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VELTRONI SI DEVE DIMETTERE

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: VELTRONI SI DEVE DIMETTERE

Messaggioda Gab il 17/02/2009, 19:04

Bentornato pagheca.
E che rientro!

Senti, visto che annunci sporadiche apparizioni, e visto l'effetto che fa , avrei qualcosa da suggerirti per la prossima uscita!

Bene Veltroni. Almeno dimostra di saper ascoltare.
Ora sara' dura, ma viene il bello.

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Re: VELTRONI SI DEVE DIMETTERE

Messaggioda ranvit il 17/02/2009, 19:33

Annullato.
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: VELTRONI SI DEVE DIMETTERE

Messaggioda pierodm il 17/02/2009, 21:37

Vittorio
Non c'è bisogno di programmi e manifesti di diecimila pagine, per fondare un'identità.
Anzi, è vero esattamente il contrario: un'identità è data da due o tre concetti semplici e chiari, che poi nel confronto politico pratico diventano perfino degli slogan, o - come si dice - un "marchio": liberté, egalité, fraternité - non avete da perdere che le vostre catene - delenda est Carthago - una testa un voto - Italia libera e unita, etc.

Solo che dietro quei due o tre concetti ci dev'essere una storia e una filosofia, nelle quali allora sì che ci sono le diecimila pagine dove chi lo desidera andrà a cercare le ragioni più ramificate di quell'identità.
Senza questo retroterra, e senza che esista una realtà sociale o geo-politica che giustifichi quei due o tre concetti, si tratterebe solo di un'operazione di marketing più o meno ben congegnata: catone era un mezzo paranoico, fissato con Cartagine, ma dava voce ad una situazione in cui l'imperialismo romano trovava effettivamente un ostacolo storico decisivo nella potenza cartaginese, e lo stesso vale per tutti gli altri esempi.

Nelle sue varie e travagliate trasformazioni, la sinistra - intesa nel suo senso più largo - aveva dietro di sé quella storia e quel retroterra, ossia quasi due secoli di storia e filosofia, di lotte e di errori, di sindacalismo, di diritti conquistati, di vittorie e di sconfitte: insomma, una storia vera, una storia seria, importante e per molti aspetti essenziale alla formazione della moderna democrazia.
Questa storia ha dato un'identità che potremmo definire "oggettiva" al movimento progressista e alla sinistra più strettamente intesa, che era generalmente recepita nella cultura diffusa e consolidata dell'Occidente nei termini forse un po' schematici, ma chiari, di "giustizia sociale", di "libertà", di "politiche per i lavoratori e per i più socialmente deboli", di "laicismo".
Oltre a questi concetti e valori, l'identità di un partito è data anche dalla sua forza: non è necessario che sia una forza assoluta, ma dev'essere pari alla forza della massa che si riconosce in quel partito. Venti milioni di elettori non possono rimettere le proprie aspirazioni, la propria fiducia in un partito evanescente, che non sappia far sentire la propria voce, a prescindere se vica o perda questa o quella tornata elettorale.
Una storia e un'identità - e una forza - che hanno resistito a errori anche enormi e a leadership non sempre all'altezza delle ambizioni - anzi, talvolta assai mediocri - perché in quell'identità ci si riconoscevano le aspirazioni di molte persone, e si rispecchiava una necessità ideologica e sociologica, una condizione umana.

Tutto questo è stato con paradossale superficialità buttato via, perché il "rinnovamento" si è fatto sulla base di calcoli di alleanza, ossia sulla base di assai discutibili calcoli di convenienza immediata.
Si è insomma azzerato il soggetto, per renderlo più facilmente compatibile con qualunque cosa ci si mescolasse insieme.
Un certo, vasto, "popolo della sinistra" ha continuato a stare da questa parte nonostante questa scelta suicida, proprio perché esisteva e resisteva quell'identità consolidata, al di là della leadership contingente.
Ma si può essere tenaci, non stupidi e ciechi ad oltranza.
Svuotato il carretto di ogni mercanzia, certamente ci si è ridotti - siamo ridotti - ad appigliarci almeno al buon senso, o magari all'onestà e alla speranza di uno straccio di "qualcuno che almeno sappia tenere in mano le redini del ronzino" - che pomposamente chiamiamo Leader.
E continuiamo a rifugiarci in questa ricerca, in questa speranza: come si dice, abbiamo toccato il fondo e continuiamo a scavare.

Franz
Lascia perdere Gramsci: ha fondato un partito, avendo dietro qualcosa di più che un programma. Aveva appunto già una storia e una filosofia. E quel partito non è nato sotto il segno di un leader, ma ne ha trovati diversi sulla base di ciò che era e che voleva essere.
E poi, basta, per pietà, con Prodi: se proprio credete nelle leadership, Prodi tutto è stato meno che un leader.
Se poi quello è il modello che avete in mente, tanto per fare gli originali, allora va be'.
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Re: VELTRONI SI DEVE DIMETTERE

Messaggioda annalu il 17/02/2009, 23:17

pierodm ha scritto:E poi, basta, per pietà, con Prodi: se proprio credete nelle leadership, Prodi tutto è stato meno che un leader.
Se poi quello è il modello che avete in mente, tanto per fare gli originali, allora va be'.


Scusa Piero, può essere che stia intervenendo a sproposito, non ho seguito tutto il dibattito, ma cosa intendi per leader? Io forse ne ho un'idea un po' diversa dalla tua.
Possiamo avere un leader fondatore di una ideologia, e non è certo il caso di Prodi. Prodi non è forse nemmeno un grande oratore trascinatore di masse, ma forse non è di questo che abbiamo bisogno.

A me Prodi piace, e lo rimpiango davvero. Come Presidente del Consiglio, come statista. Come persona seria, competente e concreta. E' così strano considerarlo un modello?
Mi fai tu un esempio della persona che ti piacerebbe, e perché?

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Re: VELTRONI SI DEVE DIMETTERE

Messaggioda pierodm il 18/02/2009, 1:07

Cara Annalu, credo che un leader sia quello che abbia le doti di un capo, messe al servizio di un'idea e di un'identità.
Le doti del capo, d'altra parte, sono sia assolute - cioè doti personali in se stesse - sia doti che si misurano dai risultati della conduzione: capacità di compattare il partito, di sanare le divergenze, di scegliere i collaboratori, gl'indirizzi e i metodi di procedere, e la capacità di saper scegliere il terreno dove meglio impiegare le risorse a disposizione, e - se serve - di saper contrastare gli avversari e i loro argomenti sul piano che è tipico della politica, cioè quello dialettico e ideologico.
Prodi aveva ben poche di queste qualità. Quelle che tu gli riconosci sono doti adatte ad un dirigente, magari ad un ministro o ad un intellettuale impegnato in politica. Secondo me.

Io francamente non ho "immaginazioni" particolari circa un personaggio specifico, e nemmeno nel ruolo del leader come lo prospetta l'attuale sistema politico, appunto, leaderistico, plebiscitario, bipolare.
Facendo un'apparente marcia indietro su quanto avevo appena detto di Prodi, io credo che anche il Professore sarebbe stato un buon leader in un sistema che non fosse bipolare e lederistico come l'attuale: forse non un potente "cavallo di razza" come i vecchi califfi democristiani, ma comunque un buon dirigente di peso, perché nel vecchio sistema erano i leader a trarre forza dal progetto e dal partito, e non viceversa.

Se devo però farla semplice e - come chiede spesso Vittorio - essere realistico al massimo, dico che vorrei avere come leader un uomo saggio e buono nella sostanza, capace di essere anche un gran figlio di puttana con gli avversari, e dotato di grandi qualità comunicative.
Se la realtà è cruda - e se dobbiamo accettare la competition come regola suprema - non possiamo pensare ad un leader che magari è cattivello nel proprio intimo e accomodante con gli avversari.
Come dico spesso parlando di calcio, io desidero una squadra che giochi bene e che rappresenti una città, un'idea, un'estetica, a prescindere dalla "vittoria".
Ma, se si afferma l'idea che quello che conta è vincere, allora quelli che incarnano questa idea devono vincere: non può essere che una volta si propaganda la competition e la filosofia maggioritaria, e un'altra volta nella mala parata si rivendica che "però abbiamo giocato bene" e "abbiamo partecipato con dignità".

Quello che però mi sembra sgradevole e paradossale è che ancora si rimanga attaccati alle virtù di Prodi, e che invece si sia celebrato il funerale di Veltroni ancora prima che si mettesse da solo nel feretro: i due coautori e cofondatori del sistema attuale, il primo vittorioso fin quando ha potuto usufruire del residuo di forza della sinistra che l'ha votato a prescindere, il secondo subentrato quando il limone era stato spremuto oltre un livello-limite e la gran parte del danno era stato fatto - e si badi bene, io non ho mai nascosto le mie perplessità su Veltroni come leader, dato che su questo aspetto il mio giudizio su di lui è molto simile a quello che ho detto su Prodi, cioè un buon ministro, un buon intellettuale, ma non un leader né un fondatore di partiti.
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Re: VELTRONI SI DEVE DIMETTERE

Messaggioda Stefano'62 il 18/02/2009, 2:29

Io non lo so...forse pierodm ha ragione su Prodi e sulla valutazione delle caratteristiche che deve avere un leader...
però confesso che anche io ci metterei la firma sul ritorno di Prodi;
per un motivo molto semplice:è l'esatto contrario di berlusconi,nei modi,nelle idee,nella presenza veramente pacata e non autodefinita....e per ultimo ma più importante di tutti,proprio nel non sembrare un leader.
E' proprio per questo che mi manca:ho bisogno di disintossicarmi da questo presenzialismo arrembante e ostentato spacciato per "politica del fare" e che alcuni a sinistra ritengono di dover imitare a quegli altri.
Il malato non ha bisogno di un qualsiasi cialtrone rumoroso,vestito bene e ottimista e che sta simpatico a tutti,invece ha bisogno di un dottore serioso con la sua borsa che venga a curarlo senza tanto clamore e con competenza....e l'Italia è malata per davvero.

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Re: VELTRONI SI DEVE DIMETTERE

Messaggioda pierodm il 18/02/2009, 8:36

Devo dire a Stefano che, in fondo, nemmeno io sono sicuro di niente, quando critico Prodi o Veltroni: nel senso che forse ho ragione su tutto, forse su niente, forse solo in parte, ma il problema non sono i miei giudizi.
Il problema - qualunque cosa si pensi di coloro che ci sono o ci sono stati - il problema è quello che manca: manca un partito e manca di conseguenza un leader efficiente ed efficace. Punto.

Però, non basta che un leader sia opposto a Berlusconi - anche se questa caratteristica è una bella cosa per chiunque.
Basarsi su questo sarebbe, a ben guardare, l'ennesima prova di una berlusconizzazione che ormai ci pervade.
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Re: VELTRONI SI DEVE DIMETTERE

Messaggioda franz il 18/02/2009, 9:20

pierodm ha scritto:Lascia perdere Gramsci: ha fondato un partito, avendo dietro qualcosa di più che un programma. Aveva appunto già una storia e una filosofia. E quel partito non è nato sotto il segno di un leader, ma ne ha trovati diversi sulla base di ciò che era e che voleva essere.
E poi, basta, per pietà, con Prodi: se proprio credete nelle leadership, Prodi tutto è stato meno che un leader.
Se poi quello è il modello che avete in mente, tanto per fare gli originali, allora va be'.

Grazie per il gentile ordine :-) a cui tuttavia non obbediro'. Ci sono tante belle sue pagine su "dirigenti e diretti" e sul tema della leadership, anche se non la chiamava cosi', che hanno valore indipendetemente dal caso specifico del partito che ha contribuito a fondare. Infatti il pensiero dei grandi trascende il caso concreto del partito a cui appartengono.

In ogni caso, per tornare al tema, vorrei chiarire che il problema non è, e non puo' essere, solo Veltroni, ma gran parte del gruppo dirigente che lui ha costituito attorno a sè, al tipo di fusione-fredda con cui questo gruppo ha costruito il partito. Secondo me le idee iniziali erano e sono buone. Tutto il processo costituente è stato di qualità e con ottime aspettative. Ma dopo la prima assemblea costituente, una volta che i funzionari DS e DL hanno preso il contollo del neonato partito, la musica è cambiata. Sicuramente vi è una guida che ha preso decisioni sbagliate ma è tutto il gruppo dirigente che ne deve rispondere.
Ciao,
Franz
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Re: VELTRONI SI DEVE DIMETTERE

Messaggioda Loredana Poncini il 18/02/2009, 9:29

VELTRONI SI E' DIMESSO E SORU E' L'UNICO CHE MERITA DI ESSRE SEGRETARIO DEL PARTITO DEMOCRATICO DAVVERO : quello che vogliono non lasciargli fare in Sardegna, aiutiamolo a realizzarlo in un'Italia degna di essere Europea.
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