Caro Piero, la mia non è una contestazione rivolta alla sinistra storica ma alle nuove forme-partito che essa ha trovato nell'era post-PCI. Più che una contestazione, si tratta di un quesito preciso, che non necessariamente (e qui forse non sono stato chiaro io, o le mie critiche hanno determinato l'equivoco) trova un verdetto di "colpevolezza" interna alla sinistra (riserva indiana, secondo Vittorio, cui mi sento appieno di appartenere, quindi ogni critica è rivolta alla "mia" parte, sia chiaro). Ciò che mi domando, semplicemente, è che cosa non funziona / non ha funzionato se il partito più forte dello schieramento di centrosinistra, vale a dire PDS prima DS nel mezzo e PD oggi, o si rivolge a personalità esterne o non riesce a "sfondare", tutto qua. Vittorio sostiene - non a torto - che quando un segretario perde le elezioni, si dimette. Il problema, però, sembra riproporsi: Veltroni si dimise dopo la sconfitta, ci fu un breve interregno di Franceschini e ora Bersani è al vertice del PD. Ebbene, sono convinto che la maggior parte degli elettori del centrosinistra tutto si aspettino fuorché un Bersani candidato contro Berlusconi, nell'ipotesi non remota che a breve ci si rechi alle urne. E' vero che gli elementi determinanti in una prospettiva di alternanza politica di governo sono costituiti dal programma, da una visione d'insieme della società che va ben oltre il quinquennio di legislatura, da un progetto articolato figlio di questa visione e coerente con essa. Talvolta, però, una visione alternativa rispetto ai grandi temi può essere affossata da un'immagine troppo collusa con coloro verso i quali ci si pone come opposizione (mancanza di coerenza), oppure il programma può diventare un mostro enorme e poco comprensibile (mancanza di comunicazione), o ancora l'elettore può intravedere troppe posizioni diverse nella stessa coalizione e fidarsi poco (mancanza di coesione). Ovviamente, al contrario, ci può essere una visione coerente d'insieme ma un progetto politico percepito come troppo vicino al proprio antagonista (mancanza di differenziazione), ed allora si sceglie l'originale invece della brutta copia. O una visione coerente può essere perseguita da un rassemblamento nettamente inferiore all'avversario, sul piano numerico (ultime elezioni, Veltroni 2008). Direi che il centrosinitra è riuscito ad essere percepito, nelle sue varie sfaccettature e nei vari passaggi storici, in tutti questi modi pur riuscendo per due volte a battere Berlusconi (ma non il berlusconismo, purtroppo). Tutto ciò, però, non costituisce una risposta alla mia questione iniziale: perché i processi interni di selezione dei dirigenti, che poi costituiscono il nocciolo, il cuore di un partito perché non possono che essere coerenti con le ragioni stesse di esistere di questo e con i suoi obiettivi, non hanno portato a costituire una candidatura vincente contro Berlusconi? Le cause sono esterne o interne? Ovvero: gl'Italiani hanno deciso che ideologicamente non manderanno mai un ex bolscevico a Palazzo Chigi? Un complotto - maledizione degli ex DC, con boicottaggio nascosto insieme all'Opus Dei? Il destino cinico e baro? O esistono delle dinamiche e delle cause ben precise? Un sentire "diverso" interno alla sinistra per cui il segretario non per forza debba possedere quel "sex appeal" che invece la (in)civiltà dell'immagine pretende? Una visione nobile della politica contrapposta ad una visione "ignobile"? Snobismo? Superficialità del corpo elettorale? O c'è qualcosa che non funziona proprio nel processo di selezione della classe dirigente? Aspettiamo Vendola, o ne parliamo?
Buonanotte
Flavio