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Una proposta per noi ed Arturo Parisi.

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: Una proposta per noi ed Arturo Parisi.

Messaggioda Loredana Poncini il 10/09/2009, 8:03

Grazie a Voi tutti per la pazienza che avete nel rispondere alle proposte che da catecumena dell' Ulivo vi faccio !

Mi accorgo (meglio tardi che mai!)che "perlulivo" non sono forum "dellulivo", e che è sciocco, da parte mia, cercare che vi partecipino quelli che, come Parisi, hanno già i loro siti e le interviste giornalistiche in cui esprimono le loro idee e le loro critiche .
Quello che mi sottolineate Voi, invece, non potrei apprenderlo né dai libri (anche se cerco di scartabellarli !), né dalle riunioni che sto frequentando alla Festa PD di Torino.
Il poterVi leggere e rileggere, il come vengon fuori le pecche dei big e le speranze deluse eppure irrinunciabili a cui tenete fede, mi aprono un orizzonte politico per me impensabile, prima di frequentarVi.

Cambio perciò proposta, questa volta rivolgendola a Voi forumulivisti soltanto !
Eccola :
Che ne dite di aprire una sezione in PERLULIVO.IT intitolandola :
" QUELLO CHE GLI AVVERSARI DEL PD DICONO DI NOI " ?

E, proposta nella proposta, propongo l'editoriale su Panorama del 16.7.2009 di Maurizio Belpietro :
"Pericolosa l'intolleranza di sinistra", che si conclude con un invito ai 3 Candidati del PD con quest'invito:
"diano un segnale di civismo nei confronti di quegli italiani che sono la maggioranza del Paese.Evitino di considerarli tutti servi sciocchi di S.Berlusconi e impediscano che siano vittime dell'odio coltivato a sinistra. Sarebbe il miglior inizio per chi ambisce a governare l'Italia e a riunificarla."


Che ne dite ?
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Re: Una proposta per noi ed Arturo Parisi.

Messaggioda Iafran il 10/09/2009, 9:51

lucameni ha scritto:Però in questi anni si è identificato in maniera eccessiva con l'Unione prodiana, di cui è stato appassionato artefice.
Non starò a ripetere la mia irritazione nel vedere questi guru di Cs spendersi per il "sogno" di "quel" bipolarismo, fino a mettere in secondo piano la lotta al berlusconismo (anzi col cavaliere in qualche modo utile per meglio legittimare l'idea di un paese "normalizzato" con una competizione potenzialmente bipartitica e con dentro tutti quanti, come se in un'ammucchiata fortissimamente cercata - scimmiottando sistemi con tradizioni ormai secolari - si potessero tranquillamente sterilizzare estremismi e particolarismi).

Sto leggendo molte volte (e da più parti) che è stata quasi “un’insana volontà politica” quella di Prodi di presentarsi alla competizione elettorale con forze ben precise, anche se eterogenee, a “condividere” il programma elettorale e di governo.
Non riesco proprio ad immaginare la formula che possa garantire stabilità ad un nuovo governo di Cs, con la mentalità italiana di darsi un'importanza spropositata anche se si è un “cespuglio” e si conta quanto conta “il due di coppe” a briscola. Ci siamo proprio dimenticati del “peso” che avevano i voti del PSI per Governi della c.d. Prima Repubblica che non superavano l’anno di vita, per la visibilità e le esigenze delle svariate correnti?
Questi “atteggiamenti”, con le conseguenze che comportavano, hanno stancato non solo gli elettori di Cs ma anche i cittadini italiani e hanno spianato le strada a qualsiasi alternativa, fosse pure il “berlusconismo”.
Non sono state le legittime aspirazioni dei “mariniani, rutelliani, diniani, mastelliani, turigliattiani, degregoriani, ecc.” che hanno fatto "saltare" le proposte politiche del Cs?
Più che di idee politiche penso sia un problema di uomini che dovrebbero garantire la loro applicazione.
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Re: Una proposta per noi ed Arturo Parisi.

Messaggioda lucameni il 10/09/2009, 10:10

Secondo me, vuoi anche per più o meno legittime ambizioni personali a volte spacciate per "valori", non si è voluto guardare alla realtà italiana, intesa sia come istituzioni (vedi parlamentarismo, vedi art. 67C., vedi la pretesa di piegare la mala politica e i problemi di governabilità soltanto con una legge elettorale, peraltro sempre fallimentare) che come personale politico, e ci siamo raccontati la favola, con tanto di berlusconismo in essere, che si potesse fare del sistema italiano, magari solo con legge elettorale e in pochi anni, qualcosa di simile agli USA e alla GB.
Il grave è con queste uscite sono venute anche da personaggi a rigore tutt'altro che sprovveduti, che pure dovrebbero sapere cos'è la politica comparata, quali sono i limiti e a volte l'assurdità di certi accostamenti.
Nel Cs il realismo o è assente o, se esiste, è declinato come uso cinico del potere, del resto in linea con la decadenza e la berlusconizzazione della nostra società.
Non mi pare esistano vie di mezzo.
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)
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Re: Una proposta per noi ed Arturo Parisi.

Messaggioda lucameni il 10/09/2009, 10:16

"Sto leggendo molte volte (e da più parti) che è stata quasi “un’insana volontà politica” quella di Prodi di presentarsi alla competizione elettorale con forze ben precise, anche se eterogenee, a “condividere” il programma elettorale e di governo."

Un programma di 281 pagine non è "condivisione": è un prenderci in giro, per parlare forbito.
Il fatto poi di rifiutare ogni soluzione alternativa, o meglio più ristretta (vogliamo dire "omogenea"?), rispetto la cosidetta Unione, magari quale premessa ad un partito unico (e non certo l'Ulivo), è stata la caratteristica e il refrain più evidente dei cosidetti strateghi vicini a Prodi.
Visti gli effetti, peraltro già sperimentati nel 1998, sono stati pessimi consigli.
Sarebbe stato meglio evitare di ostinarsi con formule perdenti, prendere atto che non si può governare, spacciando sintonie che non esistono, da Mastella a Turigliatto, magari replicando che "negli USA e in GB i partiti contengono anche gli estremisti" (argomento usato al tempo da Bordon e dai reduci di Alleanza Democratica, il pre-ulivo del 1994).
E allora?
Innanzitutto sono "partiti" nati decenni, secoli fa e quei sistemi sono molto diversi dal nostro, non solo per la legge elettorale, la scelta delle candidature, la loro società civile è diversa (e non hanno un Berlusconi).
Se poi il "nuovo" viene inteso come scopiazzare malamente e con questi risultati, che dire?
Vabbè.
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Intervento della Redazione

Messaggioda annalu il 10/09/2009, 12:04

La Redazione del forum ha seguito e segue con interesse questo dibattito (come tutti i dibattiti, del resto), ed a nome della Redazione stessa, faccio alcune considerazioni.

Prima di tutto, non è chiaro se Loredana Poncini può lei personalmente "intercedere" presso Arturo Parisi per convincerlo ad intervenire su questo forum: se così fosse, la Redazione la prega di farlo, e se il risultato fosse positivo, ponti d'oro a Parisi ed a ogni politico che decidesse di partecipare. Ovviamente le modalità ed il momento della partecipazione di Parisi verranno poi concordate con lui, secondo le sue disponibilità.
Se invece quello di Loredana fosse un auspicio perché sia il sito a contattare Parisi, allora c'è poco da fare: i nostri numerosi e reitarati tentativi per ottenere la partecipazione di politici sono sinora risultati vani, salvo pochissime e sporadiche eccezioni (per es. Sandra Zampa).

Quindi, avanti forumisti: datevi da fare!!!
Chi conosce o comunque ha rapporti diretti con politici nazionali o locali, li contatti, e li preghi di partecipare: un dialogo diretto sarebbe un vero salto di qualità nei rapporti tra politici e cittadini, e saremmo felici di offrire la nostra "piazza" per questi incontri.

Per La Redazione
Annalu
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Re: Una proposta per noi ed Arturo Parisi.

Messaggioda ranvit il 10/09/2009, 13:17

dal corriere.it :

IL PROFILO POLITICO DEL PD
Un'offerta inesistente
Il Partito democratico si avvia verso il congresso. La lotta precongressuale è stata aspra ma ciò non è servito a guarire la malattia di quel partito: la scarsa credibilità della sua «offerta politica» complessiva, l'assenza di un insieme di idee e di proposte potenzialmente in grado di convincere una parte rilevante di quegli elettori che, fin qui, si sono tenuti alla larga dal Partito democratico. Di più: mi pare che ci sia, in settori significativi del Pd, la sfiducia nella possibilità stessa che una forte offerta politica possa essere confezionata. Come altro si può interpretare il fatto che il gruppo dirigente oggi non speri, per vincere di nuovo, nelle virtù e nelle capacità proprie ma unicamente negli incidenti di percorso altrui? Non è forse vero che, per tornare al governo, il Pd si affida solo alla speranza di una uscita di scena di Berlusconi e della disgregazione del centrodestra? Non è forse vero che esso ripone le proprie chances, anziché nella capacità di attrarre elettori, in quella di attrarre alleati? Puntare tutte le proprie carte, piuttosto che sulle possibilità di sfondamento nell'arena elettorale, sulle manovre nell'arena parlamentare, significa sostituire la tattica alla strategia, sperare che il tatticismo e le capacità manovriere possano sopperire ai ritardi culturali e alle inadeguatezze politiche.

Quando Massimo D'Alema dice che un partito del 27-30 per cento può andare al governo solo costruendo alleanze, rivela la sua sfiducia nelle possibilità di crescita autonoma del partito. Una sfiducia della quale è peraltro facile identificare l'origine: va cercata in una pagina di storia ormai chiusa, quella del partito comunista. Non critico D'Alema per questo: tutti noi siamo condizionati dalle nostre esperienze passate. Ma è un fatto che pensare che un partito del 30 per cento sia condannato a rimanere tale è un portato di quella esperienza. All'epoca del bipolarismo Usa/Urss il Partito comunista non aveva possibilità di espansione al di là di una certa soglia elettorale. Poteva accrescere la propria influenza politica e, eventualmente, entrare nell'area di governo, solo grazie alla sua capacità di costruire alleanze. È quello schema che, consapevolmente o meno, D'Alema oggi ripropone. Ma nel mondo attuale, senza più conventio ad excludendum, guerra fredda e partiti comunisti, quello schema dovrebbe essere buttato via. Perché, nelle nuove condizioni, un partito del 27/30 per cento (alle precedenti elezioni) può benissimo, se azzecca la proposta politica, se intercetta la domanda del Paese, sfiorare la maggioranza dei consensi (e magari, se poi governa male, tornare al 27 per cento o anche meno alle elezioni successive). Capisco il fatto che, in politica, le proposte degli avversari siano sbagliate per principio. Ma la verità è che l'idea del «partito a vocazione maggioritaria» di Walter Veltroni non era affatto sbagliata. Nasceva dalla presa d'atto che, nel dopo guerra fredda, un partito di sinistra (non comunista), se centra la proposta politica, può benissimo giocarsela «alla pari» con la destra. L'idea era eccellente ma venne realizzata male. La proposta politica non fu abbastanza innovativa e ci fu l'errore dell’alleanza con Di Pietro.

Certo, poi ci vogliono anche le alleanze. Ma le alleanze vengono dopo la proposta politica. È nella proposta politica la vera debolezza del Pd. Ne deriva un circolo vizioso: la debolezza dell'offerta politica genera problemi di identità che alimentano la sfiducia, la quale a sua volta impedisce di agire creativamente per modificare l'offerta politica. Faccio solo l’esempio di un problema nel quale la debolezza, di visione e di proposte, del Pd è evidente: la questione dell'immigrazione. Si tratta di una questione decisiva. Nel XXI secolo è uno dei due o tre temi su cui ci si gioca, in Europa, il destino politico. I punti di criticità sono due: il problema dell'immigrazione clandestina e quello dell'immigrazione islamica. Sull'immigrazione clandestina il Pd balbetta. Affiorano qui i cascami di ammuffiti terzomondismi di origine comunista e cattolica. La sola cosa che il Pd sa fare è accusare di razzismo il governo. Ma davvero la politica detta dei respingimenti (in presenza di una colpevole latitanza dell'Unione Europea nel contrasto all'immigrazione clandestina) può essere così liquidata? Zapatero, il premier spagnolo, non risulta iscritto alla Lega Nord. Ma tratta con la massima durezza l'immigrazione clandestina. Non è forse nell'interesse dei Paesi europei mandare messaggi chiari alle organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di esseri umani? E, ancora, davvero il reato di clandestinità (che esiste in tante democrazie) è una infamia? Che lo descriva così qualche vescovo poco interessato al fatto che l'Italia possieda dei confini (il reato di clandestinità è proprio questo: la dichiarazione secondo cui i confini dello Stato non sono una finzione o una barzelletta) è comprensibile, ma se lo fa un partito di opposizione esso si condanna a non diventare forza di governo. C'è poi la questione dell'immigrazione islamica. Bisognerebbe smetterla di gridare all'islamofobia tutte le volte che qualcuno ricorda che l'immigrazione islamica è quella che comporta le maggiori difficoltà di integrazione e, in prospettiva, i rischi più seri. Come dovrebbero insegnarci le imprudenti politiche della Gran Bretagna e dell'Olanda, «dialogo» e «accoglienza» non risolvono il problema. Perché non ci siano penosi risvegli fra qualche anno, occorre dettare condizioni chiare. Ma quelli del Pd, quando discutono di immigrazione, sembrano disinteressati al tema. Era solo un esempio, anche se rilevante. Costruire una offerta politica adeguata ai tempi può essere, per il Pd, una impresa faticosa, destinata anche a suscitare forti conflitti interni. Ma, almeno, sarebbero conflitti da cui potrebbero nascere serie elaborazioni culturali e sforzi di immaginazione politica. Molto meglio che stare seduti sul greto del fiume, ripetendo fino alla noia vecchi slogan, e aspettando, inerti, di vedere passare sull'acqua il cadavere del nemico.

di ANGELO PANEBIANCO
10 settembre 2009
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Una proposta per noi ed Arturo Parisi.

Messaggioda mariok il 10/09/2009, 14:39

In line di massima il discorso di Panebianco non fa una grinza.

Ci sono due aspetti, secondo me cruciali, che non mi convincono.

Il primo è quello dell'esempio scelto, credo non a caso, della mancanza di un profilo politico del PD: quello dell'immigrazione clandestina e dei respingimenti.

Mi sembra significativo che l'esempio sia questo e non quello del precariato che sta tagliando ogni pospettiva di futuro a tanti giovani (e meno giovani) o quello della legalità e dei conflitti di interesse nella gestione del potere e delle istituzioni o quello di uno sviluppo compatibile con i problemi dell'ambiente e con la impossibiltà di continuare ad "alimentarlo" con risorse non rinnovabili.

Ciò non è un caso ma piuttosto la conferma del "profilo" auspicato da Panebianco: quello di inseguire la destra nel suo campo e nei suoi "valori".

Il secondo aspetto è quello di fingere di ignorare l'eccezionalità della situazione italiana. Un confronto serrato ma sereno tra forze che cercano di contendersi la maggioranza dei consensi è possibile solo se il gioco democratico non è truccato, se sotto attacco non sono le stesse regole di convivenza democratica alla base di questo "gioco".

E non è questo il caso dell'Italia. Ed è per questo che può risultare giustificata una diversa agenda politica, che risponda prioritariamente all'esigenza di costruire un fronte democratico di "salvezza nazionale" che sia capace di fermare l'attuale deriva autoritaria e ripristinare le condizioni minime per un esercizio equilibrato della democrazia.
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Re: Una proposta per noi ed Arturo Parisi.

Messaggioda pagheca il 10/09/2009, 14:41

penso che l'invito della redazione andrebbe esteso un po' a tutti, non solo ai politici "di grido".

Per quanto mi riguarda, dopo essermi iscritto al PD sono stato contattato da un piccolo gruppo di sostenitori di Marino residenti all'estero, cui ho intenzione, se possibile e nel limite delle mie convinzioni personali (come sapete sono uno "scettico empirico" anche in politica), di dare una mano.

Ho approfittato quindi per estendere a costoro l'invito a partecipare a questo forum, che dalla sua ha se non il gran numero di partecipanti un rapporto di norma tranquillo e rispettoso tra i partecipanti. Ho inoltre spiegato perche' secondo me sarebbe estremamente importante e distintivo che Marino partecipasse di persona, ogni tanto, a forum, blog, etc. dando risposte scritte di suo pugno e - perche' no? - magari ponendo questioni e domdande.

Se i candidati parlamentari di tanti paesi trovano il tempo per fare le campagne porta a porta, elettore per elettore, spesso aiutati dai loro supporters (vedi per esempio [quote=http://www.youtube.com/watch?v=OM44ExNSpZg]qui[/quote]), perche' non si dovrebbe trovare il tempo per rispondere di tanto in tanto a qualche domanda ben mirata, in forum letti da centinaia o migliaia di persone, piuttosto che aspettare la "vetrina" di RAI2 o anche dei video di Repubblica? Perche' non capire l'importanza di ASCOLTARE l'elettorato, le sue idee, i suoi suggerimenti, per trovare spunti per la propria di campagna elettorale ed allontanarsi definitivamente da quella gabbia dorata che sembra essere la stantia politica italiana vecchio stampo?

saluti,
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Re: Una proposta per noi ed Arturo Parisi.

Messaggioda Iafran il 10/09/2009, 19:07

lucameni ha scritto:Un programma di 281 pagine non è "condivisione": è un prenderci in giro, per parlare forbito.
Il fatto poi di rifiutare ogni soluzione alternativa, o meglio più ristretta (vogliamo dire "omogenea"?), rispetto la cosidetta Unione, magari quale premessa ad un partito unico (e non certo l'Ulivo), è stata la caratteristica e il refrain più evidente dei cosidetti strateghi vicini a Prodi.
Visti gli effetti, peraltro già sperimentati nel 1998, sono stati pessimi consigli.
Sarebbe stato meglio evitare di ostinarsi con formule perdenti, prendere atto che non si può governare, spacciando sintonie che non esistono, da Mastella a Turigliatto, magari replicando che "negli USA e in GB i partiti contengono anche gli estremisti" (argomento usato al tempo da Bordon e dai reduci di Alleanza Democratica, il pre-ulivo del 1994).

Luca, quanto affermi sulla realtà italiana non fa una grinza, però in quel particolare periodo politico, dopo tangentopoli, avere un sogno nel cassetto poteva essere consentito a tutti.
Qualcuno lo ha circoscritto al proprio tornaconto e ad imbavagliare la Magistratura, altri, invece, a portare a compimento un sistema democratico rimasto per troppi decenni monco della partecipazione di una parte della società italiana.
Hanno sbagliato coloro che davano fiducia al cittadino e lo volevano protagonista delle scelte politiche che si dovevano ancora scrivere, tendenti a smuovere gli steccati ideologici e a considerarsi tutti nella stessa barca?
Dici bene quando affermi che “Nel Cs il realismo o è assente o, se esiste, è declinato come uso cinico del potere, del resto in linea con la decadenza e la berlusconizzazione della nostra società”, ma devi considerare che nello stesso periodo si realizzava (anche per volontà dell'Italia) un altro grosso sogno coltivato per decenni (un’utopia vera e propria) e che superava "ben altri steccati": l’Unione Europea.
A questa ci si è arrivato per gradi, e, nonostante gli euroscettici, è fuori di dubbio che ha posto le basi per far convivere popolazioni distanti fisicamente, economicamente e culturalmente.
E’ possibile che in Italia non si possa aspirare a qualcosa che esca dal seminato dell’immediato e dell’utilitaristico e dia speranza di cambiamenti veramente radicali?
Io penso di si, come tantissimi.
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Re: Una proposta per noi ed Arturo Parisi.

Messaggioda pierodm il 10/09/2009, 19:48

L'articolo di Panebianco è una truffetta ideologica, malamente mascherata, come ben ha messo in evidenza Mariok.
Penso che abbiamo cose davvero un po' più serie da fare che stare dietro a 'ste sciocchezze giornalistiche, e penso anche che in questi anni i nostri forum e i nostri dibattiti hanno mostrato che la "gente di sinistra" può fare tranquillamente a meno di certi "suggeritori" intellettuali, fosse anche solo per confutarli.

Riprendo il messaggio della Moderazione, dicendo che io capisco benissimo che il Forum come istituzione possa fare "ponti d'oro" a chiunque, a Parisi come ad uno dei portavoce di Berlusconi o un compagno di Rifondazione, se questo chiunque è davvero disposto a partecipare.
Però rimango dell'opinione espressa in precedenza, e sottoscrivo in toto quello che afferma Luca in merito alla dissennata politica portata avanti in questi quindici anni in ambito ulivista, della quale Parisi è stato uno dei sostenitori più assidui: con le sue ragioni, per carità, che però si sono dimostrate ragioni sbagliate, non solo nel merito, ma anche nell'ostinazione che si è manifestata nel rifriggerle in "cento padelle" diverse.
pierodm
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