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A che serve l'opposizione

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: A che serve l'opposizione

Messaggioda pierodm il 02/08/2008, 23:02

Ho sempre pensato che un movimento o un partito, che pure si manifestano come "contro", non possano farlo se non hanno un sostanzioso contenuto "pro" - se non altro perché essere "contro" implica una serie di punti di vista e d'idee che sono oggettivamente costitutivi di un'identità, che è la premessa immediata di un piano costruttivo e programmatico.
Ma fingiamo pure che le cose non stiano così, e che questo dilemma tra pro e contro sia un problema reale e qualificante: in effetti, non ho difficoltà ad ammettere una simile ipotesi, sia pure in una chiave del tutto opposta a quello che è venuto fuori da questa discussione, nella quale sembra che essere "contro" sia una limitazione, una specie di minimum tutt'al più necessario ma non sufficiente.

Io credo infatti che ci siano diversi modi per descrivere la limitatezza della coalizione e la radice di molti suoi errori, e che uno di questi sia l'assensa - o almeno un'incertissima presenza - di questo minimum di "antiberlusconismo".
Per chiarire questo concetto sarebbe sufficiente limitarsi a fatti e fatterelli, esemplificati da alcuni atteggiamenti, battute ed esternazioni varie di alcuni personaggi della coalizione, nonché alcune prese di posizione politico-parlamentari.
Ma vale invece la pena andare un po' più nel profondo, chiedendosi innanzi tutto che cosa è mai questo "berlusconismo", intorno al quale si condenserebbe l'animus antitetico di cui si parla da anni.

Se con il termine intendiamo le caratteristiche del personaggio Berlusconi, con i suoi eccessi grotttescamente spettacolari e istrionici, e quella che sembra la caricatura del cumenda meneghino, allora il discorso fila abbastanza liscio, pur tenendo presente che perfino in AN e in molti reduci democristiani esiste una forte resistenza ad adeguarsi a uno stile di questa natura. A maggior ragione un anti-berlusconismo basato su una tale avversione sarebbe facilmente riscontrabile nell'intera coalizione di centro-sinistra: un collante, giustamente, necessario ma non sufficiente.

Ma il berlusconismo non è solo quello, e anzi è ben altro che quello.
Potremmo, a questo punto, approfondire e descrivere in dettaglio: diciamo però soltanto che il berlusconismo è tutto un modo di intendere non solo "la vita", ma la politica, e di rileggere la storia recente dell'Italia, di rapportarsi con il mondo occidentale e con le complesse vicende del liberalismo, del laicismo, etc.
Se l'intendiamo così, allora appare evidente che l'anti-berlusconismo non è un collante sufficiente, per il semplice fatto che non c'è, nella coalizione di centro-sinistra e nemmeno nel PD.
Invece di discutere se e quanto basti essere "contro", sarebbe il caso di guardare bene "se" e quanto si è davvero diversi e se si è davvero "contro".
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Re: A che serve l'opposizione

Messaggioda franz il 03/08/2008, 10:34

pierodm ha scritto:Ho sempre pensato che un movimento o un partito, che pure si manifestano come "contro", non possano farlo se non hanno un sostanzioso contenuto "pro" - se non altro perché essere "contro" implica una serie di punti di vista e d'idee che sono oggettivamente costitutivi di un'identità, che è la premessa immediata di un piano costruttivo e programmatico.
[...]
Ma il berlusconismo non è solo quello, e anzi è ben altro che quello.
Potremmo, a questo punto, approfondire e descrivere in dettaglio: diciamo però soltanto che il berlusconismo è tutto un modo di intendere non solo "la vita", ma la politica, e di rileggere la storia recente dell'Italia, di rapportarsi con il mondo occidentale e con le complesse vicende del liberalismo, del laicismo, etc.
Se l'intendiamo così, allora appare evidente che l'anti-berlusconismo non è un collante sufficiente, per il semplice fatto che non c'è, nella coalizione di centro-sinistra e nemmeno nel PD.
Invece di discutere se e quanto basti essere "contro", sarebbe il caso di guardare bene "se" e quanto si è davvero diversi e se si è davvero "contro".

Mi pare chiaro che una definizione ampia e generica - anche macchietistica - di berlusconismo puo' trovare tanti d'accordo e costituire quindi una vasta platea di aderenti a quell'essere contro. Parimenti piu' si analizza e si spacca il capello in 4 o piu' si tenta di far corrispondere l'antiberlusconismo ad altri "anti" ed altri "ismi" (possiamo inserire l'anticapitalismo) allora si verifica la propria solitudine (ben evidenziata ad esempio anche dal risultato elettorale della Sinistra Arcobaleno) e si prende atto che nessun'altro nella scena politica condivide quei valori. Ma lo sapevamo già.
In fondo questa è la riprova che essere contro (per vari motivi diversi) non puo' essere un collante per governare.

Essere all'opposizione per me non significa solo essere contro il governo ma continuare a cercare i modi di essere "per" di essere "pro" attorno ad un "progetto". Anche qui non è assolutamente neecessario pensarla tutti nello stesso modo (cosa che per fortuna è impossibile) ma è necessario trovare un denominatore comune che sia propositivo.

Coalizioni "contro" sono fatte per vincere (una guerra, per esempio come durante la lotta al nazifascismo che vide USA e URSS insieme) ma poi per gestire, per governare in democrazia occorre la logica dell'alternanza e quindi forze opposte o troppo distanti non possono stare insieme.

Il principale aspetto che pero' credo sia interessante osservare è quello del rapporto di governo ed opposizione con demagogia e populismo. Pare evidente che governare è molto piu' difficile che stare all'opposizione, nel senso piu' che evidente che costruire e produrre risulatati è piu' difficile che criticare. Per chi sta all'opposizione (e la destra lo ha dimostrato piu' volte quando ha dovuto interpretare quel ruolo) l'utilizzo della demagogia è una tentazione molto facile.
Se l'ondata di sbarchi che in questi giorni avviene a lampedusa fosse successa sotto un governo nostro credo che tutti potremmo immaginare cosa direbbero a gran voce gli esponenti della destra. il populismo invece è strumento che la destra usa quando è al potere (ad esempio prendere provvedimetni populistici) o nella propaganda elettorale (promettere provvedimenti populistici). Come ho detto in altre occasioni pero' demagogia e populismo non sono strumenti della sola destra. Anche l'estrema sinistra ne ha sempre fatto grande uso ed ora lascia il cerino a Di Pietro, ben contento di fare il capopopolo (la sua anima di destra qui si rivela adatta al ruolo). La novità se vogliamo è che il PD e veltroni in particolare ora conduce per la prima volta una opposizione non demagogica e non populista (o ci sta tentando) e questo spiazza coloro che sono "contro a prescindere" e sono stati abituati in questi decenni ad una opposizione urlata.

Ciao,
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Re: A che serve l'opposizione

Messaggioda annalu il 03/08/2008, 17:28

franz ha scritto:[...] il populismo invece è strumento che la destra usa quando è al potere (ad esempio prendere provvedimetni populistici) o nella propaganda elettorale (promettere provvedimenti populistici). Come ho detto in altre occasioni pero' demagogia e populismo non sono strumenti della sola destra. Anche l'estrema sinistra ne ha sempre fatto grande uso ed ora lascia il cerino a Di Pietro, ben contento di fare il capopopolo (la sua anima di destra qui si rivela adatta al ruolo). La novità se vogliamo è che il PD e veltroni in particolare ora conduce per la prima volta una opposizione non demagogica e non populista (o ci sta tentando) e questo spiazza coloro che sono "contro a prescindere" e sono stati abituati in questi decenni ad una opposizione urlata.

Che il populismo sia lo strumento principe della destra sia al potere che all'opposizione, penso che siamo tutti d'accordo.
Che anche la sinistra più o meno estrema faccia spesso uso di questi metodi, direi pure.

Quello che mi lascia invece perplessa è la tua convinzione che il PD di Veltroni riesca a fare un'opposizione non demagogica e non populista; io non sono così fiduciosa.

Per esempio, il condurre la campagna elettorale senza pronunciare il nome di Berlusconi mi è parsa proprio una campagna populistica, un modo di evidenziare l'importanza di un nome, quello di Berlusconi, proprio non nominandolo. Per non parlare poi del continuare a ripetere di una inesistente favolosa rimonta, se non era demagogia quella!

E poi, adesso, la mia impressione è che, per non fare un'opposizione urlata, Veltroni stia semplicemente rinunciando a fare opposizione.
Che opposizione è stata fatta sul caso di Eluana, per esempio? Non esprimere un'opinione con un voto, a me non pare proprio una forma energica di opposizione (già, ma sulle questioni etiche nemmeno si sa quale sia la posizione ufficiale del PD!).
Quanto al lodo Alfano, certo che è meno peggio dell'emendamento salva-processi, ma di nuovo, a me non sembra che fare opposizione seriamente consista semplicemente nel dire che non ci piace, e basta.

La gente ha altri problemi?
Ed il PD si prepara ad una manifestazione ad ottobre, quando anche quella sorta di finanziaria triennale sarà diventata legge dello stato? Non mi sembra che ci sia una base programmatica forte nemmeno sui temi del lavoro e delle finanze, per la manifestazione di autunno. Veltroni raccoglie firme col pullman, a che fine? referendum no, allora cosa?

Di Pietro farà anche il capopolo, ma certo è l'unica cosa che può fare, dal basso del suo 4% circa, ma almeno lui fa davvero opposizione, ed il PD dovrebbe essergli grato!

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Re: A che serve l'opposizione

Messaggioda pierodm il 04/08/2008, 0:18

Evidentemnte non ero riuscito a spiegarmi bene, se Franz ripete come risposta i medesimi argomenti di prima.
Ma vale bene, a riguardo, quello che dice Annalu, che va giustamente sul pratico: su ciascuno degli esempi portati nel suo messaggio ci sarebbe molto da dire, in relazione al "cemento" della coalizione e ai virtuosi propositi "costruttivi", e ad altro ancora. In parte lo fa lo stesso Scalfari, nel suo editoriale di oggi, sia pure in toni estremamente morbidi, come si conviene ad uno dei fautori dell'avvento del PD che non vuole scardinare gli equilibri della fragile creatura.

Ma lasciamo andare, dato che ho imparato - sia nelle discussioni sul web, sia precedentemente in anni di pratica on the road - che non ci sono esempi, non ci sono fatti, non ci sono evidenze che bastino, di fronte alla volontà di vedere ad ogni costo le cose nel modo che più si accorda con un "programma" e un calcolo a lungo accarezzati.
Personalmente, sono dodici anni - ad occhio e croce dalla costituzione dell'Ulivo - che vado pensando e dicendo quanto sia innaturale e sterile la congregazione partitica tra la sinistra e i cosiddetti "cattolici", e più in generale con coloro che si dichiarano ex officio "moderati". La famigerata "ricchezza delle diversità", che adesso perfino Veltroni e D'Alema hanno ricusato, sebbene sembri che l'unica diversità da tagliare sulla via della virtù sia quella della cosiddetta "sinistra radicale".

A questo proposito, è quanto mai coerente con il proposito di assumere tutte le stimmate di una forza "di governo" preferire l'unione - cultuale, comportamentale, prima ancora che strettamente politica - con chi del "governo a tutti i costi" ha fatto una bandiera e una tradizione: se cementarsi intorno a un'idea "costruttiva" (non solo oppositiva) significa trasmutarsi in democristiani, tanto vale dirlo chiaramente, senza tirare giù dall'archivio discussioni cosmologiche sulla democrazia rappresentativa e sui dilemmi arcaici tra partito di lotta e partito di governo.
Perchè, cari compagni e amici, proprio questo è il fatto più deludente, più sfiancante, e talvolta più grottesco: che a discorsi pur discutibili, ma apprezzabili per il respiro politico, che presiedono alla nascita del PD, corrispondono nella pratica e nella dialettica quotidiana scelte assai misere, divisioni assurde, immagini sbiadite e sconclusionate di un partito che avrebbe l'ambizione di rappresentare tutto e rischia di non rappresentare in realtà quasi niente, e quasi nessuno.
Ma, come ho detto, lasciamo stare.

Vorrei invece tornare sui concetti del "berlusconismo".
Essere anti-berlusconiani, come unico cemento della coalizione, sarebbe poco, o meglio sarebbe largamente insufficiente.
Io non credo che sia così, ma prendiomo questo giudizio per buono, dato che in fondo c'è un'oggettiva parte di buono: non sarebbe sufficiente.
Ma magari ci fosse, questo largo sentire anti-berlusconiano: insufficiente a governare, forse, ma più che sufficiente a fare opposizione, e non è poca roba, visto che questo è il ruolo assegnato dai risultati elettorali al PD.
Proprio perchè da anni non vedo il berlusconismo come macchietta - se mai l'ho visto così - vedo che molte delle sue idee, alcune delle sue tentazioni, dei suoi vezzi ideologici, della sua lettura della "modernità" capitalistica, fanno parte del patrimonio politico di parti diverse della coalizione di centro-sinistra, e oggi del PD.
Sarebbe, a questo punto, più corretto uscire dal berlusconismo, e parlare di correnti ideologiche delle quali Berlusconi si è fatto semplicemente interprete, orecchiandole, e forse nemmeno interprete consapevole e tuttavia messaggero e diffusore privilegiato, tramite le sue televisioni e la sua potente macchina propagandistica.

Insomma, se vogliamo metterla sul semplice e sul pratico: visto che la sorte assegna al PD l'incarico di fare opposizione, sarebbe bene che dimostrasse di essere capace di farla- vale a dire, che fosse cpace intanto a far bene questa.
Essere costruttivi ed essere "di governo" diciamo pure che è più difficile, tanto quanto sarebbe più onorevole: ma proprio per questo serve identità e unità di valori, oltre che di "programmi" messi per iscritto. Se una tale unità, e tale identità, non riescono a venir fuori durante la - facile, quasi "infantile", come si dice - fase dell'opposizione, dubito assai che emerga miracolosamente in un'ipotetica fase "di governo".
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Re: A che serve l'opposizione

Messaggioda ranvit il 04/08/2008, 10:20

>Insomma, se vogliamo metterla sul semplice e sul pratico: visto che la sorte assegna al PD l'incarico di fare opposizione, sarebbe bene che dimostrasse di essere capace di farla- vale a dire, che fosse cpace intanto a far bene questa.
Essere costruttivi ed essere "di governo" diciamo pure che è più difficile, tanto quanto sarebbe più onorevole: ma proprio per questo serve identità e unità di valori, oltre che di "programmi" messi per iscritto. Se una tale unità, e tale identità, non riescono a venir fuori durante la - facile, quasi "infantile", come si dice - fase dell'opposizione, dubito assai che emerga miracolosamente in un'ipotetica fase "di governo".pierodm <

Una fase di governo? E quando? Se va bene bene bene se ne parla fra 5 anni!

E' chiaro che se il Pd avesse vinto le elezioni, tutto sarebbe stato diverso.
Ma non solo non le ha vinte....le ha perse clamorosamente!
La responsabilità non è certo di Veltroni, poverino. Ma dell'insulsaggine governativa del centrosinistra (la presenza della sinistra radicale è stata solo un'aggravante).

Sono stato ferocemente contrario alle modalità in cui è stato fatto nascere il Pd, sono stato speranzoso nel tentativo di Veltroni di cambiare le carte in tavola promuovendo la corsa solitaria, sono tutt'ora fortemente contrario alla presenza dei residui democristiani.
Per come sono andate le elezioni trovo che sia "normale" lo stato confusionale in cui versa il pd.
Veltroni farebbe bene a togliersi di mezzo....fallito il suo tentativo non ha piu' niente da dire.
Prodi e prodiani hanno già fatto sufficienti danni con la collaborazione suicida di una sinistra radicale impresentabile.
Non c'è piu' nessuno.....tranne l'eterno D'Alema che con Red ha avviato un tentativo di rifacimento del Pd, che per ora è l'unica azione politica degna di questo nome.

Come sto dicendo in altri 3d, per ora il centrodestra si sta muovendo abbastanza bene o quantomeno in sintonia con la volontà della maggioranza degli italiani. Si possono ovviamente non condividere tanti dettagli, ma l'impalcatura dell'azione di governo non è male.

A queste condizioni il centrosinistra avrà tutto il tempo che serve per rifondarsi!
Perchè non è questione di saper fare l'opposizione o la maggioranza....è questione di trasformarsi da parolai e mestieranti della politica in amministratori saggi e concreti. E con un spirito di servizio alla collettività degno di un vero "fare politica"!

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: A che serve l'opposizione

Messaggioda pinopic1 il 04/08/2008, 10:31

Pierodm
Permettimi una sciocchezza. Se per fare opposizione alla destra bisogna preoccuparsi di non apparire neanche lontanissimamente, vagamente di sinistra. Se bisogna tenersi lontani dai sindacati ed essere obbligatoriamente critici con gli stessi fino alla demonizzazione. Se bisogna rinnegare o semplicemente ignorare quello che di buono (e non è poco)precedenti governi di CS hanno fatto. Se bisogna fare il tifo per la demolizione dello stato sociale senza alcuna prospettiva di un nuovo welfare. Se bisogna plaudire ogni atteggeiamento propagandistico di ministri senza fare la fatica di guardare dietro la facciata perchè alla ggente non interessa. Se si segue ciò che alla gente interessa senza sforzarsi di proporre una alternativa a questo governo e a questa cultura perché farla comprendere l'alternativa e farla amare è un esercizio troppo faticoso e i sondaggi mensili non lo premiano....
Se si pensa di fare opposizione alla destra con una cosa che non deve confondersi con qualcosa che possa assomigliare a una cosa di sinstra, ma con che si fa opposizione alla destra?
Non ci sarà mai più la fase di governo.

L'antiberlusconismo non è la critica ad una persona antipatica. Il berlusconismo è una cosa estremamente seria che investe la politica ma anche la convivenza civile, la cultura, il grado di civiltà di un popolo, il nostro,
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Re: A che serve l'opposizione

Messaggioda pierodm il 04/08/2008, 12:51

Per rispondere a Pinopic, e alla sua domanda: ...come si fa allora l'opposizione?
Infatti, l'opposizione non si fa, o meglio, si fa poco, male e in modo incerto, proprio per i motivi che dici tu, e che moltissimi elettori di sinistra del PD e io per primo condividiamo per somma evidenza.

Perché alla fine, gira e rigira, si torna sempre alla questione dell'identità, cioè al "chi siamo": se il soggetto ha una sua identità ideale e ideologica ragionevolmente unitaria e precisa, è in grado di fare opposizione e di governare, di essere validamente anti- e di essere allo stesso tempo pro-, secondo il momento e la necessità.

Nella fattispecie, io non credo che una tale identità sia possibile elaborarla o trovarla per strada, partendo dagli elementi che hanno presieduto alla genesi del PD: all'interno del partito si ritrovano, in convivenza artificiosa e forzata, correnti politiche e culturali che sono sempre state su rive opposte della storia italiana. Non necessariamente nemiche, ma certamente diverse e spesso conflittuali.
Cercare una sintesi tra correnti così fatte è un azzardo che ha poco senso, e che prelude - nel migliore dei casi - ad un compromesso al ribasso.
Più probabile e fattibile, in realtà, è trovare un accordo proprio sulla base dell'anti-berlusconismo, o un altro anti- altrettanto incalzante: quello cioè che si è verificato in questi ultimi dieci anni, oltre tutto con grande fatica e con scarsi risultati.

Vale la pena spendere qualche parola - in attesa di approfondire la questione sul serio - sul mantra di gran moda nei tempi più recenti, circa la nefasta influenza della "sinistra radicale" sulle sorti della coalizione e dell'intera politica italiana.
Un mantra che mi ricorda quello pompato dalla destra sui Rom e sugli extracomunitari, che sembrano essere una specie di esercito d'invasione, peggio dei tedeschi nel '43, peggio dei lanzichenecchi, peggio della febbre asiatica e della spagnola, peggio di mafia e camorra, tanto da richiedere l'intervento dell'esercito.
Ovviamente, nessuno ignora o minimizza le gravi colpe politiche di Rifondazione e degli altri, ma presentare sistematicamente, ossessivamente queste forze come la radice d'ogni male è ridicolo, prima ancora che discutibile.
Ma, poichè gli autori di questo mantra non sono attori comici, il ridicolo copre in realtà una sindrome ideale molto seria e diciamo pure molto grave: a prescindere, infatti, dalle colpe dei cosiddetti "massimalisti", e dalla loro insufficienza o nefandezza, o quel che si vuole, rimane il dato incontestabile (e davvero stravagante) di una deriva volontaria e studiata verso un non meglio precisato centrismo, con una vera e propria dichiarta ricusazione della sinistra, a testimonianza che non tanto si trattava di sanare gli "eccessi massimalisti" quanto in realtà di cancellare ogni traccia della sinistra stessa.

Ma queste sono questioni sulle quali fin troppo si è chiacchierato, negli ultimi due anni, inutilmente.
Per questo è preferibile, invece di slanciarsi verso improbabili orizzonti, parlare di come e quanto si faccia un'opposizione efficace, che già sembra un arduo compito.
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Re: A che serve l'opposizione

Messaggioda pinopic1 il 04/08/2008, 13:53

Condivido in pieno. E non posso non sottolineare la stranezza della ricerca di un elettorato di centro che sarebbe anche moderato e cattolico. Ma questo elettorato non si è astenuto in questi anni, ha votato tranquillamente per PDL e Lega dando prova di non desiderare nessuna moderazione e di non porsi grossi problemi etici.
Ma non parliamo di marziani: sono i nostri parenti, colleghi, amici, conoscenti, condomini. Persone che nella vita privata sono mpderati certamente, anche credenti in molti casi ma che di fronte ai problemi che la politica dovrebbe risolvere non usano mezzi termini e vogliono soluzioni decise, anche drastiche. E' evidente che se li si convince che i problemi che li angustiano dipendono dai Rom e dai dipendenti pubblici fannulloni, dalla sinistra radicale e dagli ambientalisti, diventano estremisti e anche un po' rompiballe nel richiedere la soluzione di questi problemi.
Allora si tratta di descrivere meglio la realtà a questi elettori, di farli riflettere sulla loro condizione e di proporre un progetto politico che abbia un'anima. E non può essere un'anima di destra perché quello c'è già.
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Re: A che serve l'opposizione

Messaggioda FreeRider il 04/08/2008, 14:17

pinopic1 ha scritto:Condivido in pieno. E non posso non sottolineare la stranezza della ricerca di un elettorato di centro che sarebbe anche moderato e cattolico. Ma questo elettorato non si è astenuto in questi anni, ha votato tranquillamente per PDL e Lega dando prova di non desiderare nessuna moderazione e di non porsi grossi problemi etici.

Parte di quell'elettorato di centro, moderato e cattolico, votava per noi nella scheda maggioritaria (quando c'era) nel 1996 e nel 2001, costituendo il famoso valore aggiunto: elettori che nel proporzionale votavano a destra ma nel maggioritario preferivano votare Ulivo. Erano il 2% nel 1996 e furono il 4% nel 2001. Poi la destra ha mangiato la foglia ed eliminato la scheda del maggioritario. Ti faccio notare, caro pinopic1, che il 4% è una percentuale di tutto rispetto e che tanti partiti nel 2006 non sono nemmeno riusciti ad arrivarci. Nel 1996 vincemmo sia grazie al fatto che la lega non correva insieme alla casa delle libertà sia perché noi con quel 2% fummo primi nel maggioritario.
L'attenzione per quell'elettorato, che nel 2006 il PD non ha saputo conquistare, mi pare quindi importante e ritengo che sia una "stranezza" non accorgersene. O pensiamo di vincere facendo contare per due i nostri voti, perché sono piu' intelligenti?

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Re: A che serve l'opposizione

Messaggioda matthelm il 04/08/2008, 16:06

I moderati cattolici o no sono più pragmatici di quello che voi pensate e rifuggono dal sinistrismo radicale come la peste, se poi questo si ammanta anche di laicismo non c'è più storia.
I messaggi negativi, anche con il governo Prodi, non sono stati pochi dai radicali ai Dico "come primo passo".

E questo centro moderato che qualcuno sbeffeggia è quello che, piaccia o no, fa la differenza elettorale.
Strumentalmente il Berlusconi si rapporta ai valori cattolici in ogni circostanza e per taluni ciò basta e avanza anche perché nel contempo altri deridono guardano dall'alto in basso i punti di vista degli "oscurantisti".

Lavora arduo o addirittura impossibile per il PD se non saprà fare sintesi e dare un taglio netto con la sinistra radicale che anche in questo forum qualcuno ha già "perdonato".
"L'uomo politico pensa alle prossime elezioni. Lo statista alle prossime generazioni".
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