?

franz ha scritto:un'organizzazione meritocratica come la descrvo io, crea (contribuisce a creare) un sistema di alta professionalità.


dipende dal lavoro che si svolge.

franz ha scritto:La retribuzione è automaticamente definita come percentuale di raggingmento delgi obbiettivi. Direi che non conosci i l sisteme e quallo che tu hai conosciuto è antidiluviano. Ho potere di contrattazione se ho meriti da mettere sul tavolo.
Se la mia valutazione differisce da quella dell'azienda, cambio azienda.

Ciao
Francesco


direi che tu non conosci e non concepisci sistemi diversi da quelli incontrati nella tua esperienza personale.
non tutti i lavori e le attività possono essere inseriti in un'organizzazione di tipo "meritocratico" come quella da te descritta.

hai quel potere di contrattazione che descrivi se oltre al merito (impegnoxabilità) sei dotato di una professionalità elevata.
se il rapporto che hai con il datore di lalvoro è un rapporto diretto.
se sei un operaio o un impegato intermedio di una grande impresa il tuo potere di contrattazione non è legato al merito ma al numero.
se sei l'amministratore delegato il potere di contrattazione invece è individuale.
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Re: Processo alla meritocrazia

Messaggioda franz il 11/10/2010, 13:20

Chiaramente se non ci sono meriti da premiare allora un'organizzazione meritocratica non serve.
Dove ci sono, all'azienda interessa premiarli perché se non lo fa, perde i migliori.
Il fatto che questo avvenga in Italia non mi meraviglia.
Ma il succo del discorso che cerco di far capire che oggi (2010) ogni attività economica ed ogni lavoro necessita di competenze elevate e di impegni per raggiungerle. Senza queste non mi stupisco che la produttività sia ferma da 15 anni.

La formazione sui nuovo macchinari di pomiliano, durerà mesi. Oggi una segretaria deve conoscere i prodotti office, come minimo. Non puoi pretendere che tutte le segretarie conoscano office allo stesso modo. Puoi pretendere una base comune minima ma poi se una lo conosce meglio come le sue tasche (e ne conosce piu' d'uno) giusto premiarla, giusto darle uno stipendio piu elevato. Questo vale per tutti i lavori in un'azienda.

Francamente non capisco queste resistenze (dire ideologiche) alla meritocrazia. Credo che si tratti di un antiquanto senso di ugualitarismo, che tende a massificare ed omogenizzare tutti.

Franz
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Re: Processo alla meritocrazia

Messaggioda flaviomob il 11/10/2010, 15:23

Franz
Se invece l'azienda per raggiungere il cliente finale è costretta ad uno o due passaggi intermedi obbligati è vero che il merito puo' diventare secondario rispetto all'obbiettivo del risultato economico. È proprio il caso dell'industria farmaceutica, che per vendere un medicinale al "cliente finale" deve prima passare per lo Stato (per l'autorizzazione), poi per i medici (raggruppati in un ordine corporativo). Va da sé che qui di tutto possiamo parlare tranne che di mercato, ovvero si instaura un altro mercato, molto meno virtuoso, che è quello della corruzione, dovuto al fatto che ci sono persone, con il potere di decidere quale prodotto sia vendibile e quale realmente andrà veduto, che si frappongono tra il produttore ed il consumatore (in questo caso con motivi del tutto giustificati ma che producono abusi).


Mi risulta che tutti i prodotti che compriamo debbano passare attraverso 'persone con il potere di decidere quale prodotto sia vendibile', dal momento che ogni paese civile esegue dei controlli sul rispetto di norme di sicurezza generale, igieniche (per gli alimentari p.e.), di rispetto di alcuni standard.
D'altro canto, anche nel caso di industrie che necessitano di un'autorizzazione preventiva (e ci mancherebbe), come quelle farmaceutiche, esiste concorrenza tra diverse aziende private e tra aziende che effettuano ricerca e sperimentano farmaci nuovi contro aziende che producono farmaci generici già consolidati ma a prezzi inferiori.
Inoltre esiste un tipo di corruzione (in Italia non sanzionata), tra privati, di cui ho già parlato in un intervento precedente. Ovviamente non essendo sanzionata, in Italia è diventata prassi più o meno comune, favorendo inefficienze, raccomandazioni e favoritismi...


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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Re: Processo alla meritocrazia

Messaggioda chango il 11/10/2010, 15:52

franz ha scritto:Chiaramente se non ci sono meriti da premiare allora un'organizzazione meritocratica non serve.
Dove ci sono, all'azienda interessa premiarli perché se non lo fa, perde i migliori.
Il fatto che questo avvenga in Italia non mi meraviglia.
Ma il succo del discorso che cerco di far capire che oggi (2010) ogni attività economica ed ogni lavoro necessita di competenze elevate e di impegni per raggiungerle. Senza queste non mi stupisco che la produttività sia ferma da 15 anni.

La formazione sui nuovo macchinari di pomiliano, durerà mesi. Oggi una segretaria deve conoscere i prodotti office, come minimo. Non puoi pretendere che tutte le segretarie conoscano office allo stesso modo. Puoi pretendere una base comune minima ma poi se una lo conosce meglio come le sue tasche (e ne conosce piu' d'uno) giusto premiarla, giusto darle uno stipendio piu elevato. Questo vale per tutti i lavori in un'azienda.

Francamente non capisco queste resistenze (dire ideologiche) alla meritocrazia. Credo che si tratti di un antiquanto senso di ugualitarismo, che tende a massificare ed omogenizzare tutti.

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la mia resistenza alla meritocrazia è la resistenza all'idea che essa possa essere applicata in qualsiasi ambito (o quasi) e al concetto stesso di merito che viene utlizzato concretamente nella reatà.

chi definisce il risultato da ottenere (di conseguenze è il responsabile della valutazione del merito) deve essere responsabile anche davanti ai valutati, ossia il mancato raggiungimento di un obiettivo non può ricadere solo sul sottoposto, ma anche su chi ha definto l'obiettivo.

in una azienda privata, i dirigenti che si trovano a fare questa valutazione sono invece responsabili davanti agli azionisti della società, più raramente davanti ai loro dipendenti.
in questo caso chi definisce l'obiettivo è l'azionsita non certo il dirigente.
il conseguimento del risultato che il dirigente deve portare all'azionsita per essere realizzato può prescindere da qualsiasi valutazione sul merito dei propri dipendenti.
se per ottenere margini di profitto maggiori conviene delocalizzare, lo si fa. indipendentmetne dal fatto che lo stabilimento locale sia o no produttivo.
ad un certo punto la valutazione meritocratica è sostituita da una valutazione di convenienza.
quello che un lavoratore ha messo prima in termini di impegno e abilità vale zero.

la meritocrazia, se la si vuole prendere seriamente, non può andare a fase alterna o prevedere impegni solo di una parte.
altrimenti non ha senso parlare di meritocrazia.

c'è poi la questione che molto spesso il merito è legato alla condivisione degli obiettivi di chi si trova in una posizione gerarchicamente superiore. è normale che venga premiato chi è più disponibile, obbediente, fedele rispetto a chi si pone in posizione critica. non solo in Italia.
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Re: Processo alla meritocrazia

Messaggioda franz il 11/10/2010, 15:54

flaviomob ha scritto:Mi risulta che tutti i prodotti che compriamo debbano passare attraverso 'persone con il potere di decidere quale prodotto sia vendibile', dal momento che ogni paese civile esegue dei controlli sul rispetto di norme di sicurezza generale, igieniche (per gli alimentari p.e.), di rispetto di alcuni standard.
D'altro canto, anche nel caso di industrie che necessitano di un'autorizzazione preventiva (e ci mancherebbe), come quelle farmaceutiche, esiste concorrenza tra diverse aziende private e tra aziende che effettuano ricerca e sperimentano farmaci nuovi contro aziende che producono farmaci generici già consolidati ma a prezzi inferiori.
Inoltre esiste un tipo di corruzione (in Italia non sanzionata), tra privati, di cui ho già parlato in un intervento precedente. Ovviamente non essendo sanzionata, in Italia è diventata prassi più o meno comune, favorendo inefficienze, raccomandazioni e favoritismi...

Non proprio tutti. In Italia non è vietato vendere mele. Tutti le possono vendere. Ovviamente ogni tanto ci sono controlli, nei vari livelli della distribuzione ma questo è doveroso. Non ci sono autorizzazioni preventive. Idem per fare mobili, computer, libri, orologi, televisori.
Le autorizzazioni preventive ci sono (e sono in gran parte giustificate) nel campo dell'edilizia, delle armi e della farmaceutica. Magari ci sono altri casi, che ora mi sfuggono ma il grosso è li'. In ogni caso maggiore il numenro di autorizzazioni e passaggi burocratici, maggiore la possibilité di corrizione. Questo è noto. Non ho in mente il tuo esempio di privati che corrompono privati e se me lo rinfreschi posso ragionarci su. La corruzione per definizione coinvolge il settore pubblico. Anche a livello di codice penale sono previsti solo reati che coinvolgono pubblici ufficliali.

* art. 318 c.p. - Corruzione per un atto d'ufficio
* art. 319 c.p. - Corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio
* art. 319ter c.p. - Corruzione in atti giudiziari
* art. 320 c.p. - Corruzione di persona incaricata di un pubblico servizio

A proposito di corruzione in campo edilizio, immagino saprai che il concetto di piano regolatore è relativamente moderno e che prima del 1800 non esisteva. Città stupende come Firenze e Venezia, si sono sviluppate senza Piano Regolatore; senza corruzione. Ma lo stesso possiamo dirlo di tutte le città del mondo, a parte quelle ultramoderne come brasilia o milano2. E vedendo come sono belle le città antiche e come fanno schifo quelle di oggi, forse possiamo convenire che la pianificazione e la corruzione hanno ucciso il merito.

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Re: Processo alla meritocrazia

Messaggioda franz il 11/10/2010, 16:33

chango ha scritto:la mia resistenza alla meritocrazia è la resistenza all'idea che essa possa essere applicata in qualsiasi ambito (o quasi) e al concetto stesso di merito che viene utlizzato concretamente nella reatà.

Questo è verosimile, ma andrebbe contestualizzato. Non applichiamola in tutti gli ambiti, ... ok, ci possono essere zone franche ma vediamo quali. La maggioranza dei casi nel mondo del lavoro, quello moderno del 2000, ha vantaggi da una sana meritrocrazia, anche nel settore pubblico. Per esempio è difficile fare un discorso di meritocrazia per i giudici e per gli insegnanti. Eppure una qualche valutazione la facciamo. Se un medico è bravo tutto li sanno, Se è un cialtrone o un ciarlatano, idem. Lo stesso per gli insegnanti. Non a caso ci sono genitori che fanno di tutto per portare i loro figli in certe scuole, dove sanno che c'è un buon insegnante. Come fanno a saperlo? Come fanno le zie a sapere che pippo è un ottimo medico e luca un bravo insegnante? Ci azzeccano? Un metodo deve pur esistere.

Quanto al concetto oggi usato in realtà (in Italia) forse hai ragione (sono fuori dall'italia da un paio di decenni per cui le mie esperienze sono forse troppo vecchie) ma appunto si dice che l'Italia è scarsamente meritocratica, non che lo è troppo. Puo' darsi che quel poco, sia pure fatto male.
chango ha scritto:chi definisce il risultato da ottenere (di conseguenze è il responsabile della valutazione del merito) deve essere responsabile anche davanti ai valutati, ossia il mancato raggiungimento di un obiettivo non può ricadere solo sul sottoposto, ma anche su chi ha definto l'obiettivo.

In effetti questa è una delle cose da fare per prima quando si vede che un determinato obbiettivo non è stato raggiunto o è stato raggiunto solo parzialmente. Fa parte della metodologia. Pensavo che si sapesse.
chango ha scritto:in una azienda privata, i dirigenti che si trovano a fare questa valutazione sono invece responsabili davanti agli azionisti della società, più raramente davanti ai loro dipendenti.
in questo caso chi definisce l'obiettivo è l'azionsita non certo il dirigente.

Guarda che stiamo parlando di due cose radicalmente diverse.
L'azionariato puo' indicare l'obiettivo di aumentare l'utile del 20% ed il fatturato del 15%. Compito del management sviluppare l'obbiettivo in un progetto e raggiungerlo. Questo lo fa fissando degli obbiettivi di diverso ordine al management intermedio, il quale a sua volta fisserà con il personale altri obbiettivi ancora. Io mi riferisco ai secondi due, quanto parlo di meritocrazia. Per esempio il mamagement potrebbe cercare di raggiungere l'obbiettivo sviluppando ulteriormente il reparto ricerca e sviluppo. A questo scopo il management intermedio identificherà apparecchiature da comprare e personale da assumere. Sempre il management intermedio fisserà con i ricercatori assunti le procedure per lo sviluppo di nuovi prodotti, in tempi determinati. Questi sono gli obbiettivi. Sulla base di questi si valuta il merito del team e dei singoli a tuttii livelli. Se poi tutta l'azienda avrà raggiunto il suo +20% allora ci sarà anche un merito comune a tutti. Ma come funzionano le cose in Italia? Si usa la tecnica della retribuzione variabile? All'estero si', da decenni ed ora la si sta introducendo anche nel pubblico impiego.
chango ha scritto:quello che un lavoratore ha messo prima in termini di impegno e abilità vale zero.

Evidentemente quello che tu conosci e valuti come meritocrazia (italiana) è un po' diverso da quello che ho conosciuto in questi anni. Io sono sempre stato valutato positivamente anche quando criticavo certi modi di agire del management e davo anchee le soluzioni (anche perché ero pagato per darle). Ed ogni manager deve saper apprezzare le critiche, meglio ancora se accompagnate da proposte concrete. In fondo l'azionista potrebbe contestare al manager di non aver ascoltato le giuste critiche ricevute dal basso.

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